Era gia’ successo col Cagliari. L’Inter non riusciva a segnare, poi e’ apparso l’angelo nerazzurro Darmian e le ha dato la vittoria: un difensore per sei punti-scudetto. Non crediamo che Antonio Conte gradisca avversari rognosi come il Verona, che non si limitano a difendersi, ma vanno a cercare di colpire e avevano pure pareggiato, ma il gol e’ stato annullato. L’Inter non ha spadroneggiato come altre volte, correndo anche qualche pericolo. Cosi’ nel primo tempo si e’ visto un marcato equilibrio con tentativi di Lautaro e Dimarco sugli opposti fronti, qualche proiezione di Hakimi, ma un risultato di parita’ che ha rispecchiato bene i valori in campo. Quasi stesso andamento nella ripresa con il Verona spesso in attacco. Un palo di Hakimi su punizione e alcuni tentativi di Salcedo e Barak. Poi il gol di Darmian che ha regalato un altro successo sulla strada dello scudetto. Alla fine, un episodio discusso su un gol annullato a Faraoni, ma forse era regolare perche’ Handanovic non ha preso la palla spiovente e il veronese ha toccato di spalla e non c’e’ contatto. Se ne parlera’. Una vittoria, quella dell’Inter sul Verona, che rende piu’ vicino il momento dello scudetto in casa nerazzurra. Il Verona, sei sconfitte in sette partite, quarto ko di fila, non ha cancellato, almeno oggi, quanto di buono aveva fatto in questo campionato, rientrando nella normalita’.
La capolista, dopo due pareggi, e’ tornata a vincere ed e’ in attesa di novita’ sul futuro e Conte vuol raggiungere la meta prima di esprimersi, specie dopo il fallito golpe della Superlega. Il tecnico nerazzurro aveva confermato la squadra-tipo, Juric si era presentato con Magnani e Ceccherini in difesa e Bessa dall’inizio davanti. I cambi nerazzurri: al 20′ del secondo tempo Darmian e Sensi per Perisic ed Eriksen; al 26′ Sanchez per Lautaro. Le sostituzioni veronesi: all’inizio della ripresa Gunter e Dawidowicz per Magnani e Ceccherini, entrambi ammoniti; al 20′ Salcedo per Tameze; al 27′ Udogie per Dimarco. I primi caldi milanesi hanno accompagnato questo scontro che non ha lesinato emozioni. Dopo un’occasione mancata di poco da Lautaro, il Verona non si e’ tirato indietro e gia’ nelle prime battute si e’ presentato in area nerazzurra. Il palleggio gialloblu’ ha frenato l’aggressivita’ dell’Inter fin quando Hakimi non ha chiamato Silvestri a un tuffo sulla destra per deviare un suo tiro. L’Inter dopo venti minuti ha cominciato a premere con continuita’, ma i veneti si sono difesi con attenzione. In contropiede poi Bessa ha tirato su Handanovic e di seguito Dimarco ha mancato di poco il bersaglio.
La partita e’ sembrata aperta e l’Inter non e’ apparsa dominatrice del campo come altre volte. Con i cambi fatti nell’intervallo Juric ha cercato dei chiudere in undici la partita. Il Verona non ha mollato andando avanti gia’ all’inizio della ripresa. La difesa gialloblu’ ha contenuto la Lu-La. Qualche mischia furibonda in area veronese, ma senza conclusioni nerazzurre. Anche i gialloblu’ si son fatti vivi nei sedici metri dell’Inter: pericoloso e deviato un rasoterra di Faraoni. Poi una lunga azione di Lautaro in contropiede con tiro deviato da Silvestri. L’Inter ha cercato di accelerare e un tiro di Sensi e’ finito alle stelle. Una punizione di Hakimi si e’ stampato sul palo alla sinistra di Silvestri. Bastoni ha salvato una situazione difficile, anticipando Salcedo. Una girata di Barak e’ finita alta. Poi al 31′ ancora Darmian, entrato, su assist di Hakimi, e’ sbucato da sinistra e ha insaccato in diagonale basso. Il Verona ha poi segnato con Faraoni che ha toccato in gol con la spalla su una palla alta anticipando Handanovic: annullato.
Qualcuno del Verona si chiedera’ perche’. Anche noi, visto che Handanovic non e’ stato toccato e ha mancato la palla. Juric infuriato. Poi un colpo di testa di Ilic alto. Concludendo, Magnani (poi Gunter) ha tenuto a bada Lukaku, in evidenza Dimarco e Lasagna sul fronte gialloblu’. A tutto campo Faraoni. Hakimi e’ stato il piu’ pericoloso dell’Inter (palo) nella ripresa. Darmian l’uomo della provvidenza. Ha vinto l’Inter, ma il Verona non ha meritato di perdere.
Ancelotti, tra Real Madrid, Brasile e Arabia: il futuro è ancora un rebus, ma una cosa è certa: non ha fretta
Il futuro di Carlo Ancelotti resta in bilico tra Real Madrid, Brasile e offerte arabe. Ma il tecnico non ha fretta: vuole chiudere con eleganza la sua avventura a Madrid.
Chiamatelo fattore “tempo”. Perché quando si parla del futuro di Carlo Ancelotti, signore della Champions League e tecnico più vincente d’Europa, è proprio il tempo a scandire ogni passo. Ancelotti ha costruito la sua leggenda senza mai cedere alla fretta, e anche oggi – stretto tra Real Madrid, Brasile e offerte saudite – non ha intenzione di affrettare decisioni.
La stagione del Real tra infortuni, ego e delusioni
La stagione 2024-2025 del Real Madrid è stata un percorso a ostacoli, nonostante il clamoroso arrivo di Kylian Mbappé. Gli infortuni pesanti a Carvajal e Militao, il vuoto lasciato da Kroos, l’inserimento complicato di Mbappé e una squadra iper-offensiva e senza equilibrio hanno lasciato segni profondi. I Blancos sono usciti ai quarti di Champions, hanno perso la Copa del Rey in finale, la Supercoppa, e in Liga inseguono il Barcellona a -4. Solo l’11 maggio, nel Clásico che sa di sentenza, si capirà se la corsa è ancora viva.
Il Brasile aspetta, ma Ancelotti temporeggia
Le voci sull’approdo di Ancelotti sulla panchina della Seleção circolano da mesi. Sembravano spente, ma i problemi del Brasile nelle qualificazioni mondiali le hanno riaccese. Qualche giorno fa, a Londra, c’è stato un incontro ufficiale tra Ancelotti e i vertici della Federazione brasiliana. Ma è arrivata fumata nera: il Brasile lo vuole subito, Carlo vuole chiudere con stile la sua avventura madridista, eventualmente fino al Mondiale per club.
L’offerta araba e il silenzio di Ancelotti
Sul tavolo è spuntata anche una proposta monstre dall’Arabia Saudita, si parla di 50 milioni a stagione, forse dall’Al-Ahli. Ma Ancelotti non si è mosso. Rimane a Madrid, prepara la sfida contro il Celta Vigo, e spera che il Barcellona inciampi. Nel frattempo, la stampa spagnola inizia a ipotizzare che possa restare anche per il Mondiale per club.
Il commiato perfetto? Con la Liga in mano
Con 15 trofei vinti alla guida dei Blancos, don Carlo merita un’uscita di scena all’altezza della sua storia. E anche il club lo sa. Il finale di stagione sarà determinante: Liga o no, l’addio sarà comunque elegante.
Il resto? Arabia, Brasile, Italia (si vocifera Milan o Roma), o una pensione serena. Ancelotti, unico tecnico a vincere nei cinque principali campionati europei, non ha fretta, e questa è – per ora – l’unica certezza.
Vittorie per Tottenham e Manchester United, si va verso una finale di Europa League tutta inglese. La squadra londinese ha fatto un grande passo battendo 3-1 il Bodo Glimt nella semifinale di andata giocata a Londra. Vantaggio lampo per il Tottenham che al 1′ va a segno con Brennan Johnson, il raddoppio al 34′ con James Maddison: al 16′ della ripresa Dominic Solanke su rigore segna il tris. Saltnes ha accorciato le distanze al 38′ in una delle rare azioni offensive dei norvegesi, chiamati ora alla missione quasi impossibile tra sette giorni in casa. Nell’altra semifinale, grazie anche alla superiorità numerica dal 35′, lo United, a cui resta solo l’Europa per salvare la stagione, ha travolto l’Athletic Bilbao 3-0. I Red Devils, solo quattordicesimi in Premier League, hanno sconfitto i baschi che vedono sfumare il sogno di una finale casalinga il 21 maggio: a segno per gli inglesi Casemiro (30′) e poi doppietta del capitano portoghese Bruno Fernandes (37′ su rigore e 49′).
La Fiorentina cade a Siviglia e ora deve sperare nella rimonta tra sette giorni al Franchi. Il Betis si aggiudica il primo round della semifinale di Conference League, battendo 2-1 i viola grazie ai gol di Ezzalzouli e Antony, ma Ranieri a segno per la squadra di Palladino ha riacceso la speranza. Minuto di raccoglimento per ricordare Papa Francesco, e poi in campo è subito Betis che infatti passa in vantaggio dopo appena sei minuti grazie alla rete di Ezzalzouli. Azione nata dal duello vinto da Bakambu con Comuzzo, arriva sul fondo e crossa: l’attaccante marocchino non sbaglia a due passi da De Gea. La rete passa sotto la lente del Var per verificare eventuali irregolarità, ma l’arbitro Oliver convalida il gol del vantaggio degli andalusi. La Fiorentina reagisce e al 21′ sfiora il pari con Mandragora, che di testa manda fuori di un soffio.
A ridosso della mezzora Palladino è costretto a un cambio; problema muscolare per Cataldi che chiede di uscire, al suo posto Adli. Nel recupero il Betis va vicino al raddoppio con Bartra che calcia il pallone sopra la traversa. Nella ripresa Palladino gioca la carta Kean, rientrato da poco in gruppo e partito dalla panchina. Ma proprio nel momento migliore die viola arriva il raddoppio della squadra andalusa con Antony (19′). Al 27′ però la riapre Ranieri che batte Vieites e fa tornare a sperare la Fiorentina, che qualche minuto dopo va vicina anche al pari con Gosens. La Viola ha reagito e tiene viva la speranza di volare in finale: tra sette giorni il ritorno in casa.