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Rispunta Ayman al Zawahiri, il capo di al-Qaida torna a minacciare gli Usa nel giorno del grande attentato alle Torri Gemelle

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L’America si e’ fermata per ricordare le vittime e gli eroi dei quattro attacchi aerei dell’ 11 settembre firmati da Al-Qaida, ma il 18/mo anniversario del giorno che cambio’ il mondo e’ segnato da sinistre minacce. Da un lato l’egiziano Ayman al Zawahiri (nella foto in evidenza assiema Osama Bin Laden), leader di Al-Qaida dopo l’uccisione di Osama Bin Laden, che in un video citato dal Site esorta i musulmani di tutto il mondo ad attaccare obiettivi americani, europei, israeliani e russi. Dall’altra un razzo esploso – senza causare vittime o feriti – nel compound in cui si trova l’ambasciata degli Stati Uniti a Kabul: e’ il primo attacco nella capitale afgana da quando Donald Trump, dopo un attentato rivendicato dai talebani, ha bruscamente cancellato i colloqui di pace con i loro leader per porre fine alla piu’ lunga guerra americana, scatenata proprio in risposta agli attentati dell’11 settembre perche’ all’epoca gli insorti controllavano il Paese e davano riparo ad Al-Qaida. Una decisione che oggi il presidente ha difeso, ammonendo inoltre che gli Usa intensificheranno la lotta ai talebani e useranno una forza inaudita contro chiunque colpisca l’America. “I talebani pensavano di usare l’attentato in cui e’ morto un grande soldato americano insieme ad altre 11 persone innocenti per mostrare la loro forza, ma quello che hanno fatto vedere e’ una costante debolezza”, ha detto intervendo ad una cerimonia al Pentagono, dopo il minuto di silenzio osservato alla Casa Bianca con una first lady vestita luttuosamente di nero. “Negli ultimi quattro giorni – ha proseguito – abbiamo colpito il nemico piu’ duramente che mai e continueremo a farlo. E se per qualsiasi ragione i nostri nemici torneranno nel nostro Paese, andremo ovunque siano e useremo la forza, del tipo che gli Stati Uniti non hanno mai usato prima. E non sto nemmeno parlando della forza nucleare”. I conflitti sulla gestione del dossier afghano sono stati tra l’altro il motivo per cui il tycoon ha silurato il suo consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che era contrario ai colloqui di pace e ad invitare i talebani a Camp David, dove i leader americani si incontrarono dopo l’attacco alle Torri gemelle per rispondere ad Al-Qaida. Ora sulla scrivania del commander in chief c’e’ un lungo elenco di possibili successori ma nella short list ci sarebbero solo tre nomi: Charles Kupperman, il vice di Bolton, Stephen Biegun, il rappresentate speciale del presidente per la Corea del Nord, e Brian Hook, il rappresentante speciale per l’Iran. Durante la cerimonia al Pentagono Trump ha sottolineato che le vittime e gli eroi dell’11 settembre “non saranno mai dimenticati” e ha ripetuto che dopo aver visto crollare le torri del Word trade center ando’ sul posto per aiutare, ma non c’e’ alcuna testimonianza che lo provi. E’ proprio nella Grande Mela, dove ci fu il maggior numero di vittime degli attentati (altri due aerei si schiantarono sul Pentagono e in Pennsylvania, dove si e’ recato il vicepresidente Mike Pence) che si e’ svolta la cerimonia piu’ toccante. Come ormai ogni anno, a Ground zero sono suonate le campane e poi sono stati letti uno ad uno i nomi dei quasi 3000 morti, dopo un minuto di silenzio che il governatore Andrew Cuomo ha reso obbligatorio nelle scuole pubbliche con una legge firmata ieri. Tra i presenti lo stesso Cuomo, il primo cittadino di New York Bill de Blasio e alcuni suoi predecessori. Enorme la folla. I famigliari delle vittime, molti in lacrime, hanno portato fiori e foto dei loro cari. Alcuni indossavano una t-shirt con i nomi del parente che ha perso la vita. Per la prima volta e’ stato reso omaggio anche all’onda lunga delle vittime, ossia a coloro che si sono ammalati o sono morti in seguito per aver respirato la nuvola tossica delle macerie: vigili del fuoco, poliziotti, soccorritori e comuni cittadini. Si tratta del 9/11 Memorial Glade, sei grandi monoliti con un’ unica scritta: “A coloro le cui azioni nei tempi di bisogno portarono a malattie, ferite e morti”. Nel frattempo continua l’attivita’ per dare un nome a tutte le vittime, dato che finora solo il 60% e’ stato identificato: l’ultima, esattamente 18 anni dopo, e’ un vigile del fuoco, Michael Haub.

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Rubio: serve svolta nei colloqui su Ucraina al più presto

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump deciderà quanto tempo gli Stati Uniti dedicheranno alla risoluzione del conflitto ucraino, quindi una svolta nei negoziati “è necessaria molto presto”. Lo ha affermato a Fox News il segretario di Stato americano Marco Rubio. Le posizioni di Russia e Ucraina “si sono già avvicinate, ma sono ancora lontane l’una dall’altra – ha ricordato – ed è necessaria una svolta molto presto. Allo stesso tempo, ha proseguito Rubio, è necessario accettare il fatto che “l’Ucraina non sarà in grado di riportare la Russia alle posizioni che occupava nel 2014”. La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato durante un briefing che gli Stati Uniti restano impegnati a lavorare per risolvere il conflitto, “ma non voleremo in giro per il mondo per mediare negli incontri che si stanno attualmente svolgendo tra le due parti. Ora – ha sottolineato – è il momento per le parti di presentare e sviluppare idee concrete su come porre fine a questo conflitto. Dipenderà da loro”.

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Onu prepara ampia riforma a causa dei vincoli di bilancio

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Le Nazioni Unite stanno valutando una radicale ristrutturazione con la fusione dei team chiave e la ridistribuzione delle risorse. Lo riporta la Reuters sul suo sito, citando un memorandum riservato preparato da un gruppo di lavoro del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres. Il documento propone di indirizzare le decine di agenzie in quattro direzioni principali: pace e sicurezza, questioni umanitarie, sviluppo sostenibile e diritti umani. Tra le misure specifiche figura la fusione delle agenzie operative del Programma Alimentare Mondiale (Wfp), dell’Unicef, dell’Oms e dell’Unhcr in un’unica agenzia umanitaria.

La riforma prevede inoltre la riduzione delle duplicazioni di funzioni e la razionalizzazione del personale, incluso il trasferimento di una parte del personale da Ginevra e New York a città con costi inferiori. L’iniziativa è legata alla crisi finanziaria dell’ONU. Le proposte definitive di ristrutturazione dovranno essere presentate entro il 16 maggio.

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Siria, Israele bombarda zona palazzo presidenziale Damasco

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L’esercito israeliano ha annunciato di aver bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco, dopo aver minacciato il governo siriano di rappresaglie se non avesse protetto la minoranza drusa. “Gli aerei da guerra hanno colpito la zona intorno al palazzo”, ha scritto l’esercito israeliano su Telegram.

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