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Guerra Ucraina

Kiev frena sui colloqui con Mosca ma l’Occidente si muove

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Kiev e’ pronta a nuovi colloqui di pace con Mosca solo dopo aver ricevuto le nuove forniture belliche occidentali con cui spera di riconquistare terreno nel Donbass. “Le nostre forze armate sono pronte a usare le nuove armi, e poi penso che potremo iniziare un nuovo ciclo di colloqui da una posizione rafforzata”, ha spiegato il capo negoziatore ucraino David Arakhamia parlando alla tv nazionale. Si moltiplicano intanto gli sforzi occidentali per arrivare ad un tavolo negoziale, a volte con uscite che suscitano la dura reazione dell’Ucraina. Come quella di Emmanuel Macron, secondo cui Vladimir Putin ha “commesso un errore storico e fondamentale per il suo popolo, per se’ stesso e per la storia”, ma la Russia non dovrebbe essere “umiliata, in modo tale che il giorno in cui i combattimenti cesseranno potremo aprire una via d’uscita attraverso la diplomazia”. Immediata la replica via Twitter del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba: “Gli appelli ad evitare l’umiliazione della Russia non possono che umiliare la Francia o ogni altro Paese che li lancia. Perche’ e’ la Russia che si umilia. Sarebbe meglio che tutti ci concentrassimo su come rimettere la Russia al suo posto. Questo porterebbe pace e salverebbe vite”. Macron, che detiene la presidenza di turno della Ue sino al 30 giugno, e’ uno dei pochi leader internazionali che tenta di mantenere un canale di dialogo con lo zar, pur fornendo aiuti militari all’Ucraina. Ma la vera notizia, svelata dalla Cnn, e’ che nelle ultime settimane dirigenti Usa si sono incontrati regolarmente con i colleghi europei e britannici per discutere un possibile quadro per un cessate il fuoco e per la fine della guerra in Ucraina attraverso un accordo negoziato. Kiev non e’ coinvolta direttamente, nonostante l’impegno Usa a non decidere “nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina”. Tra i temi in discussione anche il piano in quattro punti proposto dall’Italia il mese scorso e che prevede, tra l’altro, l’impegno di Kiev alla neutralita’ rispetto alla Nato in cambio di alcune garanzie di sicurezza e negoziati tra Ucraina e Russia sul futuro della Crimea e del Donbass. Un piano su cui la Casa Bianca non si e’ espressa, anche se Linda Thomas Greenfield, l’ambasciatrice Usa all’Onu – dove la proposta e’ stata presentata – ha detto ai reporter all’inizio della settimana che la proposta italiana e’ “una delle iniziative che certamente vorremmo portasse alla conclusione di questa orribile guerra”. Ma due dirigenti Usa hanno detto alla Cnn che gli Stati Uniti in realta’ non sostengono il piano di Roma. Secondo l’emittente, tuttavia, ci sarebbe ancora una certa confusione su quale tipo di cornice gli Usa considerano appropriata per portare Kiev a ulteriori discussioni. In ogni caso sia i dirigenti americani che quelli occidentali concordano sulla crescente preoccupazione che, se russi e ucraini non tornano al tavolo e raggiungono un accordo, la guerra potrebbe trascinarsi per anni. Il segretario generale dell’Onu Jens Stoltenberg ha gia’ avvisato nei giorni scorsi che l’Occidente deve prepararsi ad una “lunga guerra di usura”. Ma Putin, secondo fonti dell’elite russa citate dal Washington Post, e’ convinto che “su un tempo piu’ lungo vincera’” perche’ l’Occidente, di cui ha gia’ visto le prime esitazioni, “diventera’ esausto” e timoroso di dover rispondere elettoralmente all’opinione pubblica per gli aumenti dei prezzi, dall’energia al grano. Per questo anche la Casa Bianca nelle ultime settimane ha cambiato toni, passando dall’ottimismo di una sconfitta russa alla preoccupazione per un rovescio ucraino e prendendo atto della corsa alla pace tra alcuni alleati europei timorosi dei costi di un conflitto protratto. Cosi’ Biden ha fissato i nuovi obiettivi in un editoriale dei giorni scorsi sul New York Times: nuove e piu’ potenti armi a Kiev ma per rafforzare la sua posizione al tavolo negoziale, perche’ “questa guerra finira’ definitivamente solo attraverso la diplomazia”.

