Hanno convissuto per decenni con Malagrotta la discarica piu’ grande d’Europa. Ora non ne possono piu’ di continuare a pagarne il prezzo con il rogo che ha distrutto il rigassificatore e un impianto di trattamento rifiiuti (Tmb) E cosi’ riesplode la rabbia dei cittadini della Valle Galeria, zona ovest della Capitale che comprende una decina di quartieri, di circa 30mila persone. “E’ davvero difficile trattenere la collera per questa situazione. Siamo stati abbandonati, non era difficile prevedere quanto e’ accaduto”, sbotta Massimo Prudente presidente di Valle Galeria Libera, comitato cittadino nato 3 anni fa con l’obiettivo di riunire vari comitati precedenti per la lotta alla riqualificazione dell’area. “La discarica fu chiusa con Marino a ottobre 2013 ma non e’ ancora stata tombata e messa in sicurezza e poi con l’incendio del rigassificatore e del Tmb di ieri la situazione e’ ulteriormente peggiorata”, prosegue. “Il disastro proseguira’ per giorni. I rifiuti continueranno a bruciare. Siamo esasperati. Ieri sera c’e’ stata una cappa che ha mantenuto tutto nella valle e stamattina e’ caduto tutto sul terreno ed e’ per questo che sono sicuro che se facessero rilevazioni di PM1, PM2,5 e PM10 qua i valori sarebbero almeno dieci volte piu’ preoccupanti di quelli che fanno scattare il blocco del traffico nel centro di Roma”, osserva. “Questo impianto stava lavorando al massimo della sua capacita’, poi non e’ da escludere l’ipotesi dolosa. Dopo che e’ andato in manutenzione l’impianto di Rocca Cencia e chiuso quello di Aprila, tutti i rifiuti indifferenziati di Roma sono trasferiti qua e in un altro impianto: due per tutta Roma”. Poi il racconto della dinamica dell’incendio divampato ieri intorno alle cinque con le fiamme nel fabbricato del gassificatore e nel capannone inattivo usato pero’ come stoccaggio. “Il fumo e’ diventato molto nero dopo pochi minuti, era visibile da tutta Roma” “Qui l’emergenza e’ reale. Qua ci sono state centinaia di morti per malattie oncologiche: l’ultimo studio che e’ stato fatto risale al 2013. L’Ispra regionale ha certificato che chi abita nel raggio di cinque chilometri dalle discariche ha un’incidenza tumorale del 34% in piu’ e tuttora chi abita in questa strada ha o ha avuto in famiglia casi di tumori. Abbiamo messo qui una statua per ricordare i defunti nella speranza che questa storia finisse, ma la tragedia sta proseguendo. Condivide l’esasperazione anche Emanuela D’Antoni consigliera dello stesso comitato: “Stiamo vivendo un disastro ambientale. Siamo considerati come fantasmi. Non c’e’ stato nessun intervento, neanche della protezione civile per allertarci”. “Questo e’ un luogo di discriminazione di diritti umani. Siamo arrivati a livelli indecenti. Stiamo davvero dando fondo alla dignita’ umana”, aggiunge ancora la donna che abita a meno di 5 chilometri dall’impianto. Parole di disperazione anche da parte di Marco Donati, presidente dell’associazione Parte Civile e attivo in diversi comitati della zona. “Questo e’ l’ennesimo disastro ambientale che sta subendo il nostro territorio da decenni a oggi. Il versante del 12esimo municipio di Roma e’ diventato la discarica di tutta la Regione”, spiega. “Chiediamo di andare oltre le logiche dei termovalorizzatori o anche dei biodigestori. Noi abbiamo gia’ dato, infatti il Tmb e’ rimasto sempre a pieno regime e i cittadini hanno continuato a respirare per anni l’odore putrido di Malagrotta. Mi auguro che oggi – conclude – si dica basta a questo scempio”.