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Lo sport e il nodo Mosca, Belgrado-Pretoria con l’ok Onu

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Lo sport prova ad alzare le barricate e isolare la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, ma – come per l’economia, i viaggi, i commerci, le transazioni internazionali – il nodo e’ se scegliere la via del bando completo o quello parziale, mirato. Per questo, la decisione in arrivo da parte della Fifa di ‘sospendere’ la Russia dai play off escludendola di fatto dai Mondiali rappresenterebbe un ‘unicum’: nei due soli precedenti di esclusione globale – il Sudafrica per l’apartheid, la Jugoslavia per la guerra – a far da supporto alle scelte dello sport c’era infatti una risoluzione Onu, impossibile da raggiungere oggi vista la presenza della Russia come membro permanente del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Al momento, per lo sport russo non esiste un bando completo. Le ‘raccomandazioni’ arrivate oggi dal Cio, sono quelle di “non invitare atleti russi e bielorussi nelle competizioni sportive e laddove non fosse possibile evitare la loro partecipazione fare in modo che siano neutrali, senza inno e bandiere”, piu’ o meno in linea con quando deciso ieri dalla Fifa che ha stabilito che nessuna partita di calcio internazionale potra’ essere disputata in Russia: Polonia, Repubblica Ceca e Svezia si erano rifiutate di giocare a Mosca, e la prima decisione era per il campo neutro, senza inno ne’ bandiere, e senza il nome Russia. Una decisione motivata dal forte rischio di ricorsi al Tas e cause dolorose, in assenza di risoluzioni Onu, ma considerata ugualmente inadeguata dalle avversarie, Polonia in testa. Ora la Fifa sta decidendo il passo ulteriore, una ‘sospensione’ che potrebbe essere revocata solo in caso di pace o ritiro dall’Ucraina. Se da un lato si chiede allo sport un bando totale, dall’altro anche la politica internazionale si interroga su come trovare la via definitiva per l’isolamento della Russia, un copione gia’ visto. Perche’ le due realta’ vanno di pari passo, come dimostrano le uniche due occasioni di ‘bando’ totale. Negli anni Settanta tocco’ al Sudafrica, isolato dalla comunita’ sportiva, fuori dalle Olimpiadi, per l’apartheid. Tutto mosse dalla risoluzione 1761 formulata dall’Onu nel ’62, la condanna dell’apartheid e l’invito a tutte le nazioni a interrompere le relazioni diplomatiche con Pretoria. Niente Sudafrica ai Giochi del ’64 e del ’68, nel ’70 il bando ufficiale del Cio e quando la squadra di rugby della Nuova Zelanda violo’ il provvedimento giocando con loro una partita, una quarantina di paesi africani reagirono boicottando i Giochi di Montreal, in risposta al Cio che non aveva reagito e sanzionato. Da allora, mai piu’ sport contro una squadra sudafricana. Nel 1992, invece la Jugoslavia venne esclusa dagli Europei di calcio a pochi giorni dal via. Era il primo giugno del 1992, la Jugoslavia di Tito si stava dissolvendo sotto i colpi delle guerre tra serbi e croati e in Bosnia, quando un fax della Uefa comunica a Belgrado che la sua nazionale non puo’ partecipare agli Europei di Svezia, che sarebbero cominciati pochi giorni dopo. Fatale, dal punto di vista burocratico,la risoluzione 757 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del giorno precedente. In entrambe le circostanze lo sport non agi’ da solo ma sotto l’ombrello delle Nazioni Unite: i due Paesi erano infatti stati sospesi dall’assemblea. Erano stati estromessi dalla comunita’ politica e diplomatica internazionale e l’azione dello sport fu una conseguenza.

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Ancelotti, tra Real Madrid, Brasile e Arabia: il futuro è ancora un rebus, ma una cosa è certa: non ha fretta

Il futuro di Carlo Ancelotti resta in bilico tra Real Madrid, Brasile e offerte arabe. Ma il tecnico non ha fretta: vuole chiudere con eleganza la sua avventura a Madrid.

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Chiamatelo fattore “tempo”. Perché quando si parla del futuro di Carlo Ancelotti, signore della Champions League e tecnico più vincente d’Europa, è proprio il tempo a scandire ogni passo. Ancelotti ha costruito la sua leggenda senza mai cedere alla fretta, e anche oggi – stretto tra Real Madrid, Brasile e offerte saudite – non ha intenzione di affrettare decisioni.

La stagione del Real tra infortuni, ego e delusioni

La stagione 2024-2025 del Real Madrid è stata un percorso a ostacoli, nonostante il clamoroso arrivo di Kylian Mbappé. Gli infortuni pesanti a Carvajal e Militao, il vuoto lasciato da Kroos, l’inserimento complicato di Mbappé e una squadra iper-offensiva e senza equilibrio hanno lasciato segni profondi. I Blancos sono usciti ai quarti di Champions, hanno perso la Copa del Rey in finale, la Supercoppa, e in Liga inseguono il Barcellona a -4. Solo l’11 maggio, nel Clásico che sa di sentenza, si capirà se la corsa è ancora viva.

