Il governo prorogherà il superbonus e gli altri bonus edilizi, ma con cautela. Nella prossima manovra c’è da aspettarsi un allungamento delle agevolazioni, come richiesto a gran voce dal Parlamento nella risoluzione sulla Nadef approvata da Camera e Senato, accompagnato pero’ probabilmente anche da una qualche revisione dell’attuale combinazione degli incentivi. Le carte non sono state ancora scoperte, visto anche il polverone sollevato intorno al catasto che rischierebbe di replicarsi anche sul 110%. Tuttavia, di fronte alle insistenze di molti parlamentari che ne chiedono il prolungamento per 15 anni o addirittura il passaggio a misura strutturale, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha chiarito che il Superbonus continuera’ a vivere ma non in eterno. Il peso per i conti pubblici sarebbe infatti insostenibile nel lungo periodo. “Le costruzioni sono un settore che va sostenuto, tenendo pero’ presente che bisogna evitare il rischio di una bolla e avendo anche a mente l’onere per la finanza pubblica”, ha spiegato.
“Se ciascun italiano fa domanda, per 30 milioni di unita’ immobiliari l’effetto sui conti e sul debito e’ stratosferico”, ha insistito. Ai 5 Stelle pero’ non basta. Con in testa il padre della misura, Riccardo Fraccaro, il Movimento chiede dettagli in piu’ per famiglie e addetti ai lavori, ma anche per il settore alberghiero, finora rimasto escluso. Nella risoluzione di maggioranza, le Camere chiedono anche l’estensione agli immobili in stato di degrado e a quelli non accatastati oltre che il rinnovo del cosiddetto “sconto in fattura” e della “cedibilita’ del credito” che negli ultimi mesi ha reso la fruizione del meccanismo piu’ semplice e immediata.
Una certa stabilita’ aiuterebbe peraltro, come fa notare Confedilizia, non solo nelle decisioni di spesa, soprattutto dei condomini, ma anche sul fronte dei prezzi, cresciuti molto negli ultimi mesi. “Con un incentivo cosi’ alto, la forte domanda e i tempi stretti c’e’ stato spazio per gli aumenti”, spiega il presidente Giorgio Spaziani Testa, proponendo un riordino di tutti gli incentivi edilizi, con una percentuale da stabilire, ma in modo che possano fruirne “tutti e su tutto”. Quello della percentuale e’ un tema aperto, nato dall’ipotesi ventilata in passato di far confluire tutti gli attuali bonus (eco, sisma, facciate, super oggi tra il 50% e il 110%) su un’unica soglia intermedia mai concretizzata. In vista della manovra, il Parlamento insiste pero’ anche su altri maxi-capitoli, quello degli ammortizzatori, quello delle pensioni e del sostegno alle donne e ai giovani per favorire la natalita’. Ci sono poi i capitoli del fisco – con la possibile riduzione del cuneo fiscale, un intervento chiesto a gran voce anche dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi – e quelli del caro-energia. Dopo gli interventi sulle bollette del terzo e del quarto trimestre decisi dal governo per calmierare le impennate delle tariffe, dal primo gennaio il problema rischia infatti di riproporsi tale e quale. Come annunciato ufficialmente da Mario Draghi, si sta quindi pensando ad un intervento strutturale in sede di legge di bilancio.
Le ipotesi in campo sarebbero in questo caso due: la riduzione dell’Iva, come gia’ fatto in altri Paesi europei e in questi tre mesi per il gas, o la ridistribuzione degli oneri di sistema sulla fiscalita’ generale. Dalla risoluzione parlamentare sulla Nadef e’ invece scomparso il riferimento ad un nuovo round di rottamazione, che giungerebbe cosi’ all’edizione quater. A frenare e’ stato lo stesso Franco: spalmare ulteriormente le rate delle precedenti definizioni agevolate e’ una possibilita’, ma secondo il ministro “bisogna gradualmente tornare verso una situazione di normalita’ in cui tutte le famiglie e le imprese possano pagare le cartelle emesse dall’Agenzia delle Entrate”. Non e’ infine ancora l’ultima parola ma fornisce comunque qualche indicazione, la presa di posizione di Franco sul cashback, sospeso ma non ancora ufficialmente cancellato. La misura non potra’ essere strutturale, afferma il ministro: “ora che abbiamo spinto le persone verso il mondo digitale restiamo nel digitale. Dobbiamo valutare se siamo arrivati a quel punto”.
