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Politica

Salvini querela Saviano che lo definisce “ministro della Mala Vita”

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La querela Matteo Salvini l’ha presentata in questura a Roma in qualità di ministro dell’Interno. Salvini ha così formalizzato la querela più volte annunciata nei confronti di Roberto Saviano che da tempo oramai lo definisce, lo appella, “Ministro della Mala Vita”.  

La querela, che è per diffamazione a mezzo stampa, fa riferimento a una serie di post e dichiarazioni dello scrittore che – secondo Salvini – supererebbero il diritto di critica. In particolare quell’espressione – “ministro della malavita” – che Saviano rivolse al ministro con una citazione di Gaetano Salvemini (in quel caso rivolta allo statista Giovanni Giolitti). Il leader leghista aveva prospettato l’ipotesi di togliere la scorta allo scrittore, che da undici anni è costretto a vivere sotto tutela per le minacce del clan dei casalesi. “Viene adombrata l’ipotesi – si legge nel testo della querela – che gli venga tolta la scorta come ritorsione politica”.

Altro passo della querela di Matteo Salvini è una dichiarazione, rilasciata in un’intervista alla Süddeutsche Zeitung, in cui Saviano adombrerebbe uno “scandaloso patto di non aggressione tra il ministero dell’Interno e la ‘ndrangheta”. “Si genera così la convinzione”, si legge nel testo della querela, “che il ministro anziché combattere la malavità, scenda a scellerati accordi con la criminalità organizzata”. Per Salvini, “definire mafioso il soggetto posto all’apice dell’Amministrazione che più di ogni altra ha il compito di combattere le organizzazioni criminali svilisce il ruolo dell’amministrazione medesima”. Alla querela si allegano due post dello scrittore su Facebook, un video sull’odissea della nave Aquarius (in cui l’autore di Gomorra ricostruiva la concessione dei fondi europei all’Italia per i migranti) e l’intervista al giornale tedesco.

Allo scrittore arrivano molti attestati di solidarietà dal mondo politico. “È incredibile che il ministro degli interni quereli un intellettuale simbolo della lotta alla camorra come Roberto Saviano. L’unico che merita di essere denunciato per istigazione all’odio razziale è proprio Salvini”, dice Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Mdp, deputato di Liberi e Uguali.

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Schlein ai gruppi ripropone Braga e Boccia ma Bonaccini vuole discutere di tutto l’organigramma

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La segretaria del Pd Elly Schlein tira dritto. All’incontro fissato con i parlamentari, in vista del voto di martedì, parlerà del nuovo corso del partito e di tutti i temi a lei più cari: dal lavoro alla riconversione ecologica. Ma poi rilancerà la sua proposta sui capigruppo. Una proposta che, secondo quanto si apprende, dovrebbe essere la stessa di cui ha parlato sin dall’inizio con Stefano Bonaccini: Chiara Braga alla Camera e Francesco Boccia al Senato. Il presidente Dem, parlando con i suoi, aveva rilanciato la palla nel campo di Schlein dicendo di voler attendere da lei una “proposta complessiva”, sia sui capigruppo sia sulla segreteria, per lunedì. Ma l’idea della segretaria sembra sia quella, non solo di riconfermare la candidatura del tandem Braga-Boccia, ma anche di affrontare una cosa per volta: prima si chiude il capitolo capigruppo, poi si apre quello della segreteria. Sulla cui composizione, al momento, non ci sono certezze neanche in termini di dimensioni.

A limitare il campo di azione di Bonaccini, osserva più d’uno nella maggioranza, sarebbe stata la decisione dei neoulivisti, vicini a Enrico Letta e Marco Meloni, di disertare l’incontro con il presidente. Facendogli così mancare le forze necessarie per sostenere eventuali rivendicazioni. I neoulivisti spiegano lo strappo con Bonaccini dicendo di averlo fatto in nome dell’ unità, per evitare che il partito continuasse a logorarsi in liti e scontri interni, ma in parte della maggioranza interna si osserva che anche se il fine era buono, è stata comunque “un’ operazione di correnti”, con “i lettiani che hanno lasciato Bonaccini solo con Base riformista dopo averlo appoggiato per tutta la fase congressuale”.

