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Economia

Incentivi uso carte e detrazioni, le mosse sul fisco per ridurre uso del contante e evasione

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Una massiccia operazione di incentivo all’uso delle carte di credito e tutti i sistemi di pagamento elettronici e digitali: un meccanismo premiale, che renda meno conveniente l’uso del contante e faccia cosi’ emergere il nero. Il “patto con i contribuenti” che Giuseppe Conte preannuncia di New York, e’ per ora nelle simulazioni di un mix di misure da inserire nella legge di bilancio e nel decreto fiscale. Servono a trovare risorse per una manovra 2020 assai complicata e in un orizzonte triennale, nelle ambizioni del premier e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, a segnare passi avanti nella “modernizzazione” del sistema fiscale e nella lotta all’evasione per poter cosi’ “ridurre le tasse su famiglie e imprese”. Tra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia si lavora in queste ore innanzitutto per chiudere la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza. E’ improbabile che il documento sia pronto per il Consiglio dei ministri in programma giovedi’ pomeriggio e quindi si ipotizza un Cdm ad hoc venerdi’. Ma secondo alcune fonti, nonostante il termine di legge scada il 27 settembre, il varo della Nadef potrebbe slittare a lunedi’ 30. Quanto ai numeri, secondo le ipotesi piu’ accreditate l’asticella della crescita dovrebbe essere fissata allo 0,5% o 0,6%, mentre per il deficit l’obiettivo sarebbe il 2,2% del Pil. Ma la discussione e’ ancora aperta e se per alcune fonti ci si fermera’ al 2,1%, secondo altre il M5s starebbe spingendo per fissare il deficit un po’ piu’ su, al 2,3% o 2,4% del pil, cercando di ottenere dall’Ue il margine di flessibilita’ piu’ ampio possibile. Ci sara’ piu’ tempo, fino al 20 ottobre, per elaborare poi le misure della manovra e del decreto fiscale. Ma su alcuni temi ma la discussione potrebbe presto animarsi. E’ gia’ sotto la lente la proposta M5s di inasprire il carcere per gli evasori, se si considera che le soglie di punibilita’ che M5s vorrebbe abbassare, furono alzate nel 2015 dal governo Renzi. E se il Pd per ora non si sbilancia, fonti di Italia viva sottolineano che “e’ giusto perseguire con il carcere chi ruba agli italiani ma le norme esistono gia’ e non bisogna inventarne di nuove”. Quanto al pacchetto fiscale annunciato da Conte, e’ il viceministro Antonio Misiani a dire in Aula alla Camera che “non e’ una missione impossibile” abbattere l’evasione: in ballo ci sono 110 miliardi “che ogni anno vengono sottratti a fisco e Inps”. La fatturazione elettronica sta dando buoni risultati e a gennaio entrera’ a regime anche lo scontrino elettronico, con tanto di lotteria degli scontrini. Il governo giallorosso pero’ vuole fare di piu’. Con un mix di misure “incentivanti”, con sgravi e detrazioni (a partire dagli strumenti “green”). C’e’ anche chi ipotizza aumenti selettivi dell’Iva che pero’ verrebbero restituiti al contribuente che paghi con carta. O anche meccanismi di detrazioni non piu’ automatiche ma solo a fronte di pagamenti tracciabili, come gia’ oggi accade in edilizia per ristrutturazioni. Per ora sono ipotesi. Ma circola l’idea di abbassare il tetto all’uso del contante (ora e’ tremila euro) e anche quella di un intervento per contrastare l’elusione delle grandi compagnie. L’idea, viene spiegato, e’ rendere ad esempio piu’ conveniente per il cliente pagare al ristorante con carta che con contante. La logica e’ incentivare e sgravare, non disincentivare e penalizzare (niente tasse sul contante, per intendersi), con meccanismi come quello delle detrazioni che nell’edilizia hanno fatto emergere il nero. E si cita l’ipotesi di stabilire una fascia di gratuita’ nei pagamenti con le carte, per cui ad esempio non ci sarebbero commissioni sui primi cinque euro spesi con bancomat e i primi venti con carta. Sarebbero allo studio anche nuovi accordi tra Abi e commercianti per ridurre le commissioni dei pos. Piu’ in generale, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha indicato il modello scelto per i benzinai, con l’obbligo della fatturazione elettronica nella filiera del carburante e concomitanti sgravi fiscali.

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Economia

Bankitalia conferma le stime sul Pil, +0,6% nel 2025

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In attesa di sviluppi nei negoziati con gli Usa sui dazi, le previsioni della Banca d’Italia sulla crescita italiana restano invariate rispetto ad aprile: +0,6% nel 2025, +0,8% nel 2026 e +0,7% nel 2027. Si punta tutto sui consumi interni per sostenere l’economia, perché l’export comincia mandare segnali d’allarme: ad aprile, secondo l’Istat, il commercio verso i Paesi extra Ue è crollato del 7%, facendo arretrare le esportazioni complessive del 2,8% su base mensile. Nel quadro delineato da Bankitalia, le tensioni commerciali con gli Stati Uniti assumono un ruolo centrale. Le previsioni dell’istituto presuppongono un aumento dei dazi Usa al 10% sui prodotti europei.

Uno scenario che, insieme all’incertezza globale, rischia di penalizzare investimenti ed export, sottraendo complessivamente circa mezzo punto di Pil tra il 2025 e il 2027. E se le tariffe tornassero ai livelli annunciati da Trump lo scorso 2 aprile, l’impatto sulla crescita sarebbe ancora più marcato: lo scenario di base si ridurrebbe di altri due decimi di punto nel 2025 e di mezzo punto all’anno nel 2026 e 2027. Per ora, ad aprile, l’export verso gli Usa è calato dell’1,9% su base annuale, mentre il vero crollo c’è stato verso Regno Unito (-18,8%), Turchia (-18,2%) e Paesi Bassi (-8,7%), soprattutto per la riduzione delle esportazioni di mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli. Mentre la farmaceutica continua a sostenere le vendite all’estero (+30,1%).

Nel breve termine, la crescita dell’economia italiana si preannuncia debole: nel trimestre in corso e in quello estivo, il Pil aumenterà solo marginalmente. Dalla seconda metà del 2025 è attesa una ripresa più solida, spinta principalmente dai consumi delle famiglie, sostenuti dal calo dei tassi di interesse e dal rafforzamento del potere d’acquisto. Gli investimenti, al contrario, risentiranno della fine degli incentivi all’edilizia e dell’incertezza economica, anche se troveranno sostegno nei fondi del Pnrr e nella graduale riduzione del costo del credito. Le esportazioni torneranno a crescere dal 2026, ma con un’intensità inferiore rispetto alla domanda estera, anche a causa della perdita di competitività legata all’apprezzamento dell’euro. L’occupazione proseguirà il suo percorso di crescita, pur a ritmi più contenuti rispetto al Pil. Questo dovrebbe tradursi in un lieve recupero della produttività del lavoro e in una disoccupazione in calo fino al 6% nel 2027. L’inflazione, infine, rimarrà contenuta: secondo le stime, si attesterà all’1,5% in media nel 2025 e nel 2026.

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Banca Popolare di Sondrio, Bper non riconosce il reale valore banca

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La valorizzazione di Banca Popolare di Sondrio da parte di Bper “non riconosce pienamente il reale valore della banca”. Lo afferma la popolare di Sondrio al termine del Cda che ha approvato il comunicato dell’ops promossa da Bper Banca, in vista dell’avvio il 16 giugno. L’annuncio dell’offerta è avvenuto prima della “presentazione del nuovo piano industriale 2025-2027 di Banca Popolare Sondrio, per cui l’analisi valutativa condotta da Bper ai fini della determinazione del corrispettivo non tiene conto di questi importanti elementi informativi”, spiega la Popolare di Sondrio. Il premio proposto da Bper è “molto contenuto”.

Il premio che Bper dichiara di riconoscere agli azionisti di Popolare Sondrio alla data di “annuncio dell’offerta risulta molto contenuto, una fattispecie con rari precedenti per operazioni di questo tipo”, prosegue la nota della Popolare di Sondrio. “Dalla data – prosegue – di annuncio dell’offerta, il corrispettivo è rimasto sempre a sconto rispetto al prezzo di mercato di Sondrio. Il corrispettivo non valorizza adeguatamente le sinergie realizzabili tramite l’aggregazione dichiarate da Bper. Alla luce della marcata differenza nel cash dividend pay-out ratio tra Sondrio e Bper, il corrispettivo risulta essere diluitivo per gli azionisti di Sondrio in termini di dividendo per azione atteso per il 2025 e di dividendi cumulati attesi per il triennio 2025-2027”.

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Economia

Occupazione al top, ma si cerca ancora tra gli amici

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L’occupazione continua a viaggiare con il segno positivo e tocca un nuovo record nel primo trimestre dell’anno, trainata dall’aumento dei dipendenti stabili. I dati trimestrali dell’Istat confermano un mercato del lavoro in crescita, che però fa ancora fatica a cambiare le dinamiche di ingresso. Nella ricerca di un posto continua a prevalere l’uso del cosiddetto canale informale: ovvero rivolgersi a parenti, amici e conoscenti, che rimane la pratica più diffusa. Nei primi tre mesi dell’anno, il numero di occupati aumenta di 141mila unità (+0,6%) rispetto al quarto trimestre 2024 e il tasso di occupazione sale al 62,7% (+0,4 punti), il livello più alto mai registrato nelle serie storiche trimestrali avviate dall’Istat nel 2004.

Nel confronto annuo la crescita è più marcata ed è di 432mila unità (+1,8%). In entrambi i casi la spinta arriva dall’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+634mila in un anno), che si contrappone al calo dei dipendenti a termine (-182mila). Dati che per l’esecutivo e la maggioranza sono incontrovertibili rispetto alle politiche messe in campo. “Certificano un risultato senza precedenti, frutto di una visione chiara da parte del governo Meloni, di scelte coraggiose e di politiche che finalmente stanno dando risultati concreti”, commenta il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti.

“Sono la migliore risposta a chi come il segretario della Cgil Landini ha fatto credere ai cittadini in maniera puramente demagogica che serviva un referendum”, rincara il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. L’occupazione dunque cresce, sia per gli uomini che per le donne, anche se il gap resta ampio. E si accentuano anche i divari nella partecipazione al mercato del lavoro per livello di istruzione. Tanto che il tasso di occupazione corre per i laureati (aumentando di 1,9 punti rispetto al primo trimestre 2024), segna +0,7 punti per i diplomati e solo +0,3 punti per coloro che hanno al massimo la licenza media. E i canali per entrare resta spesso ancorati alla rete di parentele e conoscenze. Recupera comunque terreno l’invio di domande e curricula e la consultazione di offerte di lavoro, così come la quota di chi si rivolge al centro pubblico per l’impiego e di chi risponde o mette inserzioni, mentre è in calo quella di chi contatta le agenzie private di intermediazione o somministrazione.

Ad aumentare è anche il costo del lavoro. Nel primo trimestre dell’anno sale addirittura del 4,6%, come effetto del forte aumento delle retribuzioni (+4,1%) e ancor di più dei contributi sociali (+6,3%). Risultato dei miglioramenti retributivi guidati dai rinnovi contrattuali e, dall’altro, dall’esaurimento degli effetti di alcune agevolazioni contributive. Ed è proprio ai rinnovi che guarda un altro dato diffuso dall’Istat, quello dell’inflazione misurata dall’indice Ipca al netto degli energetici importati – indice di riferimento per i contratti – che per il 2024 risulta pari a +1,3%. Sulla base di questo, calcono i sindacati dei metalmeccanici, alle tute blu si riconosce un incremento salariale medio di 27,70 euro mensili, a partire proprio da giugno. Che però “non basta”. I contratti nazionali scaduti, grazie alla clausola di “ultrattività”, garantiscono ai metalmeccanici gli aumenti fino alla sottoscrizione di un nuovo contratto, insieme al diritto ai 200 euro di welfare contrattuale. Per questo Fim, Fiom e Uilm rilanciano la battaglia per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici: in calendario c’è già il nuovo sciopero il 20 giugno per chiedere a Federmeccanica-Assistal di riprendere il negoziato e arrivare nel più breve tempo possibile ad una soluzione.

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