
Luigi Di Maio. Il ministro accusa le lobby dell’azzardo che voglio cambiare il decreto Dignità
“È grave che il Pd presenti un emendamento soppressivo di questa normativa che era quello che la Commissione Lavoro della Camera aveva approvato contro il parere del governo su proposta mia, dunque del Pd. Un partito di sinistra non può strizzare l’occhio alle imprese e contemporaneamente mettere un dito nell’ occhio ai lavoratori” ha spiegato Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro nel governo Prodi, sindacalista Cgil di lungo corso, sinistra Pd. A dare man forte a Damiano arriva Luigi Di Maio, autore del decreti Dignità, vice premier e ministro dello Sviluppo Economico: “Incomprensibile che un partito ‘di sinistra’ si schieri contro il riconoscimento di maggiori diritti a chi lavora”. Molto più duri di Di Maio alcuni parlamentari dei 5 Stelle, che accusa il Pd ormai di essere “dalla parte dei padroni” mentre il Movimento sarà “sempre dalla parte dei lavoratori”. Con “Renzi o senza Renzi”, aggiunge uno dei relatore al provvedimento, Davide Tripiedi, “ormai è il partito della demolizione dei diritti dei lavoratori”.
Mentre attacca a testa bassa, Di Maio ha in testa pure un sondaggio di Nando Pagnoncelli uscito ieri sul Corriere della Sera, secondo il quale il 30% degli intervistati pensa che il Jobs act vada smantellato del tutto e un altro 43% che vada corretto, anche se non smantellato.
Un bacino di voti a cui attingere. Tanto più che il 56% degli elettori del Pd si dichiara favorevole proprio all aumento degli indennizzi che a questo punto il partito sconfessa. La risposta di Martina è articolata: “Caro Luigi Di Maio, i tuoi giochi sulle indennità di licenziamento sono propaganda. Il Pd difende senza pasticci le tutele crescenti, che anche voi non abolite”, scrive su Twitter. E poi fa riferimento a un emendamento che alza l’indennità ai lavoratori anche in caso di conciliazione.