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May alle corde, perde 4 ministri e il negoziatore di Brexit che non vogliono l’accordo con l’Ue: “Minaccia la nostra integrità”

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“Sono convinta, con ogni fibra del mio essere, che la rotta che ho scelto sia quella giusta per il Paese”. Theresa May affronta i giornalisti in una delle conferenze stampa più difficili della sua vita politica. È il giorno iniziato con le dimissioni di 4 dei suoi ministri. Il più grave per la Brexit è l’abbandono di Dominic Raab, ministro per la Brexit. Cioè il negoziatore principe della Brexit. Se non piace a lui l’accordo…
Nella lettera di dimissioni Raab spiega che il regime regolatorio per l’Irlanda del Nord concordato con Bruxelles è “una reale minaccia alla integrità del Regno Unito”. Per completezza di informazione, va ricordato che Raab è stato il referente politico di quel negoziato per gli ultimi quattro mesi.
La lettura politica è che, semplicemente, non voglia perdere la chance di candidarsi a primo ministro, in futuro, legandosi a un accordo destinato a fallire.
La giornata continua avvitandosi in una spirale di pessime notizie. Mentre la May, alla House of Commons, difende il suo deal per 2 ore e 58 minuti, attorno è una grandinata di attentati alla sua leadership. La sterlina precipita.

Theresa May. Non c’è accordo su Brexit nel suo governo

Il leader degli indipendentisti scozzesi a Westminster l’accusa di volere imporre un accordo “già cadavere”. Quello dei falchi conservatori Jacob Rees- Moog porta avanti l’ attacco iniziato mercoledì sera e annuncia di aver inviato la sua lettera per chiedere la mozione di sfiducia.
Ne servono 48 per attivare la procedura, e per tutta la giornata di ieri si rincorrono rumours sul fatto che il numero stia per essere raggiunto. Lui rincara: “Questa non è Brexit. È il fallimento della politica del governo. Deve essere respinto”, e aggiunge che la sfida alla leadership del partito conservatore sarà questione di settimane. Però lui non si candida.
La signora May appare stanca, tirata ma tira dritto, con una schiettezza quasi senza precedenti. Non si dimette, non rivede i termini del negoziato, non cede, non considera né elezioni anticipate né un secondo referendum.
Il ricorso a elezioni anticipate è possibile ma improbabile, perché richiederebbe il voto della maggioranza del partito conservatore senza alcuna certezza del risultato. Infine, il secondo referendum. Lei continua a escluderlo, ma potrebbe essere, in caso di grave impasse parlamentare, l’ unica anche se incerta via di uscita.

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Trump attacca il giudice del processo, ‘mi odia’

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Donald Trump è pronto a dare battaglia al sistema giudiziario americano che lo ha incriminato, e interpretando il ruolo della vittima di una persecuzione politica, prova ad accreditarsi, almeno presso la base dei repubblicani, come il candidato più forte per le presidenziali del 2024. Dopo aver ricoperto di insulti, accusandolo di corruzione e manipolazione, il procuratore di Manhattan Alvin Bragg, nell’ultimo post sul suo social media Truth l’ex presidente ha iniziato a prendere di mira il giudice che con tutta probabilità presiederà l’eventuale processo a suo carico. “Mi odia”, ha tuonato il tycoon parlando di Juan Manuel Merchan. Il giudice ha già presieduto il processo contro due società della Trump Organization e il loro ex chief financial officer, Allen Weisselberg, uno dei consiglieri più fidati di Trump. E sta anche supervisionando il procedimento per frode e riciclaggio contro Steve Bannon, l’ex capo stratega del tycoon.

“E’ un tribunale fantoccio”, ha attaccato l’ex presidente ribadendo che si tratta di “interferenza nel voto”. La sua campagna ha annunciato che la raccolta fondi lanciata dal tycoon subito dopo la notizia della sua incriminazione ha raccolto oltre 4 milioni di dollari in un solo giorno. Dati che non possono essere verificati ma la diffusione di questo tipo di propaganda rivela come Trump abbia scelto la linea del contrattacco.

“Il presidente ha raccolto oltre 4 milioni di dollari nelle 24 ore successive alla persecuzione politica senza precedenti del procuratore di Manhattan Alvin Bragg”, si legge in una mail della campagna nella quale si sottolinea che il tycoon “è il principale candidato presidenziale repubblicano” e che “oltre il 25% dei fondi proviene da nuovi donatori”. Un elemento confermato dagli ultimi sondaggi che effettivamente indicano come la base repubblicana sia dalla sua parte e lo consideri una vittima dell’establishment corrotto. Intanto le forze dell’ordine di New York si preparano alla giornata epica di martedì 4 aprile, quando per la prima volta nella storia americana un ex presidente varcherà la soglia di un tribunale. Nelle ultime ore si sono susseguiti una serie di briefing tra la polizia della metropoli, Nypd, il Secret Service, gli US Marshals e gli agenti addetti ai tribunali per fare il punto sulla sicurezza e ridurre al minimo i rischi.

