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Guerra Ucraina

Kadyrov chiama alle armi, regioni creino esercito

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In Russia e’ partita l’operazione per avviare la mobilitazione generale, seppure sotto mentite spoglie. Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha fatto appello alla creazione di battaglioni di volontari in ogni regione russa per combattere in Ucraina, un esercito parallelo da “85mila uomini”. Il governatore di Kursk e’ stato il primo a rispondere: 800 i volontari gia’ al fronte, altri “sono pronti a partire”. “La Russia e’ uno Stato federale in cui ogni regione puo’ assumere iniziative e una di queste dovrebbe essere l’auto-mobilitazione”, ha scritto Kadyrov sul suo profilo Telegram che conta oltre 2 milioni e mezzo di iscritti. “Non c’e’ bisogno di attendere che il Cremlino dichiari la legge marziale o starsene seduti aspettando la fine dell’operazione speciale in Ucraina: ogni leader regionale e’ in grado di addestrare e assumere almeno un migliaio di volontari. Non sono grandi numeri, ma su scala nazionale potremmo arrivare a 85mila uomini, quasi un esercito!”. La proposta di Kadyrov ha incendiato gli animi della galassia pro-guerra, c’e’ chi si e’ spinto a chiedere che sia lui a comandare questa armata di volontari, mentre fioccavano nuove bordate al ministero della Difesa Shoigu “che non fa nulla”. Il leader ceceno ha poi messo altra benzina sul fuoco, annunciando la creazione di un secondo battaglione di forze speciali, battezzato ‘Akhmat-1′, composto da “duemila uomini addestrati, motivati e armati fino ai denti, pronti a combattere”. “Abbiamo inviato 800 volontari in Ucraina, molti altri si stanno arruolando”, ha detto il governatore della regione di Kursk, aderendo all’appello di Kadyorv e chiedendo che anche gli altri governatori “facciano lo stesso”. Dalla Crimea “sono gia’ partiti in 1.200, stiamo formando altri due battaglioni”, ha annunciato anche Sergei Aksyonov, il ‘premier’ della penisola annessa da Mosca nel 2014, assicurando che “tutte le regioni russe lavorano in questa direzione”. Nei giorni scorsi erano emersi diversi segnali sull’avvio di una cripto-mobilitazione lanciata sottotraccia dal Cremlino dopo la disfatta di Kharkiv e Izyum. Putin preferirebbe questa strada alla legge marziale per non esasperare il malcontento ma soprattutto per non dover ammettere che l’operazione speciale e’ fallita ed essere costretto a chiamarla guerra.

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Esteri

Putin: “La riconciliazione con il popolo ucraino è inevitabile. È solo questione di tempo”

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“La riconciliazione con il popolo ucraino è inevitabile, ma è solo questione di tempo”. Così il presidente russo Vladimir Putin si è espresso in un’intervista concessa al giornalista Pavel Zarubin per il documentario “Russia. Cremlino. Putin. Venticinque anni”, prodotto dalla rete statale Rossiya 1 e in onda questa sera.

Nel colloquio, Putin torna a parlare del conflitto con l’Ucraina, dichiarando che, nonostante l’attuale tragedia in corso, il riavvicinamento tra i due popoli “sarà possibile”. Secondo il presidente, la Russia “non ha dato inizio prima all’operazione speciale” perché “credeva negli accordi di Minsk” e voleva risolvere pacificamente il conflitto nel Donbass.

“Abbiamo forza per concludere ciò che abbiamo iniziato”

Putin ha anche ribadito che Mosca “ha abbastanza forza e risorse per portare a una conclusione logica quanto iniziato nel 2022”, sottolineando che questo potrà avvenire “senza ricorrere all’uso di armi nucleari in Ucraina”. Un’affermazione che appare tanto rassicurante quanto carica di implicazioni strategiche: il Cremlino si dice fiducioso nel raggiungimento dei propri obiettivi militari, ma resta sul piano convenzionale.

“I rapporti con la Cina garantiscono stabilità globale”

Nel documentario, Putin ha anche toccato il tema delle relazioni internazionali, definendo l’alleanza con la Cina come un “fattore di stabilità globale”. “La turbolenza nel mondo sta solo aumentando – ha dichiarato – e le nostre relazioni così affidabili e stabili con la Cina rafforzano la stabilità mondiale semplicemente perché esistono”. Un chiaro segnale a Occidente, nel mezzo di un riassetto degli equilibri geopolitici.

Il documentario-intervista, che celebra i 25 anni al potere di Vladimir Putin, si presenta come un ritratto personale e politico del leader del Cremlino in un momento storico delicatissimo, tra guerra, sanzioni, isolamento e un crescente asse con Pechino.

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Esteri

Zelensky: Mosca chiede tregua mentre ci bombarda, cinismo

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“I russi chiedono una tregua per il 9 maggio, mentre attaccano l’Ucraina ogni giorno: questo è cinismo di altissimo livello”: lo scrive su X il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky dopo il raid notturno su Kiev. “Solo questa settimana la Russia ha utilizzato contro l’Ucraina più di 1.180 droni da attacco, 1.360 bombe aeree guidate e 10 missili di vario tipo”, ha aggiunto. Per Zelensky, “è necessario un vero cessate il fuoco. L’Ucraina è pronta alla tregua a ogni momento, ma non deve durare meno di un mese, per porre fine alla guerra” e “che sia non solo per i loro giorni festivi ma ogni giorno”.

“Solo questa settimana la Russia ha utilizzato contro l’Ucraina più di 1.180 droni da attacco, 1.360 bombe guidate e 10 missili di vario tipo”, ha sottolineato Zelensky, aggiungendo: “Per tutta la notte, i soccorritori a Kiev hanno spento incendi di case e auto dopo gli attacchi dei droni russi contro le zone residenziali. Purtroppo, ci sono bambini e adulti colpiti. A tutti è stata fornita l’assistenza necessaria. C’è stato un incendio a Cherkasy: un dormitorio normale stava bruciando”.

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Esteri

Zelensky: due i caccia russi abbattuti da droni navali

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Sono due i caccia russi Sukhoi Su-30 abbattuti da droni marittimi ucraini sul Mar Nero in meno di 24 ore, secondo quanto afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citato da Ukrinform. “Ringrazio i nostri ragazzi che stano incrementando le capacità di difesa a lungo raggio dell’Ucraina, sia in aria che in mare”, ha aggiunto Zelensky che ha definito l’operazione “brillante”. Il secondo abbattimento di Su-30 russo sul Mar Nero è stato confermato da Kyrylo Budanov, capo del Servizio d’intelligence militare ucraino (Gur) che operano questi droni navali. Budanov, sempre citato da Urkinform, ha definito la duplice operazione come un “momento storico”.

Secondo Budanov, per l’abbattimento dei due Su-30 sono state utilizzate tre imbarcazioni senza pilota Magura V7, una variante utilizzata come difesa antiaerea del Magura V5. I droni marittimi erano dotati ciascuno di due missili antiaerei Aim-9 Sidewinder di fabbricazione americana, modificati da missili aria-aria (cioè lanciati da un aereo contro un altro aereo) a terra-aria. Il capo del Gur ha riferito che l’equipaggio del primo Su-30 è sopravvissuto ed è stato recuperato nel Mar Nero da una nave civile, mentre non sono sopravvissuti quelli del secondo.

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