Collegati con noi

Cronache

Morte dopo intervento bariatrico: la Procura di Napoli indaga sulla vicenda di Immacolata Fiorentino

Pubblicato

del

Il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, si è spenta Immacolata Fiorentino, una donna di 45 anni originaria di Ponticelli, Napoli, dopo un calvario sanitario iniziato oltre un mese fa. La donna, madre adottiva di tre figli, era stata ricoverata a seguito di un intervento di chirurgia bariatrica al Nuovo Policlinico di Napoli. Il suo caso è ora oggetto di indagini per accertare eventuali responsabilità mediche.

Un percorso medico travagliato

Immacolata Fiorentino, con un peso di 170 chili e una storia pregressa di interventi per dimagrire, aveva deciso di sottoporsi a un intervento di bendaggio gastrico, noto come “sleeve”, il 22 novembre presso il Nuovo Policlinico “Federico II”. Secondo la denuncia presentata dal fratello Patrizio, assistito dall’avvocato Hilarry Sedu, l’intervento avrebbe portato a una serie di complicanze gravi, tra cui un’embolia polmonare e un arresto circolatorio, che hanno richiesto un trasferimento in terapia intensiva e un coma durato 22 giorni.

Dopo il risveglio e il trasferimento in Sub Intensiva, la paziente è stata spostata il 3 gennaio alla Clinica Bianchi di Portici per una riabilitazione respiratoria. Tuttavia, tre giorni dopo, il 6 gennaio, la donna è deceduta improvvisamente.

Le dichiarazioni delle strutture sanitarie

Il Nuovo Policlinico ha diffuso una nota in cui precisa che l’intervento chirurgico non sarebbe stato completato a causa di problemi cardiaci sopraggiunti durante la procedura. La direzione ha istituito una commissione interna per indagare sulla vicenda e ha espresso vicinanza alla famiglia.

Diego Bianchi, responsabile della Geriatria della Clinica Bianchi, ha dichiarato che la paziente, nei tre giorni trascorsi nella struttura, è stata sottoposta a numerosi esami diagnostici. «Dalla TAC polmonare sono emersi esiti di broncopolmonite che potrebbero risalire a precedenti episodi, forse collegati al Covid. Inoltre, la donna presentava edemi agli arti inferiori e ipostenia, segni che ci avevano portato a sospettare anche un ictus ischemico», ha aggiunto.

L’intervento della magistratura

A seguito della denuncia, la Procura ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche del Policlinico e della Clinica Bianchi, nonché della salma, per sottoporla ad autopsia. «Confidiamo nelle operazioni della Procura per accertare eventuali responsabilità e cristallizzare i fatti», ha dichiarato il legale della famiglia, Hilarry Sedu.

Una vita di difficoltà e amore

Immacolata Fiorentino lascia tre figli adottivi adolescenti e un fratello, dopo aver già affrontato lutti familiari importanti. La donna era conosciuta per la sua passione per la musica neomelodica e l’orgoglio per i successi sportivi di una delle figlie, vincitrice di competizioni regionali di corsa. Sui social network, Immacolata aveva documentato con coraggio i momenti della sua degenza, mostrando la sua determinazione a lottare per i figli, ai quali aveva dedicato l’intera vita.

L’attenzione sul caso

La vicenda di Immacolata Fiorentino riaccende i riflettori sui rischi legati agli interventi di chirurgia bariatrica e sull’importanza di garantire trasparenza e responsabilità nel sistema sanitario. Mentre le indagini proseguono, rimane il dolore di una famiglia che ha perso una madre e il bisogno di verità per onorarne la memoria.

Advertisement
Continua a leggere

Cronache

Chiara Ferragni diventa azionista di maggioranza, ma il brand è in crisi: “Un tentativo disperato”

Chiara Ferragni rileva le quote del suo marchio, ma secondo Selvaggia Lucarelli si tratta di una manovra per salvare un’azienda in crisi. La vera minaccia? La bancarotta.

