Collegati con noi

Cronache

L’Ad di Autostrade Castellucci fa scena muta davanti ai magistrati, consegna una relazione sui morti di Genova e va via

Pubblicato

del

La notizia che è stata veicolata nel frullatore mediatico, a beneficio dei magistrati di Genova, che hanno tra le mani una inchiesta molto delicata, quella sulla strage del Ponte Morandi. Quale è la notizia di cui dovremmo occuparci? Quella secondo cui l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci è pronto a lasciare la guida della società. La decisione – fanno sapere non meglio qualificate fonti interne ad Autostrade –  non sarebbe di oggi ma sarebbe stata presentata dallo stesso Castellucci nel cda della capogruppo Atlantia già il 3 agosto ovvero 11 giorni prima della strage. Incredibile, i fatti di Genova chissà. L’obiettivo infatti sarebbe quello di concentrarsi sulla guida di Atlantia (la controllante), sullo sviluppo del gruppo e Abertis. L’uscita di scena di Castellucci dovrebbe concretizzarsi a fine anno.

Autostrade per l’Italia. L’Ad Giovanni Castellucci voleva dimettersi – dicono – già ad inizio agosto

Oggi Castellucci era atteso in procura a Genova per essere interrogato. Si è presentato puntuale negli uffici giudiziari, accompagnato dalla sua legale, l’ex ministro della Giustizia del governo Monti, la signora Paola Severino, tra le già brave penaliste d’Italia. Ed è lei che ha spiegato quanto accaduto a fine udienza di Castellucci in procura.   “Castellucci ha ritenuto doveroso depositare una memoria ricostruttiva di tutti gli interventi da lui disposti in qualità di Ad a seguito dei fatti del 14 agosto” ha detto la legale del manager, Paola Severino. Parlerà con i pm una volta che l’incidente probatorio sarà concluso, che in “considerazione della gravità e della complessità dei tragici fatti al vaglio della magistratura – ha detto Severino – abbiamo ritenuto opportuno dichiarare la disponibilità dell’ingegner Castellucci a rispondere nei limiti delle competenze che fanno capo a lui e delle deleghe previste dall’organizzazione della società una volta concluso l’incidente probatorio e una volta che siano state ricostruire le cause dell’evento e ne siano state tratte l’eventuali specifiche contestazioni”. Insomma, per farla breve oggi Castellucci ha preso un caffè in procura, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ha mostrato la sua buona volontà di collaborare con gli inquirenti nell’accertamento delle eventuali responsabilità della strage del Ponte Morandi ed ha depositato una memoria scritta ovviamente bene dai  legali suoi e di Autostrade. Le uniche parole che ha lasciato ai cronisti che l’aspettavano non sono relative all’inchiesta. “Autostrade ha già risarcito 150 eredi delle vittime del ponte Morandi senza attendere i tempi lunghissimi delle assicurazioni” ha spiegato Castellucci -. Fino a oggi abbiamo erogato contributi a circa 300 famiglie senza casa e a circa 500 commercianti e artigiani”.

Procuratore di Genova. Francesco Cozzi

 

In procura sono un po’ seccati, ma abbozzano. Tirano dritto. “E’ un diritto degli indagati avvalersi della facoltà di non rispondere. Non spetta a noi fare valutazioni. Avvalersi non limita e non condiziona la prosecuzione delle indagini e, ripeto, è un diritto” ha detto il procuratore  di Genova Francesco Cozzi che l’ad di Autostrade per l’Italia Castellucci ha lasciato la procura. “La collaborazione hanno ritenuto di darla anche con documentazione sull’attività svolta sul ponte che verrà valutata dai colleghi” ha aggiunto Cozzi. Il capo dei magistrati genovesi ha aggiunto che “credo che entro dicembre si concluderà l’incidente probatorio con la restituzione dei reperti che sono in Svizzera e il risultato delle analisi dei periti. Intanto c’è la relazione dei nostri consulenti tecnici. Vediamo dopo cosa si riterrà opportuno fare”.

 

Advertisement

Cronache

Torre Annunziata, la Guardia di Finanza propone lo scioglimento del Comune: «Non è sanzione, ma misura preventiva»

Pubblicato

del

Un nuovo terremoto istituzionale potrebbe abbattersi su Torre Annunziata, a meno di un anno dalla fine del commissariamento imposto dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose della precedente amministrazione. Un dossier della Guardia di Finanza, già trasmesso alla Prefettura di Napoli, propone lo scioglimento dell’attuale Consiglio comunale guidato dal sindaco Corrado Cuccurullo, invocando il ricorso all’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali, non come sanzione, ma come misura preventiva, in linea con la giurisprudenza consolidata e il parere del Consiglio di Stato.

