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Cronache

Moglie lo denunciò per lesioni, il Csm archivia il caso Fresa ma si spacca

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La moglie lo aveva denunciato, dopo che un’ambulanza l’aveva portata in ospedale, dove le erano state riscontrate lesioni guaribili in sette giorni. Ma in seguito aveva ritirato la querela e cosi’ era stato archiviato il procedimento che era stato aperto dalla procura di Roma per lesioni e maltrattamento a carico del sostituto Pg della Cassazione Mario Fresa. Una vicenda che aveva avuto risalto sui giornali proprio per il ruolo ricoperto dal magistrato e su cui il Csm aveva aperto una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilita’ ambientale nei confronti di Fresa . Procedura che oggi il plenum ha archiviato, a costo pero’ di una clamorosa spaccatura. La delibera e’ passata per un solo voto di scarto tra favorevoli e contrari (9 a 8) e 8 astenuti, tra cui il primo presidente Pietro Curzio e il Pg della Cassazione Giovanni Salvi.  La vicenda risale a marzo dello scorso anno. Fresa si occupava all’epoca alla Procura generale della Cassazione dei procedimenti disciplinari a carico dei colleghi. Venne subito sospeso , e come ha spiegato oggi il Pg Salvi- che nei confronti di Fresa avvio’ un procedimento pre-disciplinare non ancora definito- ora non fa piu’ parte di quella struttura. Un elemento che ha pesato, assieme a un parere positivo sulla professionalità di Fresa formulato quest’anno dal Consiglio direttivo della Cassazione , nella proposta di archiviazione licenziata a maggioranza dalla Prima Commissione e oggi fatta propria dal plenum, sia pure con un solo voto di scarto tra favorevoli e contrari. Come ha spiegato la relatrice Paola Braggion (Magistratura Indipendente) lo scopo della procedura di trasferimento e’ “eliminare impedimenti al funzionamento degli uffici giudiziari”. E visto che Fresa non si occupa ora di materie di famiglia e di disciplinare, “per il settore lavoro cui e’ assegnato si ritiene che non vi siano motivi di incompatibilita’ ambientale”.

Il Csm. Ricorso contro la nomina di Cantone a Perugia

La Commissione ha ascoltato il magistrato e ha anche tenuto conto delle conclusioni della procura di Roma che ha ritenuto “non fosse certa l’intenzionalità del gesto” del magistrato, all’origine delle lesioni alla moglie. E sulla base di tutti gli elementi raccolti ha ritenuto che anche la divulgazione sulla stampa dei conflitti familiari “non abbia compromesso la credibilita’ professionale e personale del magistrato che puo’ continuare a svolgere le funzioni in quell’ufficio con indipendenza e imparzialita’”. Di tutt’altro avviso Nino di Matteo che ha capeggiato l’ampio fronte dei contrari (i togati Sebastiano Ardita, Maria Cristina Balduini e Antonio D’Amato e i laici Emanuele Basile, Alberto Benedetti , Stefano Cavanna e Fulvio Gigiliotti) e che prima aveva ottenuto che la discussione fosse pubblica (la pratica era stata segretata e non compariva nemmeno nell’ordine del giorno dei lavori del plenum). Non solo “l’indagine penale non sancisce in alcun modo l’inattendibilita’ delle dichiarazioni consacrate nella denuncia”, ma soprattutto non si puo’ prescindere dal clamore avuto dalla vicenda: “non possiamo pensare -ha detto Di Matteo – che l’appannamento dell’immagine del magistrato sia venuto meno perché è stato sospeso dall’esercizio delle funzioni disciplinari”. Ampio anche il fronte degli astenuti: assieme ai vertici della Cassazione, i togati Michele Ciambellini, Carmelo Celentano, Concetta Grillo, Giuseppe Marra e i laici Alessio Lanzi e Filippo Donati. Mentre il vice presidente David Ermini non ha partecipato al voto.

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Conclave 2025, i cardinali decidono: si comincia il 7 maggio

Il Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco inizierà il 7 maggio. I cardinali si riuniranno nella Cappella Sistina: le regole, i tempi e il ruolo di Parolin.

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I cardinali hanno deciso: il Conclave che eleggerà il 266esimo successore di Pietro inizierà il 7 maggio, mercoledì prossimo, nel pomeriggio. L’annuncio è arrivato dopo l’assemblea dei porporati che ha scelto di prendersi qualche giorno in più per motivi principalmente logistici.

Più tempo per sistemare gli elettori

La decisione di posticipare l’inizio del Conclave rispetto alla conclusione dei novendiali di suffragio per Papa Francesco, che termineranno domenica, è dovuta alla necessità di organizzare adeguatamente l’accoglienza dei 135 cardinali elettori – il numero più alto mai registrato – presso la Casa Santa Marta. Due porporati, infatti, hanno già annunciato la rinuncia per motivi di salute.

La guida del Conclave

A presiedere il Conclave sarà il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, poiché il Decano Giovanni Battista Re e il Vice Decano Leonardo Sandri, avendo superato gli ottant’anni, non parteciperanno alle votazioni. Toccherà a Parolin, quindi, interrogare il nuovo eletto circa l’accettazione del pontificato e il nome che vorrà assumere.

Prima dell’inizio delle votazioni, la mattina del 7 maggio, il cardinale Re celebrerà la Missa pro eligendo Romano Pontifice nella Basilica di San Pietro. Nel pomeriggio, i cardinali si raccoglieranno nella Cappella Paolina per poi entrare in processione nella Cappella Sistina intonando il “Veni Creator Spiritus”, invocando l’assistenza dello Spirito Santo.

Le regole del Conclave

Come stabilito dalla Costituzione Universi Dominici Gregis di San Giovanni Paolo II, i cardinali hanno giurato di rispettare rigorosamente le norme che regolano l’elezione. Sono vietate influenze esterne, pressioni, favoritismi o avversioni personali. L’unico criterio dev’essere il bene della Chiesa e la gloria di Dio.

Il nuovo Papa dovrà essere eletto con una maggioranza qualificata di due terzi. Dopo il comando “Extra omnes” (“Fuori tutti”), inizieranno le votazioni: il primo scrutinio sarà effettuato il 7 maggio. Dal giorno successivo, se necessario, si procederà con quattro votazioni quotidiane, due al mattino e due al pomeriggio.

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Genova, sindacalista inventa un’aggressione fascista: indagato per simulazione di reato

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Un grave episodio di simulazione scuote il clima politico e sindacale a Genova. Fabiano Mura, segretario genovese della Fillea-Cgil (categoria degli edili), è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di simulazione di reato, dopo aver inventato una presunta aggressione subita alla vigilia del 25 aprile.

Mura aveva denunciato pubblicamente e in Procura di essere stato aggredito da due persone che gli avrebbero urlato insulti fascisti, fatto il saluto romano, sputato addosso e colpito con pugni e spintoni. Un racconto drammatico che aveva suscitato un’immediata ondata di solidarietà, culminata in una manifestazione antifascista a cui avevano preso parte esponenti politici e sindacali, tra cui Anpi Genova, la candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis, l’ex ministro Andrea Orlando e l’ex leader Cgil Sergio Cofferati.

La verità emerge: nessuna aggressione

Le indagini della Digos hanno rapidamente sollevato dubbi sulla versione dei fatti fornita da Mura. I riscontri video delle telecamere di sorveglianza e le incongruenze sugli orari hanno smontato il suo racconto. Messo alle strette dagli investigatori, il sindacalista ha infine ammesso davanti al magistrato di essersi inventato tutto e ha ritirato la denuncia.

La Cgil, dopo aver appreso l’esito delle indagini, ha annunciato la sospensione di Mura, prendendo ufficialmente le distanze dal suo comportamento.

Le reazioni politiche

Il caso ha suscitato reazioni forti nel panorama politico. Matteo Salvini, leader della Lega, ha commentato: «Che tristezza. Per tre giorni è stato lanciato l’allarme sulla violenza fascista a Genova, e poi si è scoperto che gli unici fascisti immaginari stanno a sinistra».
Anche Fratelli d’Italia ha denunciato l’episodio, sottolineando che «le falsità fomentano l’odio».

Dal centrosinistra, Silvia Salis ha preso le distanze: «È un atto gravissimo. Noi siamo parte lesa e ci dissociamo completamente da questa azione irresponsabile».

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Caso Garlasco, la madre di Sempio tace e ha un malore

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Ha preferito non rispondere alle domande e ha anche avuto un malessere la madre di Andrea Sempio, convocata stamane dai Carabinieri di Milano nell’ambito della nuova indagine della Procura di Pavia in cui il figlio è per la terza volta indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. E questo mentre oggi per Alberto Stasi, l’allora fidanzato della giovane condannato a 16 anni di carcere, è il primo giorno di semilibertà.

Questa mattina Daniela Ferrari, 65 anni, accompagnata dall’avvocato Angela Taccia (nella foto), che difende il figlio assieme al collega Massimo Lovati, si è presentata alle 10 in punto negli uffici milanesi del Comando Provinciale dell’arma per essere ascoltata per la terza volta dal giorno del delitto di Chiara, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Uffici che ha lasciato circa mezz’ora dopo, in quanto ha ascoltato il consiglio dei due legali: alla prima domanda si è “avvalsa” e alla seconda ha accusato un malore. Tant’è che all’uscita dalla caserma, visibilmente “scossa” e facendosi largo tra una schiera di telecamere e microfoni, si è infilata in un taxi senza proferire parola.

“Questa convocazione non mi è piaciuta. Se i pm vogliono sentire la signora, che la convochino loro in Procura a Pavia”, ha affermato Lovati esprimendo il disappunto per il modo in cui si sta conducendo l’inchiesta. E’ stato lui a consigliare alla madre di Sempio di “astenersi” dal rispondere. Avrebbe dovuto spiegare ancora a che ora, il giorno del delitto, è uscita di casa e per quali commissioni e a che ora è rientrata. Avrebbe dovuto ricostruire di nuovo, a distanza di quasi 18 anni, gli spostamenti del figlio e raccontare pure la vicenda dello scontrino del parcheggio di Vigevano che il giovane, su suggerimento dei genitori, decise di tenere.

E poi, tra l’altro, le sarebbe stato chiesto di fornire chiarimenti in merito a un ‘fuorionda’ reso pubblico dalla trasmissione de Le Iene su come Andrea sarebbe venuto a conoscenza di alcuni atti dell’indagine del 2017 che si è chiusa con un’archiviazione. Intanto per Stasi oggi è stato il primo giorno di semilibertà, beneficio concesso dal Tribunale di Sorveglianza nelle scorse settimane e che è in un certo senso l’anticamera dell’affidamento in prova ai servizi sociali e quindi della libertà. Come ogni mattina il 41enne è uscito dal carcere di Bollate per andare in ufficio, ha potuto, poi, dedicarsi ad alcune attività private. Tutto questo in base alle prescrizioni approvare dalla magistratura e che gli consentono di rientrare nell’istituto di pena alle porte di Milano dopo cena ma soprattutto di proseguire lungo un percorso di reinserimento sociale.

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