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Esteri

Seul, 600 i soldati di Pyongyang morti finora in Ucraina

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Circa 600 soldati nordcoreani sono stati uccisi combattendo a fianco delle forze russe nella guerra contro l’Ucraina, ha affermato oggi un parlamentare ed esperto di intelligence sudcoreano. “Finora le perdite di truppe nordcoreane sono stimate a circa 4.700, di cui circa 600 morti”, ha dichiarato ai giornalisti il ;;deputato Lee Seong-kweun, membro della commissione parlamentare per l’intelligence, dopo un briefing con le autorità militari di Seul.

Tra gennaio e marzo circa 2.000 soldati feriti sono stati rimpatriati in Corea del Nord in aereo e in treno e si ritiene che siano in isolamento a Pyongyang e in altre parti del Paese, ha affermato Lee. Per quanto riguarda i morti i loro corpi sono stati cremati in Russia e le loro ceneri sono state rimpatriate in Corea del Nord, ha detto il deputato di Seul. “La Corea del Nord ha sostenuto la riconquista di Kursk da parte della Russia schierando 18.000 soldati in due fasi. Da marzo, quando Kursk è stata effettivamente riconquistata, il numero di scontri è diminuito”, ha spiegato il parlamentare sudcoreano. Secondo lui, “non si può escludere del tutto la possibilità di una terza fase”, anche se Pyongyang non ha ancora dato alcun segnale che lasci intendere inviare nuove truppe in Russia.

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Esteri

Putin ordina 3 giorni di tregua. Trump, ‘sia permanente’

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Una nuova tregua di tre giorni, dall’8 al 10 maggio: è questa per ora la risposta di Vladimir Putin alle sollecitazioni di Donald Trump, che era tornato nelle ultime ore a chiedergli di “smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo” per la fine dei combattimenti. Troppo poco, fa sapere la Casa Bianca, secondo la quale quella che il presidente americano chiede è “una tregua russo-ucraina permanente”. Stessa reazione da Kiev. “Se la Russia vuole davvero la pace, dovrebbe cessare immediatamente il fuoco”, per “30 giorni” e non solo tre, ha affermato il ministro degli Esteri, Andriy Sybiga. Il segnale è stato lanciato da Putin dopo le nuove dichiarazioni che esprimono tutta la frustrazione di Trump. Questo secondo cessate il fuoco – dopo quello di 30 ore per Pasqua – dovrebbe coprire non solo il 9 maggio, quando in Russia si festeggerà l’80/o anniversario della vittoria sul nazifascismo, ma anche l’8, quando lo stesso evento sarà celebrato in Ucraina. “La Russia ritiene che la parte ucraina seguirà questo esempio”, ha detto Putin.

Ma in caso di violazioni, le forze armate di Mosca “daranno una adeguata ed efficace risposta”. Durante la tregua pasquale le parti si erano accusate reciprocamente di numerose violazioni, ma avevano riconosciuto entrambe una significativa riduzione dei combattimenti. Nella dichiarazione di cessate il fuoco, Putin ribadisce “la sua disponibilità a negoziati di pace senza precondizioni, miranti ad eliminare le cause di fondo della crisi ucraina e all’interazione costruttiva con i partner internazionali”. Gli stessi concetti espressi dopo l’incontro in San Pietro fra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, quando il presidente Usa aveva per la prima volta criticato duramente Putin accusandolo di “sparare missili in aree civili e città” e chiedendosi se non lo stesse “prendendo in giro”. “Perché aspettare fino all’8 maggio? Se la guerra potesse essere fermata ora e la tregua mantenuta per 30 giorni – ha scritto Sybiga su X – sarebbe un vero passo avanti, non solo un gesto per una parata”. Mentre la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha fatto sapere che Trump vuole un cessate il fuoco definitivo, ma esprime insoddisfazione nei confronti sia di Putin sia di Zelensky, chiedendo loro di sedersi finalmente al tavolo delle trattative.

