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Economia

Innovazione, competenze e sostenibilità insieme come motore di sviluppo per la Campania

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L’innovazione può davvero giocare un ruolo chiave nell’accelerare lo sviluppo di una Regione come la Campania, dinamica ma dall’economia complessa e diversificata e che può fungere da traino per il resto del Sud Italia? La domanda era alla base dell’evento di Strategic Management Partners, da oltre 20 anni leader nel settore della consulenza manageriale e operante  sull’intero territorio nazionale, in collaborazione con Unione Industriale Napoli. Un argomento particolarmente attuale. Un’occasione di scambio e confronto su un tema centrale e attualissimo: guardare all’innovazione in un’ottica strategica e di vantaggio competitivo, elemento su cui puntare per il futuro delle imprese non solo del territorio campano ma dell’intero Paese.

“L’innovazione è uno degli assi portanti del processo di rilancio del Mezzogiorno – ha detto Costanzo Jannotti Pecci, Presidente dell’Unione Industriali di Napoli nel portare i suoi saluti – perché il meridione ha tutte le carte in regola per occupare una posizione di primo piano nel processo di innovazione che deve interessare non solo il Sud ma tutta l’Italia”.
Ad introdurre la tavola rotonda, moderata dalla giornalista Mediaset Anna Maria Chiariello, è stato Salvatore Manfrè, Managing Partner di Strategic Management Partners: “La sfida per il Sud oggi consiste nel portare avanti dei progetti specifici con idee chiare. Napoli per noi è un punto di riferimento – ha detto Manfrè – con digitalizzazione, competenze e creatività insita nel territorio, riusciremo sicuramente a cogliere l’opportunità di innovare in modo proficuo”. Quando hanno deciso di investire su Napoli, Strategic Management Partners era già a Roma e a Milano, era la fine del 2019: di fatto la sede è diventata operativa quando è arrivata la pandemia ma nonostante questo è diventata una solida realtà del territorio che opera non solo nel resto d’Italia ma anche d’Europa.

Da sx: Salvatore Manfrè, Sergio De Marco, Maurizio Manfellotto

Ad ‘accendere’ il dibattito gli interventi di Sergio De Marco, Direttore Generale ABC Acqua Bene Comune, Maurizio Manfellotto, Presidente Hitachi Rail e Presidente Campania DIH Rete Confindustria e  Luigi Riva, Presidente Strategic Management Partners e Presidente Confindustria Assoconsult: protagonisti di importanti realtà imprenditoriali che hanno fatto dell’innovazione la loro cifra distintiva, con risultati di grande rilievo.

“Abbiamo messo in campo un progetto molto ambizioso, ha detto l’ingegnere Sergio De Marco, direttore di Acqua Bene Comune, l’azienda speciale che gestisce la risorsa idrica del Comune di Napoli, con cui presto installeremo nelle case dei napoletani contatori di ultimissima generazione che consentono la telelettura”. Un sistema che consentirà persino di avvertire l’utente se ha una rubinetto che perde o un bagno che consuma in modo anomalo: “Tecnologia e digitalizzazione – ha spiegato De Marco-significano anche sostenibilità, riduzione degli sprechi della risorsa idrica e dei consumi elettrici”.
Su questo concorda Maurizio Manfellotto, Presidente Hitachi Rail e Presidente Campania di Digital Innovation Hub di Confidustria: “Anche se molti imprenditori, dice, confondono digitalizzazione con automazione: sono due concetti ben diversi. La missione del Digital Innovation Hub è quella di essere un competente supporto gratuito per le aziende di qualunque tipo e dimensione. Si parte da una diagnosi dello stato di maturità digitale dell’azienda e poi si capisce come agire. Laddove avviene una adeguata digitalizzazione, si constatano un notevole aumento dei ricavi e un incremento della qualità”.

