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Ponte Morandi, il commissario Bucci e il presidente Toti riaprono via Perlasca: Genova ora è meno isolata

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Riaperta via Perlasca, arteria fondamentale per la Valpolcevera: interrotta dal crollo del ponte Morandi, unisce la valle alla zona a sud del viadotto e al centro città, è la prima sulla sponda destra del torrente Polcevera a essere riaperta. Alla riapertura sono intervenuti il sindaco Marco Bucci e il governatore Giovanni Toti. “Finalmente riapriamo questa via – dice Bucci – si tratta dell’ultima porzione del piano che abbiamo previsto prima di Natale. E’ una bella notizia. C’era bisogno di una strada anche sul versante sinistro della Valpolcevera”. Su via Perlasca, fino ad alcune settimane fa c’erano le macerie della pila 9 del viadotto crollata. Bucci traccia una road map dei futuri interventi: “Da oggi ci dedicheremo a fare il bypass di via Fillak e alla possibile riapertura di via Fillak stessa, non appena avremo la messa in sicurezza delle pile 10 e 11 del ponte Morandi, come previsto dal piano di demolizione”. Per il governatore Toti, si tratta di “un bel regalo di Natale. La politica ha mantenuto tutte le promesse fatte dall’inizio di questa vicenda: Corso Perrone, via 30 Giugno, via Perlasca, la ferrovia merci, la ferrovia passeggeri, via della Superba, che scarica il traffico pesante del porto, la rampa che collega il casello di Genova Aeroporto alla via di grande scorrimento Guido Rossa anticipato di sei mesi rispetto all’apertura ordinaria prevista, le case agli sfollati. Quando torneremo con la memoria a questi giorni sara’ un ottimo esempio di come la politica e le istituzioni abbiano saputo rispondere ai bisogni della citta’”. Per Toti questo “non restera’ alla storia come i tanti esempi di un’Italia che funziona poco ma restera’ alla storia della politica come uno degli esempi di un’amministrazione che ha funzionato bene”.

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Frode fiscale sul ‘traffico Voip’, 4 imprenditori arrestati

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Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, nelle indagini coordinate dalla Procura Europea, ha arrestato per frode fiscale due imprenditori italiani, residenti in Svizzera, e altri due del Novarese e ha sequestrato oltre 95 milioni di euro a 16 persone e due aziende, attive nel settore delle telecomunicazioni. L’indagine, nata da analisi di natura fiscale iniziate nel 2022 anche con la collaborazione dell’Ufficio Antifrode dell’Agenzia delle Entrate-Settore Contrasto Illeciti, hanno ricostruito un “sofisticato circuito di false fatturazioni nel settore del commercio di traffico dati internazionale VoIP”. Nell’ottobre 2023 era già stato arrestato un broker italiano residente in Svizzera ed erano stati sequestrati oltre 50 milioni di euro, importo corrispondente all’IVA evasa.

Gli accertamenti successivi hanno permesso di ricostruire anche “ulteriori anelli della catena di frode, individuando altri due imprenditori italiani, anch’essi formalmente residenti in Svizzera, a cui facevano capo – spiegano gli investigatori – società cartiere e alcune buffer”. In più, altri due imprenditori che “fungevano da reclutatori e coordinatori delle ‘teste di legno’ a cui attribuire la rappresentanza legale delle società utilizzate nel circuito fraudolento”. Le false fatturazioni sul “traffico dati” passavano da “società cartiere e società filtro italiane, per poi raggiungere le società beneficiarie della frode fiscale sul territorio nazionale che, rivendendo alle prime società estere, attraverso un’operazione non imponibile Iva, abbattevano il proprio debito impositivo dando vita ad un nuovo carosello di fatture false”.

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Vendita illegale di cuccioli, denunciato nell’Avellinese

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Un 30enne di Montella, in provincia di Avellino, è stato denunciatoo dai carabinieri Forestali per traffico illecito di animali da compagnia. Nel suo negozio deteneva due cuccioli di cane pronti ad essere venduti, privi di sistema di identificazione e certificazione sanitaria. I due cagnolini erano chiusi in una gabbia angusta ed espèosta alle intemperie. Sono stati sequestrati e affidati al servizio veterinario della Asl che ha disposto il loro trasferimento in un canile in attesa di adozione.

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Cronache

A Irene Pivetti 4 anni per evasione fiscale

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L’ex presidente della Camera Irene Pivetti è stata condannata a 4 anni di reclusione per evasione fiscale e autoriciclaggio. Lo ha deciso la quarta sezione penale del Tribunale di Milano nel processo a carico anche di altri tre imputati su una serie di operazioni commerciali nel 2016 del valore di circa 10 milioni di euro, in particolare la compravendita di tre Ferrari Granturismo che, secondo l’accusa, sarebbe servita per riciclare proventi frutto di illeciti fiscali.

La sentenza delle giudici Scalise-Cecchelli-Castellabate è arrivata a seguito delle indagini del pm Giovanni Tarzia, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. Sono stati condannati anche il pilota di rally ed ex campione di Granturismo Leonardo ‘Leo’ Isolani, a 2 anni e 4mila euro di multa con pena sospesa e non menzione, e la moglie di Isolani, Manuela Mascoli, anche lei a 2 anni e 4mila euro di multa. Mentre la figlia di quest’ultima, Giorgia Giovannelli, è stata assolta “perché il fatto non costituisce reato”.

Nell’inchiesta è stato ipotizzato un ruolo di intermediazione di Only Italia, società riconducibile a Pivetti, in operazioni del Team Racing di Isolani, che voleva nascondere al fisco (aveva un debito di 5 milioni di euro) alcuni beni, tra cui le tre Ferrari. Le auto sarebbero state al centro di una finta vendita al gruppo cinese Daohe per essere, invece, trasferite in Spagna, dove ci sarebbe stato il tentativo di venderle.

L’unico “bene effettivamente ceduto, ovvero passato” ai cinesi, stando all’imputazione, sarebbe stato “il logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari”. Se lo scopo di “Isolani e Mascoli” era quello “di dissimulare la proprietà dei beni e sottrarli” al fisco, “l’obiettivo perseguito da Irene Pivetti” sarebbe stato “di acquistare il logo Isolani-Ferrari per cederlo a un prezzo dieci volte superiore al gruppo Dahoe, senza comparire in prima persona”: per la Procura l’ex presidente della Camera avrebbe comprato il marchio per 1,2 milioni di euro per poi rivenderlo alla società cinese a “10 milioni”.

Nel settembre 2022 la Cassazione confermò un sequestro da quasi 3,5 milioni di euro nei confronti dell’ex parlamentare leghista. Sequestro che inizialmente era stato bocciato dal gip. Il pm, che aveva chiesto proprio 4 anni per Pivetti, nella requisitoria ha evidenziato la “natura simulata dei contratti data” anche “la plusvalenza realizzata”. Pivetti, per l’accusa, usò le società “come schermo giuridico: erano solo scatole vuote, del tutto inconsistenti e lo erano anche quelle della galassia Only Italia”.

Il pm aveva chiesto di non concedere attenuanti, perché “si pretende” che Pivetti “abbia sensibilità agli obblighi di legge”, dato che “ha avuto modo di conoscere le istituzioni dello Stato dall’interno”, è stata “la terza carica dello Stato” ed è “beneficiaria di un vitalizio pagato dai cittadini”. I giudici hanno concesso le attenuanti generiche a lei e agli altri due condannati.

“Questo è solo la fine del primo tempo. Non aspettavo nulla di diverso. Sono curiosa di vedere le motivazioni. Ricorreremo in appello e sono serena perchè sono perfettamente innocente. Le tasse lo ho sempre pagate. Ma qui l’oggetto del contendere è far passare la Pivetti come un evasore fiscale che non è”. E’ queto il commento a caldo di Irene Pivetti, l’ex presidente della Camera allora in quota Lega, sulla condanna a 4 anni di carcere inflitta oggi dal Tribunale di Milano.

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