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Cultura

Riscrivere la storia di Pompei, nuove prove che l’eruzione avvenne il 17 ottobre e non il 24 agosto del 79 d.C.

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Pompei sepolta il 17 ottobre e non il 24 agosto del 79 d.C., archeologi in azione già nel ‘600 e nuove ricerche sui frutteti rinvenuti tra gli scavi. La Regio V di Pompei svela nuovi volti inediti del più importante parco archeologico al mondo.  Un’iscrizione a carboncino, una moneta del 1631 molto consunta ed i resti di piante di mele, ciliegie e sorbe raccontano la città sepolta dalla furia del Vesuvio attraverso luoghi da poco riemersi. I rinvenimenti nella casa con il giardino all’interno di un’area dal fronte di circa 3 km, che circonda la parte non scavata della città nell’ambito degli interventi di messa in sicurezza del Grande Progetto Pompei. 

 La casa con il giardino è così indicata per l’ampio spazio aperto con portico, all’interno del quale sono state condotte analisi paleobotaniche sulle tracce di vegetali rinvenute, che stanno fornendo un quadro completo delle specie di piante presenti al momento dell’eruzione. Gli archeologi hanno eseguito 48 calchi sulle essenze presenti nell’area tra le quali ciliegie, mele, sorbe e cipolle. Uno straordinario orto che circonda la domus ricca anche di affreschi che ritraggono altre piante. Al complesso di abitazioni si accedeva dal vicolo dei balconi attraverso una porta monumentale con due capitelli a dado. Ma questa non è l’unica meraviglia della casa con il giardino, dove è stata rinvenuta anche una stanza con i resti scheletrici di cinque persone che probabilmente fu visitata da archeologi già nel ‘600 e prima della ufficiale campagna di scavi avviata dai Borbone a partire dal 1748. Sia il portico sia le stanze presentano ricche decorazioni ad affresco. Altri ambienti restituiscono la visione di Venere con una figura maschile e di un ritratto femminile, presumibilmente la domina della domus. La casa al momento dell’eruzione era in corso di ristrutturazione. In un’altra domus, già riemersa nell’800, gli attuali scavi hanno riportato alla luce un atrio centrale circondato da stanze decorate.

In entrambe le case sono state ritrovate suppellettili e oggetti uso quotidiano quali brocche di bronzo con anse figurate arricchite da piccoli inserti in argento, un braciere in ferro rinvenuto nel portico insieme ad un contenitore biconico in terracotta e vasi di vari tipi.

L’intervento di messa in sicurezza dei fronti di scavo delle Regiones I III IX IV V è uno degli ultimi quattro cantieri in corso di realizzazione nell’ambito del Grande Progetto Pompei. 

Il Grande Progetto Pompei per la riqualificazione dell’intero sito fu approvato dal Cipe nel marzo 2012 ed ha previsto cinque piani operativi: Piano della conoscenza, Piano delle Opere, Piano per la fruizione, Piano della Sicurezza e Piano di rafforzamento tecnologico e di capacity building. Il Grande Progetto Pompei ha programmato 47 cantieri di cui 43 già conclusi ed una spesa complessiva in prevalenza fondi europei pari a 105 milioni di euro.  

Il ministro per i Beni ed Attività culturali, Alberto Bonisoli in visita a Pompei per ammirare le scoperte e fare il punto sui lavori in corso ha annunciato tra l’altro che “grande attenzione sarà data anche alla Buffer zone di Pompei e che la prima riunione con le altre istituzione avverrà il prossimo 6 novembre. Inoltre, sarà prioritario bandire un concorso per personale nel settore dei beni culturali e che il Governo è fiero di eccellenze come Pompei”.

