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Luigi Di Maio a Sky News: sfida epocale contro il Coronavirus, Italia e Regno Unito alleati per trovare il vaccino

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In questo periodo è un po’ triste parlare dell’Italia. Quello che sta accadendo nel Belpaese con l’epidemia di Covid 19 è uno degli argomenti più importanti del giorno sui networks informativi britannici. La contagiosità e la letalità del Covid 19 soprattutto in Lombardia ha fatto sì che i corrispondenti delle TV inglesi siamo oramai fissi in Italia.

Sally Lockwood, corrispondente di Sky News da Roma, continua a mandare servizi con consigli per il Regno Unito su come in Italia si salvaguardano o proteggono vite umane. La leggerezza con cui il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha affrontato le misure di contrasto al coronavirus sono state inefficaci, tanto è vero che anche egli stesso è risultato positivo al tampone ed è stato costretto alla terapia intensiva al St Thomas Hospital per un paio di giorni. Dopo i servizi di Stuart Ramsay di Sky News sugli ospedali italiani che mostravano la realtà e la pericolosità del virus, si è sperato in una velocizzazione della fase di blocco del Regno Unito. Purtroppo, tuttora, le persone continuano a prendere treni ed ha lavorare anche se in modalità ridotta.

Adesso ci prova anche il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio a spiegare la pericolosità del covid 19. Con la sua intervista su Sky News UK, ha evidenziato il fatto che passerà molto tempo prima che si torni alla normalità.

“Come Ministro degli Affari Esteri, dico agli italiani che vivono all’estero: rimanete lì perché in questa fase dobbiamo fermare il contagio. E se questo è il caso dei cittadini italiani all’estero, purtroppo vale anche per i cittadini stranieri”.

Luigi Di Maio ha affermato che un vaccino contro il coronavirus è l’unica soluzione per tornare alla vita normale. ”L’Italia è stata la prima Nazione in Europa a essere gravemente colpita dalla pandemia di coronavirus. Il primo paese a mostrare i suoi ospedali invaso dai malati e dai morti con COVID-19. Il primo a chiamare un blocco nazionale senza precedenti per fermare la diffusione del coronavirus. Il primo ad iniziare le indagini penali sulle morti nelle case di cura” ha detto la giornalista Sally Lockwood.

E Di Maio ha risposto: “Voglio dire una cosa e questo vale per tutti, non solo per l’Italia. Saremo in grado di tornare alla normalità solo quando avremo scoperto un vaccino. Per trovare questo vaccino, abbiamo bisogno di una grande alleanza internazionale. Se scopriamo un vaccino unendo le forze il più presto possibile, non ci sarà più una fase due e tre, ma saremo in grado di tornare ad abbracciarci come prima”. Una sperimentazione inizierà all’Università di Oxford il mese prossimo per un vaccino prodotto in Italia, a Pomezia. In caso di successo, è stato ottimisticamente previsto che potrebbe essere disponibile entro settembre per gli operatori sanitari nel Regno Unito. Ma per riprendere pienamente le libertà e i viaggi, ciò potrebbe richiedere molto più tempo. Di Maio non si impegnerà a riaprire i confini italiani entro l’estate. Ha aggiunto: “Fare previsioni sull’estate è prematuro in questo momento”.

Il presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha affermato che l’UE deve offrire scuse sincere per non aver aiutato l’Italia all’inizio della pandemia. Per Di Maio “non puoi superare una pandemia di questa velocità e questa scala senza la verità. La verità su tutto: i numeri, la scienza, le prospettive, ma anche le nostre azioni.Sì, è vero che nessuno era veramente pronto per questo. È anche vero che troppi non erano lì in tempo quando l’Italia aveva bisogno di una mano all’inizio” spiega Di Maio che però non offre il fianco alle polemiche e afferma che l’UE dovrà trovare la forza per reagire a questa storica sfida al suo vertice del 23 aprile. “Nessuno può illudersi di vincere da solo questa sfida”.

“Non stiamo chiedendo che un altro Paese paghi i nostri debiti, ma chiediamo di creare le condizioni di mercato in modo che l’Italia possa spendere tutto il denaro necessario per aiutare le nostre imprese e lavoratori, i nostri disoccupati, i nostri giovani e vecchi”. Intanto il Regno Unito proprio oggi 16 aprile ha esteso il blocco per altre 3 settimane.

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I 5 secondi che hanno messo in ginocchio la Spagna

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Cinque secondi, il tempo di un sospiro, ma lunghissimi in termini di velocità della luce. Sono stati sufficienti per mettere in ginocchio la Spagna. E’ il lasso di tempo in cui si sono verificate “due perdite di generazione di corrente successive, che il sistema non è stato in grado di assorbire”, provocando alle 12,33 di lunedì il crollo al ‘punto zero’, il collasso totale del sistema elettrico.

La causa di quei cali di tensione, con un intervallo di appena un secondo e mezzo fra loro, seguito dopo 3,5 secondi dal collasso, è il principale nodo che si cerca di sciogliere per risalire alle origini del grande buio in cui è sprofondata ieri la penisola iberica, come ha spiegato il capo delle operazioni della Rete Elettrica Spagnola (Ree), Eduardo Prieto. “Bisognerà analizzare il perché si sono prodotte le due disconnessioni, in particolare la seconda che ha portato al collasso del sistema”, ha segnalato Prieto. Si dovranno “verificare le cause, analizzare la potenza, l’ubicazione, le condizioni in cui si è prodotta la disconnessione”.

