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Economia

Manovra 2019, le misure: reddito cittadinanza, stop Fornero, taglio pensioni d’oro, condono fiscale, flat tax, manette evasori

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Via libera ufficiale del l Consiglio dei ministri alla manovra 2019. La manovra varata è stata anche inviata via mial, con una pec, alla Commissione Europea per le valutazioni del caso. Il premier Giuseppe Conte parla di “conti in ordine mantenendo promesse». E sulla pace fiscale dice con nettezza ai giornalisti in conferenza stampa: “Condono? Chiamatela come volete. Noi la chiamiamo definizione agevolata. Le scelte lessicali sono libere”. Alla conferenza stampa finale, oltre a Conte c’erano anche Giovanni Tria, il ministro del Tesoro e i due vicepremier, Luigi di Maio e  Matteo Salvini. “Cominciamo a mantenere gli impegni presi, con coraggio, a partire dallo smantellare la legge Fornero, non c’è un aumento di una tassa in questa legge di bilancio. C’è un risparmio di oltre mezzo miliardo di euro dalla voce immigrazione, che arriverà ad essere di un miliardo e mezzo nel trienno, reinvestito in sicurezza” dice il ministro leghista. Di Maio ha spieagto “che questa legge di bilancio dimostra che le cose si possono veramente fare. In questi giorni in cui si sta creando tanta paura io dico ai cittadini che non bisogna avere paura. Noi terremo i conti in regola”. Infine il ministro dell’Economia che ha detto, con ironia “non sono portato al masochismo, di subire tutta legge di bilancio e la discussione per dimettermi dopo, smentisco, non avrebbe senso”.

Manovra 2019. La conferenza stampa del premier conte, dei due vice Di Maio e Salvini e del ministro del Tesoro Tria

Definizione agevolata o pace fiscale o condono

L’accordo raggiunto dopo un lungo braccio di ferro sul decreto fiscale collegato alla legge di bilancio stabilisce un’aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi. Sarà prevista l’opzione di dichiarazione integrativa ma con la possibilità di far emergere fino ad un massimo del 30% in più rispetto alle somme già dichiarate e comunque con un tetto di 100.000 euro per periodo d’imposta. Si potranno sanare le liti con il fisco pagando senza sanzioni o interessi il 20% del non dichiarato in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado (o il 50% in caso di vittoria in primo grado). Allo stesso tempo, con la rottamazione ter delle cartelle Equitalia saranno cancellati sanzioni e interessi, dilazionando i pagamenti in 20 rate in 5 anni e arriverà lo stralcio delle minicartelle sotto mille euro accumulate dal 2000 al 2010.

“Nei prossimi giorni conoscerete tutti i numeri, ma è una misura omogenea su tutto il territorio” ha spiegato Di Maio. “La grande sfida sarà rifondare i Centri per l’impiego, e la mia personale sarà quella di far tornare il sorriso alla gente quando parla di Centro per l’impiego – aggiunge -. Possiamo farla partire nei primi 3 mesi del 2019, ma stiamo lavorando già da 3 mesi con le Regioni per riformare il sistema della formazione – spiega -. Domani al Mise incontrerò tutti gli assessori regionali al Lavoro e ci metteremo ulteriormente al lavoro per questa sfida di civiltà, perché esiste in tutta Europa”. Servono 9 miliardi (di cui 2,6 da attingere dalle risorse già stanziate per il Rei) a cui aggiungere un ulteriore miliardo destinato al rafforzamento dei centri per l’impiego. L’attivazione vera e propria della misura scatterà nei primi tre mesi del 2019. L’assegno da 780 euro, secondo quanto annunciato finora, verrà caricato sul bancomat, con una sorta di monitoraggio degli acquisti. Il sostegno sarebbe garantito solo a patto di frequentare corsi di formazione e di prestare 8 ore a settimana di lavoro socialmente utile. Il reddito verrebbe meno dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro, ma con una specifica “geografica”, con l’obiettivo di non penalizzare cioè chi non accetterà come prima offerta un’occupazione al di fuori della propria città o Regione.

Fornero e pensioni di cittadinanza

Il superamento della legge Fornero è una misura che entrambe le forze di governo rivendicano. Si chiama quota 100. L’obiettivo è di garantire la possibilità di andare in pensione a chi tra età e contributi arriva appunto a quota 100 8. Il costo di questa misura dovrebbe essere di 7 miliardi di euro e il meccanismo dovrebbe partire a febbraio. A copertura parziale della legge di bilancio arriverà dal taglio delle pensioni d’oro un miliardo in tre anni. L’intesa prevede decurtazioni sopra i 4.500 euro netti al mese. Il taglio nella parte di assegno non coperta dai contributi pagati porterà nelle casse dello Stato un miliardo di euro nell’arco di un triennio.

Flat Tax

Il forfait esiste già ed è al 15% per i professionisti con ricavi fino a 30.000 euro e per le altre categorie con ricavi fino a 50.000 euro. L’obiettivo è estendere la platea ad autonomi, Snc, Sas e Srl che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65.000 euro. Dai 65.000 ai 100.000 euro si pagherebbe un 5% addizionale. Le start up e le attività avviate dagli under35 godrebbero di un supersconto al 5%. Il costo è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime.

Stop ai doppi incarichi

Confermato anche lo stop ai doppi incarichi «alla De Luca». Dunque un presidente di Regione non potrà ricoprire la carica di Commissario alla sanità, poiché viene sancita l’incompatibilità. È lo stesso caso del governatore della Regione Lazio, Zingaretti. Che dovranno lasciare appena sarà approvata la manovra

Azzardo e sigarette

Nella manovra aumenta la tassazione sul gioco d’azzardo. Arrivano norme anche per chiudere il pregresso sulle sigarette elettroniche che negli obiettivi consentirebbe di salvaguardare migliaia di posti di lavoro nel settore.

Nel decreto fiscale dovrebbe essere inserita una norma per l’arresto degli evasori fiscali. Mentre il taglio delle pensioni d’oro sarà nella legge di Bilancio.

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Cina, sale pressione su CK Hutchison per accordo porti di Panama

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Sale la pressione della Cina su CK Hutchison, la holding del miliardario di Hong Kong Li Ka-shing, in vista dell’accordo definitivo da firmare entro il 2 aprile su Panama Ports Company, che ha in gestione due dei 5 porti del canale dal 1997 tramite concessione governativa, ceduta a inizio marzo con altre attività dei porti al consorzio guidato dal colosso americano BlackRock. Un commento pubblicato sul Ta Kung Pao, quotidiano in lingua cinese controllato dall’Ufficio di collegamento del governo centrale, l’autorità che rappresenta Pechino nell’ex colonia britannica, ha esortato Li Ka-shing/CK Hutchison, pur senza senza nominarli, a ritirarsi dall’accordo e a rottamare l’affare con la minaccia molto seria e non così velata: l’articolo 23 della Legge fondamentale di Hong Kong, ovvero la nuova legge sulla sicurezza nazionale della città promulgata lo scorso anno.

L’accordo sui porti è maturato dopo settimane di pressioni del presidente Usa Donald Trump, che non ha escluso un’azione manu militari per “riprendere” il Canale di Panama dal presunto controllo cinese. Una svolta che ha generato l’irritazione crescente della leadership mandarina. Pertanto, malgrado nessuno meglio di lui incarni la cavalcata di Hong Kong come centro commerciale globale, il miliardario 96enne Li Ka-shing, al tramonto di una carriera imprenditoriale di successo lunga otto decenni fino a diventare uno degli uomini più ricchi d’Asia, sta affrontando una raffica di pesanti e crescenti critiche da parte di Pechino.

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Trump implora le uova venete per Pasqua: e ora chi glielo dice al pollaio?

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Dispiace davvero per le galline americane, travolte dall’aviaria come se fossero entrate in un fast food sbagliato. Ma il fatto che il pollaio di Trump, in piena crisi pre-pasquale, stia supplicando il Veneto di vendergli un po’ di uova, strappa più un ghigno che una lacrima.

Dalla minaccia dei dazi alla richiesta delle galline: ma con quale faccia?

Solo qualche mese fa, la nuova amministrazione americana minacciava dazi come se piovesse e guardava all’Europa con la stessa simpatia riservata a un piccione sul cofano di una Mustang. Ora, però, eccoli lì: a corto di uova, disposti a tutto pur di impanare un’idea, un pollo, una festività.

E allora, se fossimo un contadino veneto – o anche solo una gallina con un minimo di dignità –, forse ci siederemmo sulle uova, letteralmente, prima di concederle. Volete le nostre uova bistrattate, ora che le vostre costano più di un iPhone ricondizionato? Bene. Sediamoci e trattiamo. Magari su un letto di paglia, con un bicchiere di prosecco.

