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Guerra Ucraina

Mosca, nessuna tregua per Natale. ‘Torture sui bambini’

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 Un nuovo ritrovamento, in Ucraina, costringe ancora una volta a tenere lo sguardo puntato sugli orrori della guerra, che non si ferma. Non adesso e non a breve. Si tratta di camere di detenzione e di tortura per i prigionieri più giovani, ragazzi adolescenti e praticamente bambini, create a Kherson e a Kharkiv dai russi durante l’occupazione. La denuncia è del commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada (il parlamento unicamerale ucraino) Dmitry Lubinets. E il suo commento non lascia spazio a dubbi: “Pensavo che il fondo fosse stato toccato a Bucha, a Irpin…”. E’ la barbarie della guerra senza soluzione di continuità, come è questo conflitto che non vedrà una tregua nemmeno per Natale o Capodanno. Semplicemente non è in agenda per il Cremlino, che attraverso il suo portavoce Dmitri Peskov ha fatto sapere: “No, nessuna proposta è stata ricevuta da nessuno e tale argomento non è all’ordine del giorno”. Se lo aspettavano in molti questo gesto di buona volontà. E invece le posizioni restano granitiche, così come un intero inverno di combattimenti sembra ormai dato per scontato. Kiev intravede spiragli ma non prima di primavera-estate, secondo Mykhailo Podolyak, consigliere dell’ufficio del presidente ucraino Zelensky, che ne ha parlato al canale tv Rbc.

“La fine della guerra dipende da molti fattori: matematici, psicologici, psico-emotivi, di politica estera e politica interna, in particolare nel Paese aggressore”, ha evidenziato. “Se parliamo di psicologia e matematica della guerra, allora la sua conclusione è la primavera-estate del prossimo anno”, ha sottolineato. Un’indicazione a riguardo è stata chiesta anche a Washington, dove il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, in un briefing con i giornalisti, ha risposto: “Tutti noi vorremmo che la guerra in Ucraina finisse oggi o all’inizio del prossimo anno. Ma da quello che vediamo sul terreno e dai combattimenti intensi che sono in corso è molto difficile che ciò accada”. Vladimir Putin resta invece arroccato, e silente, al Cremlino: dopo la tradizionale conferenza stampa di fine d’anno e il ricevimento di Capodanno, pare che lo zar abbia cancellato anche il discorso sullo ‘stato della nazione’ che tiene ogni anno davanti al Parlamento e che era in programma il 27 dicembre.

“E’ possibile” che si tenga nel 2023, si è limitato a commentare Peskov. Sul terreno intanto piovono ancora droni e ancora sulla capitale Kiev: tredici in tutto, e “tutti” abbattuti questa mattina dalle difese aeree ucraine, ha assicurato Zelensky congratulandosi con “le nostre forze di difesa aerea. Ben fatto ragazzi. Sono orgoglioso!”. Difesa che, secondo le indiscrezioni incessanti, si potrebbe ulteriormente rafforzare a breve grazie all’invio di Patriot americani. La Casa Bianca non ne ha ancora confermato la consegna ma il Cremlino ha già fatto sapere che se effettivamente i sistemi Patriot venissero forniti alle forze ucraine, per Mosca diventerebbero semplicemente “obiettivi legittimi”.

E’ la guerra si diceva, che continua a lasciare segni indelebili non solo sul terreno. Perché se la denuncia delle camere di tortura per ragazzi e bambini troverà ulteriori riscontri sarà un’altra inquietante ‘prima volta’. Stando alla ricostruzione dei fatti, effettuata grazie anche alle testimonianze della gente del posto, quella segnalata nella regione di Kherson veniva chiamata “la cella dei bambini” e altre vittime di torture nella stessa struttura erano consapevoli che i servizi segreti russi tenessero lì anche minori. Dietro quelle mura le sevizie erano fisiche – poca acqua e quasi niente cibo – ma anche psicologiche: ai bambini veniva detto che erano stati abbandonati dai loro genitori e che non sarebbero più tornati a casa. Lubinets ha raccontato la storia di un ragazzo di 14 anni che sarebbe stato arrestato e torturato solo per aver scattato una foto di attrezzature russe fuori uso. Poi a Kharkiv “ho visto personalmente due camere di tortura a Balakleya”, ha detto ancora Lubinets, “erano una di fronte all’altra. Un ragazzo ci è rimasto 90 giorni. Ha raccontato di aver subito tagli con un coltello, di essere stato ustionato con metallo incandescente, lo hanno terrorizzato sparandogli sopra la testa”.

