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Cronache

Nastasi: non risposi al telefono di Rossi, non insabbiammo

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 La sera del 6 marzo 2013, durante il sopralluogo nell’ufficio dell’ex capo comunicazione di Mps deceduto poco prima dopo essere precipitato dalla finestra della sua stanza della banca il telefono di David Rossi “squillava in continuazione ma “non ho preso il telefono” e “non ho mai risposto”. Nemmeno quando a chiamare fu l’onorevole Daniela Santanche’. “I tabulati di tre compagnie telefoniche diverse attestano che quella e’ una chiamata senza risposta”, l’Iphone di Rossi la registro’ come persa. Lo ha spiegato il pm Antonino Nastasi – oggi alla procura di Firenze dove indaga anche su Open, e da ieri denunciato da Matteo Renzi insieme al pool che ne ha chiesto il processo per la vicenda Open. Nel 2013 Nastasi era tra i componenti del pool a Siena che si occupo’ della morte di Rossi e oggi e’ stato audito per sette ore, meno di un’ora secretata, davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta che si occupa del caso Rossi. E sara’ chiesto probabilmente di riconvocarlo. A “chiamarlo in ballo” per la telefonata della Santanche’ era stato il 10 dicembre scorso il colonello dei carabinieri Pasquale Aglieco: parlando alla stessa commissione spiego’ che gli sembrava di ricordare che Nastasi avesse risposto alla chiamata. Lo stesso militare riferi’ che un magistrato si era seduto sulla sedia di Rossi e aveva rovistato nel cestino con una penna prima di rovesciarlo. “Non mi sono seduto sulla sedia e non ho ricordo che qualcuno si sia seduto sulla sedia di Rossi”, le parole oggi di Nastasi. “Ricordo che il cestino fu rovistato, i biglietti erano in cima e vennero presi dal maresciallo Cardiello, messi sul tavolo e ricomposti. Io non presi parte ne’ alla presa dei biglietti dal cestino ne’ alla loro ricomposizione”, ha aggiunto Nastasi che riguardo ad Aglieco “non sa spiegarsi il perche'” abbia detto certe cose ma di ricordarselo “fuori dall’ufficio di Rossi”. Nastasi e’ partito ripercorrendo genesi e sviluppi dell’inchiesta su Mps. Ricordando le settimane precedenti alla morte di Rossi ha spiegato che le indagini, seppur condotte “nel silenzio piu’ assoluto”, avevano alla fine generato l’attenzione della stampa e in procura fu affisso un cartello con scritto “non si danno notizie”. Le indagini portarono a perquisire il 19 febbraio anche Rossi su cui, ha detto il pm, “non vi era nessun elemento che lo potessero portare nel registro degli indagati”. Quando seppe che era morto rimase “basito”. Che si fosse trattato di un suicidio era stato “il quadro” che si era presentato ai pm a mostrarlo. “Stanza intonsa, bigliettini di addio nel cestino, segni di autolesionismo sul corpo, tutto lo lasciava intendere”. I pm si interrogarono anche su quale potesse essere stata la ragione del gesto. “In quel momento ci facemmo l’idea che potesse essere riconducibile alla fuga di notizie” per le vicende Nomura e Deutsche Bank. Ipotesi poi non provata. Ha ricordato sempre Nastasi, parlando del fascicolo aperto su quella fuga di notizie “prima del 6 marzo non si era mai parlato di insider trading in relazione a Rossi”. E per Nastasi “laddove avesse manifestato volonta’ di collaborare sarebbe stato immediatamente sentito”. Per il pm, in sostanza, “tutto quanto doveva essere fatto ai fini degli approfondimenti, in quel momento e nei giorni successivi, fu fatto”. Riguardo all’ipotesi di omicidio, per Nastasi, c’era “il nulla indiziario”. Sulla base degli elementi raccolti “l’unica valutazione che poteva essere fatta era quella di una richiesta di archiviazione” dell’inchiesta per istigazione al suicidio, ipotesi fatta proprio per poter fare gli accertamenti. Nastasi ha sgomberato poi il campo sulla vicenda festini gia’ archiviata a Genova: “Non ne ho contezza e non vi ho mai partecipato”. E ha affermato: “Che, come leggo, da anni ci sia stata la volonta’ di insabbiare, e’ una vergognosa falsita’. Noi non avevamo intenzione di coprire nessuno”. (

