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Spettacoli

Premi Le Maschere del Teatro Italiano 2025: trionfano Re Lear, Sarabanda e Ho paura torero

Dal Teatro Argentina di Roma i Premi Le Maschere del Teatro Italiano 2025: riconoscimenti a Re Lear di Gabriele Lavia, Sarabanda di Roberto Andò e Ho paura torero con Lino Guanciale. Mattarella elogia la comunità teatrale.

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Un “rammarico” per la chiusura di alcuni palcoscenici, ma soprattutto un forte “riconoscimento” al teatro italiano come punto di riferimento culturale e sociale. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha accolto al Quirinale una delegazione di finalisti, vincitori e giuria dei Premi Le Maschere del Teatro Italiano 2025, sottolineando l’importanza di sostenere un settore che arricchisce lo spessore culturale del Paese.

Re Lear e Sarabanda dominano la scena

Il premio per miglior spettacolo di prosa è andato a Re Lear, con la regia di Gabriele Lavia. Grande exploit anche per Sarabanda, che si è aggiudicato ben cinque riconoscimenti: miglior regia a Roberto Andò, miglior attore non protagonista a Elia Schilton, migliori musiche a Pasquale Scialò, oltre ai premi per miglior scenografo e migliori luci a Gianni Carluccio.

Ho paura torero, tre premi per il Piccolo di Milano

Un tris di riconoscimenti è arrivato per Ho paura torero, produzione del Piccolo Teatro di Milano: Lino Guanciale ha vinto come miglior attore protagonista, Sara Putignano come miglior attrice non protagonista e Gianluca Sbicca come miglior costumista.

Premi agli attori protagonisti e agli emergenti

Tra i riconoscimenti individuali spiccano Giuliana De Sio, miglior attrice protagonista, e Fabrizio Gifuni, miglior interprete di monologo. La giuria ha inoltre premiato Mersila Sokoli come miglior attore/attrice emergente per Guerra e pace e Kepler-452 (Enrico Baraldi e Nicola Borghesi) come miglior autore di novità italiana per A place of safety.

Una cerimonia tra premi e musica

La serata di premiazione al Teatro Argentina di Roma, condotta da Teresa Saponangelo, ha visto la partecipazione di Claudia Gerini in versione cantante, con l’interpretazione de La nevicata del ’56 di Franco Califano. La giuria, composta da circa mille professionisti e, per la prima volta, anche da abbonati dei principali teatri nazionali, ha dato voce alla migliore produzione teatrale dell’ultima stagione.

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Barbara d’Urso: «Ballando è la mia sfida, voglio riconnettermi con il pubblico»

In un’intervista al Corriere della Sera, Barbara d’Urso racconta il ritorno in tv come concorrente di Ballando con le stelle: «È la sfida più difficile, voglio riconnettermi con il pubblico».

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Barbara d’Urso (le foto sono di Imagoeconimica) torna in televisione, questa volta non da conduttrice ma da concorrente di Ballando con le stelle. In un’intervista al Corriere della Sera, racconta l’emozione e le difficoltà di questa nuova avventura: «Dopo tanti anni in cui ero io a gestire trasmissioni e team, ora vengo gestita. È complicato per me, ma ho accettato la sfida».

La spinta decisiva di Milly Carlucci

Decisiva è stata Milly Carlucci: «La considero la Barbara d’Urso della Rai, maniacale nella ricerca della perfezione come me. Mi ha cercata a lungo e ora ho sentito che era il momento giusto».

Dietro la scelta c’è anche la volontà di lanciare un messaggio: «Quando cadi, a qualunque età, bisogna avere il coraggio di ripartire. E io voglio riconnettermi con quel pubblico che non ho potuto salutare due anni fa».

BARBARA D’URSO

Pressione e aspettative

La conduttrice ammette di sentire il peso dei riflettori: «So che tanti mi amano ma altri aspettano un mio errore. Ho deciso di non dargli troppo peso». Nonostante le voci su veti e nuovi progetti in Rai, per ora resta concentrata sul ballo: «Se sono rose, fioriranno».

Le difficoltà delle prove e il rapporto con i colleghi

«Non so ballare, e si vedrà. Ho fatto già la prima puntura di Voltaren e Muscoril», scherza d’Urso, parlando delle fatiche delle prove. Con il ballerino Pasquale La Rocca ha trovato sintonia: «È bravissimo e pazzo come me».

Il cast le piace: «Abbiamo una chat con Nancy Brilli, Martina Colombari e Andrea Delogu, ridiamo ogni sera sul nostro stato fisico. Ho conosciuto Francesca Fialdini, abbracciato Marcella Bella, e con molti c’è già un rapporto di amicizia o lavoro».

Sulla giuria, e in particolare su Selvaggia Lucarelli, non si sbilancia: «Io penso solo a ballare, ognuno farà la sua parte».

Tra danza e impegno

Non solo tv: domani d’Urso sarà ospite al Tempo delle Donne in Triennale. «È un appuntamento di cui sono orgogliosa. Parlerò di donne, un tema che mi sta molto a cuore».

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Eugenio Finardi: «Extraterrestre è la metafora della mia vita. Ho tradito per capire la storia»

In un’intervista al Corriere della Sera, Eugenio Finardi racconta 50 anni di carriera: dal Movimento al Pci, da Sanremo a Extraterrestre, fino alla sua visione sull’intelligenza artificiale.

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In un’intervista al Corriere della Sera, Eugenio Finardi ripercorre 50 anni di carriera, intrecciando musica, politica e vita personale. Cantautore simbolo degli anni di contestazione, Finardi ammette: «Ho tradito per tutta la vita, cercando di capire le dinamiche della storia e di mettermi in discussione».

