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La Lazio liquida il Brescia, Immobile-gol ma non è ancora record

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Un gol per tempo e la Lazio liquida la pratica Brescia. Finisce 2-0 all’Olimpico, con i 3 punti che permettono ai biancocelesti di Simone Inzaghi di rispondere a Inter e Atalanta nella corsa al secondo posto, e a Ciro Immobile di coltivare ancora il sogno del record di 36 gol di Higuain. Doveva essere una festa del gol, e invece prima di trovare la rete il bomber biancoceleste ha prima servito l’assist a Correa per l’1-0 al 17′, poi si e’ anche innervosito al cospetto delle parate di Andrenacci. Il gol e’ arrivato comunque al 38′ del secondo tempo e ora Immobile e’ a una lunghezza dalla storia. Era destino che dovesse giocarsi il record al San Paolo di Napoli. A due passi dalla sua Torre Annunziata e nello stadio in cui nel 2016 il Pipita scrisse il suo nome nella storia della Serie A. Nello stesso stadio sabato Simone Inzaghi superera’ Dino Zoff e con 203 panchine in biancoceleste sara’ l’allenatore piu’ longevo della storia della Lazio. Inzaghi recupera in extremis Acerbi in difesa ma perde Caicedo in attacco. Ad affiancare Immobile c’e’ Correa. In mezzo solita mediana con Parolo in regia, Lazzari e Jony sugli esterni e Milinkovic e Luis Alberto ad aprire spazi. Nel Brescia, gia’ retrocesso, due 2000 in campo (Tonali e Viviani) e addirittura Papetti classe 2002. Per Lopez, un 4-4-2 con Torregrossa e Aye’ coppia d’attacco. Poca tattica fin dall’inizio, la Lazio fa possesso e approfittando delle spinte di Lazzari sulla destra prova subito a sfondare ma manca di sostanza negli ultimi 20 metri. La squadra di Lopez attende l’errore della Lazio, che arriva con Patric al 10′ ma la mole di uomini in area non produce altro che un corner concluso con la prima grande occasione per le Rondinelle con Torregrossa che spara alto di testa. E’ poi la volta di Zmrhal al termine di un’azione concitata al limite dell’area, Strakosha e’ sicuro. La reazione della Lazio e’ tutta in un destro di Immobile da fuori che sfiora il palo. AL 17′ la Lazio passa in vantaggio con Correa: palla intelligente di Immobile che chiude il triangolo e l’argentino da pochi passi supera Andrenacci. Per l’argentino e’ il gol numero 9 in stagione eguagliando Caicedo. Alla mezzora Corrra avrebbe la palla del raddoppio (sempre servito da Immobile) ma gli manca il killer instinct. AL 34′ e’ ancora Zmrhal a tirare dal limite al volo: bello lo stile, meno la mira. Dall’altra parte si sveglia Luis Alberto, prima con un tacco che Jony non capitalizza, poi con un tiro da fuori ben deviato da Andrenacci. Prima dell’intervallo il portiere delle Rondinelle nega anche due volte il gol a Immobile. Nella ripresa la Lazio riparte a spron battuto, prima con Immobile e poi con Milinkovic che completamente libero non concretizza. Inzaghi cambia entrambi gli esterni (dentro Marusic e Lukaku), ma e’ il Brescia a riaffacciarsi dalle parti di Strakosha, piu’ volte, con Torregrossa che pero’ di testa non inquadra mai la porta. Quando la Lazio aumenta il pressing, diventa pericolosa e l’ultimo quarto d’ora e’ tutto per Immobile. A 10′ dal termine il bomber laziale avrebbe la chance piu’ ghiotta ma calcia di poco al lato, errore che Immobile non ripete al 38′ servito da Correa. Gol numero 35 in Serie A. Nel finale, tante occasioni per la Lazio: Adekanye e poi traversa di Luis Alberto, poi Immobile a un passo dalla doppietta sbarrato ancora da Andrenacci. Raggiunto Nordhal, per Immobile l’appuntamento con la storia e’ rimandato a sabato.

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Binaghi riapre al Coni: “È finita un’era, ora serve discontinuità. Ma Buonfiglio? No, grazie”

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Angelo Binaghi (foto Imagoeconomica in evidenza), presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel (Fitp), torna a parlare del Comitato Olimpico Nazionale Italiano e lo fa con la consueta schiettezza, in un’intervista al Corriere della Sera. Da anni in polemica con il Coni di Giovanni Malagò, Binaghi lascia intendere di essere pronto a tornare a occuparsi attivamente dell’istituzione sportiva nazionale: “Sto partecipando a tutte le riunioni. Voglio vedere se, finita un’era, si può costruire qualcosa di nuovo, completamente diverso rispetto al passato”.

ANGELO BINAGHI, PRESIDENTE FEDERAZIONE ITALIANA TENNIS E PADEL, JANNIK SINNER (Foto Imagoeconomica)

Binaghi non ha mai fatto mistero della sua visione riformista e anti-sistema: nel novembre 2024 aveva dichiarato al Corriere “Il Coni non serve, io lo salto”. Una posizione che gli costò un deferimento poi archiviato, con opposizione del Coni. Ora però, con l’uscita di scena di Malagò imposta dai limiti di mandato, il clima potrebbe cambiare.

Buonfiglio bocciato, Pancalli “ultimo in lista”

Nessuna apertura, invece, verso l’eventuale candidatura di Luciano Buonfiglio, presidente della Federcanoa: “È il peggior esponente del vecchio sistema. Una volta mi chiese di parlare, gli risposi: ‘Caro Luciano, io no’”, racconta Binaghi, ricordando il suo ruolo nella defenestrazione di Raffaele Pagnozzi e la successiva promozione da parte di Malagò.

Rispetto invece per Luca Pancalli, ma senza sostegno: “Candidato degnissimo, ma lo considero l’ultimo della lista”.

“La politica non è un nemico, la riforma Giorgetti è stata efficace”

Altro punto centrale della visione di Binaghi è il rapporto con la politica: “Non è possibile considerare i politici come nemici. La riforma Giorgetti ha funzionato molto meglio del Coni. Chi parla di invadenza politica racconta una bugia”.

Rivendica anche l’autonomia finanziaria degli Internazionali d’Italia (“l’unica manifestazione senza un euro di contributo pubblico”) e ricorda di aver cacciato i politici dalla tribuna del torneo.

Il futuro del Coni? Binaghi resta alla finestra, ma si prepara

Con gli Internazionali di Roma imminenti e il grande ritorno in campo di Jannik Sinner, “il vero Fenomeno”, Binaghi rivendica di essere “un uomo fortunato”. Ma tiene il piede dentro la porta del Coni, in attesa di vedere quale sarà la grande sorpresa che guiderà il nuovo corso dello sport italiano.

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Cronache

Inchiesta curve, Inter Milan patteggiano: per Inzaghi e Chalanoglu solo 1 turno stop

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Una giornata di squalifica per Simone Inzaghi e Hakan Calhanoglu, ammende rispettivamente di 15 e 30 mila euro e 70mila per l’Inter. Multa di 30mila euro per il Milan. Sono le sanzioni rese note dalla Figc comminate ai due club e ai tesserati coinvolti in seguito al patteggiamento con la Procura Federale, in merito al filone sportivo dell’inchiesta penale sulle curve e sui rapporti fra ultras e giocatori di Inter e Milan. La squalifica per Inzaghi e Calhanoglu verrà scontata nel prossimo turno con il Verona.

Grazie al patteggiamento le pene vengono dimezzate e non c’è il processo. Inzaghi e Chalanoglu hanno violato due articoli del codice di giustizia sportiva, quello sulla lealtà e correttezza e probità e dell’obbligo di osservanza delle norme federali (4, comma 1) e l’articolo 25 comma 10 “che prevede il divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società, per avere avuto, quantomeno a partire dalla stagione sportiva 2022-23, rapporti con esponenti del gruppo Ultrà denominato Curva Nord’.

Tra gli esponenti del club multati c’è anche Javier Zanetti con 14.500 euro. L’Inter viene sanzionata con 70mila euro per responsabilità diretta e oggettiva (art. 6, commi 1 e 2) per i comportamenti del tecnico e del centrocampista, dello stesso Zanetti, di Massimiliano Silva e Claudio Sala (14.500 di multa e 30 giorni di inibizione). Quanto al Milan (sanzione di 30mila euro) per responsabilità oggettiva per i comportamenti ascritti a Fabio Pansa (30 giorni di inibizione e 13mila euro di multa) e Davide Calabria, che non ha al momento scelto la strada del patteggiamento e sarà quindi ascoltato dalla Procura federale.

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Calcio: Di Lorenzo, lo scudetto? tutto è nelle nostre mani

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“Si parla di scudetto nello spogliatoio, siamo a un punto cruciale. All’inizio sembrava irraggiungibile, ora siamo lì: difficile, ma ce la giochiamo. Tutto è nelle nostre mani. Con il lavoro e con il sacrificio siamo lì e ce la giochiamo, sapendo che sarà difficile e che finora non abbiamo fatto niente”. Lo ha detto il capitano del Napoli Giovanni Di Lorenzo a Radio Crc. Su quando il gruppo abbia capito davvero di essere inserito nello sprint scudetto, Di Lorenzo ha detto: “Non c’è stato un momento preciso. Partita dopo partita ci siamo costruiti questo percorso. Ora serve l’ultimo passo: il gruppo è unito, crede nell’obiettivo. Quando sei primo per tanto tempo non è mai per caso”.

Di Lorenzo ha parlato della sfida di sabato a Lecce e della forza del gruppo azzurro: “Ci tengo prima di tutto – ha detto – a mandare un abbraccio alla famiglia del fisioterapista del Lecce, la notizia ci ha colpiti molto. Sarà una partita difficile: loro lottano per salvarsi, e questa tragedia ha reso l’atmosfera particolare. Ma noi vogliamo portare a casa la vittoria. La forza di questo Napoli è il gruppo. Dietro ogni grande vittoria e ogni grande squadra c’è infatti un gruppo solido. Quando ci si vuole bene davvero, si affronta tutto meglio. Le difficoltà arriveranno, come sempre, ma ciò che conta è come reagiamo. Se il gruppo è sano, superare i limiti diventa più semplice”.

Il terzino destro ha parlato anche del rapporto con Conte e con i nuovi arrivati la scorsa estate: “Da capitano – ha detto – sono il più vicino all’allenatore, passo i suoi messaggi alla squadra. Fin dal primo giorno c’è stato un legame diretto, sincero e leale. La base è la sincerità: Conte è un allenatore forte, conoscevo già le sue qualità da avversario e in questi mesi le ha confermate. Siamo felici di averlo con noi. Sulla fascia destra ci conosciamo bene, da anni. Sappiamo leggere i movimenti l’uno dell’altro, ed è una qualità che ci portiamo dietro nel tempo. Ma il merito è anche del mister, che tiene alta l’intensità e coinvolge tutti. Anche chi gioca meno dà un contributo importante: è questo spirito che porta i risultati. I nuovi arrivati a Napoli? Spesso sono io a muovermi verso di loro, per metterli a loro agio e per farli inserire, magari con un messaggio o una chiamata. Gli consiglio le stesse cose che dissero a me quando arrivai, la cosa fondamentale è vivere la città come una persona normale e non sentendosi diversi. Io esco spesso in centro, scendo e non vivo male la città”. Di Lorenzo risponde anche su chi ha lasciato la maglia azzurra a gennaio, Kvaratskhelia: “Ieri sera – ha detto – ho visto la sua partita con il Psg: è fortissimo e gli auguro il meglio, anche di vincere la Champions League”.

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