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Lo scandalo mazzette travolge la maggioranza Ursula

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La tregua chiesta dalla presidente Metsola e i suoi appelli a non strumentalizzare il caso Qatargate “per questioni politiche” sono durati una manciata d’ore: lo scandalo euromazzette rischia di rovesciare gli equilibri dell’Eurocamera e far naufragare una volta per tutte la cosiddetta ‘maggioranza Ursula’, la grande coalizione ancora al potere a Bruxelles. Le voci di un possibile patto di non aggressione tra popolari e socialisti sono state fermamente smentite da uno dei portavoce del Ppe, che al telefono ha accusato duramente i socialisti: “Stanno naufragando e invece di pensare a salvarsi provano a lanciarci addosso tutto ciò che gli è rimasto”. La prima rottura in aula è arrivata ieri sul voto sulla risoluzione per i diritti umani in Bahrain, Stato del Gofo storicamente avversario del Qatar e su cui il Ppe, assieme alle destre di Id e Ecr, hanno scelto di astenersi. Ma sulla decisione sono piovute le critiche dei Socialisti e di Renew Europe, che via Twitter hanno risposto: “Il silenzio del Parlamento europeo sulle violazioni dei diritti umani è esattamente ciò che le tangenti del Qatar miravano a ottenere”. Ed è finito sotto accusa da parte del gruppo di Renew Europe il ruolo dell’eurodeputato ceco Tomas Zdechovsky, presidente del Gruppo di amicizia Bahrain-Eurocamera e molto vicino al governo degli emiri, scelto dai popolari proprio come relatore del testo sui diritti nel Paese del Golfo.

Dopo il voto i toni tra gli alleati si sono fatti via via più bruschi. Alle accuse sul voto sul Bahrain i popolari hanno risposto via social con rabbia. “Altro che Qatargate, questo è uno scandalo socialista”, recitava un post del Ppe immediatamente diventato virale e seguito da una altro: “Si sentivano i più puliti e invece questo scandalo ha un nome e un cognome: i socialisti europei”. La scelta del Ppe di schierarsi con le destre tuttavia non è inedita. Anzi ha fatto la sua prima apparizione proprio con l’elezione del successore di David Sassoli. Roberta Metsola all’inizio di quest’anno è stata eletta anche grazie ai voti di Ecr e della corposa delegazione leghista. Il dialogo con i Conservatori – il cui partito è presieduto da Giorgia Meloni – è un dato di fatto. A seconda di come andranno le elezioni in Spagna e Polonia, cruciali per gli equilibri europei, potrebbe attenuarsi o infittirsi ulteriormente. Per il leader del gruppo Id, Marco Zanni, “quanto avvenuto in casa dei socialisti rappresenta l’ennesimo segnale di una maggioranza giunta ormai, nei fatti, al capolinea e senza più alcuna ragione di esistere”, ha detto. Il leghista ha più ben più di qualche sassolino da levarsi dalle scarpe. “L’evidenza ha dimostrato che la vera minaccia all’Ue da isolare con un antidemocratico e vergognoso cordone sanitario non eravamo noi”, ha sottolineato Zanni, che poi ha teso la mano ai popolari: “Il Ppe, se ancora ha a cuore certi valori, batta un colpo e dia un segnale, è ora di cambiare questa Europa e noi ci siamo”. Dalla casa popolare per ora silenzio, ma il messaggio, fanno sapere, è stato ricevuto.

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La crociata di Ursula contro ‘i populisti filo-Putin’

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Lontano dalle suggestioni populiste, fermamente contro gli “estremisti di destra e di sinistra che non sono a favore della pace ma sono amici di Putin”, per usare le parole di Ursula Von der Leyen. E’ il Partito popolare europeo che si è ritrovato al Congresso di Valencia forte di una stagione di successi elettorali, a trazione sempre più tedesca, convinto di essere il motore propulsore di un’Europa che vuole rilanciarsi ed essere sempre più protagonista anche fuori dai confini dei 27. L’Europa disegnata dai popolari è un’entità politica capace di difendere i propri interessi nei confronti dell’alleato tradizionale, gli Usa, ma anche in grado di aprirsi nei confronti dei mercati emergenti, dalla Cina all’India, dall’Australia ai Paesi del Mercosur. Impegnata a voltare pagina sul fronte della difesa comune, della crescita e della lotta ai clandestini. L’asse formato da Ursula Von der Leyen, l’applauditissimo cancelliere in pectore Merz e il neo eletto presidente del partito, Manfred Weber tiene banco e dà la linea. “L’Europa è la nostra casa. E la nostra prima missione è proteggere il luogo che tutti chiamiamo casa”, ha sintetizzato Ursula Von der Leyen.