L’artista ricorda il 1978 e il flop iniziale di Extraterrestre, diventata poi un successo dodici anni dopo: «Era una metafora dell’impossibilità di scappare da se stessi. Allora mi tirarono sassi, mi accusarono di tradimento. Oggi è la canzone che più mi rappresenta».

Un’infanzia tra culture e lingue

Finardi è cresciuto in una Milano cosmopolita, figlio di madre americana e padre dirigente appassionato di musica. Nel suo appartamento transitavano figure come John Cage, Demetrio Stratos, Gianni Sassi e Franco Battiato. La sua infanzia è stata segnata da viaggi e lingue diverse: «A sei anni in New Jersey, poi in Svizzera. La musica era l’unica cosa univoca dentro di me».

Politica, ribellione e musica

Tra iscrizione al Pci e contestazioni del Movimento, Finardi visse le contraddizioni degli anni di piombo: «Gli autonomi mi hanno processato infinite volte, mi accusavano di essere venduto al sistema». Nel frattempo iniziava a farsi spazio nella musica, fino alla tournée con Fabrizio De André: «Gli chiesi perché aveva scelto me. Mi rispose: “Mi serve un cantautore di assalto che svuoti dei sassi le tasche dei ragazzi”».

Sanremo e i momenti surreali

Il debutto a Sanremo 1985 arrivò per contratto: «Ero così teso che salii sul palco con la lampo dei pantaloni abbassata. Pippo Baudo mi chiese perché avessi fatto quel gesto, io dissi: “Portafortuna”. E lui: “Allora rifallo!”». Momenti che raccontano con ironia l’assurdità e la leggerezza del mondo dello spettacolo.

Le cadute e la rinascita

Finardi non nasconde le difficoltà: «Ho provato tutte le droghe, ne ho pagato le conseguenze. Mi ha salvato la nascita di mia figlia con la sindrome di Down: più che responsabilità, fu una questione di dignità. Entrai in comunità e ne uscii grazie al percorso terapeutico».

Dall’impegno sociale all’intelligenza artificiale

Oggi, a 73 anni, Finardi guarda avanti: «Sono stufo delle battaglie del presente. Ora penso a cosa accadrà tra 150 o 300 anni. Credo che l’intelligenza artificiale, quando diventerà autogenerativa, potrà migliorare il mondo». E aggiunge: «C’è un uomo solo che non ha mai tradito: Mandela».

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Celentano, scontro Rai–Mori sul ritorno in tv: il progetto c’è ma resta in sospeso

Claudia Mori scrive all’Ad Rai Rossi sul ritorno in tv di Adriano Celentano: progetto pronto ma mai visionato. Rossi replica: “Sarebbe un sogno, pensiamo a una serata evento e a Sanremo”.

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Adriano Celentano (foto archivio Imagoeconomica) è pronto a tornare in Rai con un nuovo progetto, già in fase avanzata di produzione. Ma dopo un primo incontro a Milano, mesi fa, non è arrivato alcun riscontro. A sollevare il caso è Claudia Mori, moglie e manager dell’artista, con una lettera indirizzata all’amministratore delegato Giampaolo Rossi e pubblicata sui social del Molleggiato.
“È questa la risposta più importante che ci dovete dare: la Rai è interessata al ritorno di Celentano?”, scrive Mori, intitolando la missiva “… il tempo se ne va!” come la celebre hit del 1980.

La replica di Rossi: “Un sogno riaverlo”

La risposta dell’Ad Rai non si è fatta attendere. Rossi ha definito Celentano “un pezzo della storia della cultura popolare italiana” e ha aperto all’ipotesi di “costruire insieme a lui un grande omaggio, una serata speciale su Rai 1”. Un evento, ha precisato, che non dovrebbe basarsi solo sul repertorio delle Teche Rai, ma segnare “un rientro all’altezza della sua leggenda”.
In più, Rossi ha rilanciato con un invito simbolico: porte aperte al Festival di Sanremo, da cui Celentano manca dal 2012.

Mori attacca: “Ha rifiutato senza vedere nulla”

La replica non ha convinto Claudia Mori, che ha accusato l’Ad di aver “già rifiutato senza nemmeno vedere il lavoro”. La moglie del cantante ha ricordato l’incontro avvenuto al Clan, in presenza del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, quando aveva illustrato il progetto. “Eravamo d’accordo per rivederci con Adriano e mostrarle le puntate già pronte, ma da allora nessun segnale. Una risposta è d’obbligo, qualunque essa sia”, ha sottolineato Mori.

Un ritorno atteso da anni

Celentano, che ha compiuto 87 anni a gennaio, non appare in Rai dal 2007 con lo show La situazione di mia sorella non è buona. L’ultima performance televisiva risale invece al 2019 su Canale 5 con Adrian, progetto che suscitò dibattiti e fu interrotto per motivi di salute e ascolti bassi.
Il nuovo lavoro, secondo indiscrezioni, sarebbe già confezionato in quattro puntate, con materiali d’archivio, nuove immagini, musica e monologhi, in un formato registrato che ridurrebbe il rischio di polemiche legate alle celebri uscite televisive del Molleggiato.

Tra Rai e Sanremo, il futuro di Celentano resta incerto

Mentre il dialogo tra Rai e Mori sembra essersi inceppato, resta il nodo su come riportare Celentano sul piccolo schermo. La proposta della Rai di una serata evento e la suggestione di un ritorno sul palco dell’Ariston si contrappongono alla volontà della coppia di vedere realizzato un progetto già pronto.
Per ora, tra attesa e polemiche, la leggenda del Molleggiato resta in sospeso, ma la partita è ancora aperta.

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