“Esattamente quello che con il nuovo corso Schlein si era detto non dovesse mai più accadere”. La leader Dem, comunque, nell’incontro, intende riaffermare “una linea chiara da condividere con i parlamentari”, che lei ha già “chiamato uno ad uno”, spiegando quale fosse l’accordo preso con Bonaccini sin dall’inizio: presidenza per lui, capigruppo proposti da lei. Nel rispetto ovviamente dell’ autonomia dei gruppi che martedì dovranno dire la loro. Ma la segretaria, che sta “lavorando sui follow up dei dossier bruxellesi” discussi già con il resto della “famiglia socialista in Europa”, pensa già al futuro, non solo alle prossime Europee, ma anche alle imminenti amministrative in vista delle quali medita una trasferta in Friuli Venezia Giulia. Ma, soprattutto, è concentrata sul come rendere sempre più incisiva l’opposizione al governo Meloni.

E a questo proposito, sarebbe intenzionata a giocarsi la carta di una sorta di “esecutivo ombra” sperimentato già da Achille Occhetto nel 1989 e da Walter Veltroni nel 2008. Un’idea che potrebbe dare più visibilità all’azione dei Dem, ma che, se fatta al di fuori della segreteria, potrebbe creare perplessità tra i bonacciniani che vorrebbero continuare ad avere un peso nel partito. Il “governo ombra” potrebbe trovarsi ad avere un ruolo più operativo della segreteria e potrebbe essere composto anche da esterni al partito visto che l’idea della leader sembra sia di continuare a rapportarsi con il mondo che l’ha sostenuta sinora: dall’associazionismo, agli intellettuali, alcuni dei quali hanno firmato in Campania l’ appello dei 168 in suo favore, alla piattaforma della mozione che conta ormai 30mila iscritti.

Questo ‘team’, insomma, dovrebbe diventare una specie di “governo parallelo” che ribatta punto per punto, con proposte alternative, le decisioni del centrodestra. Puntando su 3 temi centrali che sono “le grandi lacune” dell’Esecutivo: lotta alle disuguaglianze, conversione ecologica e lavoro. Ora Schlein vorrebbe che si pensasse solo a questo, senza perdersi in liti sull’organizzazione del partito. Ma di dividersi ora che il Pd, grazie all’effetto Schlein registra 15mila iscritti, nessuno se la sente perché “stavolta la gente non capirebbe”, ribadiscono alcuni dei lettiani ormai in maggioranza.

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Superbonus:ipotesi detrazione 10 anni a banche, non privati

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Tramonta l’ipotesi di poter estendere a 10 anni il periodo per consentire ai privati di recuperare in detrazione le spese del superbonus. Il pacchetto di emendamenti riformulati al decreto superbonus, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari e di governo, non conterrà infatti questa ipotesi, che era allo studio con l’obiettivo di sostenere chi ha redditi più bassi. Questa possibilità sarà invece garantita a banche e imprese che hanno acquistato crediti: un emendamento riformulato riapre infatti la possibilità (già prevista dall’Aiuti quater) di fruire dei crediti non ancora utilizzati in 10 rate annuali.

L’emendamento relativo a banche e imprese parte da una misura introdotta dal decreto Aiuti quater che consentiva la fruizione in 10 anni (anziché in 4) dei crediti d’imposta derivanti dalle comunicazioni di cessione o di sconto in fattura non ancora utilizzati. L’Aiuti quater limitava questa possibilità ai crediti comunicati all’Agenzia delle entrate entro il 31 ottobre 2022: ora l’emendamento estende questo termine fino al 31 marzo 2023. Viene inoltre esteso l’ambito dei lavori cui i crediti sono legati: non più solo quelli del superbonus 110%, ma anche quelli per il superamento e l’eliminazione di barriere architettoniche, misure antisismiche e ristrutturazioni edilizie.

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Sindaco di Napoli Manfredi: più agenti di notte e strumenti a comuni

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Più agenti in città soprattutto nei turni notturni e maggiori strumenti operativi nelle mani del sindaco. Queste in primis le richieste che il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi formulerá domani al ministro Piantedosi alla luce del “primo proficuo incontro al Viminale a novembre”. Domani è in programma infatti un incontro tra il responsabile del Viminale e i sindaci di Napoli, Roma e Milano proprio sulla sicurezza, in particolare nella zona delle stazioni.

In generale, Manfredi richiede “un forte impegno del Governo sul fronte sicurezza e tenuta sociale del nostro territorio”. Sin dal suo insediamento il sindaco di Napoli ha favorito un coordinamento stretto tra Istituzioni e forze di polizia “per rispondere alle necessità soprattutto in alcune zone della città”.

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