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Maldestro lancia “Egosistema”: un disco con cui racconto la mia parte più profonda

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“Volevo raccontare la parte piu’ profonda di me e per questo e’ nato Egosistema. Un disco che ha un sound piu’ asciutto rispetto al passato, per dare maggior peso e risalto alle parole”. Maldestro, il cantautore 35enne napoletano alla’anagrafe Antonio Prestieri che si e’ fatto conoscere e apprezzare con diversi lavori, tra cui il brano “Canzone per Federica” con cui ha partecipato al Festival di Sanremo nel 2017 tra le Nuove Proposte vincendo il Premio della Critica, racconta cosi’ il suo nuovo progetto. “Egosistema”, in uscita il 16 ottobre per Believe, arriva a distanza di due anni dalla pubblicazione dal precedente Mia madre odia tutti gli uomini e segna un ulteriore passo avanti nella sua musica e attua una maturazione sia a livello stilistico che di sonorita’. Undici tracce, tra cui i singoli gia’ usciti “Ma chi me lo fa fare” e “Il panico dell’ansia”, nate dall’esigenza di Maldestro di raccontare la sua storia attraverso lo strumento piu’ potente a sua disposizione: la musica. Mettendosi a nudo, come avrebbe voluto fare anche sulla copertina. “Ma la censura, soprattutto dei social, me lo ha impedito”.

“Volevo togliere le maschere, senza pero’ rinnegare il passato”, racconta il cantautore consapevole anche che “mettersi a nudo, significa anche prendere piu’ cazzotti. Ma era una necessita’ per il percorso interiore che ho fatto negli ultimi tempi e che mi ha portato fino a Egosistema”. Un disco vivo e autentico, introspettivo e intimistico, nato un anno fa dalla penna fluida di Maldestro, ma che senza volere rispecchia anche il momento difficile e precario che stiamo vivendo in tempo di Covid-19. “Non si capisce in che direzione dobbiamo andare. Il primo lokdown l’ho vissuto abbastanza bene, ho scritto racconti e il mio primo romanzo, ma quello che mi preoccupa ora e’ il futuro sociale del Paese. In particolare il settore dell’arte, ultima categoria cui si pensa. Ma l’arte e’ tra le cose che mi fanno star bene e mi incazzo quando viene bistrattata e vista come qualcosa di marginale”.

A fare da apripista all’album e’ il singolo “Ma chi me lo fa fare”, un brano che esprime la voglia e la necessita’ di liberarsi dalle proprie sovrastrutture, dalle pressioni e dalle ansie di tutti i giorni, per ritrovare se’ stessi e ricordarsi l’importanza di respirare e amarsi un po’ di piu’. “EgoSistema” e’ invece un invito a scavare dentro al proprio ego per comprendere e accettare i propri difetti e le proprie vulnerabilita’. La precarieta’ della vita e la paura del futuro sono alla base di “Precario equilibrio”. “Il panico dell’ansia”, con la celebrazione del trionfo della liberta’ ritrovata dall’artista e il benvenuto a un nuovo Maldestro, e’ invece la chiave di lettura di tutto progetto. Pezzi piu’ intimi si alternano a una visione piu’ focalizzata all’esterno, agli altri, senza dimenticare l’amore, tra riferimenti cinematografici e semplici metafore. Maldestro presentera’ l’album dal vivo in uno showcase piano e voce il giorno stesso dell’uscita a Napoli. (

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Riccardo Muti: «Così la musica unisce l’Europa, i popoli e la memoria»

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Due bandiere sul palco del Petruzzelli di Bari: Riccardo Muti e i Berliner Philharmoniker, alla loro prima esibizione in Puglia dal 1882. Un evento storico e simbolico, trasmesso in 80 Paesi, che ha celebrato l’unità culturale dell’Europaattraverso la musica. A raccontarne il senso profondo è lo stesso Muti in una intervista concessa al Corriere della Sera.

«Questo concerto non è solo musica, è una visione d’Europa»

Per il Maestro, il “Concerto per l’Europa” va oltre la bellezza musicale: «Non è un’esibizione di forza, ma un simbolo di ciò che l’Europa potrebbe essere se fondata sulla cultura. Come la immaginava Federico II, il “Puer Apuliae”, che scelse di vivere in Puglia e la rese un centro di cultura e bellezza».

L’omaggio a Puglia e alla Scuola napoletana

Muti sottolinea il legame storico della Puglia con la musica: «Piccinni, Paisiello, Traetta, Mercadante: tutti pugliesi che hanno influenzato la Scuola napoletana. La mia prima volta al Petruzzelli? Avevo tre anni, con i miei genitori ad ascoltare Aida».

«Il San Carlo ha dimenticato il suo passato»

Parlando dei progetti futuri, Muti auspica che l’anniversario di Piccinni sia anche un’occasione di riflessione per il San Carlo: «C’è stato molto opportunismo nel ricordare Roberto De Simone. Servirebbe una memoria culturale più autentica».

Il suono dei Berliner e il peso della tradizione

«Il suono di un’orchestra cambia con il direttore, ma resta l’identità. Quello dei Berliner è ancora segnato da Karajan e Furtwängler, potente e inconfondibile. Come accade per i Wiener o per le voci di Callas e Pavarotti».

