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«Pranzo al sacco», giovani, allenatori: Lele Adani racconta il calcio che sarà

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«Il mio “pranzo al sacco”? È una cosa spontanea, viene dal gergo del mio paese». Lele Adani (foto Imagoeconomica) non cerca i titoli facili ma li finisce per regalare: la battuta sul gol di Tonali contro Israele — quella che ha scatenato un coro di reazioni in Rete — secondo lui non è un vezzo provocatorio, ma «un modo popolare per sottolineare un errore grossolano». E la risposta del pubblico, dice, è stata soprattutto affetto: «Gli odiatori fanno rumore, ma per strada trovo condivisione dai ragazzini agli ottantenni».

Dalle battute al sodo: Adani fotografa una Nazionale che vuole il Mondiale e ha «lo spirito per farlo», ma che soffre «lacune» strutturali. «Gattuso ci prova a colmarle — osserva — ma la verità è che nel calcio moderno si lavora ovunque per formare i giovani: la Norvegia è un esempio. Noi invece ci vantiamo di essere i migliori formatori, ma ci siamo fermati».

Il tema centrale dell’ex difensore è la crescita dei giovani: «Le nazionali giovanili italiane arrivano sempre in fondo, ma poi i loro ragazzi non diventano titolari nei grandi campionati — spiega —. È una questione culturale: il nostro sistema fatica ad accettare i giovani. Camarda? È stato esempio di come tutti vogliano difenderlo come alternativa per il Milan anziché lasciarlo giocare».

Adani non risparmia nemmeno il sistema: «Ci sono quattro-cinque intermediari che hanno in mano il giochino del calcio. Se le operazioni si fanno solo per guadagno, senza sinergia con allenatori e programmi tecnici, la crescita scompare». E porta l’Atalanta come modello virtuoso: «Quando l’operazione è sana a tutti i livelli, conviene».

Sulla panchina e la cultura degli allenatori: «La Serie A è il campionato con più ex calciatori diventati tecnici — nota — e questo crea barriere. Allenatori come Tuchel o Nagelsmann non sarebbero neanche passati al corso di Coverciano per questioni di punteggio. Il cambiamento spaventa». E proprio per questo Adani immagina un suo futuro «diverso»: non più allenatore tradizionale («non mi pento di non essere andato in panchina»), ma in un ruolo ibrido che leghi la parte tecnica alla comunicazione per «ridurre il distacco tra chi fa calcio e chi lo racconta».

Su Allegri ha cambiato idea: «La battaglia ideologica la creano quelli senza argomenti. Chi guarda il gioco vede che Allegri sta facendo bene: partite fatte bene, tendenze invertite». E sul Milan attuale aggiunge: «A Udine si è visto che è un’altra cosa rispetto al passato». Non manca la difesa del lavoro degli allenatori: «Conte ha una dedizione al lavoro unica, chiede tanto a sé stesso, allo staff e ai calciatori; è quasi una missione».

Adani parla anche di comunicazione calcistica: «C’è ancora una barriera fra chi fa calcio e chi lo comunica. Io adoro la comunicazione e la vivo come vocazione: se la senti, ti meriti rispetto, ma bisogna approfondire e sapersi esporre». Ed è proprio nella comunicazione che trova il suo spazio: «In Rai mi trovo bene, sento la responsabilità di parlare al Paese. Con Paolo Panatta c’è un’intesa pazzesca: basta uno sguardo per capire».

Infine, qualche giudizio sparso: su Maradona vs Messi si concentra sulle differenze fisiche e di elasticità; sul Pallone d’Oro dato a Dembélé dice: «Si premia la stagione, non il talento globale»; su De Zerbi osserva che la sua natura lo porta spesso a stare «con i più deboli», ma che non sarebbe uno spreco se approdasse a una grande piazza. E sulla possibilità di una riunione «Oasis» con Christian Vieri risponde secco: «Assolutamente no».

In uscita dall’intervista, Adani ribadisce la sua scelta di vita: «Non allenerò: romperò ancora le scatole parlando». Con la consapevolezza di chi non si limita a giudicare il calcio, ma prova a spiegarne anche i guasti e le soluzioni: più spazio ai giovani, meno barriere per i tecnici, meno logiche speculative nelle cessioni. E, soprattutto, più coraggio nel cambiare.

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Napoli, la cooperativa del gol di Conte: otto marcatori diversi in quattro giornate

Il Napoli di Conte vola a punteggio pieno in Serie A grazie alla “cooperativa del gol”: otto marcatori diversi in quattro giornate e un gioco che valorizza tutta la rosa.

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Il Napoli di Antonio Conte continua a stupire. In quattro giornate di Serie A, gli azzurri hanno realizzato nove gol con la firma di otto marcatori diversi: De Bruyne, Spinazzola, McTominay, Anguissa, Gilmour, Beukema, Lucca e Hojlund. Numeri che raccontano di una squadra capace di andare a segno in ogni reparto, dal difensore al centrocampista fino agli attaccanti meno attesi.

Conte e la cura dei giocatori

La “cura Conte” si vede anche nei dettagli: calciatori poco avvezzi al gol come Spinazzola o Gilmour sono riusciti a trovare la via della rete. Il tecnico ha saputo rivitalizzare elementi rimasti ai margini, come Lorenzo Lucca, tornato protagonista con la prima rete in azzurro contro il Pisa. Un segnale della capacità dell’allenatore di valorizzare l’intera rosa.

Rotazioni senza cali di rendimento

Il passaggio al 4-4-2 ha permesso a Conte di mantenere equilibrio e qualità, senza perdere incisività. Chi gioca meno entra in campo con concentrazione e determinazione, mentre i titolari possono rifiatare senza creare frizioni. La qualità del centrocampo, con i “favolosi quattro”, ha permesso al Napoli di costruire gioco e occasioni con continuità.

Punteggio pieno e margini di crescita

Gli azzurri hanno ripreso a volare, mantenendo la difesa tra le migliori d’Europa e trovando nuove soluzioni offensive anche senza il tridente pesante dello scorso anno. All’appello mancano ancora i gol di Lukaku, Neres e Politano, oltre a giocatori come Lang ed Elmas che hanno già dimostrato di avere confidenza con la porta.

Il Napoli è a punteggio pieno e sembra avere ancora ampi margini di crescita: lo spettacolo della cooperativa del gol è appena iniziato.

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Coppa Italia, Venezia elimina il Verona ai rigori: agli ottavi sfida con l’Inter

Il Venezia supera il Verona ai rigori (5-4) e vola agli ottavi di Coppa Italia dove affronterà l’Inter a San Siro. Decisivo il portiere Plizzari, che para il tiro di Ebosse.

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Il Venezia si qualifica agli ottavi di finale di Coppa Italia battendo il Verona ai calci di rigore (5-4) in un derby veneto senza grandi emozioni ma ricco di tensione. Al termine dei tempi regolamentari e dei supplementari, chiusi sullo 0-0, sono stati i penalty a decidere il match del Bentegodi.

Gli ospiti si sono dimostrati più precisi dal dischetto: Plizzari ha neutralizzato la conclusione di Ebosse, mentre per i lagunari hanno segnato Fila, Yeboah, Svoboda e Bohinen. A chiudere la serie, con freddezza, è stato Lella, regalando al Venezia la qualificazione e la prossima sfida contro l’Inter a San Siro.

La partita, condizionata da un forte temporale che ha sospeso il gioco per circa venti minuti, ha visto un ampio turnover da entrambe le parti. Nonostante ciò, il Venezia ha creato le uniche vere occasioni: prima con Compagnon, fermato da Perilli, poi con Sagrado, che ha colpito l’incrocio dei pali con un tiro a giro. Il Verona invece non è mai riuscito a impensierire la retroguardia lagunare.

Per il Venezia una vittoria che vale prestigio e un ottavo di finale affascinante contro i campioni d’Italia.

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Coppa Italia, il Como travolge il Sassuolo: 3-0 e vola agli ottavi contro la Fiorentina

Il Como domina il Sassuolo e si impone 3-0 al Sinigaglia con doppietta di Rodriguez e gol di Douvikas. Lariani agli ottavi di Coppa Italia, dove sfideranno la Fiorentina.

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Il Como di Cesc Fabregas liquida con un netto 3-0 il Sassuolo al Sinigaglia e conquista con pieno merito il pass per gli ottavi di finale di Coppa Italia, dove a dicembre affronterà la Fiorentina al Franchi.

La partita si è decisa già nei primi 45 minuti. Dopo appena 90 secondi, un errore di Pieragnolo ha spianato la strada a Jesus Rodriguez, che ha battuto Turati su assist di Douvikas per l’1-0. Poco dopo è stato proprio l’attaccante greco a firmare il raddoppio con un preciso colpo di testa su punizione calciata da Baturina.

Il tris è arrivato al 35’, quando un’altra leggerezza difensiva del Sassuolo ha permesso a Caqueret di servire ancora Rodriguez, bravo a infilare Turati e firmare la sua doppietta personale.

Sassuolo mai in partita

Nella ripresa Fabregas ha inserito anche Morata, che si è guadagnato un rigore poi annullato per fuorigioco. Il Sassuolo ha provato a reagire con Boloca, ma il portiere Butez ha blindato la porta lariana nell’unica vera occasione neroverde.

Troppo fragile la squadra di Fabio Grosso, al secondo ko consecutivo dopo la sconfitta con l’Inter in campionato.

Prossimo avversario: la Fiorentina

Il Como, sempre più protagonista in questa stagione, attende ora la sfida di dicembre contro la Fiorentina per continuare a inseguire il sogno Coppa Italia.

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