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Pisani e la Giornata Mondiale delle Vittime della Strada: oltre 3.260 morti nel 2022, la sfida della sicurezza stradale in Italia

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Il 19 novembre si celebra la giornata mondiale delle “vittime della strada”, durante la quale una preghiera ed un pensiero vanno a tutte le vittime ferite e scomparse in conseguenza di scellerati comportamenti alla guida, spesso evitabili anche con un po’ di buon senso, e di altre disgraziate concause in gran parte dovute alla cattiva manutenzione e gestione delle strade come spesso di tanti veicoli killer in circolazione soprattutto di stranieri che ignorano ogni tipo di regola . Le statistiche e gli ultimi rapporti dell’Istat assomigliano a un bollettino di guerra: nel 2022 sono decedute oltre 3.260 persone, mentre i feriti sono stati oltre 230,568 e gli incidenti stradali censiti ben 174,467. Tutti numeri resi noti per difetto ed in crescita rispetto agli anni precedenti .
Tra i comportamenti errati alla guida si confermano come più frequenti la distrazione spesso per uso di apparecchi elettronici come anche la semplice sigaretta , il mancato rispetto della precedenza, la velocità troppo elevata, in maggioranza l’uso del cellulare.
Aumentano, purtroppo, anche i casi e le sanzioni per la guida sotto l’effetto di alcool e di droghe soprattutto al nord ma sempre di più traci giovani troppo spesso protagonisti di tragedie annunciate .
Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto, ma anche la Campania con strade sporche e abbandonate, sono le regioni dove il numero dei sinistri e delle vittime e’ sempre più alto e si punta ed investe poco anche sull’educazione stradale nelle scuole dove di potrebbe aprire gli occhi ai piu giovani . L’inasprimento delle pene, tra le quali la configurazione dell’omicidio stradale, non basta, non sembra che abbia prodotto gli effetti sperati. Sulle strade italiane si continua a morire e a provocare feriti , vittime innocenti e danni per la collettività .
C’è però un aspetto importante che deve esser evidenziato si chiama attenzione e sviluppo su sicurezza stradale passiva infatti spesso proprio i difetti e ostacoli della strada sono trampolino e concausa di incidenti gravissimi .

Purtroppo si parla in occasione dei sinistri ma poi da sempre c’è una sottovalutazione del pericolo e delle conseguenze del fenomeno . Possiamo stimare che oltre il 50%delle strade, in gran parte rete autostradale esclusa, in Italia non sia a norma e ognuno di noi e’ testimone ogni giorno delle tante insidie e trabocchetti sulle nostre strade .
Spesso numerosi ostacoli fissi, come le cuspidi, la parte terminale del guardrail, buche, alberi, piloni e pali segnaletici sono completamente sprovvisti di sistemi di protezione.
In tantissimi altri casi i dispositivi presenti, dai cartelli segnaletici , dall’attenuatore d’urto alla barriera laterale, sono ormai incidentati, obsoleti, con la promessa ed in attesa di essere riparati o sostituiti, tra continui rimpalli di competenza fra Comuni, Regione ed ente gestore», denuncia insieme alle associazioni anche l’avvocato Angelo Pisani Presidente di Noiconsumatori.it, ma soprattutto esperto difensore sul campo dei diritti degli automobilisti e delle famiglie delle vittime dei pericoli ed illegalità della strada, denunciando da sempre uno scenario di diffusa illegalità e mancanza di prevenzione e sistemi di sicurezza sulle strade adeguato ai giorni nostri .

Pisani insiste sull’obbligo di manutenzione, ripristino e revisione addirittura siamo in presenza di tantissimi dispositivi che, sulla carta e per l’opinione pubblica , sono a norma, ma che invece non garantiscono sicurezza e prestazioni sufficienti per i veicoli circolanti e quindi killer in caso di incidenti. Le barriere stradali oggi in uso sono state progettate per veicoli che circolavano trent’anni fa, e per la cui omologazione sono previsti crash test condotti con auto di 900 chili a 100 km orari. Gli attenuatori d’urto, invece, stando alla normativa vigente, effettuano test con veicoli di massimo 1,5 tonnellate, lanciati a 110 km orari come ricordato da tempo da uno dei massimi esperti del settore il dott Roberto Impero.
Non si tiene conto che su alcune tipologie di strada il limite sia di 130 km orari e soprattutto che circolano veicoli ben più pesanti di 900 kg, una tonnellata, come i Suv e le auto elettriche che poi presentano nuovi pericoli ancora da testare tipo blocco o incendio ».
Amche i limiti di velocità generalizzati non sono sempre un deterrente efficace . È semplice adottare limiti di velocità di 30 o 40 km orari per cercare di limitare la pericolosità di punti stradali critici e pensare di evitare sinistri , ma è come mettere una pezza per non intervenire in modo risolutivo sulle infrastrutture: così ci si rifugia nell’alibi degli automobilisti indisciplinati assolvendo il gestore e le assicurazioni , che dovrebbero essser le prime a prentendere che le strade siamo a norma ma preferiscono altri alibi quando devono liquidare e risarcire le vittime , in fase giudiziale.
In questo modo, però, chi in strada ci viaggia tutti i giorni non viene tutelato. Non dobbiamo dimenticare che è sufficiente un impatto a 40 km orari contro un palo dal diametro di soli 20 centimetri perché si incorra nel rischio di tetraplegia».

Ovvio che una scarsa prevenzione nella sicurezza stradale si traduca poi in costi abnormi per la collettività , per il sistema sanitario come per la società .

«L’Istat ha calcolato che solo nel 2022 le morti sulle strade italiane hanno generato un costo sociale ed economico di 18 miliardi di euro, pari allo 0,9% del Pil. Una cifra enorme, soprattutto se paragonata al costo dei dispositivi salvavita. Un guardrail della migliore qualità costa circa 600 euro al metro lineare. Una spesa sostenibile quando si tratta di salvare vite: l’alibi della mancanza di budget non regge più.
È necessaria una mappatura puntuale dei punti pericolosi , che chiedo sempre a tutti gli automobilisti di fotografare e denunciare per l’incolumità altrui , per metterli una volta per tutte in sicurezza.
Non è solo una questione legale ed etica, è un obbligo di legge, in caso di omessa manutenzione e sicurezza delle strade la condotta dei responsabili deve esser perseguibile come omicidio stradale colposo con severe condanne del gestore della strada».

Eppure da una recente inchiesta del Tg1 è emerso che soprattutto i piccoli Comuni attraverso gli autovelox incassano ingenti cifre che poi investono o dovrebbero investire sulle infrastrutture stradali di loro competenza.

«Il Decreto Legislativo del 30 aprile 1992 è stato concepito per incentivare e sostenere la sicurezza stradale, destinando il 50% dei proventi delle sanzioni alla sensibilizzazione sul tema, mentre stabilisce che gli incassi derivanti dalle multe per eccesso di velocità debbano essere reinvestiti in opere che migliorino la sicurezza stradale.
Tuttavia, un recente report ha fatto emergere come spesso i Comuni utilizzino in modo discutibile i proventi delle multe come si può veder dalle condizioni di alcune strade un esempio per tutti il comune di napoli e provincia ».

In tutte le fenomenologie sociali incide molto la mancanza di cultura e buon senso ma conta molto la carenza di educazione civica negli italiani e soprattutto nei politici e rappresentanti delle istituzioni che dovrebbero investire tanto per la tutela delle vite umane .

«Molto, ancora oggi si pensa alla sicurezza stradale unicamente come una responsabilità oggettiva dell’automobilista, spesso anche come alibi. Tuttavia, il problema va inquadrato nella sua interezza. Il nuovo codice della strada, per esempio, non dedica il giusto spazio al tema infrastrutturale. Seguire le regole quando si è alla guida è cruciale, ma anche la qualità della strada che si percorre gioca un ruolo importantissimo nel determinare l’esito di un incidente, indipendentemente dalle cause che lo hanno generato. Qualora un pullman perdesse il controllo, ad esempio, sarebbe auspicabile che adeguati dispositivi salvavita fossero presenti per impedire che invada la carreggiata opposta o che precipiti dal cavalcavia. Allo stesso modo se un’auto dovesse urtare la parte terminale del guardrail, le conseguenze sarebbero meno gravi se questa fosse protetta da apposito terminale, in caso contrario la lamiera attraverserebbe l’abitacolo come un coltello nel burro».

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Consiglio comunale di Napoli, ok a tariffe Tari 2025

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Alla presenza di 27 consiglieri comunali di Napoli è iniziata in via Verdi la seduta del Consiglio comunale, presieduta da Vincenza Amato. L’Aula ha approvato a maggioranza – con l’astensione dei consiglieri Bassolino e Clemente (Misto) e il voto contrario dei gruppi di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Insieme per Napoli Lega Napoli e del consigliere Grimaldi (Misto) – la delibera n. 65 di variazione al bilancio 2025-2027 (annualità 2025), per l’applicazione dell’avanzo vincolato per l’affidamento delle attività di supporto tecnico-operativo alla predisposizione degli atti a corredo delle istanze per accedere ai finanziamenti relativi alla linea 1 e alla linea 6 della metropolitana di Napoli, su proposta dell’assessore Edoardo Cosenza. Il consiglio, poi, ha approvato a maggioranza la delibera Tari 2025, presentata dall’assessore Baretta, confermando l’aumento del costo complessivo del servizio di gestione dei rifiuti, salito a 264 milioni di euro (+10 milioni rispetto al 2024), nonostante una lieve riduzione dei rifiuti raccolti e un aumento della raccolta differenziata (dal 40% al 42%).