Un’amministrazione nel mirino: tre informative e un’indagine per false dichiarazioni

Il dossier delle Fiamme Gialle non è isolato. Altri due rapporti informativi, uno dei Carabinieri e uno della Polizia municipale, completano il quadro di elementi già all’attenzione della Prefettura. Al centro, anche un’indagine giudiziaria per falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, che vede coinvolti tre consiglieri comunali e un ex assessore. I quattro avrebbero dichiarato falsamente l’assenza di cause di incompatibilità, pur avendo pendenze economiche con il Comune, condizione che avrebbe dovuto comportare l’incandidabilità e l’inconferibilità.

Irregolarità e pressioni: nomine sospette, assunzioni anomale e sgomberi ostacolati

Il dossier non si limita all’aspetto penale, ma evidenzia una lunga serie di scelte discutibili sotto il profilo dell’opportunità amministrativa. Tra le criticità:

  • La volontà dell’amministrazione di far passare la processione della Madonna della Neve in zone sconsigliate dalle forze dell’ordine, perché frequentate da soggetti legati a clan camorristici, poi fortunatamente annullata.

  • La frequentazione irregolare degli uffici comunali da parte di persone non autorizzate, alcune delle quali successivamente assunte nello staff del sindaco. Tre soggetti avrebbero lavorato per mesi senza titolo, occupando postazioni e partecipando a riunioni. Tra questi, anche una persona sentimentalmente legata alla figlia di un’esponente del clan Gallo-Cavalieri.

  • Pressioni da parte di esponenti dell’amministrazione per ritardare alcuni sgomberi che interessavano famiglie vicine o imparentate con consorterie criminali.

Ombre sul consiglio comunale: legami con la criminalità organizzata

Un altro passaggio del dossier ricorda come diversi consiglieri comunali risultino legati a clan camorristici, secondo quanto già emerso nella precedente relazione della commissione d’accesso che aveva portato allo scioglimento del 2022. In tale contesto, l’ipotesi di una nuova commissione d’accesso appare sempre più concreta.

Il silenzio del sindaco

Il sindaco Corrado Cuccurullo, nonostante sia stato interpellato dai giornalisti, ha scelto per ora di non commentarele rivelazioni contenute nei dossier. Un silenzio che pesa, mentre la Prefettura valuta se avviare ufficialmente la procedura per un nuovo scioglimento.

Continua a leggere

Cronache

Roberto Saviano: “Vivo come in un ergastolo. Ho pensato anche al suicidio, ma scrivere è la mia unica salvezza”

Pubblicato

del

Roberto Saviano (le foto sono di Imagoeconomica) torna a parlare. Lo fa in una lunga e intensa intervista rilasciata al Corriere della Sera, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro L’amore mio non muore (Einaudi). Dall’esperienza ai funerali di Papa Francesco alla memoria dolorosa della sua zia scomparsa, dal prezzo pagato per la scrittura alla condanna della solitudine, Saviano racconta senza filtri la sua vita da recluso, il senso di colpa, il peso degli attacchi e l’ossessione per la verità.

“Ho partecipato ai funerali di Francesco, come a quelli di Wojtyla. Ma lì c’era la camorra a vendere i panini”

La sua presenza in Vaticano ha destato curiosità. Ma Saviano spiega: «Ero stato anche ai funerali di Wojtyla, da cronista. Seguivo la vendita dei panini, organizzata dal clan». E sottolinea quanto la figura di Francesco, a differenza delle autorità presenti, abbia voluto essere toccata dagli ultimi.

“Mi sento in colpa. La mia famiglia ha pagato tutto. Io ho scelto, loro hanno solo perso”

Saviano ammette il dolore più intimo: la scomparsa recente della zia, vissuta in solitudine. «Ho la sensazione di aver sbagliato tutto», confessa. «I miei genitori si sono sradicati da Caserta per proteggermi. Io ho fatto carriera, loro hanno solo pagato».

E ancora: «Pensavo di cambiare la realtà con i libri, di accendere una luce. Ma ho solo generato isolamento».

“Il simbolo è di pietra. Non puoi sbagliare, non puoi contraddirti. Non sei più uomo, ma solo rappresentazione”

La condizione di scrittore-simbolo lo opprime: «Esisto per quello che rappresento, non per quello che sono». E il suo ruolo pubblico – protetto, attaccato, giudicato – ha inciso su tutto: amicizie, amore, libertà. «Quando vuoi bene a qualcuno, quella persona deve restare fuori dalla gabbia in cui tu sei chiuso. Nessun amore sopravvive così».

“Ho pensato di farla finita. Ma il corpo ha reagito. E ho capito che la fine non era quella”

Parla anche di pensieri estremi: «Ho pensato al suicidio. Volevo mettere il punto. Poi, guardandomi allo specchio, ho capito che non era quella la soluzione». E oggi convive con crisi di panico, insonnia, ansia. «Alle 5 del mattino non respiro. E mi chiedo: dove vado adesso?».

