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Indimenticabile Raffaella Carrà, icona tra moda e mito

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“Nel 1970, ho fatto ‘Io, Agata e tu’, dove ho chiesto tre minuti per esibirmi a modo mio, con la testa, i capelli, la libertà del corpo, cantare non solo con le corde vocali ma con tutto il corpo”. Sembra di sentirla mentre annuncia il suo indimenticabile show dove balla e canta, caschetto compreso. Dolce ma testarda e visionaria. Una professionista che è rimasta nella nostra memoria. E’ l’indimenticabile Raffaella Carrà, a cui è dedicata una biografia a cura del critico d’arte e moda Massimiliano Capella, ma con la direzione artistica di Sergio Iapino. Il volume comprensivo di tante immagini inedite della Carrà uscirà in libreria il 17 novembre, ma sarà presentato il giorno dopo, 18 novembre, nell’ambito di BookCity Milano, nella libreria Feltrinelli di piazza Piemonte, in un incontro che vedrà l’autore in dialogo con Sergio Iapino.

“Raffaella era unica. Una donna forte, indipendente, grande professionista e allo stesso tempo di gran cuore, generosa e attenta – scrive Iapino nella prefazione del libro -. Ogni tanto scherzava dicendo di essere divisa in due: la Carrà del mondo dello spettacolo e la Pelloni della vita privata. Ho conosciuto entrambe, ma non ho mai trovato contrasti, contraddizioni tra le due. Raffaella riusciva a unire semplicità e rigore, divertimento e lavoro”. “Un ruolo importante sin dall’inizio della sua carriera – ricorda Iapino – lo hanno avuto gli abiti di scena. Basti pensare all’indimenticabile pantalone a vita bassa del Tuca Tuca, nel lontano 1971. Raffaella partecipava attivamente alla loro definizione, ma per lei era anche un gioco, un gioco molto serio, certo, una passione.

Era consapevole che i costumi erano fondamentali nella coreografia e dell’impatto che avevano sul pubblico. Ogni volta mi chiedeva se andavano bene, voleva una conferma, ma di fatto aveva già deciso”. “Raffaella era consapevole di essere diventata un’icona per molti – prosegue – ma, pur essendone naturalmente orgogliosa, non ne faceva una bandiera. La divertiva sapere che grandi artisti internazionali a distanza di vent’anni avevano ripreso non solo i suoi successi ma anche il suo stile. Insomma, aveva anticipato i tempi. Eppure, quello che amava sottolineare, anche se sempre con la leggerezza e simpatia che la caratterizzavano, erano i traguardi che lei, donna, aveva raggiunto in un mondo dominato dagli uomini e rivendicare all’estero, dove era diventata molto popolare, il suo essere italiana”. “Sono felice di essere stato coinvolto nella realizzazione di questo libro – conclude – perché è un omaggio, un tributo a una grande donna, la cui storia non va dimenticata e che, anche attraverso la moda e il costume, ha saputo affermare la sua identità e la sua straordinaria personalità”.

Il libro racconta lo stile Carrà, com’è nato e com’è mutato in stretta connessione con le rivoluzioni artistiche e di costume che hanno segnato la società contemporanea dagli anni Sessanta a oggi. Perché Raffaella Carrà è stata ballerina, cantante, donna di grande talento, generosa, progressista, e soprattutto libera. Grazie alla sua trasversalità e riconoscibilità, Raffaella Carrà ha infatti travalicato l’ambito professionale e la generazione di appartenenza e, come le grandi icone americane ritratte da Andy Warhol, anche Raffaella è diventata immortale e, proprio come un’opera d’arte, si colloca fuori dal tempo. La Carrà non è dunque solo una donna e un’artista poliedrica, ma, come ha ricordato il regista spagnolo Pedro Almodóvar, incarna un vero e proprio stile di vita. Come in un arcobaleno, ha interpretato tutti i colori, gli stili, le tendenze, trasformando la sua immagine in un simbolo di libertà, emancipazione e talento. La familiarità della sua immagine, la contagiosità della sua risata e l’iconicità del suo biondissimo e liscissimo caschetto biondo l’hanno trasformata in un potente simbolo di modernità e indipendenza, un’ispirazione per le donne che iniziavano il loro percorso di emancipazione tra gli anni ’60 e ’70.

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Esteri

Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Ambiente

Qualità dell’aria in Italia, allarme inquinamento: superati i limiti UE e OMS già nel primo trimestre 2025

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I dati raccolti nei primi tre mesi del 2025 confermano una situazione drammatica per la qualità dell’aria nelle città italiane. Secondo l’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile, promosso da Clean Cities Campaign e Kyoto Club, in molti capoluoghi i livelli di PM2,5 (polveri sottili) e biossido di azoto (NO₂) hanno superato abbondantemente i limitifissati dalla Direttiva europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In alcune zone urbane, come Torino Rebaudengo, non si è registrato neanche un giorno sotto i limiti dall’inizio dell’anno, evidenziando un’emergenza ormai strutturale.

Le città più colpite: Padova, Milano, Napoli, Torino e Palermo

Per quanto riguarda il PM2,5, i superamenti dei limiti sono stati registrati già nel primo trimestre nelle città di Padova, Milano, Brescia, Torino, Vicenza, Modena, Bergamo, Parma, Terni, Trento e Bologna.
La maglia nera per il biossido di azoto (NO₂) va invece a Palermo, Napoli, Messina, Genova, Torino, Catania, Milano, Vicenza, Venezia e Trento.

L’inquinamento come emergenza sanitaria

«L’inquinamento atmosferico è una vera emergenza sanitaria», afferma Roberto Romizi, presidente dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE Italia). «Le evidenze scientifiche dimostrano l’aumento di malattie respiratorie, cardiovascolari, neurodegenerative, problemi riproduttivi e disturbi dello sviluppo nei bambini. Non possiamo più permetterci esitazioni. Servono politiche urgenti e coraggiose, in linea con le indicazioni dell’OMS».

Le richieste di Kyoto Club: mobilità sostenibile e transizione energetica

Per Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, è essenziale «procedere rapidamente verso la decarbonizzazione, investendo in efficienza energetica, fonti rinnovabili e soprattutto mobilità sostenibile».
Una critica netta viene rivolta al Governo per la Legge di Bilancio 2025, che avrebbe dirottato risorse verso il Ponte di Messina, sottraendole a trasporto pubblico locale e mobilità attiva: «Così si aggrava l’emergenza climatica e sanitaria».

I numeri che preoccupano l’Europa

Secondo l’OMS, oltre 7 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo a causa dell’inquinamento atmosferico. L’Agenzia Europea dell’Ambiente stima decine di migliaia di morti premature ogni anno solo in Italia per esposizione a inquinanti.

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Esteri

Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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