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Napoli bello e coriaceo, anche la Roma s’inchina al Maradona: +13 sull’Inter

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Simeone è stato l’uomo della provvidenza per Spalletti che, con i cambi finali, ha vinto la partita. El Shaarawy, entrato nella ripresa, aveva pareggiato la difficile partita del Maradona. La Roma non aveva giocato male, anzi, ha creato parecchie occasioni, ma nulla aveva potuto sul capolavoro di Osimhen che ha sbloccato la partita: tecnica, fantasia, potenza su una palla di Kvara da sinistra. Un gran gol cui i giallorossi hanno ribattuto con diverse iniziative, mettendo in difficoltà la difesa di Spalletti.

Meret è stato provvidenziale nella ripresa, ma anche Rui Patricio ha salvato situazioni difficili. Insomma, partita combattuta con diverse emozioni. Il gol di El Shaarawy ha punito uno dei pochi errori difensivi del Napoli.

Ma è stato un pareggio meritato dai giallorossi, poi Simeone, appena entrato, ha fulminato Rui Patricio. Il Napoli insomma, è ormai praticamente irraggiungibile dopo la vittoria sulla Roma. Ci sono ancora 54 punti da attribuire, più di quanti ne ha la capolista, ma questo successo sulla Roma ha tenuto il primo inseguitore (l’Inter) a 13 punti e gli altri più lontani. Come si dice in questi casi, solo il Napoli può perdere lo scudetto, visto che la concorrenza è stata già più o meno sbaragliata.

Neppure la difesa giallorossa (fra le meno battute) ha resistito ai ritmi dell’attacco partenopeo (48 gol). Spalletti aveva scelto Lozano sulla corsia di destra, mentre Mourinho, alle prese con il caso dell’irrequieto Zaniolo, aveva schierato Spinazzola al posto dello squalificato Celik e recuperato Pellegrini a centrocampo. I cambi del tecnico del Napoli sono stati opportuni e decisivi. Al Maradona 50.000 spettatori, senza tifosi romanisti.

Godibile lo spettacolo di luci e musica nel prepartita. Dopo il minuto di raccoglimento per ricordare Tavecchio, la buona difesa giallorossa ha limitato inizialmente la squadra di Spalletti che ha impegnato con Kvaratskhelia il portiere Rui Patricio. Anche la Roma è andata avanti, senza concludere. E un tocco di testa all’indietro di Kim è finito fuori di poco: che pericolo! Poi al 17′, input da sinistra di Mario Rui e palla a Kvaratskhelia che l’ha messa da sinistra per Osimhen: petto, gamba e potente destro con palla sotto la traversa. La Roma ha cercato di ribattere ed è andata al tiro con Pellegrini e Dybala.

Si è infortunato al polso destro Osimhen che di testa (cross da destra di Lozano) ha poi mancato di poco il raddoppio. Meret ha salvato su tiro di Spinazzola in chiusura di primo tempo. Partita combattuta e Roma poco arrendevole. Il sessantenne Mou ha chiamato in causa El Shaarawy nella ripresa schierandolo al posto di Spinazzola.

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Ancelotti, tra Real Madrid, Brasile e Arabia: il futuro è ancora un rebus, ma una cosa è certa: non ha fretta

Il futuro di Carlo Ancelotti resta in bilico tra Real Madrid, Brasile e offerte arabe. Ma il tecnico non ha fretta: vuole chiudere con eleganza la sua avventura a Madrid.

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Chiamatelo fattore “tempo”. Perché quando si parla del futuro di Carlo Ancelotti, signore della Champions League e tecnico più vincente d’Europa, è proprio il tempo a scandire ogni passo. Ancelotti ha costruito la sua leggenda senza mai cedere alla fretta, e anche oggi – stretto tra Real Madrid, Brasile e offerte saudite – non ha intenzione di affrettare decisioni.

La stagione del Real tra infortuni, ego e delusioni

La stagione 2024-2025 del Real Madrid è stata un percorso a ostacoli, nonostante il clamoroso arrivo di Kylian Mbappé. Gli infortuni pesanti a Carvajal e Militao, il vuoto lasciato da Kroos, l’inserimento complicato di Mbappé e una squadra iper-offensiva e senza equilibrio hanno lasciato segni profondi. I Blancos sono usciti ai quarti di Champions, hanno perso la Copa del Rey in finale, la Supercoppa, e in Liga inseguono il Barcellona a -4. Solo l’11 maggio, nel Clásico che sa di sentenza, si capirà se la corsa è ancora viva.