Non hanno partecipato al voto i consiglieri del gruppo Forza Italia, Fratelli d’Italia e Insieme per Napoli Lega Napoli. Il numero di utenze domestiche è aumentato del 3%, con oltre 11.000 nuove famiglie e una maggiore superficie complessiva tassata. Anche le utenze non domestiche sono aumentate di 1.725 unità. Questo ampliamento della base imponibile ha permesso di mitigare l’impatto dell’aumento dei costi, comportando una riduzione della Tari per il 54% delle famiglie, soprattutto per chi vive in abitazioni fino a 75 mq. Inoltre, il Comune ha deciso di destinare 3,3 milioni di euro provenienti dalla tassa di soggiorno per ridurre ulteriormente le tariffe, soprattutto a beneficio delle famiglie. Le utenze non domestiche registrano invece variazioni minime (+0,3%). Baretta ha evidenziato che, sebbene l’intervento sia positivo, è necessario avviare riforme strutturali nel ciclo dei rifiuti, puntando sull’autonomia nello smaltimento e su un’ulteriore crescita della raccolta differenziata.

Nel dibattito, il presidente della Commissione Bilancio Walter Savarese d’Atri ha parlato del grande confronto svolto sui contenuti della delibera. Si poteva certamente fare di più, ha precisato, annunciando un ordine del giorno a sua firma per riequilibrare alcuni aspetti. Per Sergio D’Angelo (Napoli Solidale), va riconosciuta l’onestà intellettuale dell’assessore, che ha ammesso che c’è ancora molto lavoro da fare. Ha chiesto formalmente una sessione di Consiglio dedicata al funzionamento e all’organizzazione di Asia e una riflessione seria su come il servizio viene offerto nelle diverse aree della città, che non sono servite in maniera omogenea. Ha anche proposto l’istituzione di un fondo di emergenza per mitigare gli effetti dell’aumento della tariffa per le famiglie più disagiate.

Iris Savastano (Forza Italia) ritiene improprio l’uso dell’imposta di soggiorno per mitigare la Tari. I fondi, secondo la consigliera, dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per migliorare i servizi turistici, che giudica insufficienti rispetto al flusso di visitatori. Ha inoltre proposto di estendere il beneficio del bonus sociale anche ai nuclei familiari con ISEE basso. Gennaro Esposito (Misto) ha chiesto di destinare maggiori risorse derivanti dalla tassa di soggiorno ai servizi per i cittadini. Ha, inoltre, proposto la sospensione della licenza per gli esercenti morosi nel pagamento della TARI. Luigi Carbone (Napoli Solidale Europa Verde Difendi la Città) ha sottolineato l’importanza di qualificare meglio l’utenza e individuare con precisione chi produce i rifiuti, al fine di garantire equità nella tassa e scoraggiare l’evasione. Salvatore Guangi (Forza Italia) ha criticato la scelta di destinare risorse della tassa di soggiorno a sconti modesti sulla Tari, destinati solo a una parte della popolazione, legando lo sconto alla metratura dell’immobile invece che al reddito. Ha poi denunciato la scarsa efficacia della raccolta differenziata nell’area nord della città, dove si continua a sversare abusivamente senza controlli.

Toti Lange (Misto) ha espresso dubbi sulla proposta di Sergio D’Angelo di modulare la tariffa in base alle zone della città, auspicando una riflessione più ampia su un sistema integrato dei rifiuti da realizzare entro la fine della consiliatura. Ha, inoltre, segnalato una riduzione di attenzione su questo tema, ricordando che zone come i Quartieri Spagnoli risultano essere quasi “zone franche” rispetto ai controlli. Ha, infine, proposto una revisione della tariffa per i bed & breakfast, che non possono essere assimilati alle utenze residenziali. Per Giorgio Longobardi (Fratelli d’Italia), il tema TARI è troppo spesso affrontato con toni trionfalistici che non trovano riscontro nella realtà. L’aumento colpisce sempre le stesse persone, senza affrontare questioni cruciali come lo sversamento abusivo dei rifiuti. Aniello Esposito (Partito Democratico) ha ringraziato l’assessore Baretta per il lavoro svolto in questi anni, che consente oggi una riduzione della tariffa per migliaia di cittadini.

Ha ritenuto giusto destinare parte della tassa di soggiorno alla Tari, in quanto anche i turisti producono rifiuti. Massimo Cilenti (Napoli Libera) ha annunciato il voto favorevole, ma ha richiamato l’attenzione sull’alto tasso di evasione che penalizza i cittadini onesti. Ha sottolineato inoltre che la qualità del servizio non è omogenea in tutte le zone della città. Carlo Migliaccio (Insieme per Napoli Mediterranea) ha apprezzato lo sforzo dell’amministrazione, che punta alla definizione di un processo di smaltimento autonomo, compresa la realizzazione di un impianto di compostaggio. Ha chiesto un riequilibrio della raccolta differenziata nell’area nord della città. Rosario Andreozzi (Napoli Solidale Europa Verde Difendi la Città) ha chiesto una riunione monotematica in Commissione Ambiente sul tema dello smaltimento rifiuti, anche con un focus regionale. Ha inoltre sollecitato il miglioramento della riscossione e l’attivazione di scorrimenti di graduatoria per nuove assunzioni.

Per Gennaro Acampora (PD), è giusto votare questa delibera, che segna una prima, seppur piccola, inversione di tendenza con la riduzione della tariffa per molte famiglie napoletane. Ha ritenuto giusto premiare con uno sconto chi paga regolarmente, auspicando che questo modello venga applicato con continuità. Ha anche difeso l’uso di una parte della tassa di soggiorno per migliorare il decoro urbano, rilanciando sull’importanza del miglioramento del servizio, della lotta all’evasione e dell’organizzazione interna. Nella replica, l’assessore Baretta ha chiarito che il percorso intrapreso dovrà portare a una riduzione progressiva della tariffa. Per farlo, bisogna agire su due piani: quello finanziario e quello organizzativo del servizio. Ha condiviso la necessità di una discussione di merito sull’intero sistema dei rifiuti, precisando che l’utilizzo della tassa di soggiorno non può diventare uno strumento strutturale.

Per ridurre la TARI in modo stabile occorre allargare la platea e potenziare la struttura impiantistica. Respinto, invece, l’ordine del giorno presentato da Forza Italia, mentre il Presidente della Commissione Bilancio Walter Saverese d’Atri ha ritirato l’ordine del giorno da lui presentato per consentire una discussione più ampia sul documento. Teresa Armato ha infine illustrato la delibera n. 83 relativa alla modifica e integrazione di alcuni punti del vigente Regolamento di Contabilità del Comune di Napoli, con la conseguente approvazione del regolamento di contabilità, aggiornato in esecuzione dell’Accordo tra lo Stato e il Comune di Napoli per il rispetto dei tempi di pagamento dei debiti commerciali. Un passo indispensabile per migliorare la governance finanziaria dell’Ente, ha concluso l’assessora. La delibera è stata approvata all’unanimità.

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Serve un tasso di fertilità di 2,7 figli per donna per evitare l’estinzione

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Per anni, il tasso di 2,1 figli per donna è stato considerato il minimo necessario per garantire il ricambio generazionale e la sopravvivenza di una popolazione. Ma oggi questo dato viene superato da nuovi modelli matematici, pubblicati sulla rivista Plos One e coordinati dall’Università di Shizuoka in Giappone, che fissano la soglia a 2,7 figli per donna per assicurare la continuità nel lungo termine.

I fattori casuali che alterano le proiezioni

Per la prima volta, la ricerca ha integrato fattori casuali nei modelli matematici, modificando radicalmente i parametri tradizionali. Tra questi: la variazione reale nel numero di figli per donna, i tassi di mortalità, la possibilità che alcuni adulti non abbiano figli e la frequenza dei rapporti sessuali. Questi elementi rendono insufficiente il precedente tasso di sostituzione.

I piccoli gruppi sono più vulnerabili

Secondo la ricercatrice Diane Carmeliza N. Cuaresma, autrice dello studio, l’effetto delle fluttuazioni casuali si avverte con particolare forza nelle piccole popolazioni, dove può portare all’estinzione di interi lignaggi familiari e alla conseguente perdita di lingua, cultura e tradizioni. Anche nelle grandi popolazioni sviluppate, però, il destino della maggior parte delle famiglie sembra segnato da un lento esaurimento generazionale.

