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Il Procuratore di Genova Cozzi: Se la Lega muore e nasce un altro partito, difficile recuperare i 49 milioni

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Francesco Cozzi, procuratore di Genova, è impegnato a rotta di collo assieme a tutto l’ufficio giudiziario sul disastro del Ponte Morandi. Indagini delicate che dovranno dire una parola di giustizia per 43 morti e stabilire se ci sono delle responsabilità in quella tragedia che tanti dicono essere annunciata ma che i magistrati dovranno capire perchè. E ci vogliono prove. Non chiacchiere sui giornali o titoli per i giornali. L’altra gatta da pelare in queste ore per Cozzi è la sentenza di condanna per la Lega a restituire agli italiani 49 milioni di rimborsi elettorali usati dall’ex capo del Carroccio, Umberto Bossi, non già per motivi istituzionali, ma per le sue spese private. Su questo versante ci sono tre giudici al lavoro e ci sarà un’ordinanza entro il 6 settembre. E se quell’ordinanza andrà nel senso di sequestrare i fondi ovunque siano, attuali e futuri, per la Lega di Matteo Salvini non si mette bene. Come dice Giancarlo Giorgetti, sottosegretario a Palazzo Chigi e numero due della lega, senza soldi la Lega è morta. In sintesi: mercoledì prossimo il Tribunale del Riesame di Genova è chiamato dalla Cassazione (alla quale si era rivolta la Procura) a pronunciarsi sul sequestro di 49 milioni di euro considerati il prezzo della truffa sui rimborsi elettorali perpetrata negli anni 2008-2010 ai danni dello Stato. Per questo reato furono condannati in primo grado il 24 luglio 2017 l’ex capo del Carroccio Umberto Bossi e  l’ex tesoriere Francesco Belsito.

La Lega di Bossi. I giudici di Cassazione chiedono alla Lega di Salvini 49 milioni truffati da Umberto Bossi e soci

 

Nel decidere il da farsi (il pronunciamento potrebbe non essere immediato) i magistrati dovranno tener conto di un principio stabilito dalla Corte Suprema: si possono confiscare anche le entrate successive a quel periodo, fino alla concorrenza dei 49 milioni. Dunque se la Cassazione dovesse decidere che si può anzi sia deve andare avanti e sequestrare somme fino a 49 milioni alla Lega attuale “si procederà con i sequestri fino a quando ci saranno somme disponibili sui conti della Lega” dice il procuratore Cozzi. Potrebbe esserci un ulteriore tempo di attesa se la difesa della Lega dovesse impugnare l’ordinanza della Cassazione. Per dire che non è affatto scontato che, anche di fronte a un ok del Riesame, la procura immediatamente va a via Bellerio a fare sequestri di somme di denaro. Anzi,  l’indirizzo giurisprudenziale è quello che dice che occorre attendere la decisione della nuova Corte Suprema nel caso di sequestri preventivi finalizzati alla confisca. E bisogna anche tener conto che è in corso un processo d’appello (quello contro Bossi e il tesoriere Belsito rispetto al quale è nato il sequestro, ndr) che potrebbe portare a un assoluzione, sentenza che farebbe cadere il sequestro”.

Procuratore di Genova. Francesco Cozzi

Insomma, comunque vada e qualunque cosa decida la Cassazione il 6 settembre, l’unica cosa certa è che la Lega non chiudere la prossima settimana. Certo in caso di pronunciamento favorevole alla procura di Genova non saranno giorni facili per la Lega in quanto i magistrati intendono – è stato detto pubblicamente – aggredire i conti del partito di Salvini anche in periferia e ovunque ci sia qualcosa di valore da sequestrare ai fini della confisca fino alla concorrenza dei 49 milioni di euro da restituire ai contribuenti. Che cosa potrebbe succedere se nel frattempo nascesse un nuovo partito del centrodestra e sparisse la sigla Lega?  Il Procuratore  Cozzi è netto su questo versante: “Di fronte a un nuovo soggetto giuridico completamente autonomo, non potremmo fare nulla rispetto ai versamenti futuri. Anche se il neonato partito è erede del precedente dal punto di vista ideologico e politico. Bisogna sempre valutare la continuità giuridica per procedere e in questo caso salterebbe”.
Dunque l’idea di creare un nuovo partito per  salvare il futuro patrimonio della Lega non è campata in aria. Come non è peregrina l’idea, che pure viene balenata spesso, di versare nelle casse della Lega non più denaro ma qualcosa che abbia valore per evitare i sequestri. Che cosa significa? Lo spiega Cozzi al Corriere della Sera: “Se lei domani porta quattro lingotti d’oro alla Lega che sono ab origine una donazione di cose diverse, io non posso sequestrarli. Se però mette dei soldi posso acchiapparli”.
È un assist a chi vuole finanziare la Lega, dicono. No, è il dettato della Cassazione. Solo una piccola parte dei 49 milioni di euro sono stati distratti da Bossi e Belsito sicuramente per fini personali e certamente danneggiando anche la Lega e gli elettori della lega, il resto potrebbe essere stato speso per attività di partito. Ecco perchè spesso, nel criticare l’attività inquirente si dice che c’è accanimento e c’è una sproporzione nel sequestro. Ma si va nel merito di un processo che in primo grado ha dato ragione alla procura. I bilanci sono stati ritenuti artatamente contraffatti. La “quota” di denaro che ha preso vie diverse da quelle politiche è stata considerata sufficiente a minare le fondamenta del conto economico. Se fosse sufficiente o meno io però non lo so, l’ha deciso il tribunale».

