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Cronache

Ischia ospita la prima edizione della PulseOcean Summer School: ricerca internazionale sulla biodiversità marina

Al via all’Ischia Marine Center la prima edizione della PulseOcean Summer School, con 13 partecipanti da 8 Paesi per studiare biodiversità marina e cambiamento climatico con tecnologie

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È partita oggi all’Ischia Marine Center-MEDAS della Stazione Zoologica Anton Dohrn la prima edizione della PulseOcean Summer School, che proseguirà fino al 20 settembre. L’iniziativa riunisce 13 partecipanti internazionali provenienti da 12 istituzioni di 8 Paesi (Italia, Spagna, Germania, Islanda, Algeria, Nuova Zelanda, Australia e USA), con particolare attenzione all’equilibrio di genere: 8 donne e 5 uomini.

L’apertura dei lavori è in programma oggi alle 18 con la presentazione dei docenti, degli studenti e dell’organizzazione.

Un programma tra biodiversità, AI e ricerca sul campo

Durante le giornate, i partecipanti si dedicheranno allo studio della biodiversità marina, con attività di campo nei siti naturali di CO₂ e l’utilizzo di tecnologie avanzate basate su Intelligenza Artificiale per analizzare dati e immagini. L’obiettivo è comprendere come la biodiversità stia rispondendo al cambiamento globale, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo delle carriere scientifiche, il pensiero critico e la collaborazione internazionale.

Un’iniziativa in linea con l’ONU e l’Europa

La Summer School si inserisce nel quadro del Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite e nell’iniziativa europea Horizon Europe “Digital Twin Ocean”, confermando l’impegno verso una scienza aperta, innovativa e condivisa.

Docenti e istituzioni coinvolte

Il team di docenti comprende esperti della Stazione Zoologica Anton Dohrn, dell’ISTI-CNR, del Laboratoire d’Océanographie de Villefranche (Sorbonne Université-CNRS), del Blanes Centre for Advanced Studies CEAB-CSIC, dell’Istituto Spagnolo di Oceanografia COB-IEO e dell’Università di Göteborg.

La PulseOcean Summer School si presenta così come un’iniziativa formativa pionieristica, rivolta a studenti di laurea magistrale e dottorato, capace di affrontare le sfide cruciali dei mari: dal cambiamento climatico al blue carbon, dalla biodiversità alle tecnologie emergenti.

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Cronache

Cerca funghi sul Vesuvio e muore sbranato: dramma a Ottaviano

Tragedia a Ottaviano: un pensionato di 78 anni, Angelo Cutolo, muore dopo essere stato aggredito da animali selvatici mentre cercava funghi sul Vesuvio. Indaga la Procura.

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Doveva essere una giornata dedicata alla raccolta di funghi, si è trasformata in una tragedia. Angelo Cutolo, pensionato di 78 anni di Ottaviano, è morto dopo essere stato aggredito da animali selvatici nel Parco Nazionale del Vesuvio.

L’uomo si era allontanato da casa nel pomeriggio di sabato 13 settembre per cercare funghi in un terreno nei pressi di via Boscariello. Non vedendolo rientrare, i familiari hanno lanciato l’allarme. Il figlio, partito alla sua ricerca, lo ha trovato dopo alcune ore riverso a terra, con profonde ferite da morso sul corpo.

Il disperato tentativo di salvarlo

Quando è stato rinvenuto, l’anziano era ancora vivo. Il figlio lo ha trasportato d’urgenza alla clinica Santa Lucia, ma nonostante gli sforzi dei sanitari, il 78enne non ce l’ha fatta. È morto poco dopo il ricovero.

Le ipotesi degli inquirenti

Le prime ricostruzioni parlano di lesioni compatibili con l’attacco di animali, forse cinghiali selvatici o cani randagi. Tuttavia, resta da chiarire se la morte sia stata provocata direttamente dall’aggressione o se un malore improvviso abbia colto l’uomo prima dell’attacco.

La Procura della Repubblica di Nola ha aperto un fascicolo e disposto l’autopsia, mentre la salma è stata trasferita all’ospedale di Castellammare di Stabia per gli accertamenti medico-legali. Le indagini sono affidate agli agenti del commissariato di San Giuseppe Vesuviano.

Un territorio segnato dal problema degli animali selvatici

L’episodio riporta al centro l’emergenza della fauna selvatica sul Vesuvio. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le segnalazioni di cinghiali e branchi di cani randagi che popolano i sentieri del Parco, creando pericoli per residenti, escursionisti e cercatori di funghi.

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Cronache

Il principe saudita Muqrin bin Abdulaziz Al Saud in visita a Casamicciola, il sindaco Ferrandino: “Un onore per la nostra comunità”

Il principe ereditario saudita Muqrin bin Abdulaziz Al Saud ha visitato Casamicciola a Ischia. Il sindaco Giosy Ferrandino parla di “onore e orgoglio” per il territorio, tra bellezze naturali e lusso internazionale.

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Il comune di Casamicciola Terme, perla dell’isola di Ischia, ha accolto un ospite d’eccezione: il principe ereditario dell’Arabia Saudita Muqrin bin Abdulaziz Al Saud. A darne notizia è stato il sindaco Giosy Ferrandino, che ha parlato di “un onore per la nostra comunità”.

La figura del principe saudita

Muqrin bin Abdulaziz, figlio del re fondatore dell’Arabia Saudita, ha ricoperto ruoli di primo piano: governatore, capo dell’Intelligence Generale e secondo vice primo ministro. Apprezzato in patria per la sua onestà, è stato anche insignito con l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

L’incontro con le bellezze ischitane

Il principe ha visitato i paesaggi costieri e gli scorci naturalistici di Casamicciola, restando colpito dalla bellezza del territorio. Ha anche trascorso parte della permanenza dedicandosi alla pesca a largo delle coste ischitane.

La flotta al porto e il super yacht Solange

La visita ha avuto un impatto scenografico con l’arrivo al porto di Casamicciola di una flotta di cinque yacht di supporto al mega yacht di lusso Solange, lungo circa 80 metri. Una presenza che ha attirato curiosità e che ha dato lustro all’immagine internazionale della località.

Orgoglio per la comunità

“Una visita importante che contribuisce a rafforzare l’immagine del nostro territorio nel mondo e di cui non possiamo che essere orgogliosi”, ha concluso il sindaco Ferrandino, sottolineando il valore simbolico dell’ospitalità offerta a un protagonista di primo piano della scena internazionale.

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Bradisismo, riaprire i pozzi? Il “no” di Mastrolorenzo

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Il recente studio CNR, INGV e Steam srl sui Campi Flegrei dichiara di aver trovato la causa del bradisismo in un acquifero profondo tra 2,7 e 4 chilometri. La soluzione proposta dagli autori per evitare esplosioni freatiche sarebbe riaprire i vecchi pozzi AGIP degli anni ’70-’80 per studiare e monitorare il sottosuolo. Un’azione estremamente invasiva che potrebbe destabilizzare tutto il sistema.

Questa ricerca non presenta un modello innovativo. Infatti, sono stato uno dei primi, oltre vent’anni fa, a proporre il modello termofluidodinamico in base al quale il bradisismo sarebbe controllato dal flusso di gas e dalle sue variazioni, non dalla spinta del magma. L’idea che siano i fluidi sotto pressione a causare il fenomeno del bradisismo non è originale.

Gli autori si basano su dati forniti da trivellazioni effettuate oltre quarant’anni fa e localizzano la causa solo nella parte del sistema idrotermale compresa tra 2,7 e 4 chilometri di profondità. Queste sono solo ipotesi scientifiche, come tante altre che interpretano in modo completamente diverso le cause del bradisismo. Al momento coesistono teorie che arrivano a conclusioni opposte. Questo dimostra quanto sia difficile capire davvero il sistema sulla base dei dati di monitoraggio disponibili.

Il problema vero è che da queste ipotesi non verificate si vogliono ricavare soluzioni per controllare il fenomeno e la sismicità. Alcuni autori recentemente hanno proposto trivellazioni profonde per liberare il gas o per far degassare il sistema. Proposte assurde che violano il principio di precauzione.

Non siamo in laboratorio: siamo nella crosta terrestre dove non si può sperimentare. Anche se le loro teorie fossero giuste, non potremmo prevedere gli effetti di interventi così invasivi.

Per i Campi Flegrei proliferano continuamente proposte di trivellazione: per presunti fini scientifici, per ipotesi di controllo del fenomeno bradisismico o per sfruttamento dell’energia geotermica. Ho già dovuto contestare diversi progetti inviando le mie osservazioni al Ministero dell’Ambiente, ottenendo fortunatamente il rigetto dei progetti. Nell’ultimo anno sono ricomparse nuove proposte per controllare il bradisismo.

Pozzuoli

Chi propone questi progetti assimila i Campi Flegrei a una pentola a pressione o una macchinetta da caffè e ritiene che con dei pozzi che funzionino come valvole si possa controllare l’aumento di pressione in profondità. Questa è un’analogia del tutto inadeguata per un sistema complesso come la caldera dei Campi Flegrei. Se si vuole fare un’analogia nell’ambito di esperienze domestiche, quella che suggerisco a volte è quella di un soufflé, nel quale piccole perturbazioni possono causare un disastro che, nel caso culinario, sarebbe solo la perdita del soufflé, ma nel caso della caldera dei Campi Flegrei sarebbe l’innesco di fenomeni catastrofici non prevedibili e non controllabili.

Il sistema dei Campi Flegrei è un sistema caotico e per la fisica intrinsecamente non prevedibile e non controllabile artificialmente. Piccole perturbazioni possono scatenare esplosioni, terremoti, alterazioni delle falde. Gli effetti possono essere enormi rispetto alle nostre azioni invasive. È la caratteristica dei sistemi complessi: anche piccole sollecitazioni possono causare enormi conseguenze.

I Campi Flegrei sono la caldera più pericolosa al mondo, ora in piena attività con i terremoti più forti mai registrati e con un progressivo aumento del flusso di gas che ha raggiunto valori altissimi. Qualsiasi intervento invasivo va evitato. Il principio di precauzione va rigorosamente rispettato, in quanto non potendo prevedere il risultato delle nostre azioni l’unica soluzione è evitarle in modo assoluto.

In particolare, è documentato come perturbazioni del sottosuolo comportino nei sistemi idrotermali l’innesco di terremoti anche della massima magnitudo possibile nell’area, esplosioni freatiche, alterazioni del regime delle falde, diffusione di gas nocivi o letali al suolo e in atmosfera. Non dobbiamo aggiungere rischi prodotti dalle nostre azioni a quelli naturali già gravissimi.

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