Luigi Riva, presidente di Strategic Management Partners e di Assoconsult, ha voluto fortemente organizzare questo evento perché dice: “Chi innova cresce” e lo dimostra, dati Assoconsult alla mano. “Abbiamo analizzato 200mila imprese italiane con più di dieci dipendenti – spiega Riva – Il primo dato da segnalare è che non è vero che in Italia non si investe. Investiamo complessivamente più della Germania: il 10,4% contro il 9,6%. Se poi si guarda agli investimenti sugli impianti, siamo primi in Europa. Il 53% delle aziende investe in innovazione”. Non tutti i dati però si leggono positivamente perché ha spiegato Riva sciorinando dati: “Nel nostro Paese al Nord investe il 58% delle aziende, ma solo il 45% nel Mezzogiorno. Il problema – prosegue Riva – è che in Italia si investe quasi soltanto sui macchinari, sugli impianti e poco su ricerca e sviluppo, formazione. Come Strategic con i nostri oltre ss200 professionisti siamo in grado di affiancare e guidare le imprese nella digitalizzazione dei processi e nello sviluppo di nuovi modelli di impresa e possiamo supportare gli enti pubblici e la PA nella transizione digitale e nell’innovazione del sistema produttivo in ottica PNRR”. Innovazione vuoi dire anche occupazione: “Abbiamo in programma, inoltre, conclude il presidente di Strategic, un ampio piano di assunzioni volto alla ricerca di figure professionali di alto livello ma anche di giovani talenti che ambiscono a una carriera nell’ambito della consulenza su Napoli e sull’intero territorio”

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Confindustria, tutti i nomi della nuova squadra del presidente Orsini

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Il consiglio generale di Confindustria, su proposta del presidente designato Emanuele Orsini, ha approvato la squadra di presidenza per il quadriennio 2024-2028 con l’84% delle preferenze. Dieci i vicepresidenti elettivi: Francesco De Santis, Maurizio Marchesini, Lucia Aleotti, Angelo Camilli, Barbara Cimmino, Vincenzo Marinese, Natale Mazzuca, Marco Nocivelli, Lara Ponti. Completeranno la squadra di presidenza i tre vicepresidenti di diritto: Giovanni Baroni presidente della Piccola Industria, Riccardo Di Stefano presidente dei Giovani Imprenditori, Annalisa Sassi presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali.

Il consiglio generale di Confindustria ha approvato la squadra di presidenza per il quadriennio 2024-2028 con l’84% delle preferenze: su 132 presenti, 110 hanno votato a favore, i contrari sono stati 9 e 13 le schede bianche. Queste le deleghe ai vicepresidenti. Francesco De Santis continuerà il suo impegno su Ricerca e Sviluppo. Maurizio Marchesini, dopo aver seguito le Filiere e le Medie Imprese, avrà la delega su Lavoro e Relazioni industriali. Stefan Pan, croseguirà il lavoro svolto in Europa negli scorsi quattro anni in veste di delegato del presidente, con la vicepresidenza per l’Unione europea e il rapporto con le Confindustrie europee. A Lucia Aleotti andrà la vicepresidenza per il centro studi, snodo cruciale nella definizione delle strategie di politica economica. Ad Angelo Camilli la delega su credito, finanza e fisco. Barbara Cimmino seguirà l’export e l’attrazione degli investimenti. A Vincenzo Marinese sarà affidata la responsabilità dell’organizzazione e dei rapporti con i territori e le categorie. Natale Mazzuca avrà la delega alle politiche strategiche e allo sviluppo del Mezzogiorno. A Marco Nocivelli la nuova delega sulle politiche industriali e made in Italy. Lara Ponti si occuperà di transizione ambientale e obiettivi Esg, temi centrali nell’agenda di Confindustria. Emanuele Orsini manterrà per sé la responsabilità su alcuni grandi capitoli strategici: transizione digitale, cultura d’impresa e certezza del diritto.