“Rushdie è vivo solo perché l’attentatore non sapeva usare il coltello. Ma almeno ora nessuno può dire che la minaccia era inventata”

L’amicizia con Salman Rushdie è per Saviano un nodo emotivo forte. L’attacco subito dallo scrittore anglo-indiano ha svelato la verità del pericolo: «È vivo per miracolo, e ora nessuno può più dire che la fatwa era un’esagerazione. Lui almeno ha avuto una liberazione. Io no: sono ancora dentro».

“Vorrei sparire. Cambiare nome. Prendere un camion e guidare lontano. Ma so che non posso”

L’idea della fuga è ricorrente: «Vorrei una nuova identità, un’altra vita. Ho preso la patente per il camion. Sogno di fare come Erri De Luca, partire per una missione umanitaria». Ma aggiunge con amarezza: «Non ne uscirò mai. Sono un bersaglio».

ROBERTO SAVIANO

“In Italia, se non muori, ti dicono che il pericolo non era reale. La scorta diventa uno stigma, non una protezione”

Saviano riflette sull’ossessione per la scorta: «In Italia, se non ti uccidono, allora vuol dire che hai esagerato». Racconta l’episodio surreale di una signora che lo accusa in aeroporto di aver mentito sul pericolo perché era da solo.

“Con Gomorra ho illuminato l’ombra. Ora racconto Rossella, uccisa dall’amore e dalla ’ndrangheta”

Il suo nuovo libro ricostruisce la storia di Rossella Casini, ragazza fiorentina scomparsa nel 1981 perché si era innamorata del figlio di un boss. Una tragedia sommersa, raccontata con sguardo letterario e civile. «Una Giovanna d’Arco ingenua e lucida. Il suo corpo non è mai stato trovato. La sua colpa: amare dissidenti».

“Michela Murgia mi ha insegnato la libertà nei legami. E mi ha donato vita. Ora mi manca anche l’amore”

Commuove il ricordo dell’amicizia con Michela Murgia: «Mi ha insegnato a tagliare i lacci ai sentimenti». E confessa: «Mi manca l’amore. Ma come si ama, se vivi da prigioniero? L’amore ha bisogno di leggerezza. Io sono pesante, ormai».

Continua a leggere

Cronache

Badessa destituita a Treviso, madre Aline racconta: “Cacciata senza motivo, con me via undici suore”

Pubblicato

del

La destituzione di madre Aline Pereira Ghammachi, 41 anni, la più giovane badessa d’Italia, è arrivata come un fulmine a ciel sereno lo scorso 21 aprile 2025, gettando nel caos il monastero cistercense dei Santi Gervasio e Protasio di San Giacomo di Veglia, alle porte di Treviso. Un provvedimento inatteso del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata, che ha commissariato il monastero nonostante le ispezioni precedenti avessero escluso anomalie. Il caso è esploso dopo che undici consorelle hanno abbandonato il convento in segno di solidarietà con la badessa rimossa.

«Mi hanno cacciata all’improvviso, senza spiegarmi il motivo»

Intervistata dal Corriere della Sera, madre Aline ha raccontato la sua versione dei fatti, parlando per la prima volta dopo la destituzione:
«Il giorno di Pasquetta mi è stata comunicata la rimozione. Una cosa inaspettata. Non mi è stato chiarito il motivo del commissariamento. Mi è stato riferito solo che due anni fa sarebbe stata inviata una lettera a Papa Francesco che mi accusava di maltrattamenti. Ma quella vicenda era stata archiviata». Secondo la religiosa, a sostenere l’assenza di irregolarità era stata anche l’ispettrice madre Ester Stucchi, in una relazione che avrebbe confermato la regolarità della vita comunitaria.

Undici suore via con lei: «Pregherò per riaccoglierle»

Madre Aline racconta che l’ambiente in monastero era diventato pesante: «Il clima era insopportabile. Per questo abbiamo deciso di andar via. Undici suore hanno lasciato il convento una dopo l’altra. Alcune si sono presentate dai carabinieri per evitare allarmi. Viviamo separate, ma il mio sogno è quello di poterle accogliere tutte in un nuovo luogo, se Dio me lo permetterà».

Le accuse dell’Ordine: «Falsità e affermazioni diffamatorie»

La religiosa ha poi risposto con fermezza a chi la descrive come una figura divisiva, forse troppo moderna: «Mi sono laureata in Economia e Commercio, ho riorganizzato le attività del convento. Qualcuno parla d’invidia. L’abate Lepori avrebbe detto che sono “troppo giovane e bella per essere badessa”. Io prego soltanto perché emerga la verità».

E ancora: «Mi preoccupo per il monastero, che ha spese importanti e tante attività sociali: accoglievamo persone sole, donne in difficoltà. Avevamo un orto, una serra per l’aloe, facevamo miele, vino biologico. Non so cosa ne sarà adesso».

Infine, conclude: «L’Ordine ha diffuso falsità e affermazioni lesive della mia dignità. D’ora in avanti parleranno i miei avvocati. Ma tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto per il bene del monastero».

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto