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Cronache

Libro bianco, 30% degli arresti è per droga: così le carceri scoppiano

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Da tre decenni il Testo unico sulle droghe, la cosiddetta legge Jervolino-Vassalli, e’ la causa principale di ingresso nelle carceri. Se nel mondo la media degli arresti per reati connessi alle droghe e’ intorno al 20%, in Italia siamo stabili al 30%. Un fenomeno che incide sul sovraffollamento delle carceri al punto che “senza gli arresti dovuti al proibizionismo il sistema penitenziario italiano rientrerebbe nella legalita’ costituzionale”. Lo sostiene il X Libro Bianco sulle droghe promosso dalla Societa’ della Ragione insieme a Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA e Associazione Luca Coscioni e con l’adesione di una serie di altre organizzazioni (A Buon Diritto, Arci, Comunita’ di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD, LegaCoopSociali e LILA). Intitolato “La guerra dei 30 anni”, il volume – presentato oggi alla Camera – passa in rassegna le politiche messe in atto in questo arco di tempo. E sfata alcuni luoghi comuni. Rivelando che ad esempio solo l’1.14% degli incidenti stradali avviene perche’ il guidatore e’ sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Anche i dati della sperimentazione dello screening rapido su strada (ricavati mettendo insieme le cifre di Polizia Stradale, Istat e Dipartimento per le politiche antidroga) indicano che a poco piu’ dell’1% dei conducenti risulta positivo ai test. Di questi una media superiore al 20% viene “scagionato” dalle analisi di laboratorio. Tornando agli arresti, 14.118 dei 47.258 ingressi in carcere nel 2018 (pari al 29,87%) sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 (detenzione a fini di spaccio) del Testo unico sulle droghe. Si tratta di un’inversione di tendenza – segnala il rapporto – dal 2013 quando a seguito della sentenza Torreggiani della CEDU e dalle modifiche occorse a seguito della decisione della Consulta di cancellare buona parte della legge “Fini-Giovanardi” furono registrati numeri di arresti in linea con la media mondiale. Dei quasi 60.000 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2018, 14.579 lo erano a causa del solo articolo 73. Altri 5.488 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti), solo 940 esclusivamente per traffico di droga.

Questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili (anzi diminuiscono di alcune decine di unita’). Nel complesso vi e’ pero’ un aumento secco del 6,5% rispetto all’anno precedente. Cifre, ricavate dai dati forniti dai ministeri, che nel loro insieme, secondo gli autori del Libro bianco, dicono che “senza gli arresti dovuti al proibizionismo il sistema penitenziario italiano rientrerebbe nella legalita’ costituzionale”. “Il governo continua a non far tesoro degli sviluppi positivi in materia di regolamentazione, in particolare di cannabis, che iniziano a venire dai vari Stati degli USA e dal Canada e Uruguay, mentre il Parlamento e’ immobile sulla nostra proposta di legge d’iniziativa popolare presentata alla camera nel 2016 per la legalizzazione della cannabis” denuncia Filomena Gallo dell’Associazione Coscioni, che punta l’indice anche contro un altro fenomeno: “il quotidiano stillicidio di dichiarazioni contrastanti da parte di membri del Governo su canapa e cannabis, contribuisce a creare un generale clima d’incertezza che va contro il diritto alla salute di migliaia di persone che dai cannabinoidi potrebbero trarre giovamento”.

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Frontale ad Albanella, cinque feriti tra cui due bambini: coinvolte un’Audi Q3 e una Punto

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Paura nel pomeriggio di oggi nella zona di Matinella – Albanella, nel salernitano, dove si è verificato un grave incidente stradale nei pressi del caseificio La Perla a Pontebarizzo. Due auto, una Audi Q3 e una Fiat Punto, si sono scontrate frontalmente causando cinque feriti, tra cui due bambini.

A bordo dell’Audi si trovavano quattro persone, compresi i piccoli, mentre la Fiat Punto era occupata da un solo conducente. Tutti i coinvolti, in condizioni al momento non precisate, sono stati trasportati in ospedale per accertamenti e cure.

Sul posto sono intervenuti tempestivamente i Vigili del Fuoco del distaccamento di Agropoli, che hanno provveduto a mettere in sicurezza l’area dell’incidente e a supportare le operazioni di soccorso. Ancora in corso le indagini per ricostruire l’esatta dinamica del violento impatto.

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Cronache

Inchiesta curve, Inter Milan patteggiano: per Inzaghi e Chalanoglu solo 1 turno stop

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Una giornata di squalifica per Simone Inzaghi e Hakan Calhanoglu, ammende rispettivamente di 15 e 30 mila euro e 70mila per l’Inter. Multa di 30mila euro per il Milan. Sono le sanzioni rese note dalla Figc comminate ai due club e ai tesserati coinvolti in seguito al patteggiamento con la Procura Federale, in merito al filone sportivo dell’inchiesta penale sulle curve e sui rapporti fra ultras e giocatori di Inter e Milan. La squalifica per Inzaghi e Calhanoglu verrà scontata nel prossimo turno con il Verona.

Grazie al patteggiamento le pene vengono dimezzate e non c’è il processo. Inzaghi e Chalanoglu hanno violato due articoli del codice di giustizia sportiva, quello sulla lealtà e correttezza e probità e dell’obbligo di osservanza delle norme federali (4, comma 1) e l’articolo 25 comma 10 “che prevede il divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società, per avere avuto, quantomeno a partire dalla stagione sportiva 2022-23, rapporti con esponenti del gruppo Ultrà denominato Curva Nord’.

Tra gli esponenti del club multati c’è anche Javier Zanetti con 14.500 euro. L’Inter viene sanzionata con 70mila euro per responsabilità diretta e oggettiva (art. 6, commi 1 e 2) per i comportamenti del tecnico e del centrocampista, dello stesso Zanetti, di Massimiliano Silva e Claudio Sala (14.500 di multa e 30 giorni di inibizione). Quanto al Milan (sanzione di 30mila euro) per responsabilità oggettiva per i comportamenti ascritti a Fabio Pansa (30 giorni di inibizione e 13mila euro di multa) e Davide Calabria, che non ha al momento scelto la strada del patteggiamento e sarà quindi ascoltato dalla Procura federale.

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Chieti, tragedia durante un’escursione: trovati morti due Vigili del Fuoco nella forra del fiume Avello

Nico Civitella ed Emanuele Capone avevano 42 anni. Salvi altri due colleghi. Cordoglio delle istituzioni.

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Sono stati individuati e recuperati i corpi senza vita di Nico Civitella ed Emanuele Capone, i due Vigili del Fuoco di Chieti dispersi da ieri sera durante un’escursione in località Balzolo, nel territorio di Pennapiedimonte, provincia di Chieti. I due erano scivolati in una forra del fiume Avello mentre erano fuori servizio insieme ad altri due colleghi, tratti in salvo nella serata di ieri: Giulio De Panfilis, 32 anni, e Gabriele Buzzelli, 48.

Le operazioni di recupero

Il recupero dei corpi è stato lungo e complesso, affidato ai soccorritori del Corpo nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico e ai Vigili del Fuoco, con il coordinamento della Prefettura di Chieti. Sul luogo della tragedia anche i familiari delle vittime, alcuni dei quali hanno accusato malori per lo choc e sono stati assistiti dal personale del 118.

I corpi, rinvenuti in una zona impervia, sono stati trasferiti in un’area accessibile per permettere l’intervento dell’elisoccorso, che li ha trasportati all’obitorio dell’Ospedale di Chieti. È stata disposta l’autopsia per chiarire le cause esatte della morte, mentre ulteriori accertamenti saranno effettuati sui luoghi dell’incidente a cura dei Carabinieri del Comando Provinciale di Chieti e del Reparto Forestale del Parco Nazionale della Maiella.

Il cordoglio delle istituzioni

«Esprimo la mia più grande vicinanza alle famiglie dei due giovani, ai colleghi e a tutto il Corpo Nazionale», ha dichiarato il prefetto Attilio Visconti, Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco. «Anche fuori servizio, i Vigili si tengono in allenamento per migliorarsi e garantire soccorso agli altri».

Dolore e partecipazione anche dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Oggi piangiamo la tragica scomparsa di due Vigili del Fuoco. Ai loro familiari e colleghi va la mia più sincera vicinanza e gratitudine». Sul posto anche il sindaco di Pennapiedimonte Rosalina Di Giorgio, le unità psicologiche del Corpo, volontari della Protezione Civile e operatori da Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio.

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