“Non sono stata io”. Gaia Russo si è difesa così, interrogata dal giudice, dall’accusa dell’omicidio del figlioletto di venti mesi. Il compagno, Nicholas Musi, ha continuato ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Le strade della coppia di Novara stanno cominciando a separarsi. Ma nessuno dei due, adesso, insiste nel negare l’evidenza. Il piccolo Leonardo non era “caduto dal lettino”, come disse la mamma quando chiamò il 118, ma fu picchiato brutalmente. A chiarire il resto sarà l’inchiesta. Il gip Raffaella Zappatini, accogliendo le richieste della procura, ha convalidato il fermo di Gaia e Nicholas, disponendo la custodia in carcere per lui e i domiciliari in una struttura protetta per lei, che è incinta di cinque mesi. La giovane donna ha risposto alle domande del giudice per un’ora e mezza e, pur non avendo accusato esplicitamente il compagno, ha sostenuto di non avere alcuna responsabilità. Giovedì scorso c’erano solo loro due con Leonardo in quella casa dove il bimbo è stato massacrato di botte. A provocare la morte è stato un colpo violento all’addome: ha provocato un’emorragia traumatica al fegato, che l’ha portato al decesso in meno di mezz’ora. Ma sul corpicino il medico legale ha riscontrato ecchimosi e lesioni un po’ ovunque: sul capo, sul torace, sulla schiena, perfino sui genitali. Lesioni risalenti alla mattina. E altri segni di lesioni risalenti a tempo addietro. I familiari di Gaia qualcosa avevano intuito, ma mai si sarebbero immaginati l’orrore che Leo, come chiamavano il piccolo, viveva da tempo. Da quando, così hanno dichiarato, Gaia era andata a vivere con Nicholas, di cui era rimasta incinta.
I genitori con il piccolo Leonardo. Sembra una bella immagine di amore e invece, almeno secondo l’accusa, questi due adulti avrebbero ucciso a botte questo bimbo
E ora accusano l’uomo di averla soggiogata. Una sensazione avuta anche dal pm Ciro Caramore, ma che non sembra mutare la posizione della giovane: e’ infatti accusata (come Nicholas Musi) di omicidio volontario pluriaggravato. Un’accusa da ergastolo. Oggi, alle 14, in Duomo il vescovo Franco Giulio Brambilla officerà le esequie di Leonardo; questa sera, invece, è stata organizzata una fiaccolata in centro a Novara per ricordare quell’angelo ‘puro e delicato’ come ha scritto del piccolino la nonna Tiziana Saliva, che oggi sui social ricorda l’ultima giornata felice trascorsa col nipotino “bellissimo, sempre sorridente, allegro, vivace, intelligente, furbo e rubacuori”.
“‘Gnognà – scrive la nonna – ti ha comprato l’antivento rosso, e il 100 grammi e la felpa verde e senape da abbinare al pantalone. E anche il cappellino nuovo di cotone perche’ ‘gnogna’ voleva comprarti il berretto con i Pigiamini. Ma a te non piace il berretto, forse perche’ piace a quel mostro che dieci giorni dopo questa giornata felice ti ha rubato il futuro. Maledetto!”, dice riferendosi al compagno della figlia, anche se non lo nomina mai. “Non ho notato nulla che potesse farmi sospettare che sarebbe stata l’ultima volta che ti avrei visto”, insiste la nonna. “Se avessi saputo che quel pianto di distacco era una richiesta d’aiuto – è un altro passaggio del lungo post – sarei andata contro tutti ma non ti avrei lasciato. Quella tua vocina mi rimbomba nella testa senza tregua e mi sembra di impazzire. Come potevo immaginare che fosse l’ultimo nostro saluto, l’ultimo nostro bacio, l’ultimo nostro abbraccio…”.
