Storie di buone pratiche interrotte sono frequenti in una città come Napoli che tanto sa esprimere in termini di innovazione e creatività ma non sempre è abile nel capitalizzare, nel dare continuità e trasformare in patrimonio comune le sue migliori espressioni.
Tra queste storie vi è quella diRoberto Mango designer napoletano che ebbe non poca fortuna nell’America del dopoguerra e che, tornato a Napoli, fondò la prima scuola di disegno industriale italiana. Scuola che oggi non esiste più! Da attento lettore della realtà, immaginò subito, al suo rientro, di lavorare con gli artigiani e per gli artigiani attivando ricerche e progetti visionari, quasi a voler sopperire, attraverso il design, alle carenze strutturali e alla mancanza di un tessuto imprenditoriale capace di investire nelle eccellenze del luogo.
Produsse una ricerca sulle trafile ceramiche che non si concretizzò in una produzione, fu però un interessante tentativo di coniugare le istanze della serializzazione con l’espressività artistica, in un’azione di recupero delle radici autentiche del design, delle risorse e manualità locali.
L’istituto ad indirizzo raro Caselli De Sanctis e la Real fabbrica di Capodimonte stanno lavorando, ormai da circa due anni, alla rinascita del comparto produttivo della porcellana di Capodimonte e della stessa Real Fabbrica. Più ancora la scuola sta assumendo un ruolo centrale nella valorizzazione della cultura del territorio, con mostre, eventi, produzioni, collaborazioni con gallerie, artisti e designer di fama internazionale. Lavoriamo non solo alla formazione dei giovani ma anche alla affermazione della nostra cultura e delle nostre eccellenze a livello locale e internazionale, per consolidare un contesto che possa opportunamente accogliere e non escludere gIi stessi giovani che formiamo. Sulla base di queste premesse abbiamo accolto la sfida di editare per la prima volta il progetto di Roberto Mango, per dichiarare la nostra capacità di concretizzare e diffondere. I sogni non sono fatti per rimanere chiusi in un cassetto, occorre trovare le energie per convertirli in realtà e proseguire verso nuove visioni.
La Mostra “Le ceramiche di Roberto Mango, continuità di un progetto interrotto” è il frutto di un intenso lavoro ricostruttivo, dal punto di vista scientifico e manuale, condotto da Ermanno Guida insieme al personale tecnico e dirigenziale dell’Istituto raro Caselli-De Sanctis e Real Fabbrica di Capodimonte, atto a recuperare e dare finalmente vita a una ricerca innovativa e visionaria dell’artista, un progetto del 1955-56 sulle trafile ceramiche mai realizzato appieno, un ragionamento messo a disposizione degli artigiani del tempo, di grande valore estetico ma, soprattutto, significativo dal punto di vista del ’metodo’.
Il progetto di Roberto Mango era probabilmente in anticipo sui tempi tanto appare attuale oggi nel suo essere modello di ricerca-azione, nel definirsi facendo, apprendendo dalle tecniche e dalla materia. Non prevedeva la realizzazione di un oggetto finito avendo già in embrione la possibilità di assumere infinite configurazioni. Da una serie di trame una moltitudine di oggetti, variazioni generatrici di forme sempre diverse senza perdere di identità. Un progetto mutevole, organico, fluido che suggerisce possibilità e al tempo stesso non “determina” il risultato, chiedendo all’artigiano di assumere un ruolo attivo nel conformare il prodotto finito, diventando protagonista del processo creativo. Un modello di relazione virtuosa tra designer e artigiano, che prevede uno scambio di competenze, che libera il design da un approccio deterministico per divenire piattaforma di dialogo tra gli attori coinvolti nel processo.
L’aspetto rivoluzionario e poetico di questo progetto è proprio qui, libera l’artigiano dal pericolo di essere mero esecutore, dall’essere operatore di gesti ripetitivi e senza pensiero, riconducendo il lavoro sul piano del saper fare e saper fare bene. Il valore didattico di questa ricerca risiede nella costruzione di un metodo che in quanto tale deve essere replicabile. Quella che è stata realizzata in effetti non è una collezione ma la esemplificazione di un sistema capace di governare il processo creativo e produttivo, garantendo la qualità degli esiti senza mortificare la vivacità espressiva e l’unicità del prodotto tipico dell’alto artigianato.
In questo quadro di riferimento si colloca un’esperienza che diventa trasmissibile all’interno dei processi formativi della nostra o di altre istituzioni e, più in generale, dei processi produttivi del comparto.
