Collegati con noi

Cronache

Pacemaker, protesi ortopediche, erogatori di insulina: l’affare miliardario che non sempre fa gli interessi dei pazienti. L’inchiesta di Report e le critiche della Società di cardiologia

Pubblicato

del

“Un allarme infondato, che rischia di creare danni alla salute dei pazienti. Di fare dei morti, alimentando la diffidenza verso la tecnologia medica. In particolare verso le protesi cardiache”. Quella che avete appena letto è la preoccupazione dei cardiologi italiani, espressa dal past president della Società italiana di cardiologia (Sic), Francesco Romeo, che dopo le anticipazioni dell’inchiesta di ‘Report’ sulle valvole cardiache – in onda questa sera su Rai 3, alle 21 e 15. Romeo riferisce di “aver ricevuto decine di telefonate dai pazienti terrorizzati per la durata della valvola impiantata. Già l’inchiesta dell’Espresso (con la pubblicazione di un database che permette ai pazienti di verificare se la propria tipologia di impianti ha avuto segnalazione di sicurezza, ndr) ci ha molto preoccupati, per le modalità con cui un argomento così delicato è stato affrontato”, spiega Romeo che annuncia a breve una presa di posizione comune delle diverse società scientifiche di cardiologia.

“Questo allarme ‘mediatico’ – precisa Romeo, anche direttore dell’unità di Cardiologia e cardiologia interventistica del Policlinico Tor Vergata di Roma- sta già procurando danni, minando la fiducia dei pazienti. Per questo le società scientifiche pensano sia necessario intervenire per rasserenare il clima e dare informazioni corrette ai pazienti, che sono gli unici a cui dobbiamo rendere conto: dobbiamo garantire loro il diritto inviolabile alla salute, al di fuori di ogni considerazione economica o di mercato, basandoci però sulle nostre conoscenze scientifiche. Purtroppo le informazioni scorrette possono fare più morti degli incidenti stradali. Criminalizzare la tecnologia è profondamente sbagliato. La speranza di vita guadagnata in questi decenni nell’80% dei casi è merito della cardiologia. E l’innovazione tecnologica in questo settore ha un peso straordinario” . Per quanto riguarda le valvole cardiache, di cui si parlerà a Report, in particolare la Tavi (sostituzione valvolare aortica transcatetere), Romeo ricorda che si tratta di una tecnica oggi riservata a pazienti ultraottantenni, inoperabili, con una sopravvivenza di meno di un anno nell’80% dei casi. Persone a cui queste valvole permettono una sopravvivenza anche di 10 anni”. Ad oggi, infatti, queste valvole non vengono impiantate nelle persone più giovani – che invece sono sottoposte a intervento tradizionale – solo perché ancora non sono disponibili tutti i dati necessari sulla loro durata. “Ma i primi studi di durata sono molto incoraggianti”, riferisce l’esperto. L’informazione su questi temi, spiega ancora Romeo “è delicatissima. Deve tenere conto di diversi dati e valutare i costi-benefici. Non si possono instillare dubbi che possono significare ansia e paura per i malati. Alcuni dati hanno necessariamente bisogno di una ‘mediazione’ del medico, che valuta e compara diversi fattori. Così come i farmaci anche i device hanno controindicazioni e rischi. Ma segnalare solo i problemi senza metterli in confronto con i benefici, in termini di vite salvate per esempio, è solo dannoso”. Messaggi che non tengono conto di tutti gli elementi “possono essere devastanti. L’informazione del servizio pubblico – conclude Romeo riferendosi alla trasmissione di Report – deve garantire la correttezza scientifica del messaggio, a tutela dei pazienti”.  Ma che cosa vedremo stasera in onda su Report? Perché tanto allarme della Sic ovvero Società italiana di cardiologia? Report manderà in onda una inchiesta, molto ben documentata, fatta da 252 giornalisti, 59 testate da 36 Paesi in tutto il mondo.

Report è solo uno dei partner , insieme fra gli altri a BBC, Associated Press, Le Monde, Süddeutsche Zeitung, NBC e molti altri. Si tratta di un’indagine sulla sicurezza ed efficacia dei dispositivi medici e sulle falle della vigilanza dopo che questi sono impiantati. I pacemaker, le protesi ortopediche, gli erogatori di insulina. Grazie a questi e altri dispositivi oggi viviamo meglio e più a lungo.

Dunque non si discute l’utilità di questi dispositivi, anzi. Si discute della espansione frenetica di un mercato da quasi 200 miliardi di dollari, guidato da multinazionali europee e americane, che non sempre coincide con gli interessi dei pazienti. Il servizio di Report (che va visto prima di essere criticato) illustrerà diverse tecnologie che hanno mostrato problemi rilevanti, dal pacemaker senza fili Nanostim alle protesi all’anca, passando per valvole cardiache e retine pelviche.