Lo stesso tycoon, del resto, non ha risparmiato ancora qualche punzecchiatura al presidente ucraino. “Mi dice che ha bisogno di più armi, ma lo chiede da tre anni”, ha detto, con apparentemente riferimento al colloquio in Vaticano. E poi è tornato ad affermare che ormai la Crimea è persa per l’Ucraina, “perché è stata data via da Barack Obama e Biden”. E a chi gli chiedeva se il capo di Stato ucraino potrebbe accettare questa prospettiva, ha risposto: “Penso di sì”. Zelensky, insomma, adesso è “più calmo” e “vuole un accordo”, ha concluso Trump. Non è chiaro se le affermazioni dell’inquilino della Casa Bianca riflettano reali segnali promettenti o semplicemente la sua impazienza. Di possibili trattative sono tornati a parlare in un colloquio telefonico Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio. Nella conversazione è stata sottolineata “l’importanza di consolidare i presupposti che stanno emergendo per avviare negoziati”, ha detto il ministero degli Esteri di Mosca. Ma è impossibile sapere se dietro ai felpati toni diplomatici ci sia qualcosa di concreto.

Lo stesso Lavrov, del resto, in un’intervista al giornale brasiliano O Globo, ha detto che “la palla” è nel campo di Kiev, che però finora “non ha dimostrato la sua capacità di negoziare”. Per farlo, affermano all’unisono Lavrov e il Cremlino, l’Ucraina dovrebbe per prima cosa revocare il decreto presidenziale firmato nel settembre del 2022, e tuttora in vigore, che vieta negoziati con Putin. E comunque per Mosca, insiste Lavrov, rimane “imperativo” l’obiettivo di vedere riconosciuto a livello internazionale il suo possesso non solo della Crimea, ma anche delle quattro regioni russe che oggi le sue truppe controllano solo parzialmente: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. La mediazione che per ora l’amministrazione Trump si mostra determinata a portare avanti sembra dunque ancora in salita, mentre sul terreno si continua a morire. Tre persone sono rimaste uccise in un attacco russo su un villaggio nella regione di Donetsk, secondo l’ufficio del Procuratore regionale. E intanto il Wall Street Journal lancia un nuovo allarme sui presunti piani ostili di Mosca contro Paesi della Nato, scrivendo che a circa 160 chilometri dal confine con la Finlandia, nella città di Petrozavodsk, gli ingegneri militari russi stanno espandendo le basi dove il Cremlino prevede di creare un nuovo quartier generale dell’esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni.

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Esteri

Brasile, Zelensky rifiuta la proposta di un colloquio con Lula

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rifiutato una richiesta del governo brasiliano per una conversazione telefonica con il suo omologo Luiz Inacio Lula da Silva alla vigilia del suo viaggio a Mosca, dove Lula ha confermato che il 9 maggio parteciperà col presidente russo Vladimir Putin alle celebrazioni per l’80mo anniversario della vittoria contro la Germania nazista nella Seconda guerra mondiale.

“È un peccato che il governo Lula abbia scelto questa strada strana, ignorando completamente l’Ucraina, disprezzando apertamente Zelensky e poi, all’improvviso, cercando di ottenere da Kiev un alibi e una scusa per andare a Mosca a sostenere apertamente Putin in una terribile parata militare, mascherando questa intenzione sotto il pretesto di ‘mediazione di pace'”, ha detto un’alta fonte del governo ucraino al sito di Cnn Brasil.

Una fonte del governo brasiliano ha dichiarato che la postura ostile di Zelensky nei confronti di Lula non dovrebbe cambiare la posizione verdeoro a favore di una soluzione diplomatica per il conflitto tra Russia e Ucraina, aggiungendo di essere sorpreso che il governo ucraino abbia una posizione più aggressiva con il Brasile.

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