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Saturno si riprende la corona rubata da Giove con 62 nuove lune

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Saturno si riprende la corona rubata da Giove solo pochi mesi fa: sono state identificate 62 nuove lune, che portano il numero totale a 145, sorpassando così l’altro gigante del Sistema Solare fermo a quota 92. La scoperta è stata annunciata da un gruppo internazionale guidato dall’Istituto di Astronomia e Astrofisica dell’Accademia Sinica di Taiwan e getta luce sul passato di questo pianeta: il nuovo gruppo di satelliti, infatti, è probabilmente nato da collisioni tra lune avvenute nel recente passato, circa 100 milioni di anni fa. Inoltre, lo studio dimostra anche l’efficacia della tecnica utilizzata, che ha permesso di individuare corpi di soli 2,5 chilometri di diametro. Localizzare satelliti intorno a Giove e Saturno è molto impegnativo: viste le loro dimensioni, superano in luminosità qualsiasi cosa si trovi intorno.

Inoltre, per confermare la presenza di una luna non basta semplicemente individuarla accanto al suo pianeta: l’oggetto deve essere tracciato, idealmente per diverse orbite, in modo che il suo percorso possa essere analizzato per determinare se è stabile. Per questo, i ricercatori guidati da Edward Ashton si sono affidati allo stesso metodo usato per Urano e Nettuno: le immagini vengono prese in sequenza, in modo da seguire la luna alla stessa velocità con cui si muove, e poi sovrapposte per amplificare i segnali troppo deboli. A questo scopo gli autori dello studio hanno utilizzato il telescopio Canada-Francia-Hawaii, situato all’Osservatorio di Mauna Kea. “Il monitoraggio delle lune di Saturno mi ha ricordato il gioco per bambini che si fa unendo i puntini”, ha detto Ashton: “Abbiamo dovuto collegare le varie apparizioni di questi corpi, ma sembrava di avere contemporaneamente sulla stessa pagina 100 giochi diversi, senza sapere a quale schema apparteneva ciascun punto”.

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L’Europa multa Meta con 1,2 miliardi, ‘viola la privacy’

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Se non attacca Bruxelles, lo fa Dublino. E viceversa. Il fuoco incrociato dell’Unione europea sulle Big Tech sferza ancora la Silicon Valley e questa volta colpisce a Menlo Park, con una multa senza precedenti da 1,2 miliardi di euro a Meta per aver violato la privacy di “milioni di utenti” europei, trasferendo senza alcuna tutela i loro dati personali da una sponda all’altra dell’Atlantico. Una decisione annunciata dall’authority per la protezione dei dati irlandese per conto del garante europeo per dare un “segnale forte” a Mark Zuckerberg agli albori della nuova era del digitale Ue. E nel bel mezzo delle trattative per imporre paletti al flusso di dati tra Ue e Usa. Ma che non intimorisce la casa madre di Facebook, Instagram e Whatsapp che, premiata anche da Wall Street – dove i titoli sono comunque saliti dell’1,37% -, è corsa al contrattacco annunciando il ricorso in tribunale.

Lanciato ormai un lustro fa, il gigantesco regolamento europeo sulla privacy (Gdpr) in questi anni ha fatto più di una vittima. E per Meta non si tratta della prima volta: sul finire dello scorso anno la maxi-fuga di 533 milioni di numeri di telefono ed e-mail, la mancanza di tutele per i dati dei bambini e la ripetuta incapacità di fornire una base legale per la raccolta dei dati le costarono un’ammenda da 265 milioni di euro. Con la nuova stangata le sanzioni in fatto di privacy inflitte alla major dei social toccano ora quota due miliardi di euro. Uno schiaffo alle attività di Zuckerberg annunciato controvoglia dall’authority irlandese, che da anni cerca di mediare tra la linea dura dell’Ue e l’interesse di ospitare sul proprio territorio i quartier generali europei della stessa Meta e di altre Big come Apple, capaci di far fiorire l’economia nazionale. Sul terreno investigativo la rappresaglia è giustificata dalla presidente del garante europeo per la privacy (Edpb), Andrea Jelinek, da trasferimenti di dati personali “sistematici, continuati e ripetitivi” che costituiscono una “grave violazione” delle norme comunitarie. Da punire in modo severo, in linea con l’adagio Ue secondo cui “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.

Da qui anche la richiesta di sospendere eventuali nuovi trasferimenti di dati “entro cinque mesi”. Una punizione “ingiustificata” per Meta, che per bocca del presidente per gli Affari globali, Nick Clegg, e del capo dell’ufficio legale Jennifer Newstead, promette battaglia in tribunale. E si scaglia contro quel “conflitto di leggi tra le regole del governo degli Stati Uniti sull’accesso ai dati e il diritto alla privacy europeo, che i responsabili politici dovrebbero risolvere in estate”. E che rappresenta il vero nodo da sciogliere per la gestione della privacy tra le due sponde dell’Atlantico. Da anni in cerca di un accordo sui flussi di dati dopo che i vecchi quadri normativi sono stati invalidati dalla giustizia europea per timori di sorveglianza da parte dei servizi americani, Bruxelles e Washington puntano a riscrivere le regole “entro l’estate”. Per Palazzo Berlaymont si tratta di garantire “la stabilità e la certezza del diritto ricercate dalle imprese” e “al contempo, una rigorosa protezione della privacy dei cittadini”. Ma per i paladini della privacy Ue, guidati dall’attivista austriaco Max Schrems, l’intesa potrebbe non essere abbastanza.

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Uomo e donna sauditi partiti verso Iss, è la prima volta

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E’ partita da Cape Canaveral una missione privata verso la stazione spaziale internazionale (Iss) organizzata da Axiom Space con un razzo SpaceX Falcon 9. A bordo i primi due astronauti sauditi: Rayyanah Barnawi (nella foto), ricercatrice sul cancro al seno, e Ali Al-Qarni, un pilota di caccia. L’equipaggio comprende anche Peggy Whitson, ex astronauta della Nasa che effettuerà il suo quarto volo verso la Iss, e John Soffner, uomo d’affari del Tennessee che fungerà da pilota. I quattro trascorreranno circa 10 giorni sulla Iss, dove dovrebbero arrivare intorno alle 13.30 di lunedì.

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WhatsApp mette il lucchetto ai messaggi con ‘Chat Lock’

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Arriva su WhatsApp una nuova funzione che permette agli utenti di mantenere alcune conversazioni più private. L’ha annunciata Mark Zuckerberg in un post, lo strumento si chiama ‘Chat Lock’: consente di bloccare qualsiasi chat, collocandola in una cartella specializzata accessibile solo tramite dati biometrici, come un’impronta digitale o una scansione del volto, o attraverso l’inserimento di una password. “Le nuove chat bloccate in WhatsApp rendono le tue conversazioni più private”, scrive il fondatore di Meta. Per bloccare una chat basterà toccare il nome della conversazione, individuale o di gruppo, e selezionare l’opzione di blocco. Quando si vuole accedere ai messaggi protetti, bisognerà appoggiare il dito precedentemente registrato o eseguire la scansione del volto. In alternativa, come già accade oggi come forma di doppia autenticazione, l’utente può inserire una password di sblocco. Meta – secondo indiscrezioni – presto dovrebbe rendere disponibile a tutti su WhatsApp anche la modifica dei messaggi inviati, entro 15 minuti dal lancio, un’opzione scovata nella versione beta dell’app per Android.

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