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Cronache

Ischia ritrova la sua giustizia: il Tribunale torna operativo con le udienze del giovedì

Il Tribunale di Ischia riapre le udienze del giovedì grazie al decreto del presidente vicario Scoppa. Una vittoria per avvocati, cittadini e istituzioni locali dopo mesi di proteste.

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Una notizia attesa con speranza dai più ottimisti e insperata da altri, ma che segna un passaggio decisivo nella lunga battaglia per la tutela del presidio giudiziario dell’isola verde. Il presidente vicario del Tribunale di Napoli, Gianpiero Scoppa, ha disposto il ripristino delle udienze a Ischia, restituendo piena funzionalità alla sezione distaccata locale.

Una decisione che accoglie le istanze dell’Associazione Forense dell’isola di Ischia e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, protagonisti di una mobilitazione decisa culminata nello sciopero del 5 aprile scorso e nel ricorso al TAR presentato con il sostegno dei sei Comuni isolani.

Il decreto del giudice Scoppa: ritorno alla normalità

Il provvedimento firmato da Scoppa prevede l’assegnazione provvisoria del giudice onorario Ciro Ravenna al settore civile della Sezione distaccata di Ischia, in qualità di Giudice dell’Esecuzione, con il compito di gestire le udienze precedentemente seguite dalla giudice Criscuolo.

Nel decreto si evidenzia che Ravenna, rientrato in servizio nel 2025 dopo un incarico all’Ufficio del Giudice di Pace, aveva espressamente chiesto di essere destinato a una sezione civile in virtù della propria formazione professionale. La sua collocazione a Ischia rappresenta dunque una soluzione funzionale per sopperire alle gravi carenze d’organico che affliggono il Tribunale isolano.

Il decreto ha effetto immediato, garantendo il ripristino delle udienze del giovedì e segnando una svolta dopo mesi di polemiche, disservizi e disagi per professionisti, cittadini, testimoni e imputati costretti agli spostamenti sulla terraferma.

La soddisfazione dell’Assoforense e dell’avvocatura

«Quello ottenuto è un risultato importante», ha commentato Alberto Morelli, presidente dell’Assoforense Ischia. «Scoppa aveva già dimostrato attenzione e sensibilità alla nostra situazione. Ora arriva un passo concreto che ridà dignità alla nostra professione e servizio alla cittadinanza».

Anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli esprime soddisfazione per l’esito di un lavoro di sinergia tra istituzioni e avvocati, premiato da un risultato tangibile dopo mesi di diplomazia e pressione istituzionale.

La battaglia continua: si attende la stabilizzazione definitiva

Sebbene l’assegnazione di Ravenna rappresenti una boccata d’ossigeno, resta ancora aperta la questione della stabilizzazione definitiva del Tribunale di Ischia, promessa più volte dal Governo centrale ma mai concretamente attuata.

Il clima ora è più disteso, ma solo un atto definitivo potrà chiudere quella che gli avvocati dell’isola definiscono «una lunga parentesi di giustizia precaria».

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Cronache

Conclave 2025, i cardinali decidono: si comincia il 7 maggio

Il Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco inizierà il 7 maggio. I cardinali si riuniranno nella Cappella Sistina: le regole, i tempi e il ruolo di Parolin.

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I cardinali hanno deciso: il Conclave che eleggerà il 266esimo successore di Pietro inizierà il 7 maggio, mercoledì prossimo, nel pomeriggio. L’annuncio è arrivato dopo l’assemblea dei porporati che ha scelto di prendersi qualche giorno in più per motivi principalmente logistici.

