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Cronache

In Umbria torna l’incubo terremoto, lievi danni

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Mentre è ancora vivo il ricordo del sisma del 2016 nel centro Italia, l’Umbria è ripiombata oggi nell’incubo terremoto per tre scosse di magnitudo compresa tra 3.9 e 4.6 che hanno avuto come epicentro Umbertide, paese ad una trentina di chilometri da Perugia: la prima, di magnitudo inizialmente stimata in 4.4 dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e successivamente corretta in 4.3, è avvenuta nel primo pomeriggio. In serata invece la nuova scossa di 4.6 sulla scala Richter è stata avvertita distintamente anche a Perugia e provincia, seguita da una di magnitudo 3.9. Secondo il sito dell’Ingv, l’epicentro della scossa più forte è stato localizzato a 6 chilometri da Umbertide, ad una profondità di 8 chilometri. E la gente si è riversata di nuovo in strada. La prima scossa, seguita da alcune lievi repliche, è avvenuta alle ore 16.05 con epicentro nella frazione di Montecastelli, a circa 5 chilometri dalla città di Umbertide, lungo la statale Tiberina che porta a Città di Castello. Ed è stata avvertita in una zona molto ampia. Case e palazzi hanno tremato anche nel capoluogo umbro. “Certamente è stato risentito fra le province di Perugia, di Arezzo e nel Ternano fino alle Marche e alla costa adriatica”, ha detto Salvatore Stramondo, direttore dell’Osservatorio nazionale terremoti dell’Ingv. Dopo i primi sopralluoghi a Umbertide e nei centri vicini, non sono stati segnalati gravi danni né problemi per le persone. Tante telefonate – ma legate per la maggior parte a richieste d’informazioni – sono giunte ai vigili del fuoco, che hanno attivato anche un elicottero per sorvolare la zona. E’ stato segnalato qualche piccolo distacco di intonaco, e cornicioni e tegole caduti. “Tanta paura, ma niente panico”, hanno raccontato i cittadini, molti dei quali sono scesi in strada.

“Si è sentito fortissimo”, ha detto il sindaco di Umbertide, Luca Carizia, spiegando di avere subito avviato i sopralluoghi, in primo luogo nell’ospedale e negli edifici scolastici e confermando che al momento non si segnalano danni. In serata, intorno alle 20, la nuova forte scossa, che si è distintamente sentita anche nel centro di Perugia dove i palazzi hanno tremato. Per precauzione ad Umbertide e a Perugia domani e sabato le scuole resteranno chiuse e diversi sindaci della provincia di Perugia stanno decidendo per la chiusura delle scuole . Sempre in maniera precauzionale, per permettere i controlli, è stata anche temporaneamente sospesa la circolazione dei treni sulla ex Ferrovia centrale umbra tra Ponte Pattoli, nella zona di Perugia, e Ranchi, nel Tifernate, secondo quanto ha annunciato Rfi. Le verifiche fatte in serata da vigili del fuoco e protezione civile, dopo la nuova scossa, escludono al momento danni consistenti a persone e cose. A Umbertide e nelle frazioni, la paura è stata comunque tanta.

“Il mio palazzo ha tremato fortissimo – racconta un uomo – e le finestre sembrava che dovessero rompersi, ma poi non ci sono stati danni, è tutto a posto”. “E’ stata una scossa forte, forse sussultoria – spiega un altro residente – ed è stata anche piuttosto lunga”. La memoria di tutti torna al sisma del 2016, e, prima, a quello del ’97. Un anziano racconta di una forte scossa nel 1984: la mappa della sismicità preparata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia indica che risale al 29 aprile di quell’anno, con magnitudo 5.6 e che interessò tutta l’Umbria settentrionale. Tra le località più danneggiate, Assisi, Gubbio, Perugia Città di Castello e proprio Umbertide. Quella colpita “è una zona che ha una sismicità storica e recente importante”, ha spiegato ancora il direttore dell’Osservatorio nazionale terremoti dell’Ingv Stramondo. E’ possibile dire al momento che “il terremoto è avvenuto in un’area nella quale il meccanismo è quello estensionale, tipico della zona degli Appennini”, una sorta di ‘stiramento’ della crosta terrestre in corrispondenza dell’Appennino con un conseguente allargamento dell’Italia Centrale”. La presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, segue l’evolversi della situazione, in contatto con i vertici della Protezione civile.

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Auto si ribalta e prende fuoco, morti tre ragazzi

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re ragazzi sono morti in un incidente stradale che si è verificato poco fa nel Brindisino lungo la provinciale che collega Torchiarolo a Lendinuso. Sul posto stanno operando i vigili del fuoco. A quanto si apprende l’auto, una Porsche, con a bordo i tre giovani si sarebbe ribaltata prendendo fuoco.

Le vittime sono un 22enne e due ragazze 21enni, tutti residenti a Torchiarolo. Una delle ragazze era originaria dell’Ucraina e viveva in provincia di Brindisi. Le indagini sono condotte dalla polizia locale. La strada al momento è stata chiusa al traffico e sul posto si sta recando il pubblico ministero di turno della procura di Brindisi.

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Schianto in A1 dopo aver scelto casa, morti padre e bimbo

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Tornavano da Vicenza. Ci erano stati per iniziare a costruire la loro nuova vita: un lavoro da operatore socio sanitario grazie all’attestato che tra mille sacrifici era riuscito a prendere seguendo i corsi di un istituto di formazione a Cassino. Erano stati a scegliere la casa nella quale trasferirsi: giusto il tempo di far finire l’anno scolastico al loro bimbo che sta in Terza Elementare e poi un taglio netto con il passato, l’inizio di un sogno italiano che prende forma. Ma il sogno di una famiglia di origi nigeriane si è trasformato in un incubo. In una tragedia. È successo sull’autostrada A1, nel tratto tra Anagni e Ferentino, già in provincia di Frosinone, meno di cinquanta chilometri da casa: chilometro 615, direzione sud. Ore 15.30, cosa sia accaduto lo sta ancora ricostruendo la Polizia Stradale di Frosinone, forse uno pneumatico scoppiato.

Sta di fatto che la loro Ford Fiesta grigia viene tamponata con violenza da un suv Volvo di colore blu scuro. Un impatto che costa la vita a Inya Christopher Nwachi, 40 anni, ed al figlio Inya Christopher Junior, di appena 8 anni. Gravi anche la moglie, 40 anni, e l’altra bambina, 5 anni, che viaggiavano in auto. La donna è stata trasferita in elicottero al San Camillo di Roma: la sua prognosi è riservata. L’eliambulanza con la bambina invece è atterrata al Bambin Gesù: anche la bimba è in condizioni critiche. Il bilancio dell’incidente avrebbe potuto essere ancora più grave se non fosse stato per il conducente di un autoarticolato della società Iannotta che arrivava alle spalle delle due vetture: appena assistito all’incidente ha rallentato e si è messo di traverso, occupando le tre corsie di marcia facendo da scudo ed impedendo ad altri mezzi di finire addosso a quelli incidentati.

I primi a prestare i soccorso sono stati alcuni automobilisti, dopo pochi minuti è arrivato il personale sanitario del 118 con la Polizia Stradale di Frosinone ed i Vigili del Fuoco. Per prestare i soccorsi è stato necessario chiudere un tratto di autostrada: si sono creati fino a 6 chilometri di coda verso Sud e 2 verso Nord. Ora la circolazione è ripresa regolarmente. La famiglia, immigrata anni fa dalla Nigeria, si era costruita una vita nel sud della provincia di Frosinone: Inya Christopher Nwachi lavorava in una pizzeria di Cervaro e nel tempo libero studiava per prendere l’attestato da Oss. Ci era riuscito. Ed aveva trovato lavoro a Vicenza: avrebbe preso servizio all’inizio del prossimo giugno. “È una tragedia che colpisce la nostra comunità – dice il sindaco di Cervaro, Ennio Marrocco – era una famiglia che si era fatta ben volere, ben inserita, bravissime persone. Come Comune di Cervaro saremo al fianco della signora e della bambina”. Che ora, dal sogno si ritrovano a vivere un incubo.

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Il 19 giugno parte il processo per l’omicidio di Aurora

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Si svolgerà il 19 giugno al Tribunale per i minorenni di Bologna, con rito abbreviato, il processo per il 15enne accusato dell’omicidio di Aurora Tila, la ragazza di 13 anni, morta dopo essere precipitata dal terrazzo sopra casa a Piacenza, il 25 ottobre. Ne dà notizia il quotidiano Libertà. Il processo era stato inizialmente fissato per il 9 luglio, con rito ordinario. L’avvocato difensore del ragazzo ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato. Oltre agli atti raccolti dalla procura saranno presi in esame in aula i risultati delle perizie dei consulenti di parte. Aurora Tila, studentessa dell’Istituto Colombini, morì la mattina del 25 ottobre precipitando da un terrazzo al settimo piano del palazzo dove viveva con la madre e cadendo poi su un balcone tre piani più in basso. Con lei, sul terrazzo, c’era l’ex fidanzatino, di due anni più grande: le telecamere del condominio hanno ripreso il loro incontro nell’atrio, prima di salire in casa.

È stato lui a dare l’allarme e qualche giorno dopo è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Lui ha sempre negato queste accuse, sostenendo una versione diversa dei fatti rispetto alla ricostruzione della Procura. Il processo si svolgerà secondo il rito abbreviato (ovvero sulla base degli atti raccolti dalla procura, con il beneficio di uno sconto di un terzo della pena) ma “condizionato”, ovvero con l’ascolto in aula dei periti, e quindi con il confronto fra le due perizie, dagli esiti divergenti, che potrebbero rappresentare il cuore del processo. I medici legali di parte della difesa, infatti, contestano radicalmente le conclusioni alle quali era arrivata la perizia disposta dalla procura dei minorenni, che sostanzialmente attribuiscono al 15enne la volontà di far cadere Aurora dal terrazzo, da un’altezza di nove metri.

Una ricostruzione che la difesa ha sempre negato. Il punto cruciale su cui ci sarà battaglia sarà la dinamica della caduta, che secondo la perizia del consulente della procura, è incompatibile con un suicidio. Conclusioni, che come riferisce il quotidiano piacentino, secondo il medico legale Mario Tavani (che insieme al collega Attilio Maisto ha curato la perizia per la difesa) “risultano indubbiamente criticabili”, mentre “quelle sulla ricostruzione dinamica della precipitazione del corpo per alcuni versi inaccettabili”. Saranno prese in esame anche alcune testimonianze oculari: il racconto di alcune persone che hanno riferito di aver visto i due giovani litigare sul terrazzo sono state infatti cruciali per le indagini.

E’ stata una di queste testimonianze, in particolare, secondo cui il ragazzo avrebbe spinto Aurora oltre il parapetto e l’avrebbe colpita sulle mani per farla cadere, a risultare cruciale nella decisione di arrestare il 15enne. Un dettaglio, quello dei colpi sulle mani, che sarà messo a confronto con gli esiti delle perizie: quella dell’accusa ritiene le ferite che Aurora aveva sulle dita compatibili con i colpi ricevuti per farla cadere, mentre secondo la perizia della difesa sono state procurate dall’impatto a terra.

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