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Esteri

Seul, 600 i soldati di Pyongyang morti finora in Ucraina

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Circa 600 soldati nordcoreani sono stati uccisi combattendo a fianco delle forze russe nella guerra contro l’Ucraina, ha affermato oggi un parlamentare ed esperto di intelligence sudcoreano. “Finora le perdite di truppe nordcoreane sono stimate a circa 4.700, di cui circa 600 morti”, ha dichiarato ai giornalisti il ;;deputato Lee Seong-kweun, membro della commissione parlamentare per l’intelligence, dopo un briefing con le autorità militari di Seul.

Tra gennaio e marzo circa 2.000 soldati feriti sono stati rimpatriati in Corea del Nord in aereo e in treno e si ritiene che siano in isolamento a Pyongyang e in altre parti del Paese, ha affermato Lee. Per quanto riguarda i morti i loro corpi sono stati cremati in Russia e le loro ceneri sono state rimpatriate in Corea del Nord, ha detto il deputato di Seul. “La Corea del Nord ha sostenuto la riconquista di Kursk da parte della Russia schierando 18.000 soldati in due fasi. Da marzo, quando Kursk è stata effettivamente riconquistata, il numero di scontri è diminuito”, ha spiegato il parlamentare sudcoreano. Secondo lui, “non si può escludere del tutto la possibilità di una terza fase”, anche se Pyongyang non ha ancora dato alcun segnale che lasci intendere inviare nuove truppe in Russia.

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Esteri

Putin ordina 3 giorni di tregua. Trump, ‘sia permanente’

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Una nuova tregua di tre giorni, dall’8 al 10 maggio: è questa per ora la risposta di Vladimir Putin alle sollecitazioni di Donald Trump, che era tornato nelle ultime ore a chiedergli di “smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo” per la fine dei combattimenti. Troppo poco, fa sapere la Casa Bianca, secondo la quale quella che il presidente americano chiede è “una tregua russo-ucraina permanente”. Stessa reazione da Kiev. “Se la Russia vuole davvero la pace, dovrebbe cessare immediatamente il fuoco”, per “30 giorni” e non solo tre, ha affermato il ministro degli Esteri, Andriy Sybiga. Il segnale è stato lanciato da Putin dopo le nuove dichiarazioni che esprimono tutta la frustrazione di Trump. Questo secondo cessate il fuoco – dopo quello di 30 ore per Pasqua – dovrebbe coprire non solo il 9 maggio, quando in Russia si festeggerà l’80/o anniversario della vittoria sul nazifascismo, ma anche l’8, quando lo stesso evento sarà celebrato in Ucraina. “La Russia ritiene che la parte ucraina seguirà questo esempio”, ha detto Putin.

Ma in caso di violazioni, le forze armate di Mosca “daranno una adeguata ed efficace risposta”. Durante la tregua pasquale le parti si erano accusate reciprocamente di numerose violazioni, ma avevano riconosciuto entrambe una significativa riduzione dei combattimenti. Nella dichiarazione di cessate il fuoco, Putin ribadisce “la sua disponibilità a negoziati di pace senza precondizioni, miranti ad eliminare le cause di fondo della crisi ucraina e all’interazione costruttiva con i partner internazionali”. Gli stessi concetti espressi dopo l’incontro in San Pietro fra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, quando il presidente Usa aveva per la prima volta criticato duramente Putin accusandolo di “sparare missili in aree civili e città” e chiedendosi se non lo stesse “prendendo in giro”. “Perché aspettare fino all’8 maggio? Se la guerra potesse essere fermata ora e la tregua mantenuta per 30 giorni – ha scritto Sybiga su X – sarebbe un vero passo avanti, non solo un gesto per una parata”. Mentre la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha fatto sapere che Trump vuole un cessate il fuoco definitivo, ma esprime insoddisfazione nei confronti sia di Putin sia di Zelensky, chiedendo loro di sedersi finalmente al tavolo delle trattative.

Lo stesso tycoon, del resto, non ha risparmiato ancora qualche punzecchiatura al presidente ucraino. “Mi dice che ha bisogno di più armi, ma lo chiede da tre anni”, ha detto, con apparentemente riferimento al colloquio in Vaticano. E poi è tornato ad affermare che ormai la Crimea è persa per l’Ucraina, “perché è stata data via da Barack Obama e Biden”. E a chi gli chiedeva se il capo di Stato ucraino potrebbe accettare questa prospettiva, ha risposto: “Penso di sì”. Zelensky, insomma, adesso è “più calmo” e “vuole un accordo”, ha concluso Trump. Non è chiaro se le affermazioni dell’inquilino della Casa Bianca riflettano reali segnali promettenti o semplicemente la sua impazienza. Di possibili trattative sono tornati a parlare in un colloquio telefonico Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio. Nella conversazione è stata sottolineata “l’importanza di consolidare i presupposti che stanno emergendo per avviare negoziati”, ha detto il ministero degli Esteri di Mosca. Ma è impossibile sapere se dietro ai felpati toni diplomatici ci sia qualcosa di concreto.

Lo stesso Lavrov, del resto, in un’intervista al giornale brasiliano O Globo, ha detto che “la palla” è nel campo di Kiev, che però finora “non ha dimostrato la sua capacità di negoziare”. Per farlo, affermano all’unisono Lavrov e il Cremlino, l’Ucraina dovrebbe per prima cosa revocare il decreto presidenziale firmato nel settembre del 2022, e tuttora in vigore, che vieta negoziati con Putin. E comunque per Mosca, insiste Lavrov, rimane “imperativo” l’obiettivo di vedere riconosciuto a livello internazionale il suo possesso non solo della Crimea, ma anche delle quattro regioni russe che oggi le sue truppe controllano solo parzialmente: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. La mediazione che per ora l’amministrazione Trump si mostra determinata a portare avanti sembra dunque ancora in salita, mentre sul terreno si continua a morire. Tre persone sono rimaste uccise in un attacco russo su un villaggio nella regione di Donetsk, secondo l’ufficio del Procuratore regionale. E intanto il Wall Street Journal lancia un nuovo allarme sui presunti piani ostili di Mosca contro Paesi della Nato, scrivendo che a circa 160 chilometri dal confine con la Finlandia, nella città di Petrozavodsk, gli ingegneri militari russi stanno espandendo le basi dove il Cremlino prevede di creare un nuovo quartier generale dell’esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni.

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Esteri

Brasile, Zelensky rifiuta la proposta di un colloquio con Lula

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rifiutato una richiesta del governo brasiliano per una conversazione telefonica con il suo omologo Luiz Inacio Lula da Silva alla vigilia del suo viaggio a Mosca, dove Lula ha confermato che il 9 maggio parteciperà col presidente russo Vladimir Putin alle celebrazioni per l’80mo anniversario della vittoria contro la Germania nazista nella Seconda guerra mondiale.

“È un peccato che il governo Lula abbia scelto questa strada strana, ignorando completamente l’Ucraina, disprezzando apertamente Zelensky e poi, all’improvviso, cercando di ottenere da Kiev un alibi e una scusa per andare a Mosca a sostenere apertamente Putin in una terribile parata militare, mascherando questa intenzione sotto il pretesto di ‘mediazione di pace'”, ha detto un’alta fonte del governo ucraino al sito di Cnn Brasil.

Una fonte del governo brasiliano ha dichiarato che la postura ostile di Zelensky nei confronti di Lula non dovrebbe cambiare la posizione verdeoro a favore di una soluzione diplomatica per il conflitto tra Russia e Ucraina, aggiungendo di essere sorpreso che il governo ucraino abbia una posizione più aggressiva con il Brasile.

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