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Cronache

Parco Verde di Caivano, la polizia smantella la piazza di spaccio a conduzione familiare: arrestata intera famiglia

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Il blitz della polizia di Stato è scattato all’alba. Una vasta operazione antidroga coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nell’area del “Parco Verde” di Caivano, il più grande market della droga a cielo aperto. Un posto diventato negli anni una enclave del narcotraffico in territorio della Repubblica italiana. Oggi, dopo una  complessa indagine della Squadra Mobile di Napoli coordinata dalla procura distrettuale antimafia finiscono i carcere la donna boss, i figli e i pusher del narcotraffico. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere  sono state emesse dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Napoli nei confronti di un gruppo criminale specializzato nel traffico e cessione d’ingenti quantitativi di droga.  L’intero quartiere è stato cinturato e sono in atto perquisizioni e controlli da parte anche dei poliziotti Reparto Prevenzione Crimine Campania, IV Reparto Mobile, VI Reparto Volo, unità cinofile. Fondamentale, però, sarà il supporto dei Vigili del Fuoco incaricati di sfondare porte, scardinare cancelli, dissaldare grate di ferro e trovare nascondigli dove i narcos del Parco Verde nascondono la droga .

Le indagini, svolte dalla Squadra Mobile, hanno documentato l’esistenza e l’operatività di una ramificata organizzazione criminale dedita al traffico e alla cessione di sostanze stupefacenti, promossa e diretta da Rosa Amato alias “Rosetta a terrorist” e dai figli Domenico Sabatino e Vincenzo Bellezza, attività svolta, prevalentemente, all’interno del noto rione popolare “Parco Verde” di Caivano, caratterizzato da un forte degrado sociale e connotato da un tasso delinquenziale elevato, frutto della commistione di interessi illeciti diversificati con particolare preminenza dello smercio delle sostanze stupefacenti.

Le investigazioni, supportate dalle attività tecniche e dal contributo dichiarativo di collaboratori di giustizia, hanno accertato il ruolo rivestito da ciascuno degli associati con una precisa suddivisione e distribuzione di ruoli e di compiti.

Le intercettazioni hanno evidenziato con chiarezza che gli indagati avevano la continua disponibilità di sostanza stupefacente destinata alla distribuzione all’interno della piazza di spaccio, sita nel Parco Verde e che all’interno di tale piazza venivano vendute sostanze di diverso tipo, in particolare cocaina, crack e hashish.

La vendita al minuto della sostanza stupefacente sul territorio di Caivano si realizzava attraverso un preciso sistema collaudato:

  •  un’attenta predisposizione di “ turni di servizio da parte di coloro che svolgevano il ruolo di pusher e/o vedette in modo da assicurare la operatività continua della piazza di spaccio anche nelle ore notturne;
  •  l’adozione di cautele idonee ad ostacolare l’attività di indagine delle Forze di Polizia;il reperimento di liquidità finanziaria per garantire l’acquisto di sostanza ed azioni per il recupero dei crediti vantati nei confronti dei singoli spacciatori;la corresponsione di uno stipendio settimanale ai venditori ed alle vedette.Il 14 ottobre 2016 nel corso di un servizio di polizia giudiziaria all’interno del Parco Verde di Caivano, i poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato P.S. Afragola rinvenivano e sequestravano nell’edificio B2/6, di pertinenza del summenzionato sodalizio criminale, 500 grammi di cocaina, occultati nelle feritoie dei battenti dei vani ascensori, ricetrasmittenti, materiale idoneo al confezionamento della sostanza da vendere al dettaglio, un’agendina riportante appunti manoscritti relativi all’attività di spaccio, nonché in una cantina di un altro edificio dodici cartucce per pistole di diverso calibro.La perquisizione dava riscontro alle risultanze investigative acquisite con le intercettazioni telefoniche, ovvero il funzionamento della piazza di spaccio, presente sull’attico dell’edificio B2/6 del Parco Verde, cioè la “loggia” posta al settimo piano, base logistica del sodalizio criminale.Nel corso di quell’operazione fu tratto in arresto in flagranza di reato Domenico Sabatino per detenzione ai fini di spaccio.

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Napoli, gli sparano per uno scooter: le immagini shock della rapina, le parole della mamma

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Una rapina violenta che ha visto la vittima, un giovane ingegnere napoletano, rischiare la vita. Tutto ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’impianto. Una vicenda assurda, accaduta la sera del 29 marzo a San Giovanni a Teduccio, in via di Reggia di Portici. L’ingegnere va fare carburante al suo scooter, quando due rapinatori lo aggrediscono perchè vogliono il mezzo del 32enne. Lo minacciano, lo strattonano, provano a farlo scendere e infine uno dei due estrae la pistola e gli spara alle gambe. Lui cade, ferito, con tutto lo scooter. Trasportato all’ospedale del Mare, per qualche giorno è in pericolo di vita, adesso non lo è più, ma è comunque grave.