L’Art. 6 del DPR 275/99 riconosce alle scuole una possibilità spesso trascurata, quella di attivare percorsi di ricerca, sperimentazione e sviluppo, tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali. Nella piena convinzione che questa forma di autonomia sia fondamentale per la crescita professionale e umana dei giovani in formazione, così come dei contesti territoriali di riferimento, è stato editato questo progetto, attivato all’interno di un più ampio contenitore che è il Mudilab, finalizzato alla produzione di esperienze e materiali didattici, documentazione educativa, scambio e diffusione di informazioni. La mostra ha dato infatti vita ad un catalogo, il primo volume della nostra nuova attività editoriale, le “Edizioni MUDI” dell’Istituto Caselli De Sanctis. Si tratta di un volume dalla grande valenza didattica essendo tutta l’operazione l’esemplificazione di un modello di interazione tra design e artigianato, replicabile nell’approccio metodologico, uno strumento per la crescita delle future generazioni. Questo è il nostro compito!
ROBERTO MANGO
CONTINUITÀ DI UN PROGETTO INTERROTTO
Venerdì 17 Gennaio 2020
ore 14.30
[/tps_title]
Tavola rotonda
Aula Magna Istituto Caselli De Sanctis
–
ore 16.30
mostra sala Mudi
(parco di Capodimonte – Napoli)
Interverranno:
Valter Luca De Bartolomeis
Dirigente Istituto ad indirizzo raro Caselli De Sanctis e Real Fabbrica di Capodimonte
Mario Losasso
Delegato alla terza missione dell’Università degli Studi Di Napoli “Federico II”
Leonardo Di Mauro
Presidente Ordine degli architetti – Napoli e provincia
Ermanno Guida
Già Professore associato di disegno industriale dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Anty Pansera
Storico del design e delle arti decorative applicate
Claudio Gambardella
Professore associato di disegno industriale dell’Università Studi “Luigi Vanvitelli”
Alfonso Morone
Professore associato di disegno industriale dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”
già professore ordinario di disegno industriale dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”
DALLE 11.00 GLI STUDENTI DELL’ISTITUTO Caselli De Sanctis faranno da guida ai visitatori che volessero ammirare anche le ceramiche di Santiago Calatrava in mostra presso ilCellaio del Parco di Capodimonte.
Dale 14.00 sarà disponibile un servizio di navetta da Porta Miano per raggiungere il MUDI museo didattico dell’Istituto Caselli De Sanctis, sede dell’evento.
Dirigente dell'Istituto ad indirizzo raro Caselli - De Sanctis e della Real Fabbrica di Capodimonte. Laurea in architettura, Dottore di ricerca in Tecnologia dell'Architettura, Perfezionamento in Arredamento, Design e Grafica, Specializzazione in Disegno industriale, presso la Facoltà di Architettura di Napoli Federico II.
Ha partecipato all'organizzazione e al coordinamento scientifico di workshop, seminari, mostre e convegni. Ha collaborato ad iniziative della rete nazionale SDI, Sistema Design Italia, nella Unità di Napoli "Federico II". Membro del comitato scientifico del Wd Workshop design selezione Compasso d'oro 2004 e del progetto di ricerca-azione INPORCELLANE per il comparto della porcellana di Capodimonte.
Autore di numerosi libri e saggi su design e comunicazione per la valorizzazione del patrimonio culturale e del territorio. Docente di Graphic Design presso l'Accademia di Belle Arti di Frosinone.
Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini si racconta per la prima volta nel libro ‘Un’altra storia’ con l’intento di parlare soprattutto ai giovani. “Uno dei motivi che mi ha spinto a raccontare la mia esperienza di vita e di lotta, è che vedo tra le giovani generazioni una straordinaria domanda di libertà. Una domanda di libertà e di realizzazione che non può essere delegata ad altri o rinviata a un futuro lontano, ma che si costruisce giorno per giorno a partire dalla lotta per cambiare le condizioni di lavoro e superare la precarietà. Se riuscirò ad accendere nei giovani la speranza e la voglia di lottare per la loro libertà nel lavoro e per un futuro migliore, potrò dire di aver raggiunto uno degli obiettivi che mi ero prefisso. Questo libro, con umiltà, vuole parlare soprattutto a loro” dice Landini.
In libreria proprio a ridosso dei referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza, ‘Un’altra storia’ è una narrazione intima tra ricordi, aneddoti e svolte professionali ed esistenziali, che si intreccia alla storia degli ultimi quarant’anni di questo paese, con un focus su alcune grandi ferite sociali di ieri e di oggi che ancora sanguinano e che devono essere rimarginate. Dagli anni Settanta ai giorni nostri, dall’infanzia e l’adolescenza a San Polo d’Enza, fino alle esperienze sindacali degli inizi a Reggio Emilia e Bologna, al salto nazionale in Fiom prima e in Cgil poi, nel libro di Landini non mancano le analisi sulle grandi questioni legate al mondo del lavoro e a quello delle grandi vertenze, tra cui Stellantis, il rapporto con i governi Berlusconi, Prodi, Renzi, Conte, Draghi e Meloni, nella declinazione dell’idea-manifesto del “sindacato di strada”, in cui democrazia e autonomia sono il grande orizzonte.
Questa narrazione personale e intima, ricca di spunti e riflessioni, si tiene insieme a quelle che sono le battaglie storiche del segretario e della sua azione “politica”: la dignità del lavoro, affermata nel dopoguerra e nella seconda metà del Novecento e “negata nell’ultimo ventennio a colpi di leggi sbagliate, che le iniziative referendarie propongono, infatti, di correggere e riformare profondamente” sottolinea la nota di presentazione. ‘Un’altra storia’ è un libro che ci parla di diritti da difendere, battaglie ancora da fare e del futuro.
Eletto segretario generale della Cgil nel 2019, Landini ha cominciato a lavorare come apprendista saldatore in un’azienda artigiana e poi in un’azienda cooperativa attiva nel settore metalmeccanico, prima di diventare funzionario e poi segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna e, quindi, di quella di Bologna. All’inizio del 2005 è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale. Il 30 marzo dello stesso anno, è stato eletto nella segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Il primo giugno del 2010 è diventato segretario generale della Fiom-Cgil. Nel luglio del 2017 ha lasciato la segreteria generale della Fiom per entrare a far parte della segreteria nazionale della Cgil.
MAURIZIO LANDINI, UN’ALTRA STORIA (PIEMME, PP 224, EURO 18.90)
Stop all’automatismo che impone la sospensione della responsabilità genitoriale per i genitori condannati per maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 55 del 2025, dichiarando illegittimo l’articolo 34, secondo comma, del Codice penale nella parte in cui non consente al giudice di valutare in concreto l’interesse del minore.
Una norma rigida che non tutela sempre i figli
L’automatismo previsto dalla norma, secondo cui alla condanna per maltrattamenti in famiglia (articolo 572 c.p.) segue obbligatoriamente la sospensione della responsabilità genitoriale per il doppio della pena, è stato giudicato irragionevole e incostituzionale. Secondo la Consulta, la previsione esclude qualsiasi valutazione caso per caso e impedisce al giudice di verificare se la sospensione sia effettivamente nell’interesse del minore, come invece richiedono gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.
Il caso sollevato dal Tribunale di Siena
A sollevare la questione è stato il Tribunale di Siena, che aveva riconosciuto la responsabilità penale di due genitori per maltrattamenti nei confronti dei figli minori, ma riteneva inadeguato applicare in automatico la sospensione della responsabilità genitoriale. Il giudice toscano ha evidenziato la possibilità concreta che, in presenza di una riconciliazione familiare e di un miglioramento del contesto domestico, la sospensione potesse arrecare un danno ulteriore ai minori.
Il principio: al centro l’interesse del minore
La Corte ha ribadito che la tutela dell’interesse del minore non può essere affidata a presunzioni assolute, bensì deve derivare da una valutazione specifica del contesto familiare e della reale efficacia protettiva della misura. Il giudice penale deve dunque essere libero di stabilire, caso per caso, se la sospensione della responsabilità genitoriale sia davvero la scelta più idonea alla protezione del figlio.
La continuità con la giurisprudenza
La decisione si inserisce nel solco della sentenza n. 102 del 2020, con cui la Consulta aveva già bocciato l’automatismo previsto per i genitori condannati per sottrazione internazionale di minore. In entrambi i casi, si riafferma il principio secondo cui le misure che incidono sulla genitorialità devono essere coerenti con i valori costituzionali e orientate alla tutela concreta del minore.
Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa (foto in evidenza di Imagoeconomica), uno dei più grandi romanzieri del Novecento e premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Lo scrittore peruviano si è spento oggi, domenica, a Lima all’età di 89 anni, circondato dalla sua famiglia, come ha comunicato suo figlio Álvaro attraverso un messaggio pubblicato sul suo account ufficiale di X.
«Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace».
Una vita tra letteratura e impegno
Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, Vargas Llosa è stato tra i più influenti autori della narrativa ispanoamericana contemporanea. Oltre ai riconoscimenti letterari internazionali, ha vissuto una vita profondamente segnata anche dall’impegno civile e politico.
Con la sua scrittura tagliente e lucida, ha raccontato le contraddizioni della società peruviana e latinoamericana, esplorando con coraggio e passione temi di potere, ingiustizia e libertà.
I capolavori che hanno segnato la sua carriera
Autore di romanzi fondamentali come “La città e i cani” (1963), durissima denuncia del sistema militare peruviano, e “La casa verde” (1966), Vargas Llosa ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. La sua vasta produzione comprende anche saggi, articoli e testi teatrali.
Un addio in forma privata
Come reso noto dalla famiglia, i funerali saranno celebrati in forma privata e, nel rispetto della volontà dell’autore, le sue spoglie saranno cremate. Un addio sobrio, coerente con la riservatezza che ha spesso contraddistinto l’uomo dietro lo scrittore.