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Inchiesta Onu: in Ucraina orrori ed atrocità di guerra dei russi

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La guerra si accompagna sempre agli orrori ma le atrocità commesse dai soldati russi in Ucraina, teatro dell’operazione speciale per “liberare il popolo dal regime nazista”, evocano una brutalita’ senza pari negli ultimi decenni di conflitti. Bombardamenti sulle aree residenziali, torture e bambini stuprati: sono solo alcune delle terrificanti accuse degli esperti Onu alla Russia, che a Ginevra davanti al Consiglio dei diritti umani e’ finita sotto accusa per “crimini di guerra”. Le prove raccolte sul campo dalla Commissione d’inchiesta creata lo scorso marzo non lasciano ombra a dubbi: “Sono stati commessi crimini di guerra in Ucraina,”, ha denunciato il presidente del team d’inchiesta, il norvegese Erik Mose, in un primo resoconto verbale. La mossa e’ inusuale, in genere le accuse vengono formalizzate nelle aule dei tribunali, ma i tre esperti indipendenti della Commissione hanno sottolineato che le atrocita’ commesse sono “su vasta scala e chiare”. Mose, che ha guidato in passato il Tribunale internazionale per i crimini in Ruanda, ha riferito che lui e gli atri due componenti del team di indagine, la bosniaca Jasminka Džumhur e il colombiano Pablo de Greiff, sono rimasti “colpiti” dal gran numero di esecuzioni e dai frequenti “segni visibili sui cadaveri, come le mani legate dietro la schiena, le ferite da arma da fuoco alla testa e le gole tagliate”. Altrettanto brutale e tragico il quadro delle violenze sessuali, con le vittime di eta’ compresa tra “i 4 e gli 82 anni”: in alcuni casi “sono gia’ stati individuati i responsabili, i soldati russi”. “Abbiamo documentato un gran numero di crimini contro i bambini, alcuni sono stati stuprati, torturati e detenuti illegalmente”. Alle violenze e gli abusi dei russi “talvolta erano costretti ad assistere i familiari” delle vittime. Come se non bastasse, la Commissione ha trovato le prove dell’uso di ordigni esplosivi “da parte dei russi in zone altamente popolate”, che hanno provocato stragi tra i civili. L’inchiesta e’ limitata solo ai crimini e agli abusi commessi nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Kharkiv e Sumy: 27 le citta’ e i villaggi ispezionati, 150 i testimoni intervistati, in un lavoro che ha portato gli ispettori sui luoghi delle stragi e nei centri di detenzione. Due i casi di abusi attribuiti ai soldati ucraini ai danni di quelli russi: “C’e’ una enorme di differenza tra crimini di guerra su vasta scala da un lato e due casi dall’altro di cui siamo a conoscenza”, ha sottolineato de Greiff. Mose ha annunciato l’intenzione di andare avanti con l’inchiesta, in primis con l’analisi delle fosse comuni a Izyum scoperte dopo la riconquista della citta’ da parte delle forze ucraine. Proprio oggi il governatore regionale ha annunciato che sono stati esumati 436 corpi, 30 dei quali “con segni di tortura”. Il rappresentante ucraino a Ginevra, Anton Korynevych, ha definito le conclusioni preliminari “un importante pietra miliare” nel percorso per incriminare la Russia. Il rappresentante di Mosca non ha partecipato all’incontro, ne’ ha commentato il rapporto della Commissione.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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