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Il premier Conte fa sedere allo stesso tavolo della pace Haftar e Serraj, i due uomini forti della Libia: l’accordo però è difficile nonostante il grande lavoro della diplomazia italiana

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Khalifa Haftar, il generale che comanda in Cirenaica, è atterrato come previsto a Palermo dove si svolge la Conferenza internazionale sulla Libia. Ha volato direttamente da Bengasi arrivando in concomitanza della cena ufficiale a Villa Igiea, che ha segnato l’inizio dei colloqui tra i rappresentanti delle varie delegazioni. Haftar non ha partecipato alla cena, ma si è intrattenuto a colloquio con il premier Giuseppe Conte dopo le 23 per circa un’ora. Il ruolo di Haftar è cruciale nello scacchiere libico. È quello che pensa il premier Conte che ha parlato a lungo con Haftar, al quale ha citato le parole di Mandela per cui il compromesso per il bene del popolo è l’arte della leadership e si fa con gli avversari. Haftar è sembrato dargli ragione. “Conte è un amico. Mi fido”, avrebbe detto il leader libico. Occorre adesso vedere come l’Italia bilancerà i rapporti con il premier del governo di Tripoli Fayez Sarraj, quello riconosciuto dall’Onu. Comunque una buona partenza dopo i timori delle ultime ore che Haftar potesse boicottare gli incontri, ben consapevole che la sua assenza avrebbe significato un grave fallimento per la Conferenza e i suoi promotori. Invece è arrivato addirittura prima di quanto ipotizzato. Un importante successo dunque per il nuovo governo e la diplomazia italiani che riescono a mettere assieme i maggiori attori locali oltre alle 38 delegazioni arrivate da 30 Paesi, 10 rappresentate da capi di Stato e 20 da ministri e viceministri. A Palermo è arrivato anche Abdel Fattah al Sisi, che fonti altolocate sia a Bengasi che a Tripoli indicano come il leader che più di ogni altro ha spinto in questo senso.

Libia. Il generale Khalifa Haftar (a dx) è l’uomo forte della Cirenaica,  Fayez Sarraj (a sx) il capo del Governo di Tripoli

 

L’Egitto è alleato militare e politico di Haftar. E Al Sisi ha un grande ascendente su Haftar, come i russi, che negli ultimi tempi mostrano un crescente attivismo a favore del rais della Cirenaica. La delegazione russa si rivela tra quelle di più alto livello: è guidata dal premier Dmitri Medvedev accompagnato dal viceministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, il diplomatico russo più esperto di Medio Oriente. Pare cementarsi così una sorta di asso tra Roma, Mosca e Il Cairo. Non ben visto dai francesi.  Haftar ha comunque posto sul tavolo della pace i  gravi problemi in Libia e condensato le tensioni che lacerano il Medio Oriente sette anni dopo le “primavere arabe” e l’intervento militare invasivo di Francia, Usa e Uk. Ora da una parte ci sono i dittatori vecchio stile legati al tradizionale panarabismo relativamente laico nato dalla decolonizzazione. Dall’altra i Fratelli Musulmani e il fronte islamico. In mattinata a Palermo, durante il gruppo di lavoro sulla sicurezza, i suoi rappresentanti si erano scontrati con quelli del premier libico Fayez al Sarraj accusandoli di essere “terroristi di Al Qaeda”. Il significato è evidente: Palermo è un passo davvero importante, ma la strada della pacificazione resta in salita.

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Raid aereo israeliano su larga scala in Iran occidentale: colpiti siti missilistici e depositi di droni

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F 35 caccia

L’Aeronautica militare israeliana (IAF) ha condotto “diversi attacchi su vasta scala” contro obiettivi militari nella parte occidentale dell’Iran. Lo ha annunciato nelle ultime ore l’Esercito di Difesa di Israele (IDF) attraverso un comunicato ufficiale diffuso sul canale Telegram.

Secondo quanto reso noto, l’operazione ha preso di mira “decine di infrastrutture per il lancio e lo stoccaggio di missili terra-terra”, colpendo anche basi di lancio di missili terra-aria e depositi di droni militari.

Operazione mirata contro le capacità offensive iraniane

Gli attacchi si inseriscono in un contesto di tensioni crescenti tra Israele e Iran, con l’IDF che parla apertamente di “obiettivi appartenenti al regime iraniano”, confermando la natura diretta dell’offensiva. L’operazione sembra essere parte di una strategia volta a limitare la capacità dell’Iran di condurre attacchi missilistici e lanci di droni verso Israele e i suoi alleati regionali.

Escalation della crisi in Medio Oriente

Il raid rappresenta un nuovo picco nell’attuale escalation militare tra i due Paesi, che nei giorni scorsi ha visto un’intensificazione degli scontri diretti e indiretti. Israele punta così a dissuadere ulteriori azioni offensive iraniane, intervenendo in profondità sul territorio del nemico per colpire nodi strategici della sua infrastruttura bellica.

Resta alta l’attenzione da parte della comunità internazionale, in un quadro di crescente instabilità nel Medio Oriente, con il rischio di un allargamento del conflitto che coinvolga altri attori regionali e internazionali.

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Attacchi russi su Kiev provocano 14 morti

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E’ di 14 morti e almeno 40 feriti il bilancio degli attacchi notturni condotti dalle forze armate russe su Kiev. Attacchi condotti con missili balistici e droni che hanno colpito obiettivi civili in tutta la città. Lo riferiscono i media locali, precisando che 30 feriti sono stati ricoverati in ospedale.

“Oggi Kiev ha vissuto un’altra notte difficile. Un altro attacco, altri feriti, case distrutte, dolore e ansia. La ricerca di persone sotto le macerie continua. Ora sul luogo di uno degli attacchi ci sono soccorritori, medici, polizia, volontari. Tutti stanno agendo nel modo più coordinato possibile per aiutare e salvare chi è in difficoltà”: lo scrive su Telegram Timur Tkachenko, comandante dell’amministrazione militare di Kiev.

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Meloni incontra Trump al G7: negoziati su Iran, Gaza, commercio e NATO al centro del colloquio

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Colloquio bilaterale tra la premier italiana e il presidente Usa a margine del G7 in Canada: “Serve riaprire il dialogo con Teheran e arrivare a un cessate il fuoco a Gaza”.

A margine del Vertice G7 di Kananaskis, in Canada, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un incontro bilaterale con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Lo rende noto Palazzo Chigi, sottolineando come il colloquio abbia toccato alcuni tra i dossier più caldi di politica estera.

Dialogo su Iran e Gaza

Durante l’incontro, Meloni e Trump hanno discusso degli sviluppi più recenti in Iran, condividendo la valutazione sull’opportunità di riaprire la strada del negoziato con Teheran. La premier italiana ha anche ribadito la necessità di lavorare per un cessate il fuoco a Gaza, sottolineando l’urgenza di una de-escalation nella regione.

Accordo commerciale e prossimo vertice NATO

Tra i temi affrontati, anche le relazioni economiche tra Unione Europea e Stati Uniti. Meloni ha confermato la centralità di un accordo sul negoziato commerciale UE-USA, che rappresenta per Roma una priorità strategica. Si è parlato anche delle prospettive del prossimo Vertice NATO dell’Aja, nodo fondamentale alla luce delle tensioni globali e della ridefinizione degli equilibri geopolitici.

Un colloquio informale ma simbolico

Il bilaterale si è svolto in una cornice informale ma altamente simbolica: una panchina di legno del Pomeroy Kananaskis Mountain Lodge, sede del summit. Le immagini diffuse da Palazzo Chigi mostrano Meloni protesa in avanti, coinvolta nella conversazione con il presidente americano, che ha poi preso parte alla cena di chiusura della prima giornata del G7 prima di rientrare a Washington.

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