Si chiude l’inchiesta “Doppia Curva” della Procura di Milano, che vede tra gli undici indagati anche il consigliere regionale e comunale Manfredi Palmeri. L’esponente politico è accusato di corruzione tra privati, insieme all’imprenditore Gherardo Zaccagni, gestore dei parcheggi fuori da San Siro, e a una terza persona.
Le accuse a Palmeri: il quadro da 11mila euro
Secondo gli inquirenti, Palmeri, in qualità di componente del consiglio direttivo della M-I Stadio, società concessionaria per la gestione dello stadio Meazza, avrebbe favorito l’affidamento della gestione dei parcheggi alla società Kiss&Fly srl di Zaccagni, in occasione dei concerti del 2024. In cambio, avrebbe ricevuto un quadro di un artista cinese dal valore di 11mila euro.
L’inchiesta, coordinata dai pm Paolo Storari, Sara Ombra e Leonardo Lesti, si intreccia con diversi episodi criminali, tra cui il tentato omicidio dell’ultrà rossonero Enzo Anghinelli, rimasto irrisolto dal 2019 fino all’arresto di Daniele Cataldo, capo della Curva Sud milanista, individuato come uno degli esecutori materiali.
Ultrà e criminalità: il ruolo dei capi curva
L’indagine ha portato anche a una nuova ordinanza di custodia cautelare per Luca Lucci, storico capo ultrà del Milan, ritenuto il mandante dell’agguato ad Anghinelli. Cataldo, oltre a essere accusato di tentato omicidio, è indicato come parte di un’associazione per delinquere che avrebbe gestito varie aggressioni, tra cui il pestaggio del personal trainer Cristiano Iovino dopo una lite con il rapper Fedez, che non risulta indagato.
Nel fascicolo compare anche il sequestro delle armi trovate al rapper Emis Killa, coinvolto in un altro filone d’indagine ancora aperto. Il cantante, intervistato da Massimo Giletti nel programma Rai3 “Lo Stato delle Cose”, ha dichiarato: “Chiaramente avrei preferito andare a Sanremo. Non penso che queste frequentazioni mi abbiano danneggiato. Io con loro ho solo condiviso l’amicizia. Al momento sono solo indagato, non sono preoccupato.”
Le connessioni con la criminalità organizzata
L’indagine coinvolge anche esponenti della criminalità organizzata. Un’accusa di intestazione fittizia di beni riguarda Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord interista, e l’ultrà Cristian Ferrario, coinvolti in un giro di protezione mafiosa su un imprenditore, insieme all’esponente della ‘ndrangheta Antonio Bellocco.
L’inchiesta ha inoltre portato alla scoperta di un arsenale di armi a Cambiago, riconducibile a Beretta e Ferrario, e alla ricostruzione dell’omicidio dello stesso Bellocco, assassinato da Beretta a coltellate.
L’intreccio tra affari, polizia e corruzione
Tra gli indagati figura anche un ispettore di polizia, accusato di accessi abusivi ai sistemi informatici per conto dell’imprenditore Zaccagni, già sotto processo per falsificazione di documenti e accesso illecito a dati riservati.
Zaccagni è inoltre indagato per corruzione tra privati per un altro episodio legato alla gestione dei parcheggi di Verona Fiere, dove avrebbe garantito al responsabile dell’ufficio servizi della società, Federico Poffe, un soggiorno in Austria e due biglietti per Milan-Juve del 2023.
Infine, due direttori di istituti bancari sono accusati di favoreggiamento. Nell’ambito del racket sui parcheggi, risultano coinvolte anche otto società, con un ruolo chiave attribuito a Giuseppe Caminiti, vicino all’esponente della ‘ndrangheta Giuseppe Calabrò e intermediario in questo business illecito.