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Cronache

Pioggia e grandine in Lombardia, esonda il Seveso

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 Una bomba d’acqua che ha alzato il livello dei fiumi di 3 metri in mezz’ora a Milano, che e’ diventata in alcuni comuni dell’hinterland una grandinata in grado di frantumare i vetri delle auto. Ma non e’ stato solo il capoluogo lombardo a svegliarsi con il maltempo e con la ormai consueta esondazione del Seveso, dato che in quasi tutta la Lombardia ci sono stati disagi, inondazioni e problemi alla viabilita’ a causa di forti temporali con raffiche di vento ben oltre ai 100 km orari. Da Brescia a Cremona, da Sondrio a Bergamo (dove si sono verificati allagamenti e infiltrazioni all’aeroporto, che comunque non hanno causato problemi ai voli), la pioggia e’ caduta in grandi quantita’ dall’alba ma a preoccupare in particolar modo sono stati i suoi effetti sul Seveso e sul Lambro, che si sono ingrossati fino a esondare alle 7, allagando strade e cantine nella zona nord di Milano, da Niguarda a Viale Sarca. Con piu’ di 100 uomini impiegati, i vigili del fuoco del Comando provinciale milanese sono intervenuti per aiutare persone rimaste bloccate nei sottopassi o negli ascensori, assieme ai tecnici di Unarete al lavoro per ripristinare la corrente in molti condomini a causa delle tante cabine elettriche allagate. Problemi anche alla circolazione dei mezzi in una zona di Milano che soffre periodicamente l’assenza di una soluzione per il Seveso. “Dobbiamo accelerare: abbiamo aperto il cantiere a Milano, abbiamo due gare in corso, dobbiamo essere il piu’ veloci possibile per una risposta strutturale, Milano non puo’ attendere”, ha spiegato l’assessore alla Mobilita’ del Comune di Milano Marco Granelli, ricordando l’inizio dei lavori della prima vasca di contenimento al Parco Nord che fa parte di un piano complessivo che dovrebbe terminare fra due anni. Dovrebbe, perche’ i ricorsi hanno finora rallentato un’opera approvata e finanziata nel 2015 e che gli abitanti della zona aspettano da decenni: “Sono film gia’ visti, da 30 anni le solite cose. Nel 2020 siamo ancora qua a lottare contro il Seveso, siamo stanchi di questa situazione che non si risolve, e’ una cosa vergognosa”, e’ lo sfogo di un barista della zona. Ma se a Milano ha fatto paura l’acqua, in alcuni comuni della cintura a nord della citta’ come Bresso, la grandine era talmente grossa da aver causato danni alle auto parcheggiate, frantumando in alcuni casi anche i vetri, e a tutto cio’ che si trovava all’esterno inclusi armadietti e pattumiere in plastica sui balconi. Grandine anche nella provincia di Cremona, con il vento (anche una tromba d’aria nel Cremasco) che ha scoperchiato alcuni tetti e fatto cadere rami sulla ferrovia con disagi su alcune linee, che hanno interessato anche la circolazione dei treni da Milano verso nord. Raffiche di vento oltre i 100 km/h e allagamenti anche a Brescia e danni all’agricoltura, soprattutto alle viti, in Valtellina con danni, secondo una prima stima di Coldiretti, che “vanno dal 30% al 60% con punte che arrivano a sfiorare in singoli casi l’80%”. Nella Brianza monzese si segnalano campi sommersi dall’acqua che i terreni non riescono piu’ a trattenere, colpito anche il Varesotto, con grandinate e alberi caduti mentre a Como e Lecco e’ stata la pioggia forte ad allagare fondi e strade.

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Cronache

David Knezevich morto in carcere: era accusato dell’omicidio di Ana Maria Henao

David Knezevich, accusato della sparizione della ex moglie Ana Maria Henao, si è tolto la vita nel carcere di Miami. Resta il mistero sul corpo della donna scomparsa.

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David Knezevich, 37 anni, accusato del sequestro e dell’omicidio della ex moglie Ana Maria Henao, è stato trovato morto nella sua cella a Miami, in Florida. A confermare il decesso, avvenuto per suicidio secondo i media americani, è stato il suo avvocato. Knezevich era detenuto in attesa di giudizio, dopo essere stato arrestato a maggio 2024 per il presunto coinvolgimento nella misteriosa sparizione della milionaria, avvenuta a Madrid.

Il giallo internazionale e le ricerche nel Vicentino

La vicenda aveva assunto da subito i contorni di un intrigo internazionale, coinvolgendo Stati Uniti, Spagna, Serbia e Italia. L’Fbi aveva seguito le tracce del sospettato fino a Cogollo del Cengio, in provincia di Vicenza, dove si erano concentrate le ricerche del corpo di Ana Maria Henao. Gli inquirenti avevano individuato la zona grazie ai tracciamenti di un’auto noleggiata da Knezevich a Belgrado. Nonostante gli sforzi, le operazioni di perlustrazione non avevano portato al ritrovamento del cadavere.

La ricostruzione delle accuse

Secondo gli investigatori, il 29 gennaio 2024 Knezevich aveva noleggiato un’auto senza GPS a Belgrado, recandosi poi a Madrid. Dopo aver rubato una targa per camuffare il veicolo, sarebbe stato ripreso dalle telecamere mentre metteva fuori uso i sistemi di sorveglianza dell’appartamento di Ana Maria. In seguito sarebbe entrato nell’abitazione con una valigia per uscirne nove minuti dopo: l’ipotesi è che avesse nascosto il corpo della donna, minuta e dal fisico esile, nella stessa valigia.

