Nuovo scontro nella maggioranza sull’ipotesi di introdurre un salario minimo per legge: dopo la direttiva europea sui compensi adeguati per chi lavora che comunque non impone che il minimo sia definito per legge aprendo anche alla possibilita’ che lo stabilisca la contrattazione nel dibattito e’ entrato il presidente della Camera, Roberto Fico, dicendosi convinto della necessita’ di una legge. Un tema caldissimo per il movimento M5s, sul quale si spende anche il ministro per le politiche agricole, Stefano Patuanelli secondo il quale “sostenere che l’Italia non abbia bisogno del salario minimo “e’ una falsita’” e lo dicono i dati Ocse “che vedono il nostro Paese fanalino di coda a livello europeo, con livelli salariali piu’ bassi rispetto al 1990”. Ma la proposta di un salario minimo per legge vede decisamente contrari gli esponenti di centro destra del governo. Dice no il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, sottolineando che l’Ue non la chiede e che piuttosto va utilizzata la via italiana alla contrattazione collettiva che vede il 90% del mondo del lavoro “coperto da contratti seri”. Contrario anche il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti che ammonisce a non pensare “che con la legge si possano risolvere i problemi” perche’ “l’Italia ha una storia di contrattazione collettiva che ha prodotto risultati importanti: “laddove esistono delle situazioni che devono essere sanate il salario minimo e’ probabilmente una risposta opportuna, ma attenzione a non creare distorsioni che potrebbero essere addirittura controproducenti per gli stessi lavoratori”. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha piu’ volte sottolineato la necessita’ di un confronto sul tema con le parti sociali ma al momento non ci sono appuntamenti. Sembra comunque alquanto improbabile che la maggioranza attuale riesca a trovare una quadra sulla legge, fortemente voluta la Movimento CInque Stelle entro la fine della legislatura a maggior ragione in assenza di una direttiva che obblighi a fissare i minimi retributivi per legge. La Cgil con il numero uno, Maurizio Landini, sottolinea la necessita’ di fare una legge sulla rappresentanza e che dia validita’ erga omnes ai contratti firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi mentre la Cisl con il segretario generale, Luigi Sbarra sostiene che la “direttiva Ue incoraggia lo sviluppo della contrattazione collettiva”. Resta il problema di quale dovrebbe essere la soglia di salario minimo. Quella prevista dal Ddl femo al Senato sulla “retribuzione proporzionata e sufficiente” e’ fissata a 9 euro lordi l’ora. Ma sotto questa soglia ci sono, secondo l’Inps, 4,5milioni di lavoratori se dai 9 euro lordi sono escluse le altre componenti della retribuzione come la tredicesima e le ferie mentre se queste componenti vengono incluse sotto la soglia ci sarebbero circa 1,98 milioni di lavoratori, pari al 12,9% dei dipendenti (dati 2020). I piu’ coinvolti nell’eventuale introduzione di un salario minimo a 9 euro l’ora sarebbero i lavoratori domestici che per oltre il 90% hanno retribuzioni orarie inferiori. Ma su questo punto e’ insorta Assindatcolf, associazione dei datori di lavoro domestico che chiede la deduzione del costo del lavoro domestico per evitare che tutto ricada sulle famiglie che hanno bisogno di colf, badanti e baby sitter con un incremento della spesa che potrebbe spingere qualcuno verso il lavoro nero. Un confronto tra Governo e parti sociali comunque dovrebbe aprirsi a breve. “Il tema dei salari – ha detto Orlando – va affrontato subito perche’ se cresce inflazione e costi e i salari sono fermi, calano i consumi interni. Sto ponendo il problema, prendendomi gli strali dai vertici di Confindustria, per inserire pratiche che evitino il lavoro povero: si lavora, ma non si e’ in grado di far fronte ai bisogni delle proprie famiglie”. Ma su questo avverte la Confcommercio, “non ci sono scorciatoie”. “Per risolvere il problema dei bassi livelli dei salari italiani, dovuti alla “crisi di lungo corso della produttivita’ e alla debolezza della crescita – ha detto il presidente Carlo Sangalli – serve, “uno straordinario impegno comune per rilanciare la produttivita’ complessiva del sistema Paese”, con “un patto per rafforzare la partecipazione al mercato del lavoro”, partendo da Mezzogiorno, donne, e giovani.