Il caso Italia: il tasso è tra i più bassi d’Europa

In questo scenario, l’Italia si colloca in una posizione particolarmente critica. Secondo i dati Istat del 2024, il tasso di fertilità italiano è di appena 1,18 figli per donna, ben al di sotto non solo della nuova soglia di 2,7, ma anche del vecchio standard di 2,1. Una condizione che accende un campanello d’allarme demografico sempre più urgente.

Una chance dalla nascita di più femmine

Un elemento evolutivo citato dagli studiosi riguarda la maggiore nascita di femmine in periodi difficili come guerre e carestie. Questo fenomeno, osservano i ricercatori, può contribuire alla sopravvivenza delle popolazioni nel tempo, offrendo un vantaggio alla continuità dei lignaggi.

Implicazioni anche per la tutela delle specie a rischio

I risultati dello studio non si limitano all’umanità. Gli autori suggeriscono che questi modelli corretti possono essere applicati anche per ridefinire le strategie di conservazione delle specie animali in via di estinzione, adattando i programmi ai nuovi dati sulla fertilità necessaria.

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Primo maggio e conclave, la fase due della sicurezza

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Un evento imprevedibile, nei tempi e nei numeri, al quale la capitale dovrà essere pronta per far scattare un piano lampo. Ma già collaudato ai funerali di Francesco. Roma si prepara al Conclave e soprattutto alla fumata bianca, che porterà all’intronizzazione del nuovo papa con l’arrivo improvviso, in meno di un’ora, di decine di migliaia di fedeli a piazza San Pietro. “Dobbiamo essere pronti a gestirlo fin dal primo giorno. Non sapendo quando avverrà l’elezione, abbiamo fatto tante ipotesi, anche considerando che tra due domeniche potrebbe esserci l’Angelus con un nuovo pontefice e questo richiederà una serie di servizi particolari. Abbiamo deciso insieme di dover essere pronti con tutta la forza disponibile, seguendo il modello che abbiamo utilizzato per le esequie del papa”, spiega il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, dopo il comitato per l’ordine e la sicurezza che si è svolto in in prefettura.

Nel frattempo proseguono i test sulla sicurezza con altri appuntamenti che restano impegnativi. A partire da quelli delle prossime ore, che terranno la macchina organizzativa allertata per un’intera giornata fino a notte fonda: da una parte “l’incessante pellegrinaggio su Santa Maria Maggiore e quello su piazza San Pietro, e poi un corteo per il grande evento del concertone del primo maggio. Metteremo in campo tutta la forza necessaria”, spiega ancora Giannini. Il flusso di persone che visitano la tomba del pontefice nella basilica è a due passi dal Colosseo – in un solo giorno è stato raggiunto il picco di 70mila accessi – e proprio i Fori Imperiali sono il luogo di destinazione della consueta manifestazione dei sindacati in occasione del Primo maggio, che partirà con un corteo in mattinata da piazza Vittorio e alla quale è prevista la partecipazione di diverse migliaia di persone.

Nel primo pomeriggio comincia poi il concertone di piazza San Giovanni, che durerà fin dopo la mezzanotte. Il tutto in attesa del Conclave la prossima settimana (da mercoledì) e dell’elezione del papa, in occasione della quale verrà schierato lo stesso sistema organizzativo attivato ai funerali di sabato scorso, quando i monitor della sala operativa in Questura hanno documentato un fiume di fedeli verso la basilica: fin dall’apertura dei varchi, a un’ora dall’inizio della funzione, si era raggiunta la capienza massima di cinquantamila ed era stato chiuso l’accesso alla piazza. Per accedere i fedeli avevano attraverso varchi presidiati con i metal detector e chi non è riuscito ad arrivare fino alla piazza aveva potuto seguire la funzione dai maxischermi posizionati lungo via della Conciliazione, a piazza Pia, piazza Risorgimento e piazza Cavour. Le bonifiche saranno costanti fin dalla vigilia del Conclave, anche nel sottosuolo, mentre i droni garantiranno la visuale dall’alto attraverso immagini in 3d.

È presumibile che durante l’intronizzazione venga stata istituita una no fly zone sul territorio, così come saranno schierati tiratori scelti sui palazzi, artificieri, nuclei cinofili e militari con i bazooka antidrone. Il 26 aprile, quando alla cerimonia funebre parteciparono 160 le delegazioni straniere, furono utilizzati quattromila uomini e donne delle forze dell’ordine. Stavolta la sfida sarà invece di riuscire ad attivare un numero cospicuo di agenti nel minor tempo possibile con un dispositivo rimodulabile a seconda degli arrivi di cittadini e turisti, per un evento che ancora una volta consacrerà Roma come palcoscenico della storia.

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