Ma ha anche riconosciuto come “molto probabile” che la fonte di generazione interessata dal calo sia quella solare, senza dare però ulteriori spiegazioni. Lunedì, in quei cinque secondi precedenti al collasso, che ha fatto “scomparire 15 gigawatt di elettricità dalla rete”, l’equivalente al 60% della domanda di energia spagnola – come aveva segnalato il premier – si era registrato un picco di produzione di energia solare nella zona del sudovest della Spagna, in Estremadura. E le rinnovabili stavano fornendo il 78% della domanda di elettricità del Paese. Il surplus di energia disponibile avrebbe provocato uno sbilanciamento della rete elettrica iberica, rendendo impossibile assicurare la stabilità del sistema, secondo quanto ha ipotizzato l’ex presidente di Rete Elettrica, Jorge Fabra, a Tve. Un primo squilibrio sarebbe stato assorbito dalla rete, mentre il secondo con un effetto domino, avrebbe superato la capacità di risposa del sistema, facendo crollare prima la rete spagnola e poi quella portoghese. E causando il distacco della interconnessione con la Francia.

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Parigi, al via il processo ai “nonnetti rapinatori” che derubarono Kim Kardashian

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È iniziato ieri, davanti al tribunale di Parigi, il processo contro i dieci imputati – nove uomini e una donna – accusati della clamorosa rapina ai danni di Kim Kardashian, avvenuta nell’autunno del 2016. Il principale indiziato, Aomar, 68 anni, si è presentato in aula con passo incerto e bastone alla mano, fedele al suo profilo di “papy braqueur”, come i media francesi hanno soprannominato la banda: i nonnetti rapinatori.

I protagonisti della rapina

Aomar, nato nel 1956 in Algeria, è un veterano del crimine, autore dei primi furti già a 14 anni. A presentargli i complici era stata la compagna Christiane Glotin, detta Cathy, oggi 78enne, che gli fece incontrare “Pierrot il grosso”, 80 anni, altra vecchia conoscenza del mondo criminale francese.

Tra gli altri protagonisti c’è Yunice Abbas, 71 anni, che tentò una fuga rocambolesca in bicicletta portando con sé una borsa che credeva piena di armi, ma che invece conteneva gioielli e perfino il cellulare di Kim Kardashian, da cui avrebbe ricevuto una chiamata della cantante Tracy Chapman.

Spicca anche Didier “occhi blu” Dubreucq, 69 anni, con 23 anni di prigione alle spalle, che avrebbe partecipato direttamente all’irruzione nella suite della star americana.

La notte del colpo milionario

La rapina avvenne la notte del 3 ottobre 2016, in una suite di lusso nascosta in rue Tronchet, vicino alla Madeleine. Kim Kardashian, sola nella stanza, fu sorpresa da due uomini travestiti da poliziotti. Le strapparono il cellulare e, sotto minaccia, la costrinsero a consegnare l’anello di fidanzamento, un diamante da quasi 19 carati, regalo del marito Kanye West, valutato circa quattro milioni di dollari. La star fu legata, imbavagliata e rinchiusa nel bagno, mentre i rapinatori fuggivano con il bottino, comprendente anche contanti, gioielli e orologi di lusso.

La banda fu individuata grazie alle tracce di Dna lasciate nella suite.

Una rapina da fumetto

Sull’incredibile vicenda sono già stati pubblicati fumetti e libri, alcuni scritti dagli stessi imputati, che hanno contribuito ad alimentare il mito dell’«impresa dei nonnetti». Kim Kardashian è attesa in aula per testimoniare il prossimo 13 maggio.

 

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Elezioni in Canada, liberali di Carney vincono legislative e preparano la guerra a Trump

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Secondo le proiezioni dei media locali, è il Partito liberale di Mark Carney a vincere le elezioni legislative canadesi. I risultati preliminari del voto non permettono però di stabilire se il premier guiderà un governo di maggioranza o di minoranza.

Il primo ministro si avvierebbe quindi a portare i Liberali verso un nuovo mandato, dopo aver convinto gli elettori che la sua esperienza nella gestione delle crisi economiche lo rende pronto ad affrontare le mire del presidente americano Donald Trump. L’emittente pubblica Cbc e Ctv News hanno entrambe previsto che il Partito liberale formerà il prossimo governo canadese. Solo pochi mesi fa la strada per il ritorno al potere dei conservatori guidati da Pierre Poilievre sembrava spianata, dopo dieci anni sotto la guida di Justin Trudeau. Ma il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la sua offensiva senza precedenti contro il Canada, con dazi e minacce di annessione, hanno cambiato la situazione.

Elezioni in Canada, ecco chi è il primo ministro Mark Carney: l’uomo delle crisi

A Ottawa, dove i liberali si sono radunati per la notte delle elezioni, l’annuncio di questi primi risultati ha provocato un applauso e grida di entusiasmo. “Sono felicissimo, è ancora presto ma sono fiducioso che riusciremo ad avere la maggioranza”, David Lametti, ex ministro della Giustizia. La guerra commerciale di Trump e le minacce di annettere il Canada, rinnovate in un post sui social media il giorno delle elezioni, hanno indignato i canadesi e hanno reso i rapporti con gli Stati Uniti un tema chiave della campagna elettorale.

Carney, che non aveva mai ricoperto una carica elettiva e aveva sostituito Trudeau come premier solo il mese scorso, ha basato la sua campagna su un messaggio anti-Trump. In precedenza ha ricoperto la carica di governatore della banca centrale sia nel Regno Unito che in Canada e ha convinto gli elettori che la sua esperienza finanziaria globale lo rende pronto a guidare il Paese attraverso una guerra commerciale. Ha promesso di espandere le relazioni commerciali con l’estero per ridurre la dipendenza del Canada dagli Stati Uniti.

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