Prosegue il calo degli sportelli bancari in Italia che, alla fine dello scorso anno, sono risultati oltre 800 in meno. Come si evince dalle tabelle della Banca d’Italia, il 2023 ha visto una ulteriore riduzione dai 20.985 di fine 2022 ai 20.161 di fine 2023. La diminuzione, sottolinea Via Nazionale, ha riguardato tutte le regioni ed è stata percentualmente più accentuata nelle Marche, in Abruzzo e in Sicilia.
Un colpo di spugna improvviso. Dopo il boom del deficit registrato da Istat a inizio mese con un disavanzo 2023 volato dal 5,3 per cento della Nadef al 7,2 per cento, il governo ha deciso di mandare in soffitta il Superbonus introdotto nel maggio 2020 dal governo Conte II. Federica Brancaccio, presidente Ance, spiega a “Milano Finanza” a cosa e’ dovuta questa scelta a sorpresa: “Ce lo stiamo chiedendo da giorni. Probabile che ci sia stata qualche ulteriore scoperta sui conti: una misura cosi’ d’urgenza, di cui nessuno sapeva nulla alla vigilia del Consiglio dei ministri, fa supporre che si sia verificato qualche imprevisto dell’ultimo minuto”.
“Il testo – aggiunge – ancora non c’e’, e questo ci turba da un lato ma ci rassicura sulla valutazione in merito a possibili correttivi dall’altro. Se lo Stato non dara’ un segnale di continuita’ alle zone del Centro Italia colpite dal sisma, si rischia un’accelerazione dello spopolamento. A essere colpite saranno anche le case popolari e le residenze per anziani”
Per il resto, il bonus “dovrebbe continuare a valere pur in formula ridotta, non essendo il decreto retroattivo”. Questo continuo cambio di registro finisce per esporre le imprese edili all’incertezza: “Quello della certezza e’ un tema su cui ci stiamo battendo da anni: se da parte di cittadini e imprese manca la fiducia in decisioni e leggi che cambiano di continuo, a mancare sara’ la fiducia nei confronti della politica industriale dei governi e piu’ in generale nelle prospettive di crescita del Paese: con la perenne spada di Damocle delle modifiche in corso d’opera sulla testa, nessuno investira’ piu’. E se non si investe, si blocca la crescita”. La scelta del governo appare motivata dalla volonta’ di porre un argine alla spesa.
“Certo, ed e’ comprensibile. Tuttavia non c’e’ solo il deficit da tenere sotto controllo ma anche il suo rapporto con il Pil: se interveniamo solo sul disavanzo senza incentivare la crescita, potremmo anche aver fermato l’emorragia, ma poi servono sacche di sangue da rimettere in circolo”.
Il bonus era stato pensato anche come strumento per favorire l’efficientamento energetico: dati alla mano, pero’, solo il 4 per cento degli edifici risulta riqualificato in tal senso: “Rispetto all’obiettivo di riduzione dei consumi del 16 per cento al 2030, con il Superbonus siamo al 5. La direttiva ha cambiato paradigma in senso qualitativo: prima parlava di ‘efficientamento’, ora di ‘riduzione dei consumi'”.
Brancaccio rileva infine che “non si parla piu’ di un tema sul quale il governo si era impegnato a trovare una soluzione: i crediti non monetizzati. Avremo il dato di quanti crediti andranno persi e non saranno compensati, nell’incertezza di famiglie e imprese che continuano a chiederci aiuto. E’ questa incertezza continua il dato piu’ preoccupante. Si parla tanto di risparmio degli italiani che rispondono prontamente ogni volta che lo Stato chiama. Ma – conclude – servono regole chiare. Fino a ieri si pensava di avere tempo fino al 15 ottobre per rettificare, ora all’improvviso questa misura non c’e’ piu’: un altro fulmine a ciel sereno che contribuisce ad accrescere la confusione”.
