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In Israele la ‘pandemia Delta’, record contagi da 6 mesi

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L’illusione di un ritorno alla normalita’, grazie alla vaccinazione di massa, e’ svanita e Israele e’ alle prese con quella che il suo premier definisce la ‘pandemia Delta’ ed un nuovo incubo contagi. Con i nuovi casi che corrono ad un ritmo di 6 mila al giorno ed un tasso di positivita’ che sfiora il 5% mentre sale il numero dei malati gravi. Nel Paese che ha rappresentato un esempio virtuoso nella gestione dell’emergenza Covid, pesano anche i tanti (circa un milione di persone) che non hanno risposto all’appello a immunizzarsi mentre e’ gia’ partita la campagna con il booster, la terza dose di richiamo per gli over 60 e i fragili. “La situazione e’ allarmante, siamo ad un punto critico” ha avvertito il coordinatore della lotta alla pandemia mentre il primo ministro Naftali Bennett ha sottolineato come lo Stato ebraico sia “impegnato in una campagna contro la pandemia Delta, che ha investito il mondo intero: gli apparati di difesa sono in prima linea in questa campagna, assieme con tutto il personale medico”, ha aggiunto Bennett, parlando da una ‘Task-force’ creata nel comando delle retrovie. E tornano le strette: da oggi per chi atterra a Tel Aviv da una trentina di Paesi (fra cui l’Italia) torna obbligatoria la quarantena, anche se si e’ vaccinati o guariti dal Covid. E’ inoltre vietato agli israeliani, se non in casi eccezionali, di recarsi in una dozzina di Paesi fra cui Gran Bretagna, Spagna, Turchia e Cipro. Ormai non c’e’ tempo da perdere perche’ il numero dei malati gravi e’ salito a quasi 400. Di questi 88 versano in condizioni critiche e di loro 63 sono in rianimazione. Per il sistema sanitario, la ‘linea rossa’ e’ rappresentata da 1.000 malati gravi. Un traguardo che, secondo il professor Eran Segal dell’Istituto Weizman di Rehovot, rischia di essere raggiunto entro la fine di settembre. Mentre la casse mutue hanno avuto istruzione a tenersi pronte per organizzare ricoveri domiciliari per mille malati medio-gravi, l’apprensione fra i responsabili sanitari cresce per una concomitanza di circostanze. Fra tutte la prossima apertura delle scuole il primo settembre, il ritorno di decine di migliaia di israeliani all’estero per le vacanze e diverse ricorrenze religiose ebraiche in calendario il mese prossimo che prevedono preghiere in sinagoghe affollate e riunioni familiari. Da alcuni giorni e’ in vigore un ‘Green pass’ rafforzato: ma ormai e’ evidente che non basta piu’. Il problema centrale, ribadiscono le autorita’, e’ rappresentato da oltre un milione di israeliani che pur potendosi vaccinare finora resistono a tutti gli appelli. A dare l’esempio sono invece gli ‘Over60′ che hanno accolto in massa l’appello ad assumere la terza dose di Pfizer, avendo ricevuto la seconda oltre cinque mesi fa. In otto giorni la loro vaccinazioni sono state 600 mila, e l’obiettivo e’ di raggiungere a giorni la cifra di 900 mila. La terza dose, secondo gli esperti locali, protegge da forme gravi di malattia e in prospettiva sara’ estesa anche agli ‘Over 50’ e agli ‘Over40′. I malati attivi sono decine di migliaia e potrebbero nelle prossime settimane crescere fino a centinaia di migliaia. Secondo Segal le autorita’ prendono in considerazione che quasi tutti guariranno e saranno dunque “di fatto vaccinati”. Ma secondo le statistiche cio’ accrescera’ necessariamente anche il numero dei malati gravi e dei decessi. Di fronte allo stato di emergenza Bennett ha convocato oggi una consultazione in cui e’ stata discussa la reintroduzione di misure straordinarie. Fra queste la imposizione di un limite massimo di 50 persone in ambienti chiusi e di 100 in spazi aperti. La eventuale approvazione potrebbe scattare fra due giorni, con la convocazione del gabinetto Covid. Ma fin d’ora e’ evidente l’opposizione del ministro delle finanze Avigdor Lieberman, che lotta contro ogni limitazioni delle attivita’ economiche, e degli ambienti religiosi che vogliono difendere la celebrazione dei riti in occasione del Capodanno ebraico, il mese prossimo.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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