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La ministra Calderone e le “lauree facili”: anomalie che mettono in discussione il suo percorso accademico

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Una laurea triennale che non risulta all’Anagrafe Nazionale degli Studenti del Ministero dell’Istruzione, esami multipli sostenuti nello stesso giorno – anche di domenica – in una università che non prevedeva corsi a distanza. È il cuore dell’inchiesta de Il Fatto Quotidiano, diretto da Marco Travaglio, che mette in discussione la regolarità del percorso universitario della ministra del Lavoro Marina Calderone (foto Imagoeconomica in evidenza).

Le dichiarazioni della ministra

«Lavoro e studio da oltre trent’anni», scrive Calderone sui social, replicando all’inchiesta pubblicata il giorno prima. E aggiunge: «Oggi un quotidiano ha trovato la prova della mia laurea, ossia il libretto universitario». Ma la ministra sorvola sul fatto che proprio Il Fatto Quotidiano, già due anni fa, aveva chiesto copia del libretto e del diploma, senza ricevere risposta né da lei né dalla Link Campus University.

Cosa emerge dai documenti ottenuti da Il Fatto

Secondo quanto ricostruito dal quotidiano, il corso triennale frequentato dalla ministra non risulta registrato all’Anagrafe Nazionale degli Studenti, l’unica banca dati ufficiale dei titoli di studio italiani. La Calderone ha dichiarato di essersi laureata il 12 novembre 2012, ma nel documento interno della Link da Il Fatto visionato, risulta «in corso al primo anno» del biennio nello stesso anno accademico. Come poteva essere iscritta a due corsi di laurea contemporaneamente?

Inoltre, la Libera Università di Malta, da cui dipendeva la Link Campus in quegli anni, non aveva ancora valore legale in Italia. Solo con un decreto firmato dall’allora ministra Gelmini il 21 settembre 2011, la Link viene riconosciuta ufficialmente.

Studente-lavoratore? Ma senza vincoli

La ministra ha giustificato la rapidità con cui ha sostenuto gli esami, anche più d’uno nello stesso giorno e durante i fine settimana, dicendo di essere una studentessa lavoratrice. Tuttavia, la Link non è un’università telematica: le lezioni e gli esami dovevano avvenire in presenza nella sede di Roma. Ma all’epoca Calderone esercitava la libera professione a Cagliari, senza orari rigidi né contratto dipendente, e ricopriva incarichi onorifici o in CdA che non le avrebbero impedito di sostenere esami nei giorni feriali.

Nel documento in possesso del giornale, inoltre, l’opzione “part-time lavoratore” risulta non selezionata.

Le incongruenze sui pagamenti

Un ulteriore punto sollevato riguarda le tasse universitarie. Dai documenti relativi al biennio magistrale risulta pagato un solo euro di bollo. Nessun’altra somma versata per rette o contributi.

Perché si iscrisse alla Link?

La ministra ricorda che è iscritta all’Ordine dei consulenti dal 1994, quando non era richiesta la laurea. Ma dal 2010l’obbligo fu esteso a tutti. E Calderone, già presidente del Consiglio Nazionale della categoria dal 2005, si iscrive alla Link proprio nel 2011. Secondo Travaglio, una decisione «comprensibile», ma non per questo immune da dubbi, soprattutto sulla regolarità del percorso formativo e sulla trasparenza dei documenti.

Le domande rimaste senza risposta

Nonostante le spiegazioni social della ministra, restano molte zone d’ombra:

  • Perché i dati della laurea triennale non sono registrati al Ministero?
  • Come ha potuto iscriversi al biennio senza un titolo formalmente riconosciuto?
  • Perché non mostra pubblicamente tutti i documenti?
  • Come è possibile che per l’intero biennio sia stato versato solo un euro?

Finché queste domande resteranno inevase, l’inchiesta del Fatto continuerà a sollevare perplessità su uno dei ministri più importanti del governo Meloni.