“È per me un grandissimo onore essere accolto nella Maison Valentino. Sento l’immensa gioia e l’enorme responsabilità nel fare ingresso in una maison de couture che ha inciso la parola bellezza in una storia collettiva fatta di ricercatezza ed estrema grazia. A questa storia va il mio primo pensiero: alla ricchezza del suo patrimonio culturale e simbolico, al senso di meraviglia che ha saputo costantemente generare, all’identità preziosissima che i suoi padri fondatori, Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, le hanno donato con amore sfrenato. Si tratta di riferimenti che hanno sempre rappresentato per me un’ irrinunciabile fonte di ispirazione e a cui intendo rendere omaggio rileggendoli attraverso la mia visione creativa”.
Così Alessandro Michele, che a pochi giorni dall’addio alla Valentino di Pierpaolo Piccioli, cresciuto per 25 anni nella maison romana, ne assume il ruolo di direttore creativo. Il suo nome in verità era circolato subito tra i papabili, suscitando però qualche perplessità negli addetti ai lavori. Questo perché il nuovo responsabile del team creativo della maison aveva lasciato Gucci, di cui è stato designer per quasi otto anni, nel novembre 2022. Ma nel suo regno da Gucci si era distinto per la sua moda anticonvenzionale e innovativa, per l’imposizione dello stile genderless e per l’abilità nel commercializzare pezzi sciolti e accessori. Doti che avevano portato il fatturato di Gucci da 3 miliardi di euro appena arrivato nel 2015 a 10 miliardi nel 2022. Ma la sua estetica è molto distante da quella imposta invece dalle rigide regole sartoriali delle maison di haute couture.
Del resto però, con Michele rimane tutto in famiglia, perchè Gucci è entrato a far parte dei marchi del Gruppo Kering, che ha acquisito il 30% della Valentino nel luglio scorso, dal gruppo del Qatar Mayhoola, attuale proprietario, con l’opzione di arrivare al controllo del 100% entro il 2028. Per quanto riguarda il rodaggio del neo direttore creativo, che assume comunque un’eredità pesante dalla perfezione raggiunta da Piccioli, servono i tempi tecnici per il debutto. Quindi, dopo aver annunciato che Valentino salterà le collezioni uomo e alta moda che avrebbero dovuto sfilare a giugno, la prima collezione firmata da Michele sarà in pedana il prossimo ottobre, durante la fashion week parigina dedicata alle collezioni donna Primavera/Estate 2025. Ma lo stilista comincerà a lavorare per la maison da martedì 2 aprile, chiarisce la nota ufficiale, “nella sede storica di Roma, dove la maison fu fondata nel 1960” da Valentino Garavani. Il nome di Alessandro Michele in questi mesi era stato fatto ipotizzando il suo arrivo da Fendi e da Walter Albini. Ma si trattava di pure congetture. L’unico dato certo era che dal 2022 l’ex di Gucci era libero.
“Il mio grazie, immenso e sconfinato – scrive ora lo stilista – va a Jacopo Venturini (ceo della Valentino con un passato in Prada e in Gucci, ndr). Tornare a lavorare con lui è per me un sogno meraviglioso che si avvera. Oggi cerco le parole più adatte per dire la gioia, per renderle omaggio: i sorrisi che scalciano in petto, il senso di profonda gratitudine che accende gli occhi, quel momento prezioso in cui necessità e bellezza si tendono la mano. La gioia è però cosa talmente viva che temo di ferirla, dicendola. Che basti quindi il mio inchino a braccia spalancate per celebrare in questo inizio di primavera, la vita che si rigenera e la promessa di nuove fioriture”. “Sono molto contento ed emozionato di tornare a lavorare con Alessandro Michele – ribatte Venturini – dopo anni di lavoro insieme. Il suo talento, la sua creatività, la sua intelligenza sempre legata ad una meravigliosa leggerezza, scriveranno un altro capitolo della Maison Valentino. Sono certo che la rilettura dei codici della maison e dell’heritage creati dal signor Valentino Garavani uniti alla straordinaria visione di Alessandro ci faranno vivere momenti di grande emozione e si tradurranno in oggetti irresistibilmente desiderabili”.