Più tempo per sistemare gli elettori

La decisione di posticipare l’inizio del Conclave rispetto alla conclusione dei novendiali di suffragio per Papa Francesco, che termineranno domenica, è dovuta alla necessità di organizzare adeguatamente l’accoglienza dei 135 cardinali elettori – il numero più alto mai registrato – presso la Casa Santa Marta. Due porporati, infatti, hanno già annunciato la rinuncia per motivi di salute.

La guida del Conclave

A presiedere il Conclave sarà il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, poiché il Decano Giovanni Battista Re e il Vice Decano Leonardo Sandri, avendo superato gli ottant’anni, non parteciperanno alle votazioni. Toccherà a Parolin, quindi, interrogare il nuovo eletto circa l’accettazione del pontificato e il nome che vorrà assumere.

Prima dell’inizio delle votazioni, la mattina del 7 maggio, il cardinale Re celebrerà la Missa pro eligendo Romano Pontifice nella Basilica di San Pietro. Nel pomeriggio, i cardinali si raccoglieranno nella Cappella Paolina per poi entrare in processione nella Cappella Sistina intonando il “Veni Creator Spiritus”, invocando l’assistenza dello Spirito Santo.

Le regole del Conclave

Come stabilito dalla Costituzione Universi Dominici Gregis di San Giovanni Paolo II, i cardinali hanno giurato di rispettare rigorosamente le norme che regolano l’elezione. Sono vietate influenze esterne, pressioni, favoritismi o avversioni personali. L’unico criterio dev’essere il bene della Chiesa e la gloria di Dio.

Il nuovo Papa dovrà essere eletto con una maggioranza qualificata di due terzi. Dopo il comando “Extra omnes” (“Fuori tutti”), inizieranno le votazioni: il primo scrutinio sarà effettuato il 7 maggio. Dal giorno successivo, se necessario, si procederà con quattro votazioni quotidiane, due al mattino e due al pomeriggio.

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Genova, sindacalista inventa un’aggressione fascista: indagato per simulazione di reato

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Un grave episodio di simulazione scuote il clima politico e sindacale a Genova. Fabiano Mura, segretario genovese della Fillea-Cgil (categoria degli edili), è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di simulazione di reato, dopo aver inventato una presunta aggressione subita alla vigilia del 25 aprile.

Mura aveva denunciato pubblicamente e in Procura di essere stato aggredito da due persone che gli avrebbero urlato insulti fascisti, fatto il saluto romano, sputato addosso e colpito con pugni e spintoni. Un racconto drammatico che aveva suscitato un’immediata ondata di solidarietà, culminata in una manifestazione antifascista a cui avevano preso parte esponenti politici e sindacali, tra cui Anpi Genova, la candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis, l’ex ministro Andrea Orlando e l’ex leader Cgil Sergio Cofferati.

La verità emerge: nessuna aggressione

Le indagini della Digos hanno rapidamente sollevato dubbi sulla versione dei fatti fornita da Mura. I riscontri video delle telecamere di sorveglianza e le incongruenze sugli orari hanno smontato il suo racconto. Messo alle strette dagli investigatori, il sindacalista ha infine ammesso davanti al magistrato di essersi inventato tutto e ha ritirato la denuncia.

La Cgil, dopo aver appreso l’esito delle indagini, ha annunciato la sospensione di Mura, prendendo ufficialmente le distanze dal suo comportamento.

Le reazioni politiche

Il caso ha suscitato reazioni forti nel panorama politico. Matteo Salvini, leader della Lega, ha commentato: «Che tristezza. Per tre giorni è stato lanciato l’allarme sulla violenza fascista a Genova, e poi si è scoperto che gli unici fascisti immaginari stanno a sinistra».
Anche Fratelli d’Italia ha denunciato l’episodio, sottolineando che «le falsità fomentano l’odio».

Dal centrosinistra, Silvia Salis ha preso le distanze: «È un atto gravissimo. Noi siamo parte lesa e ci dissociamo completamente da questa azione irresponsabile».

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