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Nuovo governo libanese bandisce le armi di Hezbollah

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Dopo la dimostrazione di forza popolare espressa ai funerali del suo leader storico Hasan Nasrallah a Beirut, gli Hezbollah libanesi hanno incassato una nuova sconfitta politica, accettando loro malgrado la netta presa di posizione del governo, guidato da Nawaf Salam (foto in evidenza), contro il mantenimento delle armi da parte del movimento sciita anti-israeliano. In un Paese che vede proseguire l’occupazione militare nemica nel sud e la quotidiana violazione dello spazio aereo da parte dei jet israeliani, autori domenica di bombardamenti nella valle della Bekaa, si è svolta la prima delle attese sedute parlamentari per la fiducia all’esecutivo, sostenuto dalle potenze occidentali e del Golfo alleate di Israele. Nel suo discorso ai deputati libanesi, Salam ha detto: “Vogliamo un paese che sia capace di decidere quando c’è la guerra e quando c’è la pace”.

Un chiaro riferimento al fatto che l’8 ottobre 2023, all’indomani degli attacchi di Hamas a Israele, Hezbollah aveva lanciato – senza consultarsi con le autorità libanesi – una guerra di logoramento con lo Stato ebraico. Il conflitto armato, assai più sanguinoso e devastante della guerra del 2006, si è interrotto solo con l’accordo di cessate il fuoco entrato in vigore lo scorso 27 novembre. E dopo un’escalation senza precedenti, avvenuta tra settembre e novembre scorsi, durante la quale Israele ha condotto attacchi senza precedenti a Hezbollah tramite cercapersone, walkie-talkie e intensi bombardamenti su Beirut. In questi raid hanno trovato la morte, tra gli altri, il leader Nasrallah e il suo designato successore Hashem Safieddin.

“La nostra politica estera sarà neutrale per quanto riguarda questioni inter-arabe e internazionali”, ha aggiunto Salam, a capo di un governo dove per la prima volta Hezbollah e il suo alleato Amal hanno un’influenza politica limitata. Salam ha ribadito che solo l’esercito regolare libanese dovrà avere il monopolio delle armi e che la “dottrina di combattimento” delle forze armate sarà indirizzata alla necessità di “proteggere i libanesi, combattendo ogni guerra nel rispetto della costituzione”.

Per la prima volta nell’ultimo quarto di secolo, un governo libanese non menziona nella sua dichiarazione di insediamento la parola “resistenza”, in riferimento al mantenimento dell’arsenale di Hezbollah accanto a quello dell’esercito libanese. Questo fatica però a dispiegarsi nel sud del Libano, dove Israele rimane presente in sette punti strategici e sopraelevati a nord della linea blu di demarcazione tra i due paesi. Durante il dibattito parlamentare, il capogruppo dei deputati di Hezbollah, Muhammad Raad, ha prima ricordato il sacrificio di migliaia di “martiri” del Partito di Dio nel difendere il paese “dall’aggressione nemica”.

E ha poi ribadito “l’efficacia della resistenza (di Hezbollah)” nel contenere le incursioni israeliane. Alla fine del suo discorso, però, Raad ha detto che Hezbollah intende “collaborare con il consiglio dei ministri” e che darà la fiducia al nuovo governo perché l’esecutivo “ha riconosciuto il diritto dei libanesi all’autodifesa e la responsabilità dello Stato di porre fine all’occupazione (israeliana)”. La battaglia rimane per ora nell’ambito della politica e tutti i partiti, Hezbollah incluso, si preparano ora alle elezioni municipali, previste entro maggio, e alle legislative del prossimo anno.

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Usa: consigliere per la sicurezza nazionale Waltz lascia incarico dopo scandalo Signal

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Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Mike Waltz, e il suo vice Alex Wong hanno presentato le loro dimissioni, lasciando così l’amministrazione Trump. Lo riferisce Fox News, dopo le anticipazioni del Wall Street Journal. La decisione è dovuta alle polemiche scatenate dal “Signalgate”, la pubblicazione da parte del direttore dell’Atlantic, Jeffrey Goldberg, di uno scambio in una chat su Signal riservata in cui Waltz aveva inavvertitamente incluso lo stesso giornalista, rivelando la preparazione di attacchi contro i ribelli Houthi in Yemen. Waltz si era assunto la piena responsabilità dell’incidente.

 

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Zelensky: l’accordo sulle terre rare è davvero equo

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky accoglie con favore in un post su Telegram l’accordo “davvero equo” firmato con Washington sulle terre rare. “Abbiamo ora il primo risultato dell’incontro in Vaticano, il che lo rende davvero storico. Attendiamo con ansia anche gli altri risultati di quel colloquio”, ha detto il leader ucraino.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky accoglie con favore in un post su Telegram l’accordo “davvero equo” firmato con Washington sulle terre rare. “Abbiamo ora il primo risultato dell’incontro in Vaticano, il che lo rende davvero storico. Attendiamo con ansia anche gli altri risultati di quel colloquio”, ha detto il leader ucraino.

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Bisnonna inglese 115enne diventa la persona più anziana al mondo

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Una bisnonna britannica di ben 115 anni ha raccolto questa settimana la palma di persona più vecchia del mondo – stando alle statistiche internazionali censite – dopo l’annuncio della morte di uno suora 116enne in Brasile. Lo racconta oggi con dovizia di particolari il Daily Telegraph. La nuova titolare del record di longevità si chiama Ethel Caterham ed è nata il 21 agosto del lontano 1909 in un villaggio dell’Hampshire, in Inghilterra meridionale: prima del diluvio della Grande Guerra, mentre sul trono di quello che era ancora l’Impero britannico sedeva re Edoardo VII, figlio della regina Vittoria, bisnonno della defunta Elisabetta II e trisavolo dell’attuale monarca, il 76enne Carlo III.

Ultima di 8 figli, nonna Ethel vive attualmente in una residenza per anziani nella contea del Surrey, pure in Inghilterra del sud, dove – dopo l’ufficializzazione del suo primato – ha ricevuto una lettera personale di re Carlo: che si felicita per il “rimarchevole traguardo” da lei raggiunto. Tuttora lucida, Catheran è in grado di ricordare le tappe salienti della sua vita.

A 18 anni si trasferì nell’India coloniale, assunta come au pair nella famiglia di un ufficiale dell’esercito di Sua Maestà; poi, al ritorno in Gran Bretagna, conobbe a una festa il futuro marito Norman, sposato nel 1933 e col quale ha vissuto a Hong Kong e a Gibilterra prima di tornare in terra inglese. Rimasta vedova quasi mezzo secolo fa, nel 1976, Ethel ha smesso di guidare solo alla soglia dei 100 anni. Mentre a quasi 111 è riuscita a guarire pure da un contagio di Covid. Il segreto della sua longevità? “Non aver litigato con nessuno”, ha risposto a un giornalista.

Oltre alla scelta di dare priorità “alla famiglia, la cosa più importante dell’esistenza”, ai figli, ai nipoti e ai pronipoti. A una testata locale ha spiegato del resto di non avere rimpianti, di essere “felice d’aver girato il mondo” fino ad approdare in “questa bella casa” di riposo in patria: “Ho detto sì a ogni opportunità di vita, mantenendo un’attitudine mentale positiva e accogliendo ogni cosa con moderazione”. Giusto l’anno scorso il Regno Unito aveva celebrato la conquista del record di un altro suddito britannico come ‘uomo più anziano del pianeta’: record ereditato da un giapponese e detenuto per qualche mese nel 2024 dal veterano di guerra John Tinniswood, deceduto a novembre a 112 anni d’età.

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