Pubblicato

del

Chiara Ferragni ha annunciato con entusiasmo sul suo profilo Instagram di essere diventata azionista di maggioranza della Chiara Ferragni Brand, definendolo “un nuovo inizio”, “un gesto di responsabilità” e “la scelta di rimettere le mani sulla mia storia”. Ma dietro la patina da storytelling motivazionale si nasconde, secondo quanto ricostruisce Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Selvaggia Lucarelli, una verità ben più amara: una crisi finanziaria profonda, seguita al crollo reputazionale legato al cosiddetto Pandorogate.

Il passaggio di quote, che ha visto Ferragni rilevare le partecipazioni di Paolo Barletta e quasi interamente anche quelle di Pasquale Morgese (rimasto con uno simbolico 0,2%), è stato reso possibile da un aumento di capitale da 6,4 milioni, sborsati direttamente dall’influencer. Una mossa orchestrata non da Ferragni in prima persona, ma dall’amministratore unico di Fenice, Claudio Calabi, esperto in ristrutturazioni aziendali, con il supporto dell’avvocato Giuseppe Iannaccone.

Un’operazione di salvataggio, non un rilancio

Secondo Lucarelli, questa non è una storia di emancipazione, ma di autosalvataggio: Ferragni è oggi l’unica disposta a investire nel suo marchio, perché nessun altro lo ritiene appetibile. “È come dire che un ristoratore è diventato il cliente numero uno del proprio locale perché gli altri non ci vogliono più venire”, scrive la giornalista.

Le perdite del 2024 superano i 10 milioni di euro, e Ferragni sta attingendo al proprio patrimonio personale per tenere in piedi l’azienda. Ma, tra la casa acquistata a City Life per 14 milioni, le spese legali, lo stile di vita sfarzoso e la gestione di una vita privata pubblica, i fondi potrebbero non bastare a lungo. Voci non confermate parlano di una possibile messa in vendita della casa, ipotesi smentita dal suo staff.

Il nodo delle licenze e la reputazione in frantumi

Il punto più critico riguarda però le licenze del brand: aziende come Safilo e Pigna chiedono conto delle perdite legate al marchio e ora i negoziati sono affidati a Calabi. In questo quadro, la comunicazione pubblica dell’influencer — ancora improntata a viaggi, look, sondaggi su Instagram — appare fuori fase e dannosa.

“Chi la aiuta le suggerisce il basso profilo, ma lei continua a vivere come se niente fosse accaduto”, osserva Lucarelli. E avverte: la vera minaccia è la bancarotta.

Un cambio di passo è ancora possibile?

Il grande punto interrogativo è sul futuro. Non basta l’apparizione in seconda fila alle sfilate o una copertina su Elle Romania. Servirebbe, scrive Lucarelli, una vera rivoluzione strategica e personale: niente più immagine da eterna adolescente digitale, ma un’autentica trasformazione in imprenditrice.

“Per risollevarsi”, conclude, “Chiara Ferragni avrebbe bisogno di iniziare a pensarsi oberata, e non più semplicemente ‘libera’ come da slogan sanremese”.

Continua a leggere

Cronache

il giornalista Marc Innaro e la censura Rai: Russia demonizzata, Europa marginale

Pubblicato

del

Marc Innaro (foto Imagoeconomica in evidenza), storico corrispondente Rai da Mosca e oggi inviato dal Cairo, torna a parlare in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, affrontando con lucidità e tono critico le tensioni tra l’Occidente e la Russia, il suo allontanamento da Mosca e la crescente russofobia nelle istituzioni europee.

Dal 1994 al 2000 e poi dal 2014 al 2022, Innaro ha raccontato la Russia da dentro, cercando – come lui stesso dice – di “corrispondere” la realtà e il punto di vista di Mosca. Una scelta giornalistica che gli è costata accuse di filoputinismo e, di fatto, l’interruzione della sua esperienza russa da parte della Rai, ufficialmente per motivi di sicurezza legati alla nuova legge russa contro le “fake news”.

Ma Innaro contesta apertamente questa versione: “Quella legge valeva per i giornalisti russi, non per gli stranieri accreditati. Commissionai persino uno studio legale russo-italiano che lo dimostrò. Nessuno mi ascoltò”. A detta sua, la vera censura arrivava “non dai russi, ma dagli italiani”.

Nato, Ucraina e verità scomode

Un episodio televisivo emblematico segnò la sua posizione pubblica: una cartina sull’allargamento della Nato a Estmostrata in diretta al Tg2 Post, che gli offrì l’occasione per dire: “Ditemi voi chi si è allargato”. Una verità storica, sottolinea, che rappresenta “la versione di Mosca” e che fu raccontata anche da Papa Francesco, quando parlò del “latrato della Nato alle porte della Russia”.

Da lì in poi, dice Innaro, cominciò l’isolamento. Non gli fu consentito di intervistare Lavrov né di andare embedded con i russi nel Donbass, mentre altri inviati Rai furono autorizzati a farlo con le truppe ucraine, anche in territorio russo.

“La Russia non vuole invadere l’Europa”

Secondo Innaro, la narrazione di Mosca come minaccia globale è costruita ad arte: “La Russia è un Paese immenso con 145 milioni di abitanti. Come può voler invadere un’Europa da 500 milioni?”. L’obiettivo russo, dice, è sempre stato chiaro: la neutralità dell’Ucraina e il rispetto per le minoranze russofone.

Nel commentare le dichiarazioni dei vertici Ue e Nato, come quelle di Kaja Kallas o Mark Rutte, Innaro osserva che “alimentare la russofobia non aiuta a risolvere nulla” e ricorda che è grazie al sacrificio sovietico se l’Europa è stata liberata dal nazifascismo.

“L’Europa doveva includere la Russia”

La guerra, secondo Innaro, “diventa sempre più difficile da fermare”, anche per il consenso interno a Putin. Ma l’errore strategico dell’Occidente, dice, è stato non costruire una nuova architettura di sicurezza con la Russia dopo la Guerra Fredda: “Abbiamo più in comune con i russi che con altri popoli. Ma ora i 7/8 del mondo si riorganizzano e l’Europa resta ai margini”.

Un’analisi lucida e controcorrente, che rimette in discussione molte certezze del racconto dominante.

Continua a leggere

Cronache

Ebrei Roma, da palco 1 maggio invocano nostra distruzione

Pubblicato

del

“Appropriarsi della nostra cultura, delle melodie a noi più care, per invocare la nostra distruzione, è ignobile. C’è qualcosa di davvero sinistro, macabro, nell’esibizione dei Patagarri. Pensate a cosa ha fatto Hamas dei nostri bambini. Ascoltare una nostra canzone dal palco del Primo Maggio in diretta tv, culminante nel grido “Palestina Libera!”, lo slogan delle piazze che invocano la cancellazione di Israele, è un insulto e una violenza inaccettabile. Mai ce lo saremmo aspettati in un concerto che celebra il lavoro”. Così Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma.

“Come quello del Nova Music Festival, trasformato dai terroristi palestinesi in un massacro che non è finito, con 59 rapiti da Hamas ancora a Gaza”, ha proseguito il presidente della Comunità Ebraica di Roma. “I nostri più grandi odiatori nella storia sono quelli che hanno strumentalizzato la nostra cultura e mentalità. Pensate a cosa ha fatto Hamas dei nostri bambini, proprio sapendo che così ci colpivano nella cosa più sacra, la speranza”, ha osservato. “Noi ebrei, di fronte a queste provocatorie manifestazioni di intolleranza sentiamo lo spazio delle nostre libertà restringersi inesorabilmente – ha concluso Fadlun – ma a perdere in libertà non siamo solo noi, è l’intera società civile”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto