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Matteo Salvini parla di pensioni e migranti

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Rapporto choc su Scotland Yard: polizia razzista, sessista e omofoba

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E’ un verdetto devastante quello emesso sulla non più leggendaria Scotland Yard. Secondo le conclusioni del rapporto indipendente curato dalla baronessa Louise Casey, membro della Camera dei Lord, la forza di polizia londinese, la più importante del Regno Unito, è “istituzionalmente razzista, sessista e omofoba”. E deve quindi cambiare da capo a piedi, a partire dalla mentalità al suo interno, o rischia di finire smantellata. Nella corposa relazione di 363 pagine sono contenuti errori, negligenze, abusi, insabbiamenti, commessi dal personale in divisa: si va dal bullismo anche esasperato nei confronti dei colleghi, alle discriminazioni palesi in servizio soprattutto contro le minoranze etniche, all’atteggiamento predatorio nei confronti delle donne fino ai casi di stupro archiviati perché i congelatori contenenti prove fondamentali si erano rotti.

Casey ha puntato il dito in particolare contro un reparto della Met Police, il Parliamentary and Diplomatic Protection (PaDP), che riunisce gli agenti addetti alla protezione delle sedi istituzionali del Regno Unito, dal Parlamento di Westminster a Downing Street, e di quelle diplomatiche. Dovrebbe essere il fiore all’occhiello e invece nel rapporto viene descritto come “angolo oscuro del Met dove possono facilmente fiorire comportamenti scorretti”. In quella sezione hanno infatti servito i due agenti che più hanno infangato di recente l’immagine di Scotland Yard e contribuito all’aggravamento della sua crisi. Wayne Couzens, in carcere a vita per il sequestro, lo stupro e l’uccisione atroce della 33enne Sarah Everard, da lui fermata nel 2021 mentre rincasava con il pretesto di un falso fermo per fantomatiche violazioni delle restrizioni Covid allora in vigore. Proprio dopo il suo caso è stato ordinato il rapporto indipendente sulla forza di polizia. E oltre a lui era nel PaDP il poliziotto stupratore David Carrick, di recente condannato a ben 36 ergastoli. Di fronte a un quadro tanto allarmante le autorità sono intervenute una dopo l’altra. Il premier conservatore Rishi Sunak ha ammesso che la fiducia dei cittadini nella polizia di Londra risulta “fortemente compromessa”.

Ma ha garantito che il suo comandante Sir Mark Rowley si sta impegnando per riconquistarla e sono già stati introdotti alcuni cambiamenti. Sir Mark era stato chiamato l’anno scorso proprio per risolvere i problemi di vecchia data a Scotland Yard al posto della prima comandante donna, Cressida Dick, che non aveva affrontato con sufficiente fermezza scandali e omertà interna. Rowley si è scusato con i londinesi per il “terribile” e “imbarazzante” rapporto, e sottolineato che ci sono “individui tossici” nella polizia. Sono centinaia di ‘mele marce’, agenti che sono riusciti a farla franca negli anni nonostante abbiano violato la legge e le regole di condotta. E contro di loro il ‘Commissioner’ ha avviato una vasta azione disciplinare interna al termine della quale tanti perderanno il distintivo. Per non parlare di quelli già condannati nei tribunali per il coinvolgimento in vicende criminali.

Alla pubblicazione del rapporto è seguita anche una polemica politica. Il sindaco laburista di Londra Sadiq Khan, che ha parlato di “uno dei giorni più bui nei 200 anni di storia” di Scotland Yard, è stato chiamato in causa dalla ministra degli Interni Suella Braverman durante il suo intervento alla Camera dei Comuni. “Sta a lui garantire ai londinesi il servizio di polizia che meritano”, ha detto riferendosi in tono critico al primo cittadino, autorità responsabile delle nomine di vertice nel corpo assieme al titolare dell’Home Office. Braverman si è detta contraria a smantellare la forza di polizia ma a suo avviso (e anche di molti altri) serviranno anni per cambiare Scotland Yard.