Lo stesso ministero della Salute ha ammesso a Report che in fase di vigilanza molto spesso gli incidenti non vengono riportati, cioè non sappiamo davvero quanto un device sia pericoloso per la salute. La Commissione europea si è resa conto che le cose non vanno e nel 2017 ha varato una riforma del settore, il regolamento MDR 745. Ma funzionerà davvero o è stato scritto per lasciare tutto com’era? Grazie allo sforzo di data journalist da tutto il mondo che hanno collaborato al progetto offriranno inoltre in esclusiva sul nostro sito web, nell’ottica di Servizio pubblico, un database planetario dei dispositivi medici per aiutare i cittadini a conoscere meglio la qualità delle tecnologie di cui usufruiscono. Stasera, dunque, si vede il reportage di Report, e poi, solo poi si potrà dire se ci sono delle falle nell’inchiesta giornalistica. 

 

Questa sera su Rai 3 alle 21,15, Report / conduce Sigfrido Ranucci 

 

Advertisement

Cronache

Giffone (RC), i Carabinieri scoprono e distruggono la quinta piantagione di marijuana in pochi giorni

Pubblicato

del

Continuano le operazioni di contrasto alla coltivazione illegale di marijuana nel comune aspromontano di Giffone. I Carabinieri della Compagnia di Taurianova, supportati dallo squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria”, hanno scoperto e distrutto un’altra vasta piantagione di marijuana nascosta in una zona boschiva e impervia. Questa è la quinta piantagione individuata nel giro di pochi giorni.

Durante l’ultimo intervento, i militari hanno rinvenuto oltre 2500 piante di marijuana, alcune delle quali superavano i due metri di altezza e si trovavano già in uno stato avanzato di crescita, pronte per essere raccolte. Sul posto, è stato sorpreso un giovane di 21 anni, residente a Giffone, mentre controllava lo stato di maturazione delle piante e gestiva un sofisticato sistema di irrigazione.

L’operazione ha impedito la produzione di oltre 70 mila dosi di marijuana, che avrebbero avuto un valore di mercato di circa 600.000 euro. Grazie all’intervento tempestivo dei Carabinieri, le piante sono state estirpate e sequestrate, prevenendo così l’immissione sul mercato illegale degli stupefacenti.

Attualmente, il procedimento è nella fase delle indagini preliminari. La responsabilità del giovane arrestato sarà valutata nel corso del successivo processo, in base alla fondatezza delle accuse mosse a suo carico. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore della persona indagata.

L’impegno dei Carabinieri nel contrastare la coltivazione e il traffico di droga continua a dare risultati significativi. La scoperta e la distruzione di queste piantagioni rappresentano un importante passo avanti nella lotta contro il mercato illegale degli stupefacenti, contribuendo a proteggere la salute pubblica e la sicurezza della comunità.

Continua a leggere

Cronache

Magnate asiatico Kwong, mai pagato o conosciuto Boraso

Pubblicato

del

Il magnate singaporiano Ching Chiat Kwong si chiama ‘fuori’ dalle accuse che lo inseriscono nell’inchiesta di Venezia, sostenendo di non aver “mai pagato, ne’ conosciuto” l’assessore Renato Boraso, in carcere per corruzione. Kwong, indagato dai pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, ha fatto conoscere la sua posizione attraverso il proprio difensore, l’avvocato Guido Simonetti. Nelle carte dell’accusa il miliardario asiatico è chiamato in causa – per l’acquisto dei due palazzi veneziani Donà e Papadopoli, e per la trattativa sui ‘Pili’ – assieme a Luois Lotti, suo plenipotenziario in Italia, e Claudio Vanin, imprenditore prima con loro in affari, ora ingaggiato in una dura lotta legale con Lotti.. A Venezia c’è intanto attesa per capire quali saranno le mosse del sindaco Luigi Brugnaro, a sua volta indagato, che pressato dei partiti della sua maggioranza – in particolare Fdi – ha deciso di anticipare al 2 agosto (prima era il 9 settembre) la data del chiarimento in Consiglio Comunale. Brugnaro continua a lavorare, e non ha intenzione di presentarsi dimissionario.