“Abbiamo vinto le ultime europee – ha detto Manfred Weber – grazie all’allargamento della famiglia del Ppe: non sono più conservatori o liberali ma stanno con noi. Il Ppe è il partito dell’Europa, dello stato di diritto. Viktor Orban se ne andrà in pensione e la nuova Ungheria sarà popolare”, ha aggiunto Weber tra gli applausi. Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha concordato sulla necessità per l’Unione europea di “voltare pagina”, a partire dalla lotta contro l’eccesiva burocratizzazione legislativa. E soprattutto chiudendo quanto prima la stagione del Green Deal, lasciandosi alle spalle “quella visione di Timmermans e di Greta Thunberg che – ha osservato il leader azzurro – aveva creato una sorta di dea natura, una forma di panteismo che non teneva conto della presenza dell’uomo, facendo perdere decine se non centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Dalla pace in Ucraina, alla tensione con Trump sui dazi, dalla lotta contro l’immigrazione clandestina alla partita sulla crescita, il Ppe serra le file sulla responsabilità della leadership europea, consapevole che l’Unione, con i suoi valori e la sua storia, è destinata ad avere un ruolo centrale, in prima fila, nel mondo del futuro. L’Europa a guida popolare lancia poi un monito a Trump: “I mercati globali – ha ammonito Von der Leyen – sono scossi dall’imprevedibile politica tariffaria dell’amministrazione Usa. I loro dazi sul resto del mondo sono ai massimi da un secolo a questa parte. Le tariffe sono come le tasse. Fanno male sia ai consumatori che alle imprese. Non possiamo e non dobbiamo permettere che questo accada”.

Un partito popolare e una Commissione europea che oggi può incassare la discesa in campo di una sua nuova e fondamentale supporter, la Germania a guida Merz, il cui intervento è stato quello più applaudito nella sede della Fiera di Valencia. “Se altri Paesi mettono in discussione la legittimità della difesa dei confini e della sovranità – ha ammonito Merz – noi lotteremo ancora più forte a favore di questi valori”. Molto determinato anche sul dossier difesa: “Dobbiamo lavorare insieme come mai prima, con una sola voce, soprattutto sulla difesa: dobbiamo essere pragmatici nel nuovo progetto. Tutto deve avvenire nella cornice Nato ma dobbiamo essere capaci di difenderci meglio che nel passato”, ha concluso tra gli applausi.

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Tre morti in una sparatoria in Svezia, caccia al killer

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Una sparatoria davanti a un barbiere in pieno centro, tre morti a terra, l’aggressore in fuga. La città universitaria di Uppsala, in Svezia, è sotto shock. Alle 17:04 è scattato l’allarme con molte segnalazioni di spari uditi nel centro abitato a 70 km a nord di Stoccolma. Sul posto sono intervenuti i soccorritori e la polizia e, secondo diverse testimonianze, tre ambulanze si sono allontanate a sirene spiegate. Attorno alle 19:30 la polizia ha dichiarato che le vittime sono tre e di non averle ancora indentificate. “Si indaga per omicidio”, si legge sul sito internet della polizia. Un testimone ha detto al quotidiano Aftonbladet di aver visto un uomo su un monopattino elettrico pochi istanti prima della sparatoria: poi ha sentito gli spari e si è rifugiato in un locale nelle vicinanze.

“Stiamo lavorando a pieno ritmo e abbiamo molto lavoro da fare”, ha dichiarato il portavoce della polizia Magnus Jansson Klarin. Gli agenti confermano che sono giunte segnalazioni di un uomo con una maschera che si è allontanato dalla scena a bordo di un monopattino e che stanno cercando una o più persone. Una grossa area attorno alla scena del crimine è stata transennata mentre in serata era ancora in corso una maxi caccia all’uomo con l’ausilio di un elicottero, droni e diverse unità cinofile. Le ricerche sono ancora più complesse dalla vigilia di Valpurgis, una festività svedese particolarmente sentita nella città universitaria di Uppsala che annualmente si trasforma in un enorme festival studentesco.

Per le strade ci sono dunque più persone del solito ma per la polizia non sarebbero in pericolo: “In questo momento non riteniamo che ci sia un pericolo per il pubblico. Ci tengo a sottolinearlo visto che molte persone sono in giro per i festeggiamenti”, ha aggiunto Jansson Klarin, citato da Aftonbladet. “Questo è avvenuto mentre Uppsala stava iniziando i festeggiamenti di Valborg”, ha dichiarato il ministro della giustizia svedese, Gunnar Strömmer. “Ciò che è successo è estremamente grave. Il ministero di giustizia tiene uno stretto contatto con la polizia e segue con attenzione gli sviluppi” ha aggiunto Strömmer, citato dalla radio pubblica Sveriges Radio. Il quartiere dove è avvenuta la sparatoria è molto tranquillo, un misto di zona residenziale e negozi a poca distanza dalla stazione ferroviaria e non è nota per episodi violenti in passato.

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Pakistan, ‘prove credibili di un attacco imminente dall’India’

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Il governo pachistano ha dichiarato di avere “informazioni attendibili” secondo cui l’India starebbe pianificando un imminente attacco militare a seguito del recente attentato in Kashmir. “Il Pakistan dispone di informazioni attendibili secondo cui l’India intende lanciare un attacco militare nelle prossime 24-36 ore, usando l’incidente di Pahalgam come pretesto”, ha dichiarato il ministro dell’Informazione pachistano Attaullah Tarar in una nota

. “Qualsiasi aggressione incontrerà una risposta decisa. L’India si assumerà la piena responsabilità di qualsiasi grave conseguenza nella regione”, ha avvertito. Poco prima il primo ministro indiano Narendra Modi ha concesso “libertà operativa” all’esercito indiano per rispondere all’attacco contro i turisti in Kashmir della scorsa settimana, ha riferito una fonte governativa.

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