L’Europa dei cori e delle bande

Alla musica come strumento di unità Muti dedica parole sentite: «Cantare è di chi ama, diceva Sant’Agostino. A giugno, al Ravenna Festival, 1.250 coristi canteranno Verdi per imparare ad armonizzare, a cercare insieme la bellezza e il bene comune».

E sulle bande musicali: «Sono la vera voce del popolo, strumenti di cultura per la provincia dimenticata. Io stesso ho imparato ad ascoltare con loro, a Molfetta. Oggi, quando partecipo alle feste patronali, la prima cosa che faccio è ascoltare la banda. È lì che si custodisce il cuore della musica».

«Il mio sogno? Sfilare con la confraternita di Molfetta»

Muti racconta con commozione la sua recente partecipazione alla processione dei Misteri: «Mi hanno nominato membro onorario dell’Arciconfraternita di Santo Stefano. Vorrei sfilare con loro, perché lì la gente dimentica le divisioni, si unisce nel rito e nel Mistero».

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Muti a Bari con i Berliner, Europa comunione culturale

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Una mattinata di festa immersi nelle sonorità inimitabili dei Berliner Philharmoniker diretti da Riccardo Muti ma anche un’occasione per riflettere sull’unità dell’Europa fondata “sulla comunione culturale e spirituale”. E’ cominciato così il primo maggio a Bari, città scelta quest’anno dai Berliner per la tradizionale celebrazione della loro fondazione, avvenuta il primo maggio del 1882 e che ogni anno l’orchestra festeggia in una località diversa. Quest’anno è toccato al teatro Petruzzelli ospitare l’Europakonzert, “ma questo concerto – ci ha tenuto a sottolineare Muti dal podio – non è solo un omaggio alla città di Bari e alla Puglia, ma è un segnale importantissimo di cosa può e deve essere l’Europa, una comunione culturale e spirituale”. “La venuta di questa orchestra qui a Bari – ha aggiunto – è un segnale importante e questo è un progetto per l’Europa”.

Muti l’aveva detto anche il giorno prima, durante la prova generale aperta studenti e insegnanti di scuole musicali e utenti e operatori del welfare comunale, “ma – ha ribadito al concerto ufficiale – lo sto dicendo da anni e spero che tutti, non solamente in questa regione, si rendano conto di cosa significa la presenza dei Berliner Philharmoniker a Bari”. Nel teatro sold out da tempo per l’evento, con il pubblico emozionato ed entusiasta Muti ha ricordato la grande “comunione con la Germania” simboleggiata anche dalla prolungata presenza in Puglia “dell’imperatore Federico II, imperatore di Germania, che decise di vivere la maggior parte del suo tempo qui in Puglia dove veniva chiamato Puer Apuliae”.

“E questa comunione – ha detto ancora – oggi è un simbolo di cosa possa essere l’Europa come la concepiva Federico”. “Questo connubio – ha aggiunto – oggi più di ieri ha un significato profondo e deve celebrare l’Europa comune”. Non a caso, infatti, Muti ha scelto un repertorio per metà italiano, con l’overture dal Guillaume Tell di Gioacchino Rossini e Le quattro stagioni da I vespri siciliani di Giuseppe Verdi, e per metà tedesco con la sinfonia n.2 in Re maggiore, op. 73 di Johannes Brahms. L’obiettivo di Muti, è trasmettere tramite la musica l’ importanza di costruire “un ponte basato su radici culturali comuni”. In sala, oltre al sindaco di Bari, Vito Leccese, e al presidente della Regione, Michele Emiliano, anche l’ambasciatore di Germania, Hans Dieter Lucas. Al termine del concerto, Emiliano ha donato il sigillo d’oro di San Nicola al maestro Muti, all’ambasciatore Dieter Lucas e alla general manager dei Berliner Andrea Zietzschmann.

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Kina, da Acerra fino alla firma con la Columbia Records

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E’ partito dalla sua cameretta di Acerra, fino alla firma con Columbia Records, dopo essere stato il primo in Italia a raggiungere il miliardo di streaming su Spotify con una traccia originale, ovvero “Get you the moon”. Parliamo di Kina, giovane artista campano presente da qualche giorno su tutte le piattaforme musicali con il nuovo EP, “Wish I Could Go Back”. “Acerra – racconta Kina – non rappresenta solo il luogo da cui provengo, è anche il cuore della mia musica. Crescere in provincia ti insegna ad avere fame, quella vera, non materiale, ma esistenziale. È un fuoco che arde silenzioso, ti accompagna ogni giorno e ti spinge a immaginare mondi più grandi, anche quando sei chiuso in una cameretta con soltanto le cuffie e un computer. Ogni suono che scelgo, ogni atmosfera che creo, porta dentro di sé un frammento di quella realtà: le strade, le voci, i silenzi della mia città. Acerra è ancora il posto dove torno ogni volta che ho bisogno di sentirmi vero. È lì che ho imparato ad ascoltare prima ancora che a produrre. Le emozioni vissute lì sono diventate canzoni, e credo che la gente riesca a connettersi con questo sentimento proprio per questo. Anche se oggi collaboro con artisti da tutto il mondo, Acerra è il mio punto zero e rimarrà sempre casa”.

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