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Trump vuole tregua entro Pasqua: Putin non è cattivo

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Una data simbolica, il 20 aprile, quando cadranno sia la Pasqua cattolica che quella ortodossa. Con questo limite all’orizzonte per raggoungere la pace in Ucraina sono inziati in Arabia Saudita i colloqui tra il team di Donald Trump e quello di Volodymyr Zelensky, in vista dell’incontro tra Washington e i rappresentanti di Mosca lunedì. Il presidente americano e il suo team, l’invato speciale Steve Witkoff, hanno ostentato ottimismo sulla possibilità di mettere fine al peggior conflitto in Europa dalla Seconda guerra mondiale, nonostante la ripresa degli attacchi reciproci sul terreno, ma hanno bocciato gli sforzi guidati da Gran Bretagna e Francia per rafforzare le difese ucraine e il piano europeo per la costruzione di garanzie sulla sicurezza a lungo termine bollandoli come una “posa”.

“Putin non vuooe conquistare tutta l’Europa, oggi la situazione è molto diversa rispetto alla Seconda guerra mondiale”, ha dichiarato il braccio destro del tycoon per la politica estera sostenendo che il leader del Cremlino non è “una cattiva persona, è molto intelligente”. “Ho l’impressione che voglia la pace”, ha sottolineato Witkoff a Fox News dicendosi fiducioso che dai colloqui di lunedì con Mosca usciranno “progressi concreti” come “un primo cessate il fuoco nel Mar Nero che porterà poi alla tregua totale”. Il Cremlino ha ridimensionato le aspettative americane per una rapida risoluzione del conflitto affermando che i negoziati con gli Stati Uniti “saranno “difficili”.

“Siamo solo all’inizio di questo percorso”, ha frenato il portavoce Dmitry Peskov confermando comunque che l’attenzione “principale” di Mosca sarà sulla ripresa di un accordo per garantire una navigazione sicura alle navi commerciali nel Mar Nero, in particolare per i cereali, come è già stato tra il 2022 e il 2023. Annunciando l’inizio dei colloqui di Riad, il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov, che ha guidato la delegazione di Kiev, ha dichiarato su Facebook: “Stiamo implementando la direttiva del nostro presidente per avvicinarci a una pace giusta e rafforzare la sicurezza”.

Zelensky, che nel sono consueto discorso serale ha definito “utili” i colloqui in corso a Riad con gli americani, ha invece continuato a premere affinchè siano rafforzate “le sanzioni contro i terroristi russi. Sono necessarie nuove soluzioni e nuove pressioni su Mosca per fermare questi attacchi e questa guerra. Dobbiamo rafforzare l’Ucraina e il nostro esercito: più difesa aerea e vera assistenza”, ha incalzato il leader ucraino commentando gli attacchi di Mosca delle ultime 48 ore. Le autorità ucraine hanno denunciato che un attacco di droni russi a Kiev durante la notte ha ucciso almeno tre persone, tra cui un bambino di 5 anni, provocando incendi nei palazzi e danni in tutta la capitale. Nel frattempo, quelle russe hanno affermato che le loro difese aeree hanno distrutto 59 droni ucraini che ountavano sulle regioni sud-occidentali del paese, aggiungendo che gli attacchi hanno ucciso una persona a Rostov.

Una situazione di altissima tensione, assai lontana dalla pace in tempi brevi auspicata da Trump. Il presidente americano ha, comunque, assicurato che gli sforzi “per evitare un’ulteriore escalation del conflitto sono in atto”. “Ho un buon rapporto con Putin e Zelensky e nessun altro, a parte me, è in grado di fermare la guerra in Ucraina”, ha ribadito il commander-in-chief che già pensa ad essere insignito del Nobel per la pace. “Obama l’ha ottenuto senza motivo, non lo sapeva nemmeno lui, non ha fatto niente. Se io fossi un presidente democratico lo vincerei”.

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Juventus, esonerato Thiago Motta: in panchina arriva Igor Tudor

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Cambio in panchina alla Juventus: Thiago Motta è stato ufficialmente esonerato dal club bianconero. La decisione, nell’aria da giorni, è stata comunicata con una nota in cui la società ha ringraziato l’allenatore italo-brasiliano e il suo staff per «la professionalità dimostrata» e per «il lavoro svolto con passione e dedizione».

Tudor nuovo allenatore bianconero

A guidare la Juventus da qui alla fine della stagione sarà Igor Tudor, ex difensore della Juve tra il 1998 e il 2005 e viceallenatore durante la gestione Pirlo nella stagione 2020/2021. Il tecnico croato, classe 1978, inizierà ufficialmente il suo lavoro domani, dirigendo il primo allenamento con la squadra.

La scelta della dirigenza

La società ha deciso di voltare pagina dopo un cammino altalenante, scegliendo Tudor per la sua conoscenza dell’ambiente e per il suo stile di gioco aggressivo, già mostrato nelle sue esperienze in Serie A e in Ligue 1. La speranza del club è quella di ottenere la qualificazione alla prossima Champions League e ricostruire un progetto tecnico solido.

 

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