Durante il rientro verso la Serbia, una sosta prolungata nei boschi vicentini aveva insospettito gli investigatori, che avevano concentrato lì le ricerche senza tuttavia trovare alcun risultato.

Le accuse e i procedimenti legali

Nonostante l’assenza del cadavere, nei confronti di Knezevich era stata formalizzata l’accusa federale di omicidio. Parallelamente, la famiglia di Ana Maria aveva intentato una causa civile per «morte ingiusta», trasferimenti fraudolenti e sofferenza estrema, coinvolgendo anche il fratello, la madre e un cugino dell’imprenditore serbo. Gli accusati erano sospettati di aver aiutato Knezevich nella copertura del delitto o nell’occultamento delle prove.

Con la morte di David Knezevich, il procedimento penale a suo carico si chiude definitivamente, ma restano aperte le indagini sugli eventuali complici. Il mistero della scomparsa di Ana Maria Henao, intanto, rimane senza una soluzione definitiva.

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Medvedev: Zelensky farà una triste fine, abbattere regime Kiev

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Il numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, ha dichiarato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “finirà nel modo più triste” e che le truppe russe devono concludere “con una vittoria” l’invasione dell’Ucraina e “distruggere” quello che lui, seguendo la definizione della propaganda del Cremlino, definisce “il regime neonazista di Kiev”. Lo riporta l’agenzia di stampa ufficiale russa Ria Novosti.

“Quando il capo di uno Stato, anche uno così particolare come l’Ucraina, e un tipo così patologico come questo personaggio, si vanta di queste cose, significa solo una cosa: che alla fine anche lui finirà nel modo più triste”, ha detto Medvedev, commentando la notizia, ripresa anche dalla Reuters, secondo cui Zelensky avrebbe elogiato l’intelligence ucraina per l’uccisione di alcuni alti ufficiali russi ma senza riferimenti a casi specifici.

“Innanzitutto, dobbiamo completare l’operazione militare speciale in Ucraina con una vittoria e dobbiamo distruggere il regime neonazista di Kiev, ma il regime, non lo Stato, il cui destino è una questione del futuro”, ha detto poi l’ex presidente russo usando la dicitura “operazione militare speciale” con cui il Cremlino indica l’aggressione militare contro l’Ucraina. La Russia di Putin ha invaso l’Ucraina sostenendo di volerla “denazificare”, ma la tesi di Mosca secondo cui il governo di Kiev sarebbe “neonazista” è considerata del tutto infondata dalla stragrande maggioranza degli analisti politici.

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Ischia ritrova la sua giustizia: il Tribunale torna operativo con le udienze del giovedì

Il Tribunale di Ischia riapre le udienze del giovedì grazie al decreto del presidente vicario Scoppa. Una vittoria per avvocati, cittadini e istituzioni locali dopo mesi di proteste.

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Una notizia attesa con speranza dai più ottimisti e insperata da altri, ma che segna un passaggio decisivo nella lunga battaglia per la tutela del presidio giudiziario dell’isola verde. Il presidente vicario del Tribunale di Napoli, Gianpiero Scoppa, ha disposto il ripristino delle udienze a Ischia, restituendo piena funzionalità alla sezione distaccata locale.

Una decisione che accoglie le istanze dell’Associazione Forense dell’isola di Ischia e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, protagonisti di una mobilitazione decisa culminata nello sciopero del 5 aprile scorso e nel ricorso al TAR presentato con il sostegno dei sei Comuni isolani.

Il decreto del giudice Scoppa: ritorno alla normalità

Il provvedimento firmato da Scoppa prevede l’assegnazione provvisoria del giudice onorario Ciro Ravenna al settore civile della Sezione distaccata di Ischia, in qualità di Giudice dell’Esecuzione, con il compito di gestire le udienze precedentemente seguite dalla giudice Criscuolo.

Nel decreto si evidenzia che Ravenna, rientrato in servizio nel 2025 dopo un incarico all’Ufficio del Giudice di Pace, aveva espressamente chiesto di essere destinato a una sezione civile in virtù della propria formazione professionale. La sua collocazione a Ischia rappresenta dunque una soluzione funzionale per sopperire alle gravi carenze d’organico che affliggono il Tribunale isolano.

Il decreto ha effetto immediato, garantendo il ripristino delle udienze del giovedì e segnando una svolta dopo mesi di polemiche, disservizi e disagi per professionisti, cittadini, testimoni e imputati costretti agli spostamenti sulla terraferma.

La soddisfazione dell’Assoforense e dell’avvocatura

«Quello ottenuto è un risultato importante», ha commentato Alberto Morelli, presidente dell’Assoforense Ischia. «Scoppa aveva già dimostrato attenzione e sensibilità alla nostra situazione. Ora arriva un passo concreto che ridà dignità alla nostra professione e servizio alla cittadinanza».

Anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli esprime soddisfazione per l’esito di un lavoro di sinergia tra istituzioni e avvocati, premiato da un risultato tangibile dopo mesi di diplomazia e pressione istituzionale.

La battaglia continua: si attende la stabilizzazione definitiva

Sebbene l’assegnazione di Ravenna rappresenti una boccata d’ossigeno, resta ancora aperta la questione della stabilizzazione definitiva del Tribunale di Ischia, promessa più volte dal Governo centrale ma mai concretamente attuata.

Il clima ora è più disteso, ma solo un atto definitivo potrà chiudere quella che gli avvocati dell’isola definiscono «una lunga parentesi di giustizia precaria».

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