La squadra di presidenza di Emanuele Orsini, al vertice di Confindustria per il 2024-2028, su richiesta del presidente designato si avvarrà anche del contributo di tre special advisor: Antonio Gozzi con delega all’autonomia strategica europea, piano Mattei e competitività; Gianfelice Rocca per le Life Sciences e Alberto Tripi per l’intelligenza artificiale. Il nuovo board di Confindustria sarà coadiuvato da cinque delegati del presidente: Leopoldo Destro ai trasporti, alla logistica e all’industria del turismo, Riccardo Di Stefano al quale sarà affidata la delega all’education, Giorgio Marsiaj si occuperà di space economy, ad Aurelio Regina andrà la delega all’energia, mentre Mario Zanetti seguirà l’economia del mare.

 

Il presidente Orsini ha anche ringraziato l’ambasciatore Raffaele Langella per il lavoro svolto come direttore generale, annunciando che fino al suo prossimo incarico, sarà al suo fianco come consigliere diplomatico. Il nuovo direttore generale sarà Maurizio Tarquini.

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Economia

Ponte sullo Stretto, i dubbi del Ministero dell’Ambiente

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Il ministro Matteo Salvini lancia la Conferenza dei servizi sul Ponte sullo Stretto, per avviare entro l’estate i cantieri della sua opera-bandiera. Ma il primo sgambetto gli arriva proprio da un altro ministero, quello dell’Ambiente, guidato da Gilberto Pichetto di Forza Italia. Alla prima riunione della Conferenza dei servizi, che riunisce tutti i soggetti interessati per sveltire le procedure (imprese, Ministeri, enti locali), il Mase ha chiesto alla Società Stretto di Messina S.p.a. ben 239 integrazioni di documenti. Per il ministero, la documentazione presentata dalla concessionaria è superficiale, insufficiente e non aggiornata, e va approfondita su tutti i fronti.

I tecnici della Commissione Via-Vas, quelli che devono fare la valutazione di impatto ambientale dell’opera, in 42 pagine di relazione hanno chiesto nuove informazioni praticamente su ogni aspetto del progetto. Le richieste di integrazione di documenti riguardano la compatibilità coi vincoli ambientali, la valutazione dei costi e benefici, la descrizione di tutti gli interventi previsti, il sistema di cantierizzazione, la gestione delle terre e rocce di scavo. Il Mase chiede dati più approfonditi e aggiornati sul rischio di maremoti, sull’inquinamento dell’aria, sull’impatto del Ponte sull’ambiente marino e di terra e sull’agricoltura, sulle acque, sui rischi di subsidenza e dissesto, sulla flora e sulla fauna, sul rumore e i campi magnetici, sulle aree protette di rilevanza europea Natura 2000. Le associazioni ambientaliste come Wwf e Legambiente e i comitati locali anti-Ponte parlano di “passo falso” e di “farsa”, e ribadiscono “il progetto non sta in piedi”.

Ma sono soprattutto le opposizioni a cavalcare la vicenda. Per Marco Simiani del Pd, “il ministero dell’Ambiente sconfessa clamorosamente Matteo Salvini, bloccando di fatto il progetto”. Proprio il leader della Lega era assente alla Conferenza dei servizi, che si è tenuta al suo ministero delle Infrastrutture. “Dal ministero dell’Ambiente arriva un macigno sul progetto del Ponte sullo Stretto”, commenta il leader Cinquestelle Giuseppe Conte, che parla di “un progetto vecchio, risalente al 2011/2012, pieno di falle sul piano ingegneristico, ambientale, trasportistico e finanziario”. Angelo Bonelli di Avs rincara la dose: “La commissione tecnica Via del Ministero dell’Ambiente ha demolito il progetto definitivo sul ponte. Ma esiste un progetto definitivo? O quello che avete presentato è quello di 15 anni fa, che era stato bocciato nel 2012 dal ministero dell’Ambiente?”. Mentre il Codacons chiede l’intervento della Corte dei Conti, l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, non si mostra preoccupato per le osservazioni del Mase: “Sono richieste congrue, data l’entità dell’opera. In 30 giorni daremo tutti i chiarimenti richiesti”.

Il ministro Gilberto Pichetto si trova all’improvviso in una posizione scomodissima, con gli uffici del suo ministero che bastonano un progetto che è il cavallo di battaglia di un suo collega. “Con queste istanze abbiamo dato via alla procedura di valutazione di impatto ambientale”, commenta asettico. La richiesta di integrazioni “è atto tipico della prima parte di ogni procedimento di valutazione di impatto ambientale”. Per il Ponte “si è tenuto conto, come di consueto, anche di elementi tratti dai contributi di Ispra e di soggetti non pubblici aventi diritto, per legge, ad esprimersi”. “Le richieste della Commissione Via-Vas del Mase non rappresentato assolutamente una bocciatura del Ponte sullo Stretto, ma sono legittime integrazioni proporzionate ad un progetto enorme – ha commentato Matilde Siracusano, sottosegretario di FI ai Rapporti con il Parlamento – Ho sentito il ministro Pichetto e anche Pietro Ciucci, e non ci sono criticità”.

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Cronache

Superbonus, partiti i primi recuperi sulle compensazioni della truffa miliardaria dei bonus

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Le truffe collegate al Superbonus non sono ancora emerse tutte ma l’attività di contenimento dei danni all’erario è partita. L’Agenzia delle Entrate ha iniziato ad inviare le prime contestazioni per recuperare le somme da chi ha cercato di pagare le imposte con crediti fasulli portati in compensazione. Intanto il Mef cala la scure sui bonus edilizi del passato: agevolazioni senza controlli preventivi non sono più compatibili con il nuovo quadro di norme europee sui conti pubblici. “Sono in corso verifiche fiscali sui crediti oggetto di compensazione, che stanno portando all’emissione di atti di recupero nei confronti dei responsabili”, ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, al termine dell’audizione sull’ultimo decreto Superbonus in commissione Finanze al Senato.

Sui bonus edilizi, ha spiegato, “abbiamo intercettato insieme alla Guardia di finanza truffe per circa 15 miliardi di euro: di questi, grazie ai nostri controlli preventivi, 6,3 miliardi di euro sono stati individuati e scartati prima che si realizzassero le frodi; 8,6 miliardi sono invece stati oggetto di decreti di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria”. La lotta alle truffe proseguirà, ma la dimensione del fenomeno Superbonus ha spinto il Tesoro a metterci un punto. “Misure agevolative automatiche, senza una preventiva autorizzazione, non sono più compatibili col nuovo quadro di finanza pubblica a seguito delle nuove regole di governance europea”, ha detto il direttore del dipartimento Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, nella stessa aula del Senato da dove Ruffini ha fornito i dati aggiornati sulle frodi, non tutte con ricadute per i contribuenti perché alcune sono state intercettate prima della compensazione. Spalletta ha spiegato che, da ora in poi, gli obiettivi di efficientamento energetico e di miglioramento del rischio sismico “devono tenere conto degli obiettivi di sostenibilità finanziaria nel medio-lungo periodo e della riduzione del debito pubblico sia nelle fasi congiunturali sia in ottica strutturale”.

Il Mef riflette su “una complessiva razionalizzazione delle norme in materia di agevolazioni edilizie”, in vista delle scadenze di fine anno. Non si potrà prescindere – ha spiegato Spalletta – da due lezioni frutto della recente esperienza. La prima, è che gli incentivi fiscali “devono essere congegnati evitando aliquote eccessivamente generose e prevedendo limitazioni più stringenti sui massimali di spesa, per ridurre comportamenti opportunistici ed effetti dirompenti”. La seconda lezione è che i crediti d’imposta dovranno essere “soggetti a procedure preventive di autorizzazione”, per consentire il monitoraggio della spesa e quindi l’impatto sulla finanza pubblica.

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