Il Brasile aspetta, ma Ancelotti temporeggia

Le voci sull’approdo di Ancelotti sulla panchina della Seleção circolano da mesi. Sembravano spente, ma i problemi del Brasile nelle qualificazioni mondiali le hanno riaccese. Qualche giorno fa, a Londra, c’è stato un incontro ufficiale tra Ancelotti e i vertici della Federazione brasiliana. Ma è arrivata fumata nera: il Brasile lo vuole subito, Carlo vuole chiudere con stile la sua avventura madridista, eventualmente fino al Mondiale per club.

L’offerta araba e il silenzio di Ancelotti

Sul tavolo è spuntata anche una proposta monstre dall’Arabia Saudita, si parla di 50 milioni a stagione, forse dall’Al-Ahli. Ma Ancelotti non si è mosso. Rimane a Madrid, prepara la sfida contro il Celta Vigo, e spera che il Barcellona inciampi. Nel frattempo, la stampa spagnola inizia a ipotizzare che possa restare anche per il Mondiale per club.

Il commiato perfetto? Con la Liga in mano

Con 15 trofei vinti alla guida dei Blancos, don Carlo merita un’uscita di scena all’altezza della sua storia. E anche il club lo sa. Il finale di stagione sarà determinante: Liga o no, l’addio sarà comunque elegante.

Il resto? Arabia, Brasile, Italia (si vocifera Milan o Roma), o una pensione serena. Ancelotti, unico tecnico a vincere nei cinque principali campionati europei, non ha fretta, e questa è – per ora – l’unica certezza.

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Europa League: vincono Tottenham e United, verso finale inglese

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Vittorie per Tottenham e Manchester United, si va verso una finale di Europa League tutta inglese. La squadra londinese ha fatto un grande passo battendo 3-1 il Bodo Glimt nella semifinale di andata giocata a Londra. Vantaggio lampo per il Tottenham che al 1′ va a segno con Brennan Johnson, il raddoppio al 34′ con James Maddison: al 16′ della ripresa Dominic Solanke su rigore segna il tris. Saltnes ha accorciato le distanze al 38′ in una delle rare azioni offensive dei norvegesi, chiamati ora alla missione quasi impossibile tra sette giorni in casa. Nell’altra semifinale, grazie anche alla superiorità numerica dal 35′, lo United, a cui resta solo l’Europa per salvare la stagione, ha travolto l’Athletic Bilbao 3-0. I Red Devils, solo quattordicesimi in Premier League, hanno sconfitto i baschi che vedono sfumare il sogno di una finale casalinga il 21 maggio: a segno per gli inglesi Casemiro (30′) e poi doppietta del capitano portoghese Bruno Fernandes (37′ su rigore e 49′).

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Conference: Fiorentina ko a Siviglia, al Franchi per la rimonta

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La Fiorentina cade a Siviglia e ora deve sperare nella rimonta tra sette giorni al Franchi. Il Betis si aggiudica il primo round della semifinale di Conference League, battendo 2-1 i viola grazie ai gol di Ezzalzouli e Antony, ma Ranieri a segno per la squadra di Palladino ha riacceso la speranza. Minuto di raccoglimento per ricordare Papa Francesco, e poi in campo è subito Betis che infatti passa in vantaggio dopo appena sei minuti grazie alla rete di Ezzalzouli. Azione nata dal duello vinto da Bakambu con Comuzzo, arriva sul fondo e crossa: l’attaccante marocchino non sbaglia a due passi da De Gea. La rete passa sotto la lente del Var per verificare eventuali irregolarità, ma l’arbitro Oliver convalida il gol del vantaggio degli andalusi. La Fiorentina reagisce e al 21′ sfiora il pari con Mandragora, che di testa manda fuori di un soffio.

A ridosso della mezzora Palladino è costretto a un cambio; problema muscolare per Cataldi che chiede di uscire, al suo posto Adli. Nel recupero il Betis va vicino al raddoppio con Bartra che calcia il pallone sopra la traversa. Nella ripresa Palladino gioca la carta Kean, rientrato da poco in gruppo e partito dalla panchina. Ma proprio nel momento migliore die viola arriva il raddoppio della squadra andalusa con Antony (19′). Al 27′ però la riapre Ranieri che batte Vieites e fa tornare a sperare la Fiorentina, che qualche minuto dopo va vicina anche al pari con Gosens. La Viola ha reagito e tiene viva la speranza di volare in finale: tra sette giorni il ritorno in casa.

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