Le immagini del video della rapina sono violente, danno l’idea della crudeltà dei rapinatori che sono stati disposti a fare e poi pagare un omicidio per un vecchio SH che gli avrebbe fruttato poche decine di euro. Senza alcuno scrupolo.

 

La mamma della vittima scrive su Facebook, raccontando i momenti di angoscia che ha vissuto: “Mi avevano nascosto tutto, ma mio figlio Fabio, non rispondeva ai messaggi, non volevano darmi altro dolore. Ho realizzato stanotte che qualcosa non andava. Ho appreso solo stamani. Mio figlio è fuori pericolo, il mio cuore è impazzito, abbiamo avuto un miracolo, mio marito Enzo l’avrà protetto dal cielo. Confido che vengano presi questi criminali, e ringrazio il Signore che ha protetto mio figlio da una peggiore disgrazia. Sono distrutta, il dolore nel dolore…”

 

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Cronache

Figlia muore per un malore, la madre anziana di stenti

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Dramma della solitudine a Pergine Valsugana, in Trentino, dove una donna di 55 anni, Franca Bernabè, è morta per un malore e la madre anziana, Filomena Antonacci di 82 anni, solo giorni dopo, probabilmente di stenti. Lo scrive oggi la stampa locale. Le due donne condividevano un appartamento dell’istituto di edilizia sociale trentino in via Petrarca.

La figlia, che si prendeva cura dell’anziana, sarebbe morta, probabilmente per arresto cardiaco, tre settimane fa, la madre solo due settimane dopo. Sono stati i vicini di casa a lanciare l’allarme per i cattivi odori che provenivano dall’abitazione. Sul posto sono anche intervenuti i carabinieri. Madre e figlia sarebbero stati seguiti dai servizi sociali, ma in più occasioni avrebbero rifiutato l’aiuto. Il medico legale ha confermato la morte naturale per entrambi.

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Il messaggio del Papa appena uscito dall’ospedale: io sono ancora vivo

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Il Papa sfodera un bel sorriso e la sua solita ironia quando, uscito dall’ospedale, risponde ai giornalisti che chiedevano della sua salute: “Sono ancora vivo, sai”. Una battuta, certo, ma anche un messaggio, e neanche tanto indiretto, a chi, nella gerarchia ecclesiastica, desidererebbe un passo indietro del Pontefice argentino. Francesco sa bene che c’è pronta la fronda di chi non lo ama. Nel 2021, dopo l’operazione al colon, si era sfogato: “So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave”, confidò ad un gruppo di gesuiti incontrati a settembre di quell’anno in Slovacchia. Oggi si è presentato in forma: sorridente, scherzoso.

E’ sceso dalla macchina e ha saluto la gente, in piedi a sottolineare che non è neanche più legato alla sedia a rotelle. Francesco ieri ha mangiato la pizza (altro che brodini da paziente ricoverato), e ha impartito un battesimo in corsia; oggi, prima di rientrare in Vaticano, ha attraversato Roma, mettendo per mezz’ora a soqquadro il centro della città e appena arrivato a Casa Santa Marta si è messo a lavorare. La prima udienza è stata con il cardinale Marc Ouellet. Quello per intenderci con il quale decide le nomine dei vescovi. Poi ha telefonato a don Marco Pozza, il cappellano del carcere di Padova che collabora con ‘A sua immagine’, la trasmissione tv che era pronta mercoledì, proprio nelle ore in cui il Papa invece è corso in ospedale, ad intervistarlo.

“E’ bastata una sua telefonata, appena rientrato a casa, per risentire l’ardore del grande generale, pronto a ritornare in sella. A scendere nell’arena”, dice don Pozza usando un linguaggio quasi ‘militante’. E sì, perché anche se tutti dicono che bisogna superare le correnti nella Chiesa, come fa anche il cardinale tedesco Gerhard Mueller nel suo ultimo libro, è evidente che la divisione tra progressisti e conservatori c’è e, se vogliamo, sembra ampliarsi sempre di più. Francesco allora avvisa tutti: “sono ancora vivo”, “domani celebrerò la Domenica delle Palme”, “non ho avuto paura”. E quindi, oltre alla conferma di tutti gli appuntamenti che erano stati fissati per i prossimi giorni, va avanti con un Bollettino della sala stampa zeppo di nomine e la conferma anche che a fine mese andrà in Ungheria. Con buona pace di chi continua a farsi i conti per il prossimo conclave.

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