Attenzione: la Groenlandia non è in offerta

Tanto per cominciare: la Groenlandia ce la teniamo, anche se non ci serve per le galline. E se vi azzardate ancora a mettere dazi sul vino, sappiate che la prossima frittata ve la fate da soli, ma senza le nostre uova. Solo albumi di risentimento.

Un tempo il dollaro era ancorato all’oro. Non pretendiamo tanto. Ma ancorarlo all’uovo? Sarebbe già un bel passo avanti. Altro che Bitcoin: il futuro è nella gallina. E comunque, noi saremo pure un Paese senza figli, come dice quella testa d’uovo di Elon Musk, ma un ciambellone decente e un ovetto sbattuto non ce li leva nessuno.

L’uovo di Colombo? Meglio alla coque

In fondo non abbiamo cominciato noi. Ma se ti metti a fare il prepotente, caro Trump, prima o poi il conto ti arriva. E magari ti viene presentato in una scatola da sei, con scadenza ravvicinata e timbro DOP.

Un consiglio, Presidente: nella diplomazia, come in cucina, le uova vanno maneggiate con cura. Perché quando si rompono, il rischio non è solo la frittata. È finire con l’uovo – come dire – dalla parte sbagliata.

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Fumata grigia Assogestioni, si va verso lista Generali

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Fumata grigia da Assogestioni sulla lista per il cda di Generali. A una settimana dalla scadenza per il deposito delle liste in vista dell’assemblea del 24 aprile, chiamata a rinnovare l’intero board, si è tenuta l’ennesima riunione del Comitato dei gestori dell’associazione che riunisce le società di gestione. La discussione si è concentrata in prima battuta sul parere chiesto allo studio legale Annunziata dal coordinatore del Comitato, Emilio Franco, che è anche amministratore delegato di Mediobanca Sgr. Poi si è passati a esaminare le candidature selezionate dal cacciatore di teste Chaberton Partners. Non è stato ufficialmente deciso nulla sulla presentazione la lista ma l’orientamento propende per il sì. E’ quindi solo questione di tempo. Il Comitato, oggi impegnato anche a mettere a punto le liste per Prysmian, Moncler e Inwit, rese note a fine riunione, sul tema divisivo Generali si è riaggiornato all’inizio della prossima settimana.

A causa dei conflitti di interesse, a votare alla fine saranno in sostanza Fideuram ed Eurizon del gruppo Intesa Sanpaolo e Poste, che sono pronti a votare a favore del deposito. Buona parte del tempo dedicato a Generali è servito per illustrare il parere che mette in luce due questioni. La prima è l’independence of mind, ossia l’indipendenza delle parti nell’elaborazione dei lista dei candidati. La seconda riguarda l’opportunità di presentare la lista per il rischio di ingovernabilità che si potrebbe creare nella compagnia. Qualora la lista del gruppo Caltagirone ottenesse la maggioranza dei voti in assemblea, si aggiudicherebbe infatti sei posti in consiglio. Gli stessi che avrebbe Mediobanca anche se scenderà in campo con una lista lunga dove ricandiderà il presidente Andrea Sironi e del ceo Philippe Donnet. In tale scenario Assogestioni avrebbe un rappresentante nel consiglio di amministrazione con un potere di decisione che secondo lo studio Annunziata sono in contrasto con quanto previsto dallo statuto di Assogestioni.

A complicare lo scenario all’assemblea ci saranno non solo i due schieramenti Mediobanca da una parte e Francesco Gaetano Caltagirone dall’altra, sostenuto da Delfin, la cassaforte degli eredi di Leonardo Del Vecchio. Si è aggiunto come socio di peso Unicredit che, col risiko bancario in corso, non è chiaro cosa voterà ma potrebbe puntare proprio sulla lista di Assogestioni. Il quadro in ogni caso è molto diverso da quello dell’assemblea di tre anni fa quando la lista dei fondi non ottenne neanche un posto nel board del Leone. Nel corso della riunione del Comitato non si è invece discusso dei pareri legali che hanno una visione diversa. Quello di Anima-Kairos e quello di Eurizon. Quest’ultimo per ora è rimasto nel cassetto e non è stato presentato. Quanto ai nomi da candidare in testa ci sono l’economista Roberto Perotti, già consigliere di Generali, il banchiere e docente alla Harvard Business School, Dante Roscini, il direttore del Digital Ethic Center di Yale, Luciano Floridi, il manager di E&Y, Guido Celona, e il banker di Citi, Christian Montaudo.

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