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Ubs compra Credit Suisse, salvataggio da 3 miliardi

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Ubs acquista la rivale Credit Suisse per tre miliardi di franchi svizzeri (3,35 miliardi di dollari). Con un’operazione architettata dalla Banca centrale svizzera, con il coinvolgimento della autorità europee e americane, i due colossi convolano a nozze in un storico accordo per cercare di disinnescare la crisi in atto nel sistema bancario, con una corsa nel fine settimana per risolvere il caso prima della riapertura dei mercati. Nell’annunciare l’accordo – il maggiore fra due banche dalla crisi del 2008 raggiunto al termine di un fine settimana convulso di trattative senza sosta – le autorità svizzere si affrettano a precisare che l’operazione “non è un salvataggio ma è una soluzione commerciale”, la “migliore per riportare fiducia”. Le nozze, spiegano da Berna, infatti “assicurano la stabilità finanziaria” e tutelano “l’economia svizzera in questa situazione eccezionale”. Ubs otterrà fino a 100 miliardi di franchi svizzeri di liquidità dalla Banca centrale svizzera, oltre a garanzie per 9 miliardi dal governo svizzero per far fronte a eventuali perdite di Credit Suisse. Per Ubs si tratta di ‘rassicurazioni’ importanti visto che, per come è stato strutturato l’accordo non ha alcuna possibilità di fare un passo indietro, neanche a fronte di un’eventuale opposizione dell’antitrust.

“La stabilità finanziaria è più importanti dell’antitrust nelle crisi”, tagliano corto dalla Finma, l’autorità di regolamentazione dei mercati. L’intesa avrà un impatto sull’occupazione, con 10.000 posti che secondo indiscrezioni saranno tagliati. Con Ubs che punta a un taglio dei costi per 8 miliardi. Ubs, in particolare, si impegna a ridimensionare la banca di investimento di Credit Suisse, che è stata una dei maggiori ostacoli da superare per il raggiungimento di un accordo, e a ottenere il prima possibile tutte le autorizzazioni per le nozze che, comunque, non saranno sottoposte al voto degli azionisti. Per Credit Suisse l’intesa segna la fine di 167 anni di storia e spazza praticamente via 16 miliardi di franchi svizzeri di bond AT1, che sono stati “completamente svalutati”. Le banche centrali mondiali plaudono all’intesa.

“La rapida azione e le decisioni prese dalle autorita’ svizzere” per risolvere il caso di Credit Suisse “sono determinanti per ripristinare condizioni di mercato ordinate ed assicurare la stabilita’ finanziaria”, afferma il presidente della Bce Christine Lagarde, che sottolineqa come le banche dell-Eurozona abbiano una posizione solida e come comunque la Bce sia pronta a sostenere il siostema se necessario. Lodi alla rapidità di Berna arrivano anche dalle Bank of England. Plaudono il Tesoro americano e la Fed che, in una nota congiunta, mettono anche in evidenza come il capitale e la liquidità delle banche statunitensi sono solidi. Le autorità a stelle e strisce continuano a lavorare anche per un soluzione su Silicon Valley Bank e Signature Bank, i due istituti falliti la scorsa settimana. Secondo indiscrezioni la Fdic, l’agenzia federale di assicurazione sui depositi, per Svb intende procedere allo spezzatino visto che non è riuscita a trovare un acquirente adatto ad rilevare il 100% della banca. Per Signature ci sarebbe invece l’interesse di New York Community Bancorp.

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Liquori con alcool denaturato anti-covid, 12 arresti in Campania

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Usavano ingenti quantitativi di alcol denaturato importato dall’estero per fronteggiare la pandemia da Covid-19 per produrre bevande alcoliche adulterate e contraffatte poi con i marchi di alcolici: insieme all’ispettorato ICQRF del Ministero dell’Agricoltura è stato scoperto anche questo dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che ha notificato 12 arresti (3 in carcere e 9 ai domiciliari) e sequestrato beni per un valore complessivo da 10 milioni di euro. I finanzieri hanno apposto i sigilli a un liquorificio di Giugliano in Campania (Napoli), a una tipografia di Cava dè Tirreni (Salerno) e a una casa vinicola di Pagani (Salerno). Nei confronti degli indagati il tribunale di Napoli Nord, su richiesta dell’ufficio inquirente coordinato dal procuratore Antonietta Troncone, ha disposto anche un sequestro preventivo delle imposte evase da 250mila euro. Trovate anche bottiglie con la dicitura olio d’oliva ma che invece contenevano olio di semi. Dagli accertamenti è emerso che le bevande contraffatte venivano vendute a cantine, distillerie, grossisti e rivenditori al dettaglio tra Campania, Puglia e Calabria. Ma i liquori, è emerso dalle analisi chimiche, contenevano anche sostanze nocive tipiche dei disinfettanti (alcool isopropilico e metiletilchetone) non destinate per l’uso alimentare. La contraffazione ha riguardato anche presunto champagne sulle cui bottiglie sono state trovate le griffe false di noti marchi internazionali, anche DOP, ma che invece contenevano solo vino spumante.

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