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Rialzi del gas pesano, a settembre check sugli aiuti

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Razionamenti, costo delle bollette alle stelle, chiusure e frenata dell’economia. L’eventualita’ di un taglio totale delle forniture di gas russo all’Italia disegna uno scenario difficile per l’inverno, ma grava gia’ sul presente l’impennata fuori controllo del prezzo del gas, che ieri e’ arrivato a toccare un massimo di 262,78 euro al megawattora, prima di chiudere a 244,55. Numeri ai quali l’Arera guarda con la massima attenzione: occorrera’ “prendere le misure”, spiega il presidente Stefano Besseghini, “per capire se le risorse messe del Decreto Aiuti bis sono sufficienti”. L’appuntamento e’ per fine settembre, quando l’Autorita’ sara’ impegnata nell’aggiornamento delle tariffe elettriche, molto influenzate dall’andamento del prezzo del gas. Spettera’ poi alla politica valutare se dispiegare nuove risorse a protezione di cittadini e imprese, anche in considerazione di come evolvera’ lo scenario, in un momento nel quale – afferma Besseghini – appare abbastanza chiara la strategia di Mosca di produrre e mantenere tensioni sul mercato del gas. A livello europeo, invece, dopo l’impegno a prendere in considerazione un meccanismo per un tetto al prezzo del gas, sara’ necessario capire rapidamente se (e come) il price cap vedra’ effettivamente la luce. Tranchant invece il giudizio del presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, per il quale gli aiuti attuali non bastano e potevano essere considerati “a mala pena sufficienti” quando il prezzo del gas era 80 euro al MWh. Ma non adesso, con un prezzo del gas cosi’ elevato da rischiare di tradursi in un prezzo record anche dell’elettricita’, che potrebbe andare “verso i 600 euro al MWh, dieci volte quelli che erano ottimi prezzi anni fa”, spiega. Da qui uno scenario per nulla rassicurante: chiusure, recessione, calo dell’economia e distruzione della domanda. Ma ai costi gia’ alle stelle si aggiunge il rischio che la Russia possa chiudere definitivamente le esportazioni di gas verso l’Europa, costringendo l’Italia ad attingere alle proprie scorte gia’ a ottobre o novembre. Il commissario Ue Paolo Gentiloni sembra tanquillo: “fin qui tutto bene – dice al Meeting di Rimini – nel senso che abbiamo buoni livelli di stoccaggio e possiamo guardare all’inverno senza eccessivo pessimismo”. Certo e’ chiaro a tutti che l’eventualita’ di una chiusura totale dei rubinetti si tradurrebbe quasi certamente nella necessita’ di risparmiare, intervenendo sulla diminuzione della domanda, in una parola ‘razionare’. Besseghini rassicura anche in questo caso estremo: nell’eventualita’ “si passera’ prima dai settori industriali che possono modulare la propria richiesta di gas e colpiranno soltanto in ultima battuta il consumatore domestico, ma mai i consumi critici come ospedali o altri servizi essenziali”. Certo Tabarelli qualche timore lo esprime. “Per l’inverno – analizza il presidente di Nomisma Energia – possiamo arrivare a una domanda giornaliera di 400 milioni di metri cubi, con 200 milioni provenienti dalle scorte. Gli altri 200 milioni provengono dalle importazioni, dove la Russia lo scorso inverno pesava per 90 milioni al giorno. Una quantita’ molto difficile da sostituire, quest’inverno, se il gas dalla Russia verra’ azzerato, per cui si dovra’ distruggere domanda, razionare, anche solo per pochi giorni. Ma bisogna dirlo, prepararsi”. Un contesto nel quale c’e’ da aspettarsi un appesantimento ulteriore delle bollette. A fare i conti ci ha pensato Consumerismo, che stima come oggi il Kwh si aggiri in media su 0,40 centesimi. A settembre salira’ a 0,60 per poi attestarsi a 0,80 centesimi. Da qui l’appello del presidente Luigi Gabriele: “Spegnete gli elettrodomestici non utilizzati”. A questo proposito Consumerismo ha elaborato una tabella sui costi dei principali elettrodomestici energivori calcolando che, ai prezzi attuali, tenerli accesi per 8 ore costerebbe 19 euro. Con la previsione di rialzi si arriverebbe attorno ai 40 euro. Un condizionatore da 1,1Kwh, ad esempio, richiede ai prezzi attuali una spesa di 0,46 cent l’ora. Tenerlo acceso un’intera nottata significa pagare oltre 3,5 euro per un solo giorno.

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Esteri

Trump vestito da Papa: il presidente Usa si mostra come pontefice in una foto virale

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Un’immagine clamorosa pubblicata da Donald Trump lo mostra vestito da Papa, con mitria e croce dorata. Un gesto simbolico che va oltre la provocazione e rivela la visione assolutista del potere del neo presidente americano.

Un gesto che comanda, non che benedice

Un solo dito alzato. Ma non è un gesto di benedizione. È un monito. Nell’immagine pubblicata sui social ufficiali, Donald Trump, da poco rieletto presidente degli Stati Uniti, appare vestito da Pontefice: mitria, abito bianco, croce al collo, seduto su un trono dorato. Il volto è austero, lo sguardo ammonitore, la posa rigida. Niente evoca spiritualità: questa è una rappresentazione imperiale del potere, non religiosa.

L’iconografia del comando assoluto

Trump non appare come il Cristo bizantino che alza due dita in segno di pace. È più simile allo Zio Sam che nei manifesti di guerra diceva “I want you”. Ma qui il messaggio è più diretto: “Io comando, voi obbedite”. Questa foto – creata verosimilmente con intelligenza artificialenon è un meme casuale, ma un’icona politica. Una proiezione simbolica del potere assoluto che Trump ambisce a rappresentare.

Trump, potere spirituale e politico

Il neo presidente americano ha sempre manifestato la sua volontà di controllo totale. In questa immagine, raffigurarsi come Papa non è una goliardia, ma una dichiarazione visiva: nessuna istituzione, nemmeno quella religiosa, è fuori dalla sua immaginazione di potere. Con questa foto Trump si mette al centro di ogni forma di autorità, oltre i confini del laico e del sacro.

La comunicazione politica dell’eccesso

Cosa fare di fronte a questa ennesima provocazione? Scandalizzarsi forse non basta più. Trump è fuori da ogni schema. Usa il linguaggio dell’eccesso come strumento politico. E questa immagine – che può apparire ridicola o grottesca – è invece potentissima: comunica una visione totalitaria, dove anche la sacralità diventa un travestimento utile al messaggio del leader.

Un uomo senza filtri, ma anche senza inconscio?

Viene da chiedersi: è tutto calcolato o è il frutto di una psiche senza confini? Donald Trump sembra privo di ogni filtro tra desiderio e realtà. Nessuna zona d’ombra, nessun inconscio. In lui tutto è evidente, dichiarato, ostentato. Anche questa immagine da Papa, che mostra l’ambizione di governare per sempre, come leader spirituale e politico del mondo.

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Riccardo Muti: «Così la musica unisce l’Europa, i popoli e la memoria»

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Due bandiere sul palco del Petruzzelli di Bari: Riccardo Muti e i Berliner Philharmoniker, alla loro prima esibizione in Puglia dal 1882. Un evento storico e simbolico, trasmesso in 80 Paesi, che ha celebrato l’unità culturale dell’Europaattraverso la musica. A raccontarne il senso profondo è lo stesso Muti in una intervista concessa al Corriere della Sera.

«Questo concerto non è solo musica, è una visione d’Europa»

Per il Maestro, il “Concerto per l’Europa” va oltre la bellezza musicale: «Non è un’esibizione di forza, ma un simbolo di ciò che l’Europa potrebbe essere se fondata sulla cultura. Come la immaginava Federico II, il “Puer Apuliae”, che scelse di vivere in Puglia e la rese un centro di cultura e bellezza».

L’omaggio a Puglia e alla Scuola napoletana

Muti sottolinea il legame storico della Puglia con la musica: «Piccinni, Paisiello, Traetta, Mercadante: tutti pugliesi che hanno influenzato la Scuola napoletana. La mia prima volta al Petruzzelli? Avevo tre anni, con i miei genitori ad ascoltare Aida».

«Il San Carlo ha dimenticato il suo passato»

Parlando dei progetti futuri, Muti auspica che l’anniversario di Piccinni sia anche un’occasione di riflessione per il San Carlo: «C’è stato molto opportunismo nel ricordare Roberto De Simone. Servirebbe una memoria culturale più autentica».

Il suono dei Berliner e il peso della tradizione

«Il suono di un’orchestra cambia con il direttore, ma resta l’identità. Quello dei Berliner è ancora segnato da Karajan e Furtwängler, potente e inconfondibile. Come accade per i Wiener o per le voci di Callas e Pavarotti».

L’Europa dei cori e delle bande

Alla musica come strumento di unità Muti dedica parole sentite: «Cantare è di chi ama, diceva Sant’Agostino. A giugno, al Ravenna Festival, 1.250 coristi canteranno Verdi per imparare ad armonizzare, a cercare insieme la bellezza e il bene comune».

E sulle bande musicali: «Sono la vera voce del popolo, strumenti di cultura per la provincia dimenticata. Io stesso ho imparato ad ascoltare con loro, a Molfetta. Oggi, quando partecipo alle feste patronali, la prima cosa che faccio è ascoltare la banda. È lì che si custodisce il cuore della musica».

«Il mio sogno? Sfilare con la confraternita di Molfetta»

Muti racconta con commozione la sua recente partecipazione alla processione dei Misteri: «Mi hanno nominato membro onorario dell’Arciconfraternita di Santo Stefano. Vorrei sfilare con loro, perché lì la gente dimentica le divisioni, si unisce nel rito e nel Mistero».

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Economia

Pierfrancesco Vago (Msc): «Porti, treni, IA e sostenibilità. Così costruiamo il futuro della crocieristica»

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Il presidente esecutivo di Msc Crociere, Pierfrancesco Vago (foto Imagoeconomica in evidenza), in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera, ha delineato le strategie future del gruppo, illustrando le prossime tappe dell’espansione globale, il ruolo dei terminal portuali, l’impegno nella sostenibilità e l’importanza dei valori familiari in un’impresa che guarda al 2050.

Una nuova società per i terminal crocieristici

Entro il 2025, MSC istituirà una società unica per gestire i terminal crocieristici, sia di proprietà che in concessione. Un modello simile a quello di TIL, che già gestisce 43 porti nel mondo: «L’esperienza nei terminal è ormai parte della strategia del viaggio: non più semplici banchine, ma parte integrante dell’offerta».

Inflazione e qualità: «Le economie di scala ci proteggono»

Vago respinge i timori sull’impatto dell’inflazione: «Le nostre economie di scala ci consentono di offrire qualità e valore al cliente. Acquistiamo 90 milioni di pasti all’anno, spesso localmente, e trasferiamo i risparmi sull’esperienza finale dei passeggeri».

Navi grandi e piccole: lusso per tutti

Sul futuro della crocieristica, Vago chiarisce: «Le navi piccole sono per il lusso tradizionale, come con Explora, ma le grandi democratizzano il lusso, offrendo esperienze complete a bordo per ogni tipo di clientela. Entrambe sono fondamentali».

Terminal, tecnologia e intelligenza artificiale

«Stiamo investendo in tecnologie ambientali e intelligenza artificiale: dalle eliche silenziose al trattamento delle acque reflue, dai sensori per monitorare le emissioni ai sistemi di concierge virtuali. L’AI migliora prenotazioni, manutenzione e gestione dei reclami».

Crociere e treni: il futuro è la mobilità integrata

Vago rilancia il progetto lanciato dopo l’acquisizione di Italo: collegare le crociere alla rete ferroviaria europea, per un trasporto più sostenibile. «Il treno è la vera transizione verde, almeno finché i carburanti alternativi non saranno disponibili su larga scala».

Cantieri saturi fino al 2029? «Una garanzia, non un limite»

Il presidente di Msc non teme la piena occupazione dei cantieri navali europei: «È una forma di controllo dell’offerta. E molte navi oggi attive non potranno navigare in futuro: serviranno nuove flotte più sostenibili».

I valori familiari alla base di Msc

«Non lavoriamo solo per il profitto — sottolinea Vago —. La nostra è un’impresa familiare con valori tramandati, fondata su sostenibilità, qualità, responsabilità verso i dipendenti. Spero che figli e nipoti abbiano la forza per continuare il nostro percorso».

L’orizzonte temporale? Il 2050

«Guardiamo anche alle trimestrali, ma la nostra vera prospettiva è il lungo periodo. Pensiamo già al 2050. Questo è il nostro orizzonte per costruire il futuro».

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