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Esteri

Russia abbatte 20 droni ucraini diretti verso la Crimea annessa: tensioni e reazioni

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Le tensioni tra Russia e Ucraina sono salite ulteriormente quando il Ministero della Difesa russo ha annunciato di aver sventato un presunto attacco da parte dell’Ucraina utilizzando 20 droni diretti verso obiettivi situati nella Crimea. Secondo il comunicato del Ministero, è stato impedito un “tentativo di attacco terroristico da parte del regime di Kiev” con l’uso di droni. La maggior parte di questi droni sarebbe stata abbattuta dai sistemi di difesa anti-aerea russi, mentre alcuni sono stati neutralizzati attraverso dispositivi elettronici.

Nonostante l’annuncio russo, non ci sono stati danni o feriti segnalati come conseguenza di questo evento. Tuttavia, le tensioni nella regione sono aumentate a causa dell’escalation di queste azioni e delle risposte alle stesse.

Inoltre, sono stati segnalati eventi correlati che avvengono nella regione. Esplosioni sono state udite nella città di Kerch, situata nella Crimea annessa, e colonne di fumo sono state avvistate vicino al ponte di Crimea, noto anche come ponte di Kerch, che collega la penisola annessa al territorio russo. Questi eventi hanno sollevato ulteriori preoccupazioni sulla stabilità della regione.

Il capo della Crimea annessa alla Russia, Alexei Aksyonov, ha dichiarato che due missili ucraini sono stati abbattuti dalle difese aeree russe vicino al ponte di Crimea. Questa notizia è stata confermata dall’agenzia di stampa Ria Novosti. Questi sviluppi hanno innescato una serie di reazioni ucraine e russe.

Serghei Aksyonov ha riferito che i servizi speciali hanno attivato un sistema di difesa che ha comportato la chiusura del ponte al traffico. Il Ponte di Crimea è di vitale importanza poiché collega la penisola di Crimea con il territorio russo, ed è utilizzato non solo per il transito commerciale, ma anche dai vacanzieri diretti alle spiagge della regione.

La tensione è ulteriormente cresciuta quando è stato riportato che un terzo missile ucraino è stato abbattuto vicino al ponte di Kerch. Serghei Aksyonov ha elogiato le forze di difesa aerea russe per la loro “elevata professionalità e vigilanza”.

In risposta a questi sviluppi, il ministero degli Esteri russo ha condannato l’attacco come “inaccettabile”. Maria Zakharova, portavoce del ministero, ha dichiarato che la Russia risponderà a questo attacco che ha preso di mira un “obiettivo civile”. Le tensioni nella regione continuano a crescere, suscitando preoccupazioni sulla stabilità e la pace nell’area.

In conclusione, gli abbattimenti di droni e missili e le reazioni delle autorità russe e ucraine mettono in evidenza l’escalation delle tensioni nella regione della Crimea. La situazione resta fluida e suscita preoccupazioni internazionali riguardo alla possibilità di ulteriori conflitti e conseguenze negative sulla stabilità regionale.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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