E se può essere suggestivo accostarvi oggi le dimissioni di Giovanni Toti, suo ex compagno di avventura in ‘Coraggio Italia’, da ambienti vicini a Ca’ Farsetti si fa notare come le due vicende siano “completamente diverse”. Brugnaro è indagato per concorso in corruzione con i due dirigenti dell’ufficio di gabinetto Morris Ceron e Derek Donadini. Quando scoppiò l’inchiesta il Procuratore Bruno Cherchi aveva sottolineato che l’iscrizione del sindaco nel registro era stata fatta solo “a sua tutela”. I chiarimenti veri, tuttavia, non saranno possibili fino a quando i nomi di peso finiti nell’inchiesta non decideranno di presentarsi davanti ai magistrati. Oggi intanto ha provato a chiarire la propria posizione l’uomo d’affari singaporiano “Ching Chiat Kwong – ha dichiarato l’avvocato Simonetti – “non ha mai disposto né effettuato (neppure tramite persone terze) il pagamento di una somma nei confronti dell’assessore Renato Boraso”.

Inoltre “non ha mai neppure conosciuto l’assessore Renato Boraso”. E sulle due operazioni portate a termine da Kwong a Venezia, viene sottolineato che i due edifici citati nell’inchiesta, palazzo Donà e palazzo Papadopoli, “sono stati acquistati attraverso una procedura ad evidenza pubblica e a prezzi in linea (se non superiori) al loro valore di mercato”. Nelle carte dell’inchiesta, l’accusa sottolinea tuttavia che proprio per far abbassare il valore di acquisto di palazzo Papadopoli, da 14 mln a 10,7 mln, Boraso avrebbe ricevuto da Kwong “”per il tramite dei suo collaboratori”, la somma di 73.200 euro, attraverso due fatture da 30.000 euro più Iva, emesse da una società dell’assessore, la Stella Consuting, per una consulenza “in realtà mai conferita, ne’ eseguita”. Quanto all’affare, poi sfumato, dei Pili, l’avvocato di Kwong evidenzia “come la trattativai non si sia in alcun modo mai concretizzata, fermandosi ad uno stadio del tutto embrionale”.

Continua a leggere

Cronache

‘Sgomberate la Vela’, l’ordinanza del 2015 mai eseguita

Pubblicato

del

Un’ordinanza datata ottobre 2015 metteva in guardia dal pericolo crolli: la Vela Celeste va sgomberata, il succo di una relazione del Comune di Napoli messa nero su bianco. La firma in calce è quella del sindaco dell’epoca, Luigi de Magistris. Un sos che non troverà mai seguito e di cui oggi la città piange le conseguenze dopo il crollo del ballatoio-passerella che lunedì sera ha determinato la morte di tre persone e il ferimento di altre dodici. Dunque, non solo il documento datato 2016 che denunciava la mancata manutenzione dei ballatoi della Vela Celeste di Scampia con relativo rischio crollo, dal passato emerge anche un’altra carta che chiama in causa l’immobilismo delle istituzioni. Perché quell’ordinanza di sgombero coatto non è mai stata presa in considerazione?

E perché si è preferito agire con degli accorgimenti che sanno di palliativo piuttosto che affrontare di petto l’emergenza segnalata da quel documento pubblicato sull’albo pretorio del Comune? Domande in attesa di risposta e sulle quali la procura di Napoli – che ha aperto un’indagine contro ignoti per crollo colposo e omicidio colposo – intende fare chiarezza. L’ordinanza firmata de Magistris – è quanto emerge – era dettata dalla necessità di tutelare l’incolumità di 159 famiglie per un totale di 600 persone residenti nella Vela Celeste. Alla base del provvedimento c’era la relazione di un dirigente comunale che delineava un quadro di pericolo allarmante. Anche la politica chiede di fare chiarezza.

A partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein che ne ha parlato al festival di Giffoni: “È un tragedia drammatica – ha detto -. Abbiamo immediatamente espresso tutta la nostra vicinanza alle persone, alle famiglie, al quartiere colpito. C’è da fare luce su quello che è accaduto perché non può succedere una cosa del genere”. Fare luce è quello che intende fare la Procura di Napoli che ha disposto l’ampliamento dell’area sottoposta a sequestro, dal terzo piano fino al piano terra. Le verifiche stanno riguardando anche le posizioni dei residenti nella Vela “incriminata” che, in gran parte, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, risulterebbero abusivi. E intanto si sta rivelando più difficoltosa del previsto l’acquisizione della copiosa documentazione amministrativa sulla Vela Celeste. Si tratta in particolare degli atti relativi al progetto di riqualificazione ReStart e alla manutenzione del complesso di edilizia popolare con relative negligenze che oramai sono date per scontate. Fondamentali saranno per gli inquirenti le risultanze del lavoro affidato al perito, un ingegnere strutturista forense. Conferito, infine, l’incarico per gli esami autoptici sui corpi delle tre vittime.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto