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La Flotilla ci riprova, l’Idf la blocca

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La barca Handala, 37ma missione in 18 anni della Freedom Flotilla, si è avvicinata alle acque di Gaza facendo scattare in serata il blocco della sicurezza marittima israeliano. Le immagini in diretta hanno mostrato i soldati salire a bordo, che hanno iniziato a identificare i presenti. “L’Idf impone il blocco della sicurezza marittima sulla Striscia di Gaza ed è preparata ad affrontare una serie di scenari”, ha affermato l’esercito. A bordo i 21 attivisti di 10 nazionalità dell’ong pro-palestinese, tra i quali due italiani, hanno aspettato l’inesorabile trappola dell’intercettazione e dell’arresto da parte dell’Idf, nella quale si infilano volontariamente e da soli, facendo – qui il j’accuse dell’Ong – quello che “dovrebbe fare la comunità internazionale”.

I 21 attivisti annunciano che, quando scatterà l’arresto, faranno collettivamente uno sciopero della fame, non solo per protestare contro Israele e il “genocidio” di Gaza, ma diretto “ai governi del mondo che hanno mancato di difendere il diritto internazionale”, che “hanno abbandonato i palestinesi” e “deluso l’umanità”, chiedendo che siano “dichiarato responsabili”, come recita un drammatico post dello stesso equipaggio della Handala pubblicato su X. L’Handala chiede ai governi dei 10 paesi di provenienza “protezione e un salvacondotto per i loro cittadini a bordo”, che “stanno facendo ciò che dovrebbero fare i governi”, cioè: portare aiuti umanitari a “rompere l’assedio illegale di Israele su Gaza”. A bordo ci sono anche lo skipper italiano Tony La Piccirella, barese, e il blogger siciliano Antonio Mazzeo.

“Se ci fermeranno – aveva detto La Piccirella, raggiunto telefonicamente – sarà perché i governi non hanno protetto la missione e hanno consentito un’azione illegale in acque internazionali in violazione di tutti i diritti e delle leggi internazionali. Se ci porteranno a Ashdod sarà contro la nostra volontà, saremo sequestrati, con l’Idf che prenderà il controllo dell’imbarcazione in forma militare armata”. Ex peschereccio norvegese, la Handala è partita il 13 luglio da Siracusa, facendo tappa il 18 a Gallipoli, in Puglia, dove ha imbarcato anche due attivisti francesi con un carico simbolico di cibo, medicinali oltre a latte in polvere e giocattoli per i bambini di Gaza.

La barca ha superato nel pomeriggio il punto il cui lo scorso 9 giugno fu intercettata e portata al porto israeliano di Ashdod la missione precedente della Flotilla, la barca a vela Madleen con a bordo l’europarlamentare Rima Hassan e, soprattutto l’attivista climatica svedese Greta Thunberg, definita “antisemita” dal ministro della Difesa israeliano, Israel Katz. “Noi – dice La Piccirella – abbiamo solo certezza delle nostre intenzioni. Siamo in 21: ci sono medici, infermieri, giornalisti, attivisti per i diritti umani. E’ un gruppo vario, con persone che provengono anche da Stati Uniti, Canada, Francia e Tunisia”.

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Abu Mazen all’Onu: “Hamas deponga le armi, siamo pronti a governare con Trump e la comunità internazionale”

Abu Mazen in videocollegamento all’Onu: “Hamas non guiderà Gaza, siamo pronti a governare con Trump, Francia, Arabia Saudita e Onu”. Netanyahu replica: “Uno Stato palestinese non ci sarà mai”.

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In videocollegamento con l’Assemblea generale dell’Onu – dopo che gli Stati Uniti gli hanno negato il visto – il leader dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha condannato il “genocidio” di Israele e ha dichiarato che Hamas non avrà alcun ruolo nella guida di Gaza dopo la guerra. Ha ribadito che l’organizzazione dovrà deporre le armi e ha espresso la disponibilità a lavorare con Donald Trump, Francia, Arabia Saudita e Nazioni Unite a un piano di pace.

Le accuse a Israele e l’appello alla comunità internazionale

Abu Mazen ha parlato di “crimini di guerra e contro l’umanità” attribuiti a Israele, definiti “uno dei peggiori capitoli della storia”. Ha denunciato l’assedio imposto sulla popolazione palestinese, ricordando che in passato la Palestina ha riconosciuto il diritto di esistere di Israele, accusato ora di soffocare un intero popolo.

I palestinesi vogliono vivere in pace e sicurezza. È giunto il momento di fare la cosa giusta”, ha detto, rigettando sia gli attacchi di Hamas del 7 ottobre sia l’antisemitismo.

Netanyahu: “Lo Stato palestinese non ci sarà mai”

Dall’altra parte, il premier israeliano Benyamin Netanyahu, arrivato a New York per il suo intervento al Palazzo di Vetro, ha ribadito che non ci sarà mai uno Stato palestinese e che il riconoscimento di una simile entità equivale a “fare un favore ad Hamas”. Parallelamente, Israele ha lanciato una campagna di comunicazione a New York con cartelloni e camioncini per ricordare gli attacchi del 7 ottobre, mentre la diplomazia israeliana appare sempre più isolata sul piano internazionale.

Le mosse di Trump e i rapporti con Erdogan

Il presidente Usa Donald Trump, reduce da una riunione con i leader arabi su Gaza, ha espresso ottimismo: “Penso che siamo vicini a ottenere un accordo”. In parallelo ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla Casa Bianca, prima visita in sei anni.

Nonostante divergenze su petrolio russo e rapporti con Mosca, i due leader hanno mostrato intesa davanti alle telecamere. Erdogan punta a ottenere dagli Usa gli F-35, dopo l’espulsione della Turchia dal programma nel 2019 per l’acquisto dei missili russi S-400. Trump ha lasciato aperta la porta a un accordo, pur ricordando che sarà necessario il via libera del Congresso.

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Sarkozy condannato a 5 anni: per la prima volta un ex presidente francese andrà in carcere

Nicolas Sarkozy condannato a 5 anni per associazione a delinquere nello scandalo dei fondi libici. Per la prima volta un ex presidente francese andrà in carcere. Carla Bruni al suo fianco.

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Shock in tribunale a Parigi: per la prima volta nella storia della Francia un ex presidente della Repubblica andrà in carcere. Nicolas Sarkozy, 70 anni, è stato condannato a 5 anni senza condizionale per associazione a delinquere nello scandalo dei presunti fondi libici alla campagna elettorale del 2007. Alla lettura della sentenza, durata quattro ore, la presidente Nathalie Gavarino ha pronunciato la formula “esecuzione provvisoria del mandato d’arresto”.

La reazione dell’ex presidente

Con il volto teso e la rabbia trattenuta, Sarkozy ha dichiarato: “Io sono innocente. Dormirò in carcere, ma lo farò a testa alta”. Al suo fianco, nell’aula gremita, la moglie Carla Bruni e i tre figli, profondamente scossi. All’uscita dal tribunale, un gesto di stizza della ex première dame: ha strappato e gettato a terra il copri-microfono di un giornalista di Mediapart.

Le condanne agli ex fedelissimi

Insieme a Sarkozy sono stati condannati dieci coimputati. Tra questi i suoi due fedelissimi: Claude Guéant, 80 anni, a 6 anni di carcere (pena che non sconterà per motivi di salute), e Brice Hortefeux, condannato a 2 anni con braccialetto elettronico. I giudici hanno assolto Sarkozy dalle accuse di corruzione e finanziamento illecito, ma hanno stabilito che il solo tentativo di convincere la Libia di Muammar Gheddafi a finanziare la campagna del 2007 basta a configurare l’associazione per delinquere.

L’esecuzione della pena e le possibili alternative

Per evitare l’umiliazione dell’arresto immediato in aula, la Procura notificherà l’ordine di arresto a Sarkozy il prossimo 13 ottobre. L’ex presidente potrebbe essere destinato al carcere parigino della Santé, nel reparto riservato ai detenuti “Vip”, con la possibilità di chiedere misure alternative. Nonostante l’appello già annunciato, in Francia la sospensione non è automatica per i reati più gravi.

Sarkozy parla di ingiustizia

Questa ingiustizia è uno scandalo. Hanno voluto umiliarmi, ma è la Francia che hanno umiliato”, ha tuonato Sarkozy, accusando i giudici di aver speso milioni in indagini senza trovare le prove di un flusso di denaro libico. Il leader dei Républicains ha ricevuto la solidarietà del suo partito e di Marine Le Pen, a sua volta condannata in un altro processo, che ha denunciato un trattamento politico da parte della magistratura.

Il sostegno di Carla Bruni

Dopo il ritorno a casa, Carla Bruni ha pubblicato su Instagram un post con scritto: “Love is the answer”, un cuore accanto al nome del marito e l’hashtag #odiononprevarrà. Un messaggio di sostegno che segna l’inizio di una nuova e difficile fase per l’ex presidente francese.

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Nicolas Sarkozy, dall’Eliseo alla condanna: la parabola dell’ex presidente francese

Dalla vittoria del 2007 al processo sui presunti fondi libici: la parabola di Nicolas Sarkozy, ex presidente francese condannato al carcere per associazione a delinquere. Al suo fianco Carla Bruni e la figlia Giulia.

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Dalla grandeur dell’Eliseo alla condanna al carcere: la parabola di Nicolas Sarkozy sembra scritta come un romanzo. L’ex presidente francese è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere nel processo sui presunti finanziamenti della Libia di Muammar Gheddafi alla campagna elettorale del 2007, quella che lo portò alla vittoria contro Ségolène Royal.

Gli errori simbolici del presidente

Già la notte del trionfo elettorale, il 6 maggio 2007, Sarkozy scelse di festeggiare al Fouquet’s, ristorante di lusso sugli Champs-Elysées frequentato da vip e miliardari. Una decisione che suscitò polemiche e che lui stesso ha definito in seguito “un grande errore”, riconoscendo di non aver compreso il peso simbolico di quel gesto.

Pochi giorni dopo, altro passo falso: invece del ritiro spirituale annunciato in un monastero corso, Sarkozy partì per una crociera sullo yacht Paloma dell’amico miliardario Vincent Bolloré, raggiunto con jet privato. La scelta diede fiato alle critiche: lo slogan “Liberté, Egalité, Jet Privé” divenne simbolo di un presidente percepito come distante dalla gente comune.

Vita privata tra crisi e rinascita

Sul piano personale, il matrimonio con Cécilia Sarkozy si concluse poco dopo l’elezione, con la separazione e le nozze della donna con l’imprenditore Richard Attias. Ma nel febbraio 2008 Sarkozy ritrovò l’amore con Carla Bruni, che sposò in seconde nozze. Con lei ha avuto una figlia, Giulia, nata all’Eliseo nell’ottobre 2011, la prima nella storia della Quinta Repubblica.

Un Sarkozy diverso accanto a Carla Bruni

Grazie anche all’influenza di Carla Bruni, l’“iperpresidente” noto per energia eccessiva e ostentazione di lusso, adottò uno stile di vita più sobrio e vicino alla cultura. Oggi, mentre affronta guai giudiziari, può contare sul sostegno della moglie e della figlia Giulia, ormai adolescente e attiva sui social, pronta a rispondere alle critiche rivolte al padre.

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