In un’intervista al britannico Times, l’attrice hard Stormy Daniels ha espresso il timore che l’incriminazione di Trump provochi nuovo caos, come accadde il 6 gennaio del 2021 con l’attacco a Capitol Hill. “E’ un fatto monumentale, epico. Sono fiera di me, è stata una vendetta. La cosa più divertente è che ho ricevuto la notizia mentre mi trovavo su un cavallo chiamato ‘Redemption’, redenzione”, ha raccontato la pornostar. “L’altro lato della medaglia è che questo evento dividerà ulteriormente gli americani. Se l’è già cavata una volta dopo aver aizzato alla rivolta e creato il caos. Quale che sia l’esito dell’incriminazione ci saranno violenza, feriti e morte”. Quanto ai timori di ritorsioni da parte dell’ex presidente, la 44enne ha ironizzato: “L’ho visto nudo, non c’è niente di peggio”.

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Dagli Usa 2 mld di nuove armi all’Ucraina, ma niente super razzi

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Quasi 2 miliardi di dollari di nuove armi, tra le quali per la prima volta missili Patriot e ‘bombe intelligenti’, ma ancora nessun Atacms, i razzi tattici a lungo raggio in grado di colpire obiettivi fino a 300 chilometri, quindi potenzialmente capaci di arrivare in territorio russo. Nella sua prima visita all’estero dall’inizio della guerra Volodymyr Zelensky non ottiene il bottino più agognato: gli Army Tactical Missile System, i razzi più a lungo raggio in dotazione alle forze armate americane, utilizzati dagli Stati Uniti anche nel 1991 durante l’operazione ‘Desert Storm’ per colpire i lanciamissili balistici a medio raggio e i siti missilistici terra-aria dell’Iraq. Il leader ucraino non può che essere grato a Joe Biden per l’aiuto senza precedenti alle sue forze armate, 18 miliardi di dollari di armi dall’inizio dell’invasione, e tuttavia è arrivato alla Casa Bianca anche per ribadire la necessità di sistemi Atacms e droni ‘Gray Eagle’ e ‘Reape’ che consentirebbero ai suoi uomini di rispondere alla controffensiva di Mosca e superare l’inverno. L’amministrazione americana su questo punto resta irremovibile.

I super razzi di lunga gittata, in grado di colpire nel territorio della Russia, rischiano di provocare un’escalation nel conflitto e l’uso da parte di Vladimir Putin di armi ancora piu’ letali, inclusa quella nucleare, nonchè un più diretto coinvolgimento degli Stati Uniti e lo spettro di “una terza Guerra Mondiale” che Biden evoca da mesi. Washington ha assicurato che continuerà a sostenere la resistenza di Kiev e in questo nuovo pacchetto da 1,85 miliardi di dollari ha incluso per la prima volta i missili Patriot, una decisione che ha stupito persino i vertici militari ucraini.

A lungo chiesti da Kiev, i sistemi, considerati il “fiore all’occhiello della difesa Usa”, sono in grado di intercettare missili balistici e saranno un’arma in più nelle mani di Kiev contro i continui attacchi della Russia sulle infrastrutture strategiche del Paese che stanno rendendo l’inverno ancora più insopportabile per milioni di ucraini. L’esercito americano si farà anche carico dell’addestramento, in un paese terzo, delle truppe di Kiev all’utilizzo dei Patriot. Dagli Stati Uniti partiranno anche 850 milioni di dollari di artiglieria e i ‘Joint Direct Attack Munition kits’. Questi kit rappresentano un passaggio in più rispetto agli Himars o agli Howitzers forniti nei mesi scorsi da tutto l’Occidente perchè sono in grado di convertire munizioni aeree non guidate in ‘bombe intelligenti’ per i jet ucraini con un tasso di precisione molto più alto. La convinzione di Washington è che i Patriot e le ‘bombe di precisione’, da soli, potranno davvero cambiare il corso della guerra.

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Russia a Onu, assurdo privarci del diritto a presidenza Cds

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 L’ambasciatore russo all’Onu Vassily Nebenzia in una intervista alla Tass ha definito l’idea di privare Mosca del diritto di presiedere il Consiglio di Sicurezza (come chiesto da Kiev) “semplicemente assurda”. Il diplomatico ha sottolineato tra l’altro che un’esclusione sarebbe impossibile senza modifiche alla Carta dell’Onu.

“Coloro che usano questa demagogia a buon mercato per privare la Russia del suo legittimo status giuridico sono ben consapevoli del lato legale della questione – ha aggiunto – La Russia è la continuatrice dell’URSS, soggetto di diritto internazionale che ha ereditato non solo i diritti e gli obblighi del suo predecessore, ma anche il suo stesso carattere giuridico. Lo status della Federazione Russa è ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale. L’esclusione dal Consiglio di Sicurezza è impossibile senza modifiche alla Carta delle Nazioni Unite, così come è impossibile privare la Russia del diritto di presiedere il Consiglio”.

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