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Qu Dongyu rieletto tra le polemiche al vertice della Fao

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Con una maggioranza schiacciante e solo 14 voti contrari, il cinese Qu Dongyu è stato rieletto direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) per un secondo mandato. Unico candidato all’elezione, la sua conferma era data da molti per scontata e non è stata scevra da polemiche, innescate da una recente inchiesta della tv pubblica tedesca Ard secondo cui Qu avrebbe “strumentalizzato” la Fao “a vantaggio di Pechino”. Nel ballottaggio dei paesi membri della Fao, Qu ha ricevuto un totale di 168 voti su 182 depositati. Nominato dalla Cina, è stato l’unico candidato alla posizione di vertice nelle elezioni di oggi, secondo giorno della Conferenza dell’organizzazione in corso dall’1 al 7 luglio a Roma. L’Europa e gli Stati Uniti non hanno infatti presentato alcun candidato. Il suo nuovo mandato durerà dal 1 agosto 2023 al 31 luglio 2027. Da quando è stato eletto direttore generale per la prima volta nel 2019, sottolinea la Fao, “Qu ha sostenuto un’ampia gamma di riforme e iniziative per rivedere il modello di business dell’organizzazione, migliorare l’efficienza e implementare le migliori pratiche a supporto dell’efficacia del programma e dell’amministrazione”.

A Qu Dongyu si devono inoltre la nascita del World Food Forum (Wff) nel 2021, che ha mirato a nuove partnership e opportunità di investimento per trasformare i sistemi agroalimentari, e l’iniziativa Hand-in-Hand che sostiene l’attuazione di programmi guidati a livello nazionale per accelerare le trasformazioni dei sistemi agroalimentari. Il Wff, sottolinea la Fao, “continuerà ad ampliare la sua portata nel 2023 e stabilirà un chiaro collegamento con il tema dell’azione per il clima”, mentre già si pensa agli eventi globali in programma ad ottobre che comprenderanno, afferma l’organizzazione, “tre pilastri”: il Global Youth Forum, il Fao Hand-in-Hand Forum e il Forum Scienza e Innovazione Fao. Congratulazioni arrivano dal governo italiano attraverso il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida: “A nome del governo – ha affermato – desidero esprimere le più vive congratulazioni a Qu Dongyu per la sua rielezione e augurare buon lavoro per un proficuo secondo mandato. La sicurezza alimentare è un obiettivo comune, che richiede un crescente sforzo collettivo e nel quale questa organizzazione ha un ruolo chiave”. La Fao, ha sottolineato Lollobrigida, “dovrà essere sempre più efficiente, trasparente e capace di guadagnare la fiducia delle istituzioni per essere all’altezza delle sfide future. Sono certo che durante il prossimo mandato, il direttore Dongyu lavorerà in questa direzione e troverà sempre l’Italia pronta a impegnarsi per contrastare la fame nel mondo, uno dei temi centrali nel prossimo vertice che sarà ospitato a Roma dal 24 al 26 luglio”.

La nuova nomina di Qu Dongyu è stata però preceduta da accese polemiche nei giorni scorsi. Secondo l’inchiesta della tv tedesca Ard, partita da una segnalazione proveniente dall’interno della stessa Fao, l’organizzazione sarebbe infatti “piegata agli interessi cinesi” e Qu la avrebbe “strumentalizzata” a “vantaggio di Pechino”. L’inchiesta riporta tra l’altro che sotto la guida di Qu sarebbero state permesse forniture in Africa, Asia e Oceania di pesticidi vietati in Europa, la maggior parte dei quali provenienti da un’azienda agrochimica cinese, il gruppo Syngenta. Qu avrebbe anche favorito la cosiddetta Nuova Via della Seta cinese e altri “progetti di investimento discutibili”, contando su una rete di funzionari del suo Paese d’origine. L’inchiesta sottolinea inoltre che gli “ufficiali” cinesi presso la Fao vengono selezionati a Pechino in base alla loro fedeltà “ideologica” e la fonte interna all’organizzazione li ha definiti delle “spie”.

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Esteri

Caos eredità Maradona: le figlie accusano l’ex avvocato Morla di frode e chiedono la restituzione di 13 milioni di dollari

Le figlie di Diego Maradona accusano l’ex legale Morla di frode: spariti 13 milioni dai conti esteri. Al centro del caso la società Sattvica e i diritti d’immagine.

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Dove sono finiti 13 milioni di dollari? È la domanda che oggi agita il tribunale di Buenos Aires e infiamma lo scontro tra gli eredi di Diego Armando Maradona e l’avvocato Matías Morla (nella foto con Diego), il rappresentante legale e uomo di fiducia del Pibe de Oro negli ultimi anni della sua vita. A portare la questione in tribunale sono state Dalma e Gianinna, figlie di Diego e di Claudia Villafañe, che accusano Morla di aver sottratto fondi e di aver agito alle spalle degli eredi legittimi.

Secondo le figlie dell’ex campione, il patrimonio occultato ammonterebbe a oltre 13 milioni di dollari, presenti su conti bancari esteri a nome del padre. Le accuse non si fermano qui: Morla avrebbe anche trasferito in modo sospetto il controllo della società Sattvica – che gestisce i diritti commerciali sul nome e sull’immagine di Maradona – alle sorelle di Diego, Rita e Claudia Norma Maradona, eludendo così il passaggio naturale ai figli eredi.

La frode secondo le figlie

Nel dossier presentato in tribunale, i legali di Dalma e Gianinna parlano apertamente di frode post mortem, sostenendo che la firma apposta da Maradona sui documenti che affidavano pieni poteri a Morla potrebbe essere stata falsificata. La società Sattvica, secondo la loro ricostruzione, sarebbe stata solo formalmente intestata a Morla e al cognato Maximiliano Pomargo, ma in realtà sottostava alla volontà di Diego, che ne era il socio occulto. Dopo la morte del Pibe, il rifiuto di Morla di riconsegnare ai figli il controllo della società rappresenterebbe un’ulteriore violazione dei loro diritti.

Conti bancari e attività commerciali

Nel programma argentino “Intrusos”, sono stati resi noti i dettagli dei presunti conti esteri:

  • 1,6 milioni presso Bank Caribbean

  • 1,9 milioni presso la North National Bank di Abu Dhabi

  • 5 milioni presso Paribas

  • 5 milioni presso HSBC

Fondi che, secondo l’accusa, Morla avrebbe occultato e che ora gli eredi chiedono di recuperare e suddividere tra i cinque figli riconosciuti di Maradona: Dalma, Gianinna, Diego Jr, Jana e Diego Fernando.

Il ruolo controverso di Morla

Morla, attraverso il suo legale Rafael Cuneo Libarona, ha rigettato ogni accusa, sostenendo che la gestione dei diritti d’immagine fu affidata alle sorelle di Diego su esplicita volontà del Pibe, che aveva interrotto ogni rapporto con l’ex moglie Claudia e le figlie. Nonostante ciò, la sua figura resta al centro delle polemiche. Nel 2021, in occasione di una manifestazione a Buenos Aires per chiedere giustizia sulla morte del campione, Morla fu duramente contestato, insieme al neurochirurgo Luque, rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio con dolo eventuale.

Il marchio Maradona e Sattvica

Intanto Sattvica, la società al centro della disputa, continua a gestire le licenze commerciali legate a Maradona: abbigliamento, tequila, caramelle, palloni e gadget firmati dal campione. La società ha sede sia in Argentina che in Spagna, e a oggi Morla avrebbe confermato di avere rapporti quotidiani solo con le sorelle del Pibe.

La battaglia legale, appena iniziata, si preannuncia lunga e complessa. Sul piatto non ci sono solo soldi e proprietà, ma anche il controllo del nome e del mito di Diego Armando Maradona, che continua a vivere nei cuori dei tifosi e nei tribunali.

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Esercito Usa crea nuova zona militare a confine Messico

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L’esercito statunitense ha creato una seconda zona militare lungo il confine con il Messico, aggiungendo un’area in Texas dove le truppe possono trattenere temporaneamente migranti o intrusi, dopo che un’altra area simile era stata designata nel New Mexico il mese scorso. Lo scrive l’agenzia Reuters sul suo sito web. Il mese scorso l’amministrazione Trump aveva designato una prima striscia di 440 km quadrati lungo il confine del New Mexico come “Area di Difesa Nazionale”. Ora arriva la “Texas National Defense Area”, una striscia lunga 101 km che si estende a est dal confine tra Texas e New Mexico a El Paso.

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Ok Usa a equipaggiamenti F-16 per l’Ucraina

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Il Dipartimento di Stato americano ha approvato la potenziale vendita di parti e equipaggiamenti del caccia F-16 all’Ucraina per 310 milioni di dollari: lo ha reso noto il Pentagono. Tra i principali appaltatori figurano Lockheed Martin Aeronautics, Bae Systems e Aar Corporation. (

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