Un vero mini-clan, con tanto di summit e azioni intimidatorie. Tutto formato da minorenni dei Quartieri spagnoli di Napoli. E’ la scoperta di una indagine dela polizia che ha portato a una misura di custodia cautelare del gip partenopeo con il carcere nei confronti di tre ragazzi, ritenuti vicini ai Di Biasi, meglio conosciuti come Faiano, e indagati, a vario titolo, di lesioni personali, porto e detenzione di armi da fuoco, violenza privata, rapina, reati tutti aggravati anche dalle modalita’ mafiose. Il provvedimento nasce dalle indagini sul ferimento a colpi d’arma da fuoco di Vincenzo Masiello il 5 novembre 2022.
L’agguato e’ da ricondurre alla mira espansionistica di un gruppo di giovanissimi ambiziosi che volevano ritagliarsi il loro spazio all’interno delle dinamiche criminali dei Quartieri Spagnoli. La vittima, attualmente detenuta, e’ da considerarsi elemento di spicco della camorra del quartiere. Durante le indagini e’ emerso che il nascente gruppo criminale e’ dedito a reati contro il patrimonio, ha un’ampia disponibilita’ di armi, ha stabilito la sua base operativa in vico Lungo San Matteo che e’ controllato militarmente. Gli indagati costantemente armati di pistola, per evitare attacchi da componenti di altri gruppi antagonisti, hanno in piu’ occasioni perquisito le persone che, in particolare nelle ore notturne, transitavano nella loro zona di influenza.
Risate e gesti anche quello delle manette, a fine udienza, tra gli imputati al processo in corso a NAPOLI sull’omicidio di Francesco Pio Maimone, l’aspirante pizzaiolo ucciso nelle prime ore del 20 marzo 2023 sul lungomare di NAPOLI da un proiettile vagante esploso al culmine di una lite scoppiata solo per un pestone su un paio di scarpe griffate a cui la vittima era estranee. Il comportamento di alcuni degli accusati – collegati in video conferenza dalle carceri dove sono detenuti – non è passato inosservato in aula, quando ormai l’udienza, particolarmente importante quella di oggi, si era ormai conclusa. Oggi, infatti, per la prima volta uno dei testimoni, un amico della vittima, che era lì e nelle cui braccia Maimone è spirato, ha indicato colui che ha sparato, puntando il dito verso il riquadro del monitor in cui c’era Francesco Pio Valda.
“I fratelli Pellini, condannati definitivamente per traffico illecito di rifiuti, sono responsabili di aver avvelenato la Terra dei Fuochi seppellendo e spargendo nelle campagne di Acerra rifiuti speciali e pericolosi. Era stata disposta la confisca del loro patrimonio per ben 222 milioni, quei soldi dovevano essere destinati alle bonifiche.
Invece, la Cassazione glieli ha restituiti perchè la Corte d’Appello di Napoli si sarebbe attivata oltre i termini previsti. Ministro, per rispetto verso tutti i cittadini e per affermare i valori della Giustizia, chiediamo che si accerti, anche tramite ispezioni, cosa è realmente successo negli uffici giudiziari di Napoli e che si faccia tutto il possibile per recuperare quei soldi alla causa collettiva. Questa non può essere solo una battaglia del Movimento 5 Stelle, deve essere un impegno di tutte le forze politiche”.
Lo ha detto il deputato M5S Sergio Costa, vice presidente della Camera, illustrando un’interrogazione al ministro Nordio. Nella replica, la deputata M5S Carmela Auriemma, prima firmataria dell’atto, ha osservato come “non sia sufficiente la risposta del ministro. 222 milioni di euro sono stati restituiti a dei delinquenti per un vizio procedurale, è doveroso che si faccia la massima chiarezza su quello che è accaduto, lo Stato lo deve a tutti i cittadini cresciuti nella Terra dei Fuochi e alle troppe famiglie che piangono le vittime di quell’inquinamento criminale. Lo Stato non può perdere così davanti agli eco-delinquenti, deve essere forte e inflessibile con questa gente. Bisogna tutelare il lavoro svolto per 15 anni dai magistrati di ben tre procure della Repubblica”.