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Cronache

Ercolano rinasce: nuovo Museo Archeologico e spazi riqualificati

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Ercolano, spesso considerata la sorella minore di Pompei, sta per vivere una trasformazione epocale. Grazie a un investimento di 50 milioni di euro da parte del Packard Humanities Institute (PHI), la città vedrà la nascita di un nuovo museo archeologico e l’ampliamento del parco, che includerà finalmente l’antica spiaggia recuperata e nuovi spazi provenienti da una vecchia coltivazione di piante ornamentali.

Il progetto prevede la riqualificazione delle aree sud ed est di Herculaneum, e sarà realizzato grazie alla collaborazione tra il PHI e il Parco Archeologico di Ercolano. I terreni acquistati dal PHI verranno donati al parco, portando un enorme passo in avanti dopo 20 anni di partenariato tra la prestigiosa istituzione e il sito archeologico.

Ieri, presso il Ministero della Cultura, è stato firmato un protocollo di intesa alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, del direttore generale dei musei, Massimo Osanna, del direttore del parco di Ercolano, Francesco Sirano, del sindaco Ciro Buonajuto, del presidente del PHI, David W. Packard, e del presidente dell’Istituto Packard per i beni culturali, Michele Barbieri.

Il Packard Institute non solo donerà gli spazi, ma si occuperà anche della progettazione e della realizzazione delle nuove strutture. Gli edifici attuali, ormai inadatti, saranno sostituiti da nuove strutture su un’area estesa su più di 3 ettari, precedentemente occupata dal mare fino al 79 d.C. Il nuovo ingresso su corso Umberto I sarà rivolto verso il mare e verrà realizzato anche un parcheggio per i visitatori.

Questo progetto porterà non solo alla creazione di nuovi depositi permanenti e laboratori di restauro, ma anche alla nuova sede del parco archeologico e dei relativi uffici. Il rapporto tra città antica e moderna migliorerà notevolmente, come dimostrato dalla rinascita del quartiere via Mare-via Cortili.

Il ministro Sangiuliano ha espresso grande entusiasmo per l’accordo: “Ercolano è uno dei siti archeologici più importanti al mondo. L’intesa raggiunta ci consente un grande salto di qualità con l’acquisizione di nuovi terreni e la creazione di nuovi spazi per gli uffici direzionali, i depositi e i laboratori del Parco archeologico”.

David W. Packard ha sottolineato l’importanza della collaborazione: “Sono lieto che la nostra fondazione abbia potuto svolgere un ruolo in questo importante lavoro presso il sito dell’antica Ercolano. Nutro grande ammirazione per l’abilità e la dedizione degli specialisti italiani che hanno lavorato a questo progetto”.

Massimo Osanna ha elogiato il programma elaborato con una visione di lungo periodo, che permetterà una gestione ancora più moderna e innovativa degli spazi e dei depositi. Francesco Sirano ha aggiunto: “Ci sarà un prima e un dopo questo accordo che apre una nuova era nella plurisecolare storia delle ricerche e della gestione del sito”.

Il sindaco Ciro Buonajuto ha concluso: “Questa collaborazione porterà ancora una volta innovazione, ricerca avanzata e migliori pratiche gestionali che consentiranno di preservare e promuovere al meglio il nostro straordinario patrimonio”.

Questo progetto rappresenta un’opportunità unica per valorizzare Ercolano, rendendola non solo un’importante meta turistica, ma anche un centro di ricerca e innovazione nel campo dell’archeologia.

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Cultura

Sangiuliano e Manfredi non lo vogliono ma Lissner farà lo stesso il soprintendente del San Carlo

Nella vertenza Fondazioni Liriche, è stato stabilito che è illegittimo pensionare i 70enni. Lo ha deciso la Consulta trattando il caso del San Carlo. Il Ministero della Cultura dice che mancano solo necessità e urgenza. La verità è che Lissner farà il soprintendente nonostante i no del ministro Sangiuliano e del sindaco di Napoli Manfredi.

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Con la sentenza della Corte Costituzionale cala definitivamente il sipario sul caso del Teatro di San Carlo più di un anno dopo il decreto legge che pensionava i sovrintendenti settantenni dagli Enti lirici e che portò alla cessazione dell’incarico del solo Stephan Lissner (contrattualizzato dal Massimo napoletano fino all’aprile 2025) poi reintegrato nel settembre del 2023 dal Tribunale del Lavoro di Napoli. È stata dichiarata (sentenza n. 146 depositata oggi) l’illegittimità costituzionale dell’articolo 2, comma 3, del decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51 (Disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale), convertito, con modificazioni, nella legge 3 luglio 2023, n. 87.

“La Consulta – precisano fonti del ministero della Cultura sulla vicenda – ha evidenziato solo la mancanza dei presupposti di necessità e urgenza di provvedere tramite decreto-legge, senza entrare nel merito della decisione di fissare un’età massima per i sovrintendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche, che è evidentemente lasciata alle scelte discrezionali del governo”. La vicenda del San Carlo tenne banco la scorsa estate per il susseguirsi di ricorsi e colpi di scena: Lissner infatti era l’unico dei 14 sovrintendenti italiani ad avere già compiuto 70 anni (il 23 gennaio 2023) e per effetto del decreto il suo incarico cessò il 1 giugno.

Il manager francese però decise di combattere ed azionò subito le vie legali. Intanto il 1 agosto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, accoglieva la proposta del Consiglio di Indirizzo della Fondazione presieduta dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e nominava soprintendente Carlo Fuortes, che a maggio si era dimesso dal ruolo di Ad della Rai e che ai primi di settembre sarebbe stato presentato ufficialmente. Ma la sua esperienza napoletana sarebbe durata pochissimo: Lissner è stato reintegrato dal Tribunale di Napoli il 12 settembre. E lo stesso tribunale il mese successivo non ha accolto il ricorso del CdI della Fondazione contro quel reintegro, ritenendo che il decreto legge sul tetto dei 70 anni d’età violasse diversi principi della Costituzione e, tra gli altri, l’articolo 3, sull’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Era la seconda vittoria di Lissner. A quel punto la palla è passata alla Corte Costituzionale. Si è arrivati quindi all’ultimo atto odierno con il deposito della sentenza che ribadisce come il ricorso allo strumento della decretazione d’urgenza, “pur affidato all’autonoma scelta politica del governo, è assoggettato a precisi limiti costituzionali e a regole giuridiche indisponibili da parte della maggioranza, a garanzia della opzione costituzionale per la democrazia parlamentare e della tutela delle minoranze politiche”. Tale potere normativo “non può giustificare lo svuotamento del ruolo politico e legislativo del Parlamento, che resta la sede della rappresentanza della Nazione (articolo 67 della Costituzione)” e dev’essere esercitato “nel rispetto degli equilibri costituzionalmente necessari”.

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Cultura

A Aurora Tamigio il Bancarella per ‘Il cognome delle donne’

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Aurora Tamigio ha vinto il premio Bancarella 2024 con ‘Il cognome delle donne’ (Feltrinelli): la proclamazione nella serata di ieri a Pontremoli (Massa Carrara), con lo scrutinio in piazza: 185 voti sui 188 possibili i voti assegnati. Un “plebiscito”, spiegano i promotori del premio, alla sua 72/a edizione, che “bissa la vittoria di un’altra donna, Francesca Giannone, autrice de ‘La portalettere’ vincitrice dell’edizione 2023. “Molto vicini ma distanti”, invece, gli altri finalisti: Valeria Galante (Diana e Dario Lama) con ‘La casa delle sirene’ (Mondadori), con 88 preferenze, 84 per Marilù Oliva e la sua ‘L’Iliade cantata dalle dee’ (Solferino), 81 voti per ‘L’inventario delle nuvole’ di Franco Faggiani (Fazi editore), a seguire Emanuela Anechoum con ‘Tangerinn (Edizioni e/o), 66 voti e infine Daniele Pasquini 60, con ‘Selvaggio Ovest’ (Nne).

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