Il Brasile aspetta, ma Ancelotti temporeggia

Le voci sull’approdo di Ancelotti sulla panchina della Seleção circolano da mesi. Sembravano spente, ma i problemi del Brasile nelle qualificazioni mondiali le hanno riaccese. Qualche giorno fa, a Londra, c’è stato un incontro ufficiale tra Ancelotti e i vertici della Federazione brasiliana. Ma è arrivata fumata nera: il Brasile lo vuole subito, Carlo vuole chiudere con stile la sua avventura madridista, eventualmente fino al Mondiale per club.

L’offerta araba e il silenzio di Ancelotti

Sul tavolo è spuntata anche una proposta monstre dall’Arabia Saudita, si parla di 50 milioni a stagione, forse dall’Al-Ahli. Ma Ancelotti non si è mosso. Rimane a Madrid, prepara la sfida contro il Celta Vigo, e spera che il Barcellona inciampi. Nel frattempo, la stampa spagnola inizia a ipotizzare che possa restare anche per il Mondiale per club.

Il commiato perfetto? Con la Liga in mano

Con 15 trofei vinti alla guida dei Blancos, don Carlo merita un’uscita di scena all’altezza della sua storia. E anche il club lo sa. Il finale di stagione sarà determinante: Liga o no, l’addio sarà comunque elegante.

Il resto? Arabia, Brasile, Italia (si vocifera Milan o Roma), o una pensione serena. Ancelotti, unico tecnico a vincere nei cinque principali campionati europei, non ha fretta, e questa è – per ora – l’unica certezza.

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Europa League: vincono Tottenham e United, verso finale inglese

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Vittorie per Tottenham e Manchester United, si va verso una finale di Europa League tutta inglese. La squadra londinese ha fatto un grande passo battendo 3-1 il Bodo Glimt nella semifinale di andata giocata a Londra. Vantaggio lampo per il Tottenham che al 1′ va a segno con Brennan Johnson, il raddoppio al 34′ con James Maddison: al 16′ della ripresa Dominic Solanke su rigore segna il tris. Saltnes ha accorciato le distanze al 38′ in una delle rare azioni offensive dei norvegesi, chiamati ora alla missione quasi impossibile tra sette giorni in casa. Nell’altra semifinale, grazie anche alla superiorità numerica dal 35′, lo United, a cui resta solo l’Europa per salvare la stagione, ha travolto l’Athletic Bilbao 3-0. I Red Devils, solo quattordicesimi in Premier League, hanno sconfitto i baschi che vedono sfumare il sogno di una finale casalinga il 21 maggio: a segno per gli inglesi Casemiro (30′) e poi doppietta del capitano portoghese Bruno Fernandes (37′ su rigore e 49′).

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Conference: Fiorentina ko a Siviglia, al Franchi per la rimonta

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La Fiorentina cade a Siviglia e ora deve sperare nella rimonta tra sette giorni al Franchi. Il Betis si aggiudica il primo round della semifinale di Conference League, battendo 2-1 i viola grazie ai gol di Ezzalzouli e Antony, ma Ranieri a segno per la squadra di Palladino ha riacceso la speranza. Minuto di raccoglimento per ricordare Papa Francesco, e poi in campo è subito Betis che infatti passa in vantaggio dopo appena sei minuti grazie alla rete di Ezzalzouli. Azione nata dal duello vinto da Bakambu con Comuzzo, arriva sul fondo e crossa: l’attaccante marocchino non sbaglia a due passi da De Gea. La rete passa sotto la lente del Var per verificare eventuali irregolarità, ma l’arbitro Oliver convalida il gol del vantaggio degli andalusi. La Fiorentina reagisce e al 21′ sfiora il pari con Mandragora, che di testa manda fuori di un soffio.

A ridosso della mezzora Palladino è costretto a un cambio; problema muscolare per Cataldi che chiede di uscire, al suo posto Adli. Nel recupero il Betis va vicino al raddoppio con Bartra che calcia il pallone sopra la traversa. Nella ripresa Palladino gioca la carta Kean, rientrato da poco in gruppo e partito dalla panchina. Ma proprio nel momento migliore die viola arriva il raddoppio della squadra andalusa con Antony (19′). Al 27′ però la riapre Ranieri che batte Vieites e fa tornare a sperare la Fiorentina, che qualche minuto dopo va vicina anche al pari con Gosens. La Viola ha reagito e tiene viva la speranza di